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Autore: Story_Teller    25/07/2007    10 recensioni
Per proteggerci dagli altri e dalla vita giochiamo parti che non sono nostre. Chi è Lily? La ragazza che studia per un buon voto ma prende in giro i professori per divertire gli altri, quella che ascolta in silenzio le confidenze di un'amica restandone ferita, è la ragazza innamorata senza saperlo, la giovane forte che si sente una vigliacca? Chi è James? il divertente buffone, annoiato dalla vita? Amore, amicizia, odio nella Hogwarts che più amo: quella dei malandrini!
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

Capitolo 10

 

Era tutto vero. Lo aveva fatto. Era successo e aveva persino una motivazione.

-Non credo di essere tenuta a spiegarti- tentò di liquidare Amandine.

-Lily, io lo faccio per te- ribattè l’altra tragicamente e agitandosi in modo melodrammatico –Ti rendi conto che ti parleranno dietro a vita? Se dovevi proprio baciare un serpeverde potevi sceglierne uno meno viscido. Più carino. Perdindirindina!-

Aveva raggiunto il punto critico della sua tragedia personale, ora si sarebbe calmata. Lily non l’aveva mai sentita tirar fuori un modo di dire così assurdo e per giunta babbano.

-Hogwarts aveva bisogno di uno scandalo!- disse la rossa, tentando di blandirla.

Lo sguardo di Amandine parve illuminarsi.

-L’hai fatto apposta!-

Lily annuì misteriosamente, mentendole.

-Allora forse c’è ancora speranza!- pensierosa scrutò l’amica –Sì, sei abbastanza popolare da poterti permettere il lusso di sconvolgere la scuola. Certo, se adesso tu ti mettessi con qualcuno di un attimo più carino, la situazione migliorerebbe. Ne sono sicura!-

Amandine si perse nelle sue congetture, da amante di pettegolezzi e scandali, improvvisamente era intrigata dal fatto.

Lily potè finalmente immergersi nei suoi pensieri e riflettere su ciò che aveva fatto.

 

La cena era finita. Gli studenti sciamavano dalla sala grande verso le scale che li avrebbero portati ai piani superiori. Quello che tutta la scuola giurava di aver visto quella sera era il bacio appassionato fra Lily Evans, bella grifondoro, cacciatrice della squadra di Quiddich, e il pressoché sconosciuto, solitario Sever Piton.

La realtà dei fatti si discostava leggermente dalle fantasie degli studenti.

Piton si era avvicinato a Lily con l’intento di parlarle del loro progetto di pozioni. Ma in quel momento passava anche James Potter.

Seguendo la decisione di fare esattamente la prima cosa che le passava per la testa, Lily Evans si era voltata verso il serpeverde.

-Ti prego stai al gioco!- gli aveva sussurrato e, sotto gli occhi increduli di James Potter, lo aveva baciato.

Lily non lo aveva considerato un vero bacio, aveva solo unito le sue labbra con quelle del ragazzo, senza un  reale contatto e per giunta staccandosi pochi secondi più tardi. Lo aveva poi afferrato per un polso e lo aveva trascinato in silenzio verso i sotterranei, lasciando che il mondo si dilettasse nel pensare ciò che preferiva.

Avevano attraversato il corridoio buio, mal illuminato da poche fiaccole. La mano di lei sempre sul polso del serpeverde.

Aveva aperto il portone dell’aula di pozioni. Era tutto buio.

-Lumus- disse Piton. La sua bacchetta regalò ai ragazzi una fioca luce.

-Incendio- sotto il comando di Lily le torce presero improvvisamente fuoco.

La ragazza chiuse la porta alle loro spalle. E per un attimo il suo della porta cigolante fu l’unico a riempire la stanza.

Poi esplosero.

-Spiegati- aveva chiesto gelidamente il serpeverde.

Lily era scivolata lentamente a terra, aveva raccolto le ginocchia sotto il mento e lo aveva guadato con un’aria molto triste.

-Scusami- si sentiva davvero in colpa –Ti ho usato!-

-Me ne sono accorto!- le aveva urlato.

Lily era scoppiata in un pianto silenzioso. Neanche agire di impulso stava funzionando: si chiese cosa dovesse fare della sua vita. Nulla sembrava procedere come doveva.

-No! Tu non hai alcun diritto di piangere-

Lily aveva alzato lo sguardo per guardarlo negli occhi. Quel tono tagliente, seccato e triste era così simile a quello che James aveva usato con lei poche ore prima! Le si erano arrestate le lacrime. E, proprio come era successo con Potter, si arrabbiò.

-Evans non sei tu quella che è stata ferita. Mi hai usato ma loro non lo sanno! Quando, uscita dai sotterranei, tornerai a snobbarmi non sarà di te che la gente riderà! Non credo che sia un mistero il fatto che io non sono popolare quanto te: i miei compagni di casa mi odieranno ancora di più perché sei una grifondoro, perché sei una mezzosangue, perché sei carina e perché sei il nemico. A me non me ne frega nulla di te e di Potter, che diritto avevi di trascinarmi in questa situazione?-

Ogni parola era stata rivelatrice per Lily Evans. Era vero: lei non ne aveva il diritto. Era stata egoista e aveva fatto un grosso errore: non era ciò che gli altri potevano dire di lei che doveva importarle, solo i sentimenti meritavano considerazione. E lei nell’agire a suo piacimento aveva violato, devastato e calpestato i sentimenti di Severus Piton.

Si era rialzata lentamente, i suoi occhi sempre fissi in quelli di lui. Qualcosa nello sguardo, non arrabbiato ma triste, le aveva fatto intuire che non era stato il bacio a ferirlo ma le sue motivazioni.

Agì nuovamente d’istinto. Si disse che non poteva peggiorare la situazione più di tanto.

Per compassione, per cercare il perdono, per cancellare quel bacio di prima, per ricucire una ferita e, forse, regalare un attimo di felicità Lily avvicinò il suo volto a quello del ragazzo.

Chiuse gli occhi verdi un po’ a mandorla e appoggiò teneramente le proprie labbra su quelle di lui. Giocò per un attimo con il suo labbro inferiore, succhiandolo e mordendolo dolcemente. Le ciglia lunghe solleticavano il volto del ragazzo. Toccò la sua guancia e aggiunse alle sensazioni di Severus quella di essere accarezzato da una piccola mano liscia e delicata.

Piton non ebbe neanche il tempo di socchiudere gli occhi o cercare di risponderle che quel contatto terminò improvvisamente proprio come era cominciato.

-E questo perché?- chiese con una certo timore per la risposta.

-Per chiedere scusa-

Per un attimo si era cullato nella vana illusione che avrebbe potuto avere Lily Evans per sé. Sarebbe andato contro i pregiudizi e le regole della sua casa per lei. Non certo per amore ma solo per distruggere la sua solitudine e per il gusto di infrangere la legge non scritta dei serpeverde, la promessa di odio eterno ai grifondoro. Forse l’avrebbe fatta soffrire per giocare un po’. Poteva persino pensare di innamorarsi della fragile Lily Evans.

Ma ovviamente tutto ciò era poco più di un sogno di cui gli era stato concesso di assaporare per un istante il dolce sapore che poteva lasciare sulle labbra.

-Cosa volevi dirmi prima?- Lily distrusse il momento.

-Solo che il veritaserum è pronto- la sua mente era tornata pragmatica, lucida.

-Allora dobbiamo testarlo. Su chi…- lasciò cadere la domanda la rossa.

-Non su di me!- dissero entrambi contemporaneamente.

-Uno di noi due per forza!- ribattè Lily.

-Facciamo la conta- propose sarcastico Piton.

-Un metodo babbano?- lo guardò incredula la ragazza.

-Pari o dispari?-

-Disparì- si affrettò a dire Lily.

Stavano per buttare i numeri.

-Aspetta!- lo interruppe la ragazza –Non si possono chiedere le parole d’ordine delle case e credo basterà una sola domanda-

Piton annuì.

Il numero uscito era il sei.

-Evans hai perso-

Lily prese la pozione e ingoiò la dose necessaria. Non aveva mai provato il veritaserum, sentì la sua testa farsi leggere, priva di pensieri.

-Evans,-cominciò Piton la domanda –a chi e dove hai dato il tuo primo bacio?-

L’effetto della pozione la fece parlare ancor prima che potesse riflettere sulle implicazioni della domanda.

-A te, nella sala grande, dopo cena-

Probabilmente la consapevolezza si sarebbe fatta strada non appena quell’annebbiamento al cervello avesse lasciato il posto alla sua normale lucidità.

La risposta diede a Piton un certo buonumore: Lily lo aveva violato ma lui si era preso qualcosa di molto importante per una ragazza innamorata.

-Ti piaccio, Lily?-

-No- fu la veritiera e secca risposta della ragazza.

-Ami Potter?-

Ogni resistenza fu inutile.

-Mi piace-

Piton le diede un antidoto universale, funzionante per tutte le pozioni e la ragazza tornò immediatamente consapevole dei suoi pensieri e delle sue parole.

-Mi hai fatto tre domande- lo accusò.

-Ora siamo pari-

Riempirono in silenzio alcune provette poi la ragazza fece evanescere la pozione rimasta.

Uscirono dalla porta del laboratorio di pozioni e, come previsto, ognuno andò per la sua strada.

Da quel giorno Severus Piton considerò sempre il veritaserum con un certo affetto. E alcuni anni più tardi, trovandosi davanti Harry James Potter, l’idea di sottoporre anche lui agli effetti di quella pozione era allettante e dolce quasi come il ricordo che aveva della madre.

 

James Potter aveva deciso di distruggere la sala comune di grifondoro. La furia di Amandine non era neanche lontanamente comparabile a quella del ragazzo. L’aver visto Lily con Mocciosus aveva distrutto la minuscola parte razionale di James, quella che di solito gridava incessantemente “Attento! Ti stai mettendo nei guai”

Stava seminando attorno a sé la distruzione. La maggior parte dei ragazzi grifondoro si era ritirata prima che decidesse di dare una ripassata anche ai suoi compagni.

Aveva già spaccato un tavolino, frantumato dei bicchieri e rotto una sedia. Il tutto era stato diligentemente riparato, grazie all’incantesimo reparo, da un Remus alquanto scettico riguardo ai sentimenti di odio eterno che James stava professando nei confronti del mondo intero.

Gli insulti erano volati quella sera dalle labbra di James Potter con la stessa leggerezza con cui di solito parlava di Quiddich. Ma erano tutti rivolti a Severus. Il giovane si era rivelato incapace di dire qualcosa di cattivo su Lily. La mente del ragazzo aveva distorto l’accaduto. Nella sua testa era stato Mocciosus a baciare la rossa e non il contrario come tutta la scuola insisteva nel sostenere.

-James, io sono la tua ragazza?- chiese Hellison. –che importanza ha quel bacio?-

La piccola Hellison se ne stava in piedi a fissare lo sfogo d’ira del suo ragazzo. Gli occhi grandi per quel volto minuto, lo sguardo triste e la sensazione di essere superflua che traspariva da esso davano l’impressione che la ragazza fosse ancora più piccola dei suoi quindici anni da poco compiuti.

James non aveva dato risposta a quella domanda che conteneva un disperato appello, un bisogno di sicurezza e affetto.

Remus la guardò con pietà.

Sara con simpatia, sperando capisse che aveva il suo sostegno.

Ma solo Sirius la guardò con reale comprensione. Solo lui che aveva lo stesso dolore sordo nel petto poteva capire ciò che la piccola Hellison provava. Perché l’amore non ricambiato può essere compreso solo da chi ha la stessa tragedia nell’anima.

Non pietà. Non compassione. Non un blando tentativo di consolarla.

Solo un legame. Una linea sottile quanto uno sguardo che li univa. E quel disperato cercare gli occhi dell’altro per condividere e forse alleviare una ferita.

 

 

Questo finora è il mio capitolo preferito. Ne vado molto orgogliosa. Non perché sia una fan delle Severus/Lily, anzi, ma l’ho trovata una scena così dolce, mi è piaciuto davvero scriverla.

Sperando che non mi linciate, un bacio

♥*StoryŦeller*♥

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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