CAPITOLO
TRENTASETTESIMO
Nei giorni seguenti Meredith
continuò a frequentare
Paul e trovò un occupazione: avrebbe lavorato nuovamente
come insegnante, ma
supplente, dal nuovo anno. Quell'uomo sembrò avergli portato
fortuna e più di
una volta la donna ebbe la paura che fosse tutto troppo perfetto, che
anche
Paul non fosse che un angelo custode ... Harry riprese a dipingere
ininterrottamente, con la passione di sempre, anche se non riusciva a
trovare
molti soggetti: certo, i grattacieli della metropoli, non lo attraevano
molto ...
Comunque il nuovo anno era vicino e non videro modo migliore per
iniziarlo:
Harry si era liberato della chiave ed era deciso a liberarsi anche dei
ricordi,
Meredith si era ormai abituata alla nuova vita che l'aveva spaventata
tanto.
Una sera camminarono in un parco e parlarono. L'episodio di Janet li
aveva ravvicinati parecchio, così Harry si sentì
autorizzato a fare una domanda
a Meredith riguardo Paul.
- Tra voi c'è qualcosa, vero? - chiese in attesa di una
conferma.
- Io e Paul? - chiese lei ingenuamente.
- L'ho capito, sai. E’ vero, sono sempre con la testa
fra le nuvole … ma non mi è sfuggito. Se guardo
con attenzione certe cose le
posso cogliere anche io, sai? - rise - Quando
ti dichiarerai? - continuò Harry.
- Beh, si ... in effetti mi piace. Non vorrei sembrarti
troppo precipitosa, ma … questa volta sento di essere
davvero innamorata. Non è
come è successo con Jake.
- Non voglio sapere cosa provi né perché ti
piaccia. Tanto
non lo capirei. Non mi sta nemmeno così simpatico,
nonostante tutto. - confessò
Harry.
- Ho l’impressione che a te non starà mai
simpatico
nessun uomo che mi starà accanto … -
azzardò la donna trattenendo un sorriso.
- Che c’è … ? - esclamò lui
confuso, quando l’altra si
protese per abbracciarlo.
- Sei geloso! O solo molto affezionato, fratellino! E’
una cosa carina.- gli sussurrò abbracciandolo in modo
materno.
Harry arrossì e sciolse l’abbraccio.
- Quando ti dichiarerai? - ripetè - Avanti, lo so che
non stai più nella pelle. Fallo e basta. Non ti vergognare
ad ammettere che lo
hai avvicinato a noi anche per te stessa.
- Direi che è stato lui a cominciare. Però hai
ragione. Glielo dirò. Forse anche lui ricambia.
La donna lo avrebbe fatto l'indomani, il giorno di
Capodanno: infatti, verso l'ora di cena, bussò alla sua
porta e vide che Paul
stava a sua volta uscendo per andare da lei a confessarle il suo
amore.
Harry
invece trascorse la notte di fine anno in giro per le strade, tra la
gente,
come non aveva mai fatto. La città
“esplose” allo scadere del conto alla
rovescia, si dipinse di luci e colori con strabilianti giochi
d'artificio.
Era un anno importante: il 2000. Molte profezie ne
avevano parlato come di un tempo apocalittico, portatore di
sconvolgimenti
mondiali negativi.
Invece, almeno per Harry e sua sorella, si preannunciava
propizio. Tanti newyorkesi gli si avvicinarono, in preda
all'entusiasmo,
all'euforia e altri anche all'alcool. Una ragazza disinibita lo
abbracciò da
dietro e gli diede un bacio sulla guancia augurandogli buon anno. Lui
restò
impassibile ma sorpreso, pensando che gli americani avevano
atteggiamenti molto
diversi dalla gente inglese come lui. Poi provò a buttarsi
nella mischia e si
lasciò trascinare dalla folla gridando con gli altri:“Viva
il 2000, viva il
2000!” .I volti di tutti erano ora gialli, ora
rossi, verdi o blu, sotto il
cielo in festa. Il volto di Janet si andò sbiadendo nella
mente di Harry, ormai
per lo più occupata da pensieri felici: il successo con
Jefferson, primo fra
tutti.
Poi una visione lo colpì tra la folla: una giovane minuta,
con corti
capelli neri e grandi occhi scuri malinconici, stava in disparte, come
se per
lei il Capodanno non fosse una festa. La guardò mentre
continuava ad essere
travolto dalla moltitudine di festanti, poi si fermò di
fronte a lei e ne
rimase come folgorato: sarebbe stata la sua nuova fonte d'ispirazione?
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