Scusa scusa scusa
scusa scusa scusa scusaaaaaaaa!
È passato più
tempo da quello che avevo detto, ma esami e altri impegni mi hanno portato via
tempo e ispirazione! Comunque eccomi qui, riprendo a pieno ritmo tutte le mie
attività...
A presto! Buona lettura.
P.s. abbiamo
inventato una sorta di nuovo giochino in vista dell’uscita del settimo libro (
in inglese ), sabato... se vi va di dare un’occhiata...
www.nonnaminerva.splinder.com
6. Moving in
“Questa
è una di quelle di Tonks,” annunciò Kingsley comparendo sulla porta tenendo fra
le mani un grosso scatolone come se non pesasse niente. “Dove lo metto?”
“Di
là.” Rispose Remus distrattamente, mentre svuotava una scatola e ne disponeva
il contenuto nelle varie mensole della cucina. “La sua stanza è la prima a
sinistra.”
Kingsley
annuì brevemente e si avviò.
Si
erano alzati tutti prestissimo quella mattina, per poter andare a sistemare la
nuova casa. L’offerta d’aiuto della signora Pinch aveva accorciato notevolmente
i tempi; la mattinata era volata in un lampo ed erano riusciti soltanto a
pulire e riordinare un po’, tanto poco erano abituati a fare le pulizie di casa
senza la magia.
E
il fatto che la signora Weasley fosse con loro non aveva certo giovato; certo,
era efficiente e non perdeva tempo in cose inutili, ma anche lei appariva
smarrita senza bacchetta.
Soltanto
nel primo pomeriggio la casa iniziò ad avere un aspetto anche lontanamente
abitabile e poterono iniziare a portar dentro gli scatoloni con le loro cose.
Quello
che più faceva arrabbiare Tonks, era l’apparente inutilità di tutte le loro
precauzioni, dal momento che, da quando avevano messo piede nell’appartamento
quella mattina, la signora Pinch non si era ancora fatta vedere.
“Adesso
basta,” mormorò seccata la ragazza, stanca di trasportare a mano borse e
scatole non certo leggere, quando poteva compiere le stesse azioni senza fare
nessuna fatica.
Si
guardò intorno: Kingsley era sceso a prendere altre scatole, Molly stava
facendo i letti nelle camere e Remus non era in vista.
Spostava
solo un paio di scatoloni, in fondo, non era certo una tragedia.
E
poi era ormai ovvio che la loro vicina si era dimenticata della sua promessa e
non aveva nessuna intenzione di presentarsi quel giorno.
Con
discrezione iniziò a sfilare la bacchetta dalla tasca, ma a metà del gesto
sentì una mano che le afferrava il polso.
“Che
diavolo stai facendo?” sibilò il proprietario della mano, che lei, voltandosi,
scoprì essere Remus.
“Ci
facilito il lavoro, ecco che faccio. È inutile fare tutta questa fatica quando
possiamo risparmiarcela. Siamo maghi per qualcosa.”
“Vuoi
mettere a repentaglio la nostra copertura già dal primo giorno?” Le chiese,
visibilmente preoccupato.
“Oh,
ma quante storie! Chi vuoi che ci veda!”
“Non
saprei,” disse lui sarcastico, “Forse una adorabile vecchietta che vive ad una
sola porta di distanza dalla nostra?”
Tonks
fece per rispondere a tono, ma la signora Weasley interruppe il loro
battibecco.
“Non
starete già litigando!”
“E’
stato lui a iniziare!” Accusò la ragazza indicando Remus.
“Che
cosa? Ma se sei stata tu quella che ha rischiato di mandare tutto all’aria!”
“Va
bene, ora basta! Smettetela, tutti e due!” Li sgridò Molly. “Per le prossime
settimane dovrete convivere entro queste mura, quindi vi conviene finire di
stuzzicarvi ed iniziare ad andare d’accordo!”
Detto
questo si allontanò borbottando fra sé qualcosa sulla completa mancanza di
tolleranza.
“Ho
comunque ragione io.” Disse piano Tonks, una volta sicura che la signora
Weasley non potesse sentirla.
“Sì,
certo,” mormorò amaramente Remus. “Tanto non sei tu quella che finirebbe in
prigione nel caso qualcosa dovesse andare storto...”
Tonks
abbassò lo sguardo, sentendosi improvvisamente in colpa, realizzando solo in
quel momento quanto alta fosse la posta in gioco per lui.
“Scusa,
hai ragione. Non ci avevo pensato.” Si scusò. “Vado a vedere se è rimasto
ancora qualcosa da portare su.”
Si
voltò per uscire e si accorse della signora Pinch, che in piedi a fianco a
Kingsley, sul lato opposto della stanza, gli spiegava come disporre le
provviste in frigorifero in modo da farci stare tutto.
I
loro sguardi si incrociarono per un istante e la donna le sorrise facendole
l’occhiolino. Tonks rispose con un lieve cenno del capo e tentò di filarsela
prima che Remus potesse commentare. Ma non poté fare a meno di cogliere con la
coda dell’occhio le braccia conserte ed il suo sopracciglio inarcato, per non
parlare dell’inequivocabile posa di uno che ha appena dimostrato di avere
ragione su tutta la linea.
“Che
c’è?” sbottò lei. “Ti ho già chiesto scusa, mi pare!” gridò, sparendo giù per
le scale.
***
“Kingsley?”
“Dimmi,
Remus.”
“Hai
visto lo scatolone scuro?”
“Quello
con dentro i fascicoli e i libri?”
“No,
quello chiuso con lo scotch e con le scritte bianche sui fianchi.”
“Ah,
ho capito.” Annuì Kingsley. “Era ancora giù. Credo lo stia portando su Tonks.”
“Tonks?”
chiese Remus, impallidendo appena.
“Sì,
è appena andata a prenderlo.” Rispose l’altro leggermente perplesso
dall’improvvisa apprensione di Remus.
“Forse...
forse è meglio che io vada ad aiutarla...”
“Non
serve, era l’ultima scatol...” tentò di avvisarlo, ma Remus aveva già infilato
la porta.
Tonks
barcollava pericolosamente, salendo lentamente le scale.
Cosa
diavolo ci aveva messo Remus dentro quella scatola? Pesava una tonnellata!
Come
se avesse potuto sentire i suoi pensieri, Remus comparve alla sommità della
rampa di scale.
“Dammi,
lo porto io,” le disse, allungando le mani per aiutarla con lo scatolone.
“Mi
sembra il minimo, visto che è roba tua.” Sbottò lei.
Poggiò
male un piede a causa della scarsa visibilità che la scatola le dava e per poco
lo scatolone non le sfuggì di mano.
“Ehi!
Stai più attenta! C’è roba delicata qui dentro!” la rimproverò, prendendogliela
dalle mani e lanciando alla ragazza uno sguardo truce.
“Non
mi sono fatta niente, Remus, grazie per avermelo chiesto!” replicò lei,
superandolo senza nemmeno guardarlo e rientrando in casa.
***
Stravaccata
sul divano, i piedi scalzi sul tavolino, Tonks abbracciò pigramente con lo
sguardo il suo nuovo soggiorno, invaso dagli scatoloni che ancora non avevano
svuotato. Fuori faceva buio ormai, Molly e Kingsley se n’erano andati poco
prima di cena, lasciandoli soli.
All’improvviso,
una bottiglia di Burrobirra comparve nel suo campo visivo.
Si
voltò e vide Remus che le offriva da bere, una seconda bottiglia per sè
nell’altra mano.
Tonks
accettò la bottiglia e si spostò un po’ per fargli spazio sul divano, ma lui
non si sedette. Si diresse invece verso la sua stanza.
“Dove
vai?” lo chiamò.
Remus
si girò, lentamente.
“Vado
a dormire.”
“Di
già?!?” si stupì la giovane, guardando l’orologio che portava al polso. “Ma è
ancora presto!”
“E’
stata una giornata lunga,” si giustificò lui, “Buonanotte, Ninfadora.”
“Ehi!”
gridò la ragazza. “Ti ho detto di non chiamarmi Ninfadora!”
Ma
lui ormai era già sparito.
“Sarà
la missione più lunga della mia vita...” borbottò fra sé Tonks, mandando giù un
sorso di Burrobirra.
***
La
bottiglia aspettava abbandonata mezza vuota sul comodino, accanto ad un
portafoto girato verso il muro ed ad un libro sgualcito.
Remus
era inginocchiato sul pavimento, intento a rimuovere con estrema delicatezza lo
scotch della scatola che poche ore prima aveva salvato dalle mani di Tonks.
Ci
era mancato poco che lei... non ci voleva pensare.
Tolto
lo scotch, sbirciò dentro e tirò un sospiro di sollievo, per fortuna non si era
rotto niente.
Continua...
Capitolo 7: Hard
Times.