Ecco il nuovo capitolo di questa storia.
I personaggi non sono miei. Scusate se ci saranno degli errori, io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio chi ha messo la
fic tra le preferite, ricordate e seguite e soprattutto chi ha
commentato e commenterà. Grazie!
Buona (spero) lettura.
Reby
CAPITOLO 15
Quando entrò nel
grande salone tutti gli occhi ovviamente furono su di Ciel. E’
inutile dire che quelli più insistenti furono proprio quelli di
Elizabeth.
La ragazza dai
capelli biondi si fiondò sul fidanzato e cominciò a
guardarlo da ogni angolatura con occhi scintillanti.
“Sei così carino, Ciel!”, urlò con la sua vocina squillante.
Batté le
mani. “Quest’abito ti dona molto. Se non sapessi che sei un
ragazzo, potresti benissimo passare per una donna.”
Ciel si trattenne dal risponderle piccato.
Se pensava che quelli per lui fossero complimenti si sbagliava di grosso.
Lui avrebbe voluto apparire mascolino in ogni occasione.
Ciel fece un paio di respiri profondi ricordandosi delle parole di Sebastian.
Secondo il
maggiordomo – tutore avrebbe dovuto imparare a sfruttare le
caratteristiche fisiche donatogli da Madre Natura per raggiungere i
suoi scopi.
Non doveva quindi arrabbiarsi per quelle frasi, ma doveva accettarle.
Doveva sopportare in
silenzio quell’umiliazione, in modo in futuro da resistere di
fronte a milioni di altre situazioni imbarazzanti che si sarebbero
potute creare a causa del suo aspetto.
Quella sarebbe stata
la prima e ultima volta che si vestiva da donna, doveva
semplicemente pazientare e poi quella tortura sarebbe finita per
sempre. E avrebbe lasciato dietro di sé solo un insegnamento per
il futuro, e la forza per finalizzarlo.
Ciel chinò il
capo in segno di assenso alle parole di Elizabeth. Cosa che gli
costò non poco visto che avrebbe voluto dirgliene quattro sul
fatto che “carino” per un uomo significasse “essere
un niente”.
Una ragazza è carina, un uomo è bello o virile.
Rachel si avvicinò a sua volta al figlio e lo abbracciò d’istinto.
“Sei proprio bello, figlio mio.”, gli disse. “L’orgoglio di mamma e papà.”
Vincent si limitò a ridere.
Ciel arrossì lievemente di fronte a quelle parole.
Ancora una volta avrebbe voluto sprofondare sul pavimento.
Quella situazione stava diventando sempre più imbarazzante.
Perché doveva
essere l’orgoglio di mamma e papà solo perché stava
bene vestito da donna? Era frustrante!
Francis si limitò a guardarlo severa, mentre Angelina osservava la scena con apprensione.
Lei sapeva i
complessi che Ciel provava per il suo aspetto così gracile, e
temeva che quei complimenti potessero mandarlo ancora di più in
crisi.
Si rassicurò
quando intercettò il suo sguardo. Era quello fiero di una
persona che sta sopportando eroicamente tutto quello, in vista di un
progetto più grande.
La ragazza non
sapeva di che progetto si trattasse, ma se il fratello era così
determinato non poteva che essere un bene, perché non si sarebbe
scoraggiato di fronte a certi commenti.
Quando Rachel si staccò, Elizabeth ribatté le mani.
Ricominciò a
trillare su quanto Ciel era bello. E poi tutto d’un tratto,
cominciò a svolazzare, producendo con la voce le note di un
valzer.
La sua esaltazione era palpabile.
Ciel non
riuscì a capire come si ritrovò in quella situazione.
Seppe solo che un momento prima stava guardando Elizabeth inarcando un
sopracciglio, mentre notava che da come si muoveva lei doveva essere
brava a ballare, e l’attimo dopo era tra le braccia di Sebastian
e muoversi a ritmo della musica scandita dalla ragazza.
La voce del tutore
gli arrivò all’orecchio mentre diceva: “Scusate
l’ardire, giovane lord, ma ero curioso di constatare una
cosa.”
Sebastian era
più forte di lui, ma anche se non lo fosse stato, gli
bastò forzarlo lievemente per far muovere i suoi piedi
istintivamente.
Con raccapriccio,
Ciel si accorse che se lasciava la guida all’altro, anche se non
era in grado di danzare, riusciva ad andare a ritmo, e soprattutto non
colpiva caviglie e stinchi.
Sebastian quando gli aveva fatto il test sulla danza, gli aveva sempre dato il ruolo del maschio, e si era rivelato una frana.
Se assecondava l’altro usando i passi da donna, invece, riusciva a danzare normalmente.
Era umiliante!
Si fermò sconfitto da quel pensiero.
Sebastian si
bloccò a sua volta. Notando il suo turbamento ed intuendone le
ragioni, gli sussurrò ancora una volta nell’orecchio.
“Non dovreste prendervela così tanto. Ho voluto solo
controllare visto quanto accaduto ieri se eravate davvero un caso
disperato nella danza. E no, mi sono reso conto che non lo siete. Avete
solo bisogno di una guida, anche se continuate a dire di no.”
Non aggiunse altro, ma il cuore di Ciel cominciò a battere all’infuriata.
Quel giorno
già per due volte si era ritrovato a fidarsi degli insegnamenti
del tutore. Lo aveva fatto però a malincuore!
Quelle parole lo costrinsero a ripensare a se stesso e alla sua solitudine.
Aveva sempre pensato di
essere abbastanza intelligente da riuscire solo con il proprio impegno
personale a realizzarsi nella vita, ora qualcuno gli faceva notare che
non era abbastanza. Aveva bisogno di qualcun altro se voleva diventare
davvero l’adulto che ambiva a divenire.
Quel qualcuno
però non poteva essere Michaelis. Si disse. No, quel tipo
nascondeva qualcosa, non poteva farsi fregare iniziando a fidarsi di
lui, come il resto della famiglia.
Eppure era la prima
persona che gli aveva parlato francamente, facendogli capire che il suo
atteggiamento nei confronti di determinate cose era sbagliato.
Con gli altri membri
della sua famiglia Sebastian era un falso, ma con lui certe volte
toglieva la maschera per rivelarsi quello che era realmente, ovvero un
opportunista malizioso e con molte esperienze di ogni tipo alle
spalle che lo rendeva efficiente e imprevedibile.
Ciel scrollò il capo mentre Sebastian si allontanava.
Quei pensieri erano futili. Lui non era tipo da fidarsi di qualcuno di così enigmatico.
Si trincerò nella sua posizione, negando le parole del maggiordomo – tutore.
Lui non aveva bisogno di una guida, od almeno non aveva bisogno di lui, come l’altro aveva sottinteso con quella frase.
Il ragazzo non lo
sapeva ancora però fu da quel momento che in verità ebbe
inizio il suo vero rapporto con Sebastian.Anche se razionalmente
continuava a negarsi, istintivamente già solo per il fatto di
aver accettato qualche volta i suoi consigli, e aver ammesso in parte
di aver bisogno di qualcun altro, lo spinse ad iniziare a fidarsi di
Sebastian e contare su di lui, con le conseguenze che nacquero dopo.
Furono i battiti delle mani di Elizabeth a togliere Ciel dalle sue riflessioni spinose.
La ragazzina aveva continuato a canticchiare fino a quando Sebastian ed il ragazzino avevano smesso di ballare.
Poi aveva preso a
gridare esaltata, mentre diceva: “Siete stati bravissimi.
Anch’io vorrei tanto danzare con Ciel.”
Gli si avvicinò tutta allegra, ma il ragazzo si negò.
Gli occhi di
Elizabeth si fecero tristi, e Ciel prendendo la palla al balzo ne
approfittò per togliersi da quegli impicci.
Ne aveva abbastanza da quella gabbia per uccelli che era quel vestito da donna, era il momento di toglierselo.
“Non fraintendere, Elizabeth. Sarei felicissimo di ballare con te, ma non con questo abito. Sono un uomo!”
Elizabeth sorrise. “Hai ragione.”
“Vado a cambiarmi.”
Elizabeth acconsentì.
Il supplizio chiamato “esperienza inevitabile” finì.
Ciel andò a cambiarsi nella sua camera. Sebastian lo seguì per aiutarlo.
I due quando si ritrovarono da soli per la prima volta non parlarono.
Ciel stava ancora
rimuginando sulle parole dette dal tutore ma non aveva voglia di
analizzarle nel profondo, per non essere costretto ad ammettere certe
cose che ora come ora non era disposto ad accettare.
Sebastian intuendo
la sua frustrazione, decise per una volta di graziarlo lasciando che il
destino compisse al momento opportuno il suo corso.
Quando fu di nuovo nei suoi panni maschili, Ciel tirò un profondo respiro di sollievo.
Si guardò
allo specchio e per la prima volta invece di sbuffare per
l’immagine longilinea che rimandava, si osservò
obiettivamente.
Non era proprio da buttare come uomo.
Era ancora un ragazzino per cui poteva permettersi delle forme acerbe.
Da adulto il suo fisico probabilmente si sarebbe rafforzato, ed il suo viso si sarebbe allungato.
Se fosse riuscito a
mantenere un aspetto “dolce”, con un fisico non proprio
corpulento, ma almeno un minimo virile si sarebbe potuto definire un
bell’uomo.
Doveva solo aspettare.
Non doveva
più criticare il suo aspetto, ma esserne grato e perché
no, approfittarsene per raggiungere i propri scopi.
Su quello era ancora disposto a dare ragione a Sebastian, ma solo su quello.
Il discorso "guida" gli stonava ancora parecchio, e proprio perché sentiva che il maggiordomo gli nascondeva qualcosa.
Come ci si poteva fidare di una persona così misteriosa?
Era impossibile!
Eppure….
Scrollò il capo e a passo di carica tornò da Elizabeth. L'avrebbe aiutato a non pensare.
Rachel si era messa al pianoforte.
Fu lei ad accompagnare la danza.
Ciel tentò di ricordarsi il ritmo che aveva adottato quando era tra le braccia di Sebastian.
Nel rammentarlo arrossì.
Quella era
un’altra cosa che non avrebbe ammesso, ma affidarsi a lui era
stato piacevole, così come era stato gradevole il calore emesso
dal suo corpo.
Era assurdo!
Tornò a concentrarsi su Elizabeth.
Provò a scimmiottare i passi di Sebastian ma com’era prevedibile il risultato fu pessimo.
Dopo pochi secondi già perse il ritmo, mentre i suoi piedi andavano dove volevano.
Provò a non colpire Elizabeth, ma prima le schiacciò il piede e poi le calciò la gamba.
Lei stoicamente resistette al dolore non urlando. Chiuse però l’occhio dove fuoriuscì una piccola lacrima.
“Forse
è meglio smettere qui.” Ancora una volta intervenne
Sebastian. Si mise tra il ragazzo e la fidanzata e disse rivolto alla
giovane: “Il giovane lord Phantomhive non è ancora molto
bravo a danzare. Prometto però che farò di tutto per
renderlo un ballerino eccezionale e nel più breve tempo
possibile. Dopo di che danzerà con voi, milady, tutte le volte
che vorrete. E’ una promessa che faccio in qualità di
tutore di questa blasonata casata.”
A quelle parole, fu il turno di Francis di dire la sua.
Gli era balenata
un’idea che avrebbe sortito l’effetto di mettere alla prova
contemporaneamente il tutore ed il nipote.
“Quanto ha detto, signor Michaelis è stato ispirante.”
Si rivolse al fratello. “Da quanto tempo non dai un ballo in questa casa Vincent?”
L’uomo la guardò sorpreso, poi però comprese immediatamente cosa intendesse.
“Sono ormai
diversi anni. Non hai tutti i torti. Forse è giunto il momento
di indirne uno. Così anche se non sarà un vero debutto in
società per Angelina, in quanto bisogna farlo davanti alla
regina, beh... potrà prendere dimestichezza con l’alta
società per quando giungerà il momento.”
A quelle parole gli occhi di Angelina e Elizabeth brillarono.
Avevano capito cosa stava succedendo.
Ciel invece congelò.
“Sei
mesi.”, stabilì Francis guardando Sebastian. “Credo
che sei mesi basteranno per insegnare ai miei nipoti tutto sulle buone
maniere.”
Ci fu una pausa e poi aggiunse. “Un uomo come lei credo proprio che possa farcela.”
A causa di quelle
parole, Ciel capì che anche Francis aveva accettato Sebastian.
Tuttavia il suo spirito combattivo le impediva di ammetterlo come
tutti, per cui gli aveva imposto una nuova sfida per fargli dimostrare
il suo valore.
Ciel sospirò.
Perché ci finiva sempre in mezzo lui?
Lui non ci teneva a partecipare ad un ballo lì alla tenuta, perché era di quello che si trattava.
Tra sei mesi, i conti Phantomhive avrebbero organizzato un ballo per presentare i loro figli ai loro pari.
Ed in quell’occasione si sarebbe preteso che Ciel fosse diventato un damerino.
Le ragazze erano entusiaste e cominciarono già a parlare di come si sarebbero vestite.
Ciel era frustrato.
Lui odiava quelle cose.
Lui odiava stare in mezzo alla gente.
Francis stavolta gli aveva proprio tirato un brutto scherzo.
Dopo quella proposta accettata da Vincent, la donna si decise ad accomiatarsi.
Mentre aspettava con la figlia la carrozza in giardino, però, ebbe modo di parlare ancora una volta con Sebastian.
“Signor
Michaelis, voglio dirle che la nostra sfida è solo rimandata.
Ammetto che mi ha battuto nella scherma, e che forse è la
persona giusta come istruttore per questo casato, anche se lo
scopriremo con certezza solo tra sei mesi se sarà ancora qui, ma
ho ancora delle frecce disposizione. La prossima volta che
c’incontreremo vorrei sfidarla ad una gara d’equitazione o
di caccia, altre due attività per cui sono portata.”
“Sarà un vero piacere.”, disse l’uomo con un inchino accettando la sfida.
“E visto che
sono indispensabili, insegnate queste arti anche a Ciel, così
forse potrebbe anche lui essere della partita nella nostra
competizione.”
“Sarà fatto.”.
La donna se ne
andò e nel maniero dei Phantomhive ritornò la solita
calma. Aveva lasciato dietro di sé però un tifone
chiamato "ballo" e tanti mesi di duro lavoro e frustrazione per Ciel.
Prima di quelli
però dopo qualche giorno Ciel andò a Londra e come aveva
stabilito per puntiglio personale obbligò Sebastian a portarlo
dal suo informatore.
FINE CAPITOLO 15
Come andrà la visita
a Londra? Ciel incontrerà l'informatore? Cosa succederà?
Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.
Probabilmente il capitolo
è uscito più blando di quello che immaginavate, ma non
volevo scrivere qualcosa di eclatante, volevo solo che si arrivasse al
momento in cui le cose tra Ciel e Sebastian sono un po' cambiate.
Detto questo, spero che il capitolo vi sia un po' piaciuto!
Di questa fic ho scritto fino al capitolo 16, spero presto di aggiornarla.
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