A VOI TUTTI SALVE!
Finalmente ho riavuto
il mio caro amico computer sotto mano ^_^. Questo è l’ultimo capitolo della
storia, spero che vi sia piaciuta e che continuiate a recensirmi!
Un bacione
grandissimo a tutti voi!!
E adesso l’ultimo
capitolo…
Buona lettura!
OMBRE NEL DESERTO
Alì alzò la testa dai cuscini su
cui si era lasciato cadere.
Suo padre troneggiava davanti a
lui come una montagna. Lo guardò.
«C’è qualcosa che desideri dirmi
Alì?» chiese in arabo incrociando le braccia. Il giovane beduino strinse il
cordone del suo mindil e alzò le
spalle.
«Non vedo che cosa» ribatté
increspando le labbra. Sekmeth lo fissò ancora per qualche minuto, poi, sdegnato
uscì dalla tenda. Il ragazzo scoppiò a ridere.
Era riuscito a farla in barba
perfino a suo padre. Doveva essere veramente scaltro. Intrecciò le mani dietro
la testa e si stirò all’indietro. Sarebbe diventato sheikh molto presto e quel mercante da strapazzo di Luxor non
avrebbe certo avuto i suoi soldi da lui.
Chiuse gli occhi, godendosi la
sensazione di potenza che gli fruttava la sua recente scoperta. Aveva mentito e
truffato, ma non era mai stato tanto felice di aver infranto la legge. Era una
sensazione nuova, poter provare finalmente che cosa significa essere potenti, poter fare ciò che si vuole.
Era passato più di un giorno da
quando i due ragazzetti se ne erano andati e ciò significava che non avevano
ancora scoperto un bel niente. Non sarebbero tornati e lui avrebbe potuto
mettere in atto il suo piano ingegnoso più in fretta del previsto.
Però, pensò, quella ragazzina non
era niente male. Increspò le labbra. La straniera era molto carina, aveva tutte
le curve al posto giusto e sarebbe stato davvero un piacere poter condividere
qualche momento con lei.
Alì scosse la testa. Adesso che
era così potente avrebbe potuto avere
tutte le donne che gli fossero piaciute. Non poteva essere altrimenti!
Uno dei suoi fratellastri entrò
nella tenda e gli saltò sullo stomaco. Alì cacciò un urlo.
«Jihara!» prese il bambino da
sotto le ascelle e lo scaraventò di lato. Il bambino emise un ululato degno di
un coyote. La madre accorse e lo prese in braccio.
«Dovresti essere più gentile con
i tuoi fratelli, Alì»osservò dura.
«E tu dovresti guardarli a vista
i tuoi piccoli demoni!» ribatté il giovane beduino.
«Sono anche i tuoi fratelli»
«Non farmi la ramanzina, Jihara.
Non sei mia madre!» indicò il bambino che mangiucchiava il cordone del mindil di Jihara «E loro non sono i miei
fratelli… semmai fratellastri!»
«Sei crudele a dire così» sbottò
la donna. Alì alzò le spalle.
«Già, e anche un gran bugiardo!»
una voce di donna irruppe alle spalle del giovane. Jihara si voltò verso
l’ingresso della tenda e i suoi occhi si spalancarono. Alì si voltò a sua volta.
Appoggiata al palo portante della
tenda era appoggiata Lily, accanto a lei James.
«Come osi dare del bugiardo a
me?» sbraitò Alì in inglese alzandosi calciando di lato i cuscini.
«Abbiamo chiesto a tuo padre se
conosceva un certo Ismail, mercante di Luxor, ma lui ci ha detto di non averne
mai sentito parlare» Lily si guardò le unghie «noi crediamo a tuo padre e
Ismail ci ha detto che lo sheikh che
aveva acquistato da lui la pietra che sua figlia aveva trovato era molto
giovane, sulla ventina»
«Le cose sono due: o Ismail e
Sekmeth mentono o sei tu a mentire» completò James. Alì increspò le labbra.
«Io sono il figlio dello sheikh. Posso fare ciò che voglio con il
mio tempo e voi stranieri non avete il diritto di giudicarmi»
«Non credo proprio» Lily scosse
la testa «tu come Sekmeth e come tutti, non potete infrangere al legge.
Soprattutto quella dei credenti. Le razzie ai danni delle popolazioni
sedentarie sono proibite, Alì! E non solo dalle leggi cristiane, ma anche dalla
tua religione»
«Che cosa ve ne importa se ho
compiuto razzie? Voi siete soltanto degli stranieri non potete capire» replicò
Alì. «Sono il figlio dello sheikh e
lo sarò io stesso molto presto!»
In quel momento Sekmeth entrò
nella tenda in mano reggeva una coppa. Alì sbiancò.
«Questa l’ho trovata nella tua
tenda» la rovesciò. Il vino che vi era contenuto cadde a terra e sugli stivali
di Sekmeth. Una pietra ovale, liscia e di colore giallo-verde rotolò sulla
sabbia. Lily si affrettò a raccoglierla. Tolse un fazzoletto dalla tasca e ce
l’avvolse.
«Sei stato scorretto, Alì»
sentenziò. Il ragazzo rise.
«Ho fatto i miei interessi,
straniera. Come tutti. Dovevo fare qualcosa! Tu» indicò il padre «avresti dato
la discendenza a uno dei tuoi bastardi, senza contare che anche io potevo
diventare sheikh. Avresti dovuto
darmi un po’ più retta padre. Avrei potuto cambiare le cose, ma voi siete
venuti per scombinare tutti i miei piani» aggiunse con rabbia in direzione di
Lily e James.
I due ragazzi si guardarono, ma
Sekmeth si affrettò a tappare la bocca al figlio, schiaffeggiandolo così
duramente che il giovane beduino cadde a terra tramortito.
«Avevo avuto la sensazione di
aver cresciuto un figlio con un po’ di intelligenza e buona creanza, ma a
quanto pare mi sbagliavo» sussurrò. Alì rimase a terra, asciugandosi il sangue
dalle labbra.
«Avevi occhi soltanto per lei»
Alì indicò Jihara «e non pensavi che avrei voluto qualcosa di più»
«Adesso basta Alì» la voce della
donna lo fece voltare verso di lei «non sono tua madre, ma lei certamente non
avrebbe approvato il tuo comportamento infantile e sciocco!» lo rimproverò.
Alì rimase in silenzio per un
momento. «Io…» borbottò «Mi hai sempre trattato come un ragazzino scocco e
presuntuoso, quando volevo solo che tu mi notassi. Invece hai sposato mio
padre, quando avresti dovuto sposare me!»
Jihara lo guardò a lungo, poi
s’inginocchiò sui cuscini e gli accarezzò il viso. «Non puoi sempre ottenere
ciò che vuoi, Alì. Lo sai come sarebbe andata. Perché non hai potuto
accettare?»
Alì non rispose.
Sekmeth condusse fuori Lily e
James. «Sono sconcertato» ammise. Lily gli pose una mano sulla spalla.
«Non affliggerti» ripose la
pietra in una tasca dei pantaloni «tu non potevi sapere nulla. Comunque, la
pietra rimarrà in Egitto»
«Che cosa?» l’urlo di James
rimbalzò sulle dune. Lily lo guardò. «Abbiamo fatto tutta questa strada,
abbiamo dormito sotto le stelle quattro notti per trovare questa cavolo di
pietra, ci siamo risolti tutti gli enigmi di Tolomeo, abbiamo percorso miglia
su un cammello brontolone e adesso vuoi lasciare la pietra qui?»
Lily gli lanciò uno sguardo
indulgente. «Questa pietra appartiene a Tolomeo. La getteremo nella sua tomba.
Credo che sia la cosa più giusta da fare»
Sekmeth annuì, dando un’occhiata
alle dune.
«Sai James» Lily si voltò verso
il deserto, mentre si alzava un leggero vento caldo «ho finalmente capito
quello che voleva dire Tolomeo nei suoi papiri, ma nessuno conoscerà mai questa
storia. Credo che la pietra abbia fatto già abbastanza del male»
Il ragazzo abbassò la testa e le
abbracciò le spalle, appoggiando il mento sulla sua testa. Lei gli prese le
mani. «Come vuoi» sussurrò lui.
A El Cairo, tre giorni dopo
Lily si sedette sul letto della
camera d’albergo. L’asciugamano morbido strettamente legato attorno al corpo. I
capelli bagnati le solleticavano le spalle, oscillando alla brezza che entrava
dalla finestra. Dopo tre giorni di viaggio su quel cammello dondolante erano
finalmente rientrati a El Cairo e l’indomani mattina avrebbero preso l’aereo
per far ritorno in Inghilterra.
Con la bacchetta accese le
lampade della stanza. Il buio cominciava ad entrare nella stanza e lei non
voleva rimanere senza luce. Ad un tratto sentì bussare alla porta.
«Avanti»
La testa scarmigliata di James
entrò nella camera. «Posso?» chiese. Lily annuì.
Il ragazzo indossava di nuovo i
suoi vecchi jeans scoloriti e la camicia color cielo con cui era partito giorni
addietro. «Non sei pentita di aver nascosto di nuovo la pietra?» chiese
sedendosi sul letto con lei. Lily scosse la testa tamponandosi i capelli con un
asciugamano.
«No. Sono convinta di aver fatto
la cosa giusta. Era pericolosa e non volevo che creasse scompiglio» rispose.
James sospirò e si buttò sul letto atterrando con la testa sul cuscino.
«Certo che siamo stati veramente
dei bastardi con Alì» osservò. Lily sorrise.
«Si meritava una bella ramanzina»
«Sei sicura di non voler più
tornare?»
«Sì James. Magari torneremo per
salutare Sekmeth e Jihara, ma non certo per andare a ricercare la pietra»
«Però…» cominciò James. Lei lo
fermò con una pacca sullo stomaco.
«Niente però, James. Ormai non
torno indietro, quindi smettila di fare congetture sulla pietra!» si alzò,
diretta verso il bagno, ma il ragazzo le afferrò il braccio.
La guardò negli occhi per un
attimo, poi l’attirò a sé in un abbraccio. Lily ridacchiò.
«Fammi asciugare i capelli!» si
divincolò, ma lui la stringeva troppo forte per lasciarla andare. Immerse una
mano nei suoi capelli bagnati, pettinandoglieli all’indietro.
«No» scosse la testa fissandola
«Sei più sexy così»
«Andiamo James, per una volta fai
il serio»
«Oh Lily, ma io sono maledettamente
serio» le prese il mento con due dita e la baciò «Mai stato più serio in vita
mia» aggiunse. Lily lo fissò.
«Era questo che volevi, alla fine
di tutto?» chiese sorridendo. Il ragazzo sembrò pensarci su, mentre misurava
con gli occhi il nodo dell’asciugamano della ragazza.
«Mmm…» le accarezzò una spalla «non
proprio» scese sul nodo dell’asciugamano e lo sciolse, concedendo a Lily la
possibilità di arrossire violentemente «ma mi posso organizzare».
Lily non protestò quando il
ragazzo la sollevò in un abbraccio.
Nessuno dei due si preoccupò di
chiudere la finestra. Le stelle, la luna, la brezza leggera e un’ombra
solitaria nel deserto li vegliarono fino al sorgere del sole, quando l’ombra,
un sorriso argenteo sul viso brunito scomparve, tornando alla sua tomba, all’inizio
del deserto.
FINE
SPAZIO AUTRICE
Spero di
non aver deluso i miei lettori con questo capitolo non molto lungo, ma dovevo
trovare una fine ragionevole alla storia della pietra e a quella d’amore di
Lily e James.
Ringrazio
in anticipo tutti quelli che vorranno recensire questa storia, chi l’ha già
fatto e anche quelli che leggeranno solamente. [Recensite vi prego che una recensione di tre parole vi fa perdere
cinque secondi del vostro preziosissimo tempo alla tastiera del computer e fa
felice me…]
SALUTISSIMI!!!
Stellalontana*