Capitolo 10
Era tutto vero. Lo aveva
fatto. Era successo e aveva persino una motivazione.
-Non credo di essere
tenuta a spiegarti- tentò di liquidare Amandine.
-Lily,
io lo faccio per te- ribattè l’altra tragicamente e
agitandosi in modo melodrammatico –Ti rendi conto che ti parleranno dietro a
vita? Se dovevi proprio baciare un serpeverde
potevi sceglierne uno meno viscido. Più carino. Perdindirindina!-
Aveva
raggiunto il punto critico della sua tragedia personale, ora si sarebbe
calmata. Lily non l’aveva mai sentita tirar fuori un modo di dire così assurdo
e per giunta babbano.
-Hogwarts
aveva bisogno di uno scandalo!- disse la rossa,
tentando di blandirla.
Lo sguardo di Amandine parve illuminarsi.
-L’hai
fatto apposta!-
Lily annuì
misteriosamente, mentendole.
-Allora forse c’è ancora speranza!- pensierosa scrutò l’amica –Sì, sei
abbastanza popolare da poterti permettere il lusso di sconvolgere la scuola.
Certo, se adesso tu ti mettessi con qualcuno di un attimo più carino, la
situazione migliorerebbe. Ne sono sicura!-
Amandine
si perse nelle sue congetture, da amante di pettegolezzi e
scandali, improvvisamente era intrigata dal fatto.
Lily potè
finalmente immergersi nei suoi pensieri e riflettere su ciò che aveva fatto.
La cena era finita. Gli
studenti sciamavano dalla sala grande verso le scale che li avrebbero portati
ai piani superiori. Quello che tutta la scuola giurava di aver visto quella sera era il bacio appassionato fra Lily Evans, bella grifondoro, cacciatrice della squadra di Quiddich,
e il pressoché sconosciuto, solitario Sever Piton.
La realtà dei fatti si
discostava leggermente dalle fantasie degli studenti.
Piton
si era avvicinato a Lily con l’intento di parlarle del loro progetto di pozioni. Ma in quel momento
passava anche James Potter.
Seguendo la decisione di
fare esattamente la prima cosa che le passava per la testa, Lily Evans si era voltata verso il serpeverde.
-Ti prego stai al gioco!-
gli aveva sussurrato e, sotto gli occhi increduli di James Potter, lo aveva baciato.
Lily non lo aveva considerato un vero bacio, aveva solo unito le sue
labbra con quelle del ragazzo, senza un
reale contatto e per giunta staccandosi pochi secondi più tardi. Lo
aveva poi afferrato per un polso e lo aveva trascinato in silenzio verso i
sotterranei, lasciando che il mondo si dilettasse nel pensare ciò che
preferiva.
Avevano attraversato il
corridoio buio, mal illuminato da poche fiaccole. La mano di
lei sempre sul polso del serpeverde.
Aveva aperto il portone
dell’aula di pozioni. Era tutto buio.
-Lumus- disse Piton. La sua
bacchetta regalò ai ragazzi una fioca luce.
-Incendio-
sotto il comando di Lily le torce presero improvvisamente fuoco.
La
ragazza chiuse la porta alle loro spalle. E per
un attimo il suo della porta cigolante fu l’unico a riempire la stanza.
Poi esplosero.
-Spiegati-
aveva chiesto gelidamente il serpeverde.
Lily era scivolata
lentamente a terra, aveva raccolto le ginocchia sotto il mento e lo aveva
guadato con un’aria molto triste.
-Scusami- si sentiva
davvero in colpa –Ti ho usato!-
-Me ne sono
accorto!- le aveva urlato.
Lily era scoppiata in un
pianto silenzioso. Neanche agire di impulso stava
funzionando: si chiese cosa dovesse fare della sua vita. Nulla sembrava
procedere come doveva.
-No! Tu non hai alcun
diritto di piangere-
Lily aveva alzato lo
sguardo per guardarlo negli occhi. Quel tono tagliente, seccato e triste era
così simile a quello che James aveva usato con lei
poche ore prima! Le si erano arrestate le lacrime. E,
proprio come era successo con Potter,
si arrabbiò.
-Evans non sei tu quella che è
stata ferita. Mi hai usato ma loro non lo sanno! Quando, uscita dai
sotterranei, tornerai a snobbarmi non sarà di te che
la gente riderà! Non credo che sia un mistero il
fatto che io non sono popolare quanto te: i miei compagni di casa mi odieranno
ancora di più perché sei una grifondoro, perché sei
una mezzosangue, perché sei carina e perché sei il nemico. A me non me ne frega nulla di te e di Potter,
che diritto avevi di trascinarmi in questa situazione?-
Ogni parola era stata rivelatrice
per Lily Evans. Era vero: lei non ne
aveva il diritto. Era stata egoista e aveva fatto un grosso errore: non
era ciò che gli altri potevano dire di lei che doveva importarle, solo i
sentimenti meritavano considerazione. E lei nell’agire
a suo piacimento aveva violato, devastato e calpestato i sentimenti di Severus Piton.
Si era rialzata
lentamente, i suoi occhi sempre fissi in quelli di lui. Qualcosa nello sguardo,
non arrabbiato ma triste, le aveva fatto intuire che
non era stato il bacio a ferirlo ma le sue motivazioni.
Agì nuovamente d’istinto.
Si disse che non poteva peggiorare la situazione più
di tanto.
Per compassione, per
cercare il perdono, per cancellare quel bacio di prima, per ricucire una ferita
e, forse, regalare un attimo di felicità Lily avvicinò il suo volto a quello
del ragazzo.
Chiuse gli occhi verdi un
po’ a mandorla e appoggiò teneramente le proprie labbra su quelle di lui. Giocò
per un attimo con il suo labbro inferiore, succhiandolo e mordendolo
dolcemente. Le ciglia lunghe solleticavano il volto del ragazzo. Toccò la sua
guancia e aggiunse alle sensazioni di Severus quella
di essere accarezzato da una piccola mano liscia e delicata.
Piton
non ebbe neanche il tempo di socchiudere gli occhi o cercare di risponderle che
quel contatto terminò improvvisamente proprio come era
cominciato.
-E questo perché?- chiese
con una certo timore per la risposta.
-Per chiedere scusa-
Per un attimo si era
cullato nella vana illusione che avrebbe potuto avere Lily Evans
per sé. Sarebbe andato contro i pregiudizi e le regole
della sua casa per lei. Non certo per amore ma solo per distruggere la sua
solitudine e per il gusto di infrangere la legge non scritta
dei serpeverde, la promessa di odio eterno ai grifondoro. Forse l’avrebbe fatta soffrire per giocare un
po’. Poteva persino pensare di innamorarsi della fragile Lily Evans.
Ma
ovviamente tutto ciò era poco più di un sogno di cui gli era stato concesso di
assaporare per un istante il dolce sapore che poteva lasciare sulle labbra.
-Cosa volevi
dirmi prima?- Lily distrusse il momento.
-Solo che il veritaserum è pronto- la sua mente
era tornata pragmatica, lucida.
-Allora dobbiamo testarlo.
Su chi…- lasciò cadere la domanda la rossa.
-Non su di me!- dissero
entrambi contemporaneamente.
-Uno di noi due per
forza!- ribattè Lily.
-Facciamo
la conta- propose sarcastico Piton.
-Un metodo babbano?- lo guardò incredula la ragazza.
-Pari o dispari?-
-Disparì- si affrettò a dire Lily.
Stavano per buttare i
numeri.
-Aspetta!- lo interruppe
la ragazza –Non si possono chiedere le parole d’ordine delle case e credo
basterà una sola domanda-
Piton
annuì.
Il numero uscito era il
sei.
-Evans
hai perso-
Lily prese la pozione e
ingoiò la dose necessaria. Non aveva mai provato il veritaserum,
sentì la sua testa farsi leggere, priva di pensieri.
-Evans,-cominciò Piton la domanda –a chi
e dove hai dato il tuo primo bacio?-
L’effetto della pozione la
fece parlare ancor prima che potesse riflettere sulle implicazioni della
domanda.
-A te, nella sala grande,
dopo cena-
Probabilmente la
consapevolezza si sarebbe fatta strada non appena quell’annebbiamento
al cervello avesse lasciato il posto alla sua normale lucidità.
La risposta diede a Piton un certo buonumore: Lily lo aveva violato ma lui si
era preso qualcosa di molto importante per una ragazza innamorata.
-Ti piaccio, Lily?-
-No-
fu la veritiera e secca risposta della ragazza.
-Ami Potter?-
Ogni resistenza fu
inutile.
-Mi piace-
Piton
le diede un antidoto universale, funzionante per tutte le pozioni e la ragazza tornò immediatamente consapevole dei suoi pensieri e delle
sue parole.
-Mi hai
fatto tre domande- lo accusò.
-Ora siamo pari-
Riempirono
in silenzio alcune provette poi la ragazza fece evanescere
la pozione rimasta.
Uscirono dalla porta del
laboratorio di pozioni e, come previsto, ognuno andò per la sua strada.
Da quel giorno Severus Piton considerò sempre il
veritaserum con un certo affetto. E
alcuni anni più tardi, trovandosi davanti Harry James Potter, l’idea di
sottoporre anche lui agli effetti di quella pozione era allettante e dolce
quasi come il ricordo che aveva della madre.
James
Potter aveva deciso di distruggere la sala comune di grifondoro. La furia di Amandine non era neanche lontanamente comparabile a quella
del ragazzo. L’aver visto Lily con Mocciosus aveva
distrutto la minuscola parte razionale di James,
quella che di solito gridava incessantemente “Attento! Ti stai mettendo nei
guai”
Stava seminando attorno a
sé la distruzione. La maggior parte dei ragazzi grifondoro
si era ritirata prima che decidesse di dare una ripassata anche ai suoi
compagni.
Aveva già spaccato un
tavolino, frantumato dei bicchieri e rotto una sedia. Il tutto era stato
diligentemente riparato, grazie all’incantesimo reparo,
da un Remus alquanto scettico riguardo ai sentimenti di odio eterno che James stava
professando nei confronti del mondo intero.
Gli insulti erano volati
quella sera dalle labbra di James Potter
con la stessa leggerezza con cui di solito parlava di Quiddich.
Ma erano tutti rivolti a Severus.
Il giovane si era rivelato incapace di dire qualcosa di cattivo su Lily. La
mente del ragazzo aveva distorto l’accaduto. Nella sua testa era stato Mocciosus a baciare la rossa e non il contrario come tutta
la scuola insisteva nel sostenere.
-James,
io sono la tua ragazza?- chiese Hellison. –che importanza ha quel bacio?-
La piccola Hellison se ne stava in piedi a fissare lo sfogo d’ira del
suo ragazzo. Gli occhi grandi per quel volto minuto, lo sguardo triste e la
sensazione di essere superflua che traspariva da esso
davano l’impressione che la ragazza fosse ancora più piccola dei suoi quindici
anni da poco compiuti.
James
non aveva dato risposta a quella domanda che conteneva un disperato appello, un
bisogno di sicurezza e affetto.
Remus
la guardò con pietà.
Sara con simpatia, sperando
capisse che aveva il suo sostegno.
Ma
solo Sirius la guardò con reale comprensione. Solo
lui che aveva lo stesso dolore sordo nel petto poteva
capire ciò che la piccola Hellison provava. Perché l’amore non ricambiato può essere compreso solo da
chi ha la stessa tragedia nell’anima.
Non pietà. Non
compassione. Non un blando tentativo di consolarla.
Solo un legame. Una linea sottile quanto uno sguardo che li univa. E quel disperato cercare gli occhi dell’altro per condividere e
forse alleviare una ferita.
Questo finora
è il mio capitolo preferito. Ne vado molto orgogliosa. Non perché sia una fan
delle Severus/Lily, anzi, ma l’ho trovata una scena
così dolce, mi è piaciuto davvero scriverla.
Sperando che
non mi linciate, un bacio
♥*StoryŦeller*♥