Pensierino
natalizio, anche se con qualche settimana di ritardo, causa problemi
di connessione.
Buon
Anno a tutti!!!
Viviana
My
Lucky
A
fine novembre, decisero di compiere una pazzia.
Due
settimane di vacanza.
Così.
Senza
preavviso.
Per
ricaricare le batterie in vista delle ultime partite del campionato
invernale e degli esami di fine anno.
Allenamenti
e studio.
Studio
ed allenamenti.
La
casa da gestire e cinque gatti a cui badare.
Erano
stanchi.
Fecero
la spesa un lunedì mattina e si chiusero a chiave in casa.
Vivevano
insieme da alcuni mesi e Kaede stava scoprendo lati del carattere del
suo Do'hao davvero inaspettati.
Come,
ad esempio, l'effetto che le giornate di pioggia avevano su di lui.
La
sua scimmietta diventare improvvisamente pigra e insonnolita.
Perdeva
la sua solita parlantina e si avvolgeva in un morbido plaid, passando
ore a guardare fuori dalla finestra, con una tazza di cioccolata
calda tra le mani.
Kaede,
invece, detestava la pioggia.
Non
poter andare fuori a giocare a basket lo annoiava.
Avevano
montato un canestro nel giardino sul retro che, con il maltempo,
diventava inagibile.
Il
basso miagolio di Lucky lo riportò alla realtà.
Doveva
aver fame.
Hanamichi
scese le scale con indosso solo un paio di pantaloni e un asciugamano
sulla testa umida, in tempo per vederlo armeggiare con ciotole e
croccantini.
«Ha
cominciato a piovere.» si lamentò, mettendo subito il broncio.
«Avevi
impegni, Do'hao?» lo prese in giro, con un mezzo sorriso.
«A
parte sopportare una volpaccia indisponente? No, nessuno.» rispose a
tono. «Quello è un fardello quotidiano.»
«E
ti dispiace?» lo provocò, a pochi centimetri dal suo viso.
Hanamichi
sorrise sulle sue labbra. «Neanche un po'.»
I
gatti si avvicinarono, sfregando i dorsi sulle loro gambe.
Hanamichi
posò una guancia sulla spalla di Kaede, senza riuscire a trattenere
uno sbadiglio.
«Cioccolata
calda?» propose la volpe, accarezzandogli i capelli.
Lo
sentì annuire.
«Che
sonno... Kitsune, mi hai contagiato!» si lamentò, sfregando una
guancia contro la sua.
«Do'hao!»
«Baka!»
Sorridendosi,
si diedero un ultimo bacio prima di separarsi.
Kaede
si avvicinò ai fornelli, mentre Hanamichi andò alla ricerca di
maglione e coperta, il tutto sotto lo sguardo attento di Lucky,
appollaiato sul tavolo della cucina.
Lucky
era molto contento di abitare lì, nella nuova casa.
Anche
se non avevano tende alle quali aggrapparsi, lui e i suoi fratellini
adoravano Hanamichi.
Li
riempiva di giocattoli e attenzioni. Poi, quando tornavano dal
dottore, passava tutto il pomeriggio a coccolarli.
Anche
Kaede era diventato più affettuoso. Non che prima fosse scostante,
però da quando stavano tutti insieme, sembrava più... caldo, ecco.
Sbadigliò,
raggomitolandosi su se stesso.
Jordan
e Michael si stavano contendendo gli ultimi croccantini, mentre
Shaquille ed O'Neal giocavano con un topolino di plastica.
I
suoi fratellini avevano dei nomi strani.
Sentì
la grande mano di Hanamichi sulla testa ed iniziò a fare le fusa,
mentre nell'aria si diffondeva un intenso profumo di cioccolata.
I
due ragazzi si scambiarono un dolce bacio e il gattino sfregò il
musino sulle lunghe dita del padrone.
Anche
se battibeccavano spesso, quei due si volevano davvero molto bene.
Si
divertiva molto a vederli litigare, tanto sapeva che dopo pochi
minuti avrebbero fatto pace.
Però
c'era una cosa che lo preoccupava molto.
Spesso,
di sera, si chiudevano in camera loro e iniziavano a lamentarsi.
Sentiva
dei gemiti e dei piccoli tonfi.
Forse
si picchiavano.
Però
non aveva mai visto né sangue, né lividi, sui loro volti.
Chissà
cosa facevano!
Guardò
incuriosito Sakuragi, che reggeva con la mano libera una tazza calda.
Cercò di annusarla, ma il ragazzo l'allontanò.
«Non
ci pensare neanche. Il cioccolato ti fa male.»
Rukawa
sbuffò, roteando gli occhi. «Non ti capisce, Do'hao.»
«Magari
sì, che ne sai?» s'imbronciò, lasciando però che il ragazzo gli
posasse la testa sulla spalla.
«Hn?»
domandò la volpe indicando la tazza con il capo, nascondendo un
pizzico di preoccupazione.
«È
buonissima.» lo rassicurò con un dolce sorriso.
«Tsk!
Ovvio. L'ho fatta io!»
«Allora
perché me lo hai chiesto?» lo prese in giro.
«Hn...»
mugugnò la volpe, grattando la testolina del gatto nero.
Lucky
ricominciò a far le fusa ed Hanamichi, posata la tazza ormai vuota,
lo depose delicatamente sul suo petto caldo.
Nonostante
amasse tutti loro, con lui aveva un rapporto speciale.
Il
gatto sfregò il musino sulla stoffa del maglione e socchiuse gli
occhi.
Hanamichi
se lo teneva sulle ginocchia mentre studiava o gli permetteva di
sonnecchiare sul suo stomaco, la sera, mentre guardava la televisione
con Kaede.
A
volte, invece, lo guardava e piangeva.
Proprio
come stava facendo in quel preciso momento.
Succedeva
solo con lui.
Non
piangeva mai con i suoi fratellini.
Forse
perché lui somigliava alla sua gatta.
Non
la ricordava molto bene. Era molto grande e buona.
Da
quando si era trasferito lì non l'aveva più vista.
Allora
aveva pensato che, se fosse diventato grande come lei, Hanamichi non
avrebbe pianto più.
Kaede
asciugò con le labbra l'unica lacrima che stava scivolando sulla
guancia del suo ragazzo.
Il
ricordo di Love faceva ancora soffrire tantissimo il suo Do'hao, ma
lui sapeva come distrarlo.
«Divano?»
propose sulle sue labbra.
Con
un sorriso, Hanamichi annuì.
La
volpe prese posto tra il bracciolo e la spalliera e allargò le
gambe, per fargli posare la schiena su di lui.
Avvolse
tutti e tre con due plaid, creando per loro un bozzolo di puro
affetto e sfregò una guancia su quella di Hanamichi, mentre Lucky
ronfava sul petto del rossino.
«Secondo
te, Mitsui e Sendoh stanno insieme?» se ne uscì il rossino,
pensieroso.
«Hn?!»
«Me
ne ha parlato Ayako. Lo ha saputo da Ryota, informato da Kogure. Lui
e Akagi li hanno visti insieme al parco, quello vicino
all'università.»
«La
Cia vi fa un baffo.» lo prese in giro la volpe, sorridendo sulla sua
guancia.
«Ce
li vedo bene insieme. Michy è un musone di prima categoria e il
porcospino ha quel sempiterno sorriso stampato sulla faccia. Si
compensano.»
«Tsk!
Troppo diversi.»
Hanamichi
lo guardò di sbieco. «Perché? Io e te cosa siamo?» lo provocò,
con un mezzo sorriso.
«La
coppia numero uno di tutto il Giappone.» sentenziò, senza ombra di
dubbio.
«Non
dirmi che vuoi primeggiare anche in questo!» Quando lo vide annuire
convinto, scoppiò in una fragorosa risata. «Sei patologico!»
«Senti
chi parla!»
«Che
c'entra? Sono un Tensai nel basket ma, per il resto, non sono bello
come te.» mormorò, scrollando le spalle.
«Sei
veramente un Do'hao!» sbuffò, chiudendogli la bocca con la propria.
«Non ti rendi assolutamente conto di ciò che sei. Meglio per me.»
decise soddisfatto.
«Che
intendi dire?» domandò curioso, spostandosi di lato per posare la
testa sulla sua spalla.
«Insicuro
come sei, non mi potrai mai lasciare.»
«Baka!
Non potrei farlo neanche se io fossi Brad Pitt!» lo sgridò
imbronciato.
«Hn.»
Kaede lo strinse a sé. «Restiamo comunque la coppia migliore del
paese.» ci tenne a ripetere, suscitando di nuovo l'ilarità del
compagno.
Hanamichi
rimase in silenzio alcuni minuti, meditabondo.
«Ru?
Dopodomani è previsto il tifone, vero?» La volpe annuì. «Ho già
sigillato le finestre del piano di sopra. Mancano solo queste due.»
borbottò, indicando con il dito le vetrate del soggiorno.
«Domattina.»
gli promise, mordendogli delicatamente un lobo.
Hanamichi
sorrise soddisfatto e si assopì sulla spalla della sua dispettosa
volpetta.
Il
mattino seguente, Kaede si svegliò da solo, nel loro grande letto
all'occidentale.
Il
rumore della pioggia lo costrinse a stendere le labbra in un lento
sorriso. Sceso al piano inferiore, non si stupì nel trovare il suo
Do'hao appollaiato sul divano, con tanto di plaid e tazza tra le
mani.
Dopo
una doccia veloce, tornò da lui per scoccargli un bacio su una
guancia.
«Potevi
aspettarmi.» gli fece notare, indicando le finestre sigillate.
«Russavi.»
lo prese in giro, ricevendo in cambio il consueto «Do'hao!»
«Sta
peggiorando.» si lamentò il rossino, all'intensificarsi della
pioggia che colpiva il legno col quale aveva protetto i vetri.
«Passerà
presto.» lo tranquillizzò la volpe, accarezzandogli i capelli
umidi. «Asciugati o ti verrà un malanno.» gli disse, andando in
cucina alla ricerca del caffè.
«Tsk!
Il Tensai...»
«...Non
si ammala mai!» concluse Kaede, con uno sbuffo annoiato.
Imbronciatissimo,
Hanamichi lo seguì, posando la tazza vuota nel lavello. «Sei una
volpaccia dispettosa.» mugugnò, incrociando le braccia al petto.
«Per fortuna qualcuno mi apprezza!» aggiunse, indicando i gatti con
i musi nelle ciotole. «Micky e Jordy stanno diventando proprio
grandi.» sorrise compiaciuto. D'improvviso sbiancò, sussultando
violentemente. «D-Dov'è Lucky?»
«Hn?!»
Voltandosi
di scatto, Kaede contò solo quattro, dei loro cinque gattini.
Hanamichi
iniziò a respirare a strappi. «Vai al piano di sopra, io lo cerco
in giardino.»
La
volpe annuì e corse su per le scale.
Mezz'ora
dopo tornò in soggiorno.
Armadi,
letti, scrivanie.
Niente.
Nei
suoi posti preferiti, il gattino non c'era.
Rabbrividì,
colpito da una folata di vento. La porta di casa era spalancata e del
rossino, non vi era traccia. «Hn?!»
Le
scarpe erano nell'ingresso. «Do'hao!» sputò in un sibilo irritato.
Uscì
in giardino, dopo aver indossato il giaccone.
«Stra-Do'hao!»
esplose, non trovandolo neppure lì, nel loro campo da basket.
Scalzo
e senza giacca. Era uscito così.
«E
adesso dove lo cerco?» si domandò, passandosi una mano sui capelli
umidi.
Gli
era capitata una scimmia davvero impulsiva.
Un
suono familiare attirò la sua attenzione.
Si
guardò attorno, concentrandosi su ogni dettaglio.
Il
cesto coi palloni, coperto da un telo di plastica inchiodato al
terreno; il campo ridotto ad un ammasso di fanghiglia; il tabellone
privo di rete.
Contro
alla staccionata, c'erano quattro colonne di cubi colorati, a formare
una sorda di scalinata. Uno dei giochi preferiti dei loro gatti.
Ogni
facciata aveva un largo foro, così da permettere loro di passare da
un cubo all'altro senza particolari difficoltà.
Si
avvicinò al primo, quello color pece.
Osservando
il suo interno, scorse due piccole gemme spaventate.
«Do'hao
anche tu!» sbuffò, allungando una mano per recuperare il piccolo
Lucky.
I
tuoni dovevano averlo spaventato e Hanamichi non lo aveva visto a
causa dei colori troppo scuri, sia del cubo che del gattino.
Adesso
doveva andare a cercare il suo idiota preferito.
Ma
dove? Pensò preoccupato.
«Kaede?
»
La
voce di suo padre lo fece sobbalzare.
Voltatosi
verso di lui, tirò un sospiro di sollievo.
C'era
anche sua madre, che stava varcando il cancello abbracciata ad
Hanamichi.
Completamente
bagnato, i piedi nudi sporchi e graffiati, il rossino si guardava
attorno con occhi vitrei.
La
donna gli accarezzò una spalla, con fare rassicurante.
«Eravamo
passati a portarvi l'albero di natale, quando abbiamo riconosciuto la
sua voce.» spiegò Rei, entrando in casa con uno scatolone
sottobraccio.
«Do'hao!»
sbuffò, attirando la sua attenzione.
«N-Non
l-l'ho trovato...» balbettò, tremando dalla testa ai piedi.
«Hn.»
Kaede scosse lentamente il capo. «Io sì.» replicò aprendo il
giaccone, dove aveva infilato il gattino per tenerlo al caldo.
«Lucky!»
esclamò il ragazzo, riprendendo colore.
Il
micio sollevò il musino e si allungò per saltare in braccio al
giovane che rideva felice.
La
mamma del volpino gli sorrise. «Vai ad asciugarti, mentre prepariamo
il tè.»
Hanamichi
annuì e corse su per le scale con il suo adorato gatto, mentre
Midori entrava in cucina seguita dal figlio.
Lucky
si appollaiò sul letto, mentre il padroncino era in bagno a fare la
doccia.
Era
dispiaciuto per averlo fatto preoccupare, ma i tuoni lo avevano
spaventato.
Erano
così rumorosi e il vento talmente forte, che non aveva sentito la
sua voce che lo chiamava.
Poi
si era rannicchiato nel cubo ed era rimasto in attesa che quel
frastuono cessasse.
Quando
aveva udito i passi di Kaede, aveva provato a chiamarlo. Per fortuna
il vento era leggermente scemato ed era riuscito a farsi sentire.
«Cinque
minuti e arrivo.» gli sorrise il rossino, entrando nella stanza con
gli occhi ancora un po' gonfi di lacrime.
Lucky
miagolò in risposta.
Il
giorno prima si era ripromesso di non farlo piangere più.
Aveva
fallito.
«È
troppo attaccato a quel gatto.» sentenziò Midori, prendendo quattro
tazze da un mobile. «In lui rivede la sua Love e lo capisco. So
quanto fossero legati, ma è pericoloso.» guardò suo figlio. «Ha
avuto un attacco di panico in piena regola ed è corso per il
quartiere scalzo e senza giacca, chiamandolo con tutta la voce che
aveva. Fortuna che abitiamo vicino e lo abbiamo sentito. Mi ha fatto
prendere un colpo! Se ci fosse stato il tifone, sarebbe uscito lo
stesso.»
«Hn.»
annuì il ragazzo, seguendola in soggiorno, dove Rei stava
posizionando il piccolo albero di natale. «Gli parlerò.»
«E
fallo stare al caldo.» consigliò l'uomo. «Ha rischiato di prendere
una polmonite.»
La
volpe annuì.
Quel
Do'hao lo aveva fatto preoccupare ma, quando lo aveva visto con
quell'espressione sgomenta, si era affrettato a mostrargli il
gattino.
Lo
sentì scendere le scale e giurò a se stesso che ne avrebbero
discusso quella sera stessa.
Appena
la pioggia iniziò a diminuire, i suoi genitori decisero di tornare a
casa, invitandoli ovviamente alla cena di Natale, prevista per la
settimana successiva.
Rimasti
soli, Kaede lanciò un'occhiata al suo Do'hao, ancora rannicchiato
sul divano, con tanto di plaid sulle spalle e Lucky tra le braccia.
Era
talmente felice che il volto splendeva.
Ma
Rukawa decise di non farsi intenerire.
«Do'hao?»
lo chiamò, sedendosi al suo fianco. «Quello è Lucky.»
«Ma
sei scemo? Certo che è lui!» rise il ragazzo.
«Quello
è Lucky, non è la tua Love.» Lo vide perdere il sorriso, ma
proseguì imperterrito. «Amalo per ciò che è, non per chi ti
ricorda o non sarà vero affetto.»
«I-Io...»
balbettò, guardando il micio. «Sto sbagliando tutto?»
Kaede
allungò una mano e gli accarezzò i capelli. «So che ti manca Love.
Era una gatta davvero speciale. Unica. Ma anche Lucky ti vuole bene.
A te. Per ciò che sei. Dovresti fare lo stesso.»
«Sono
stato eccessivo?»
«Tsk!
Lo sei sempre. Sei un Do'hao!»
«Ehi!»
protestò imbronciato. Dopo alcuni istanti di profondo silenzio,
guardò l'albero ancora spoglio. «Che ne dici di addobbarlo, domani?
Non lo faccio da anni. A Love non piacevano le lucine intermittenti.»
sussurrò, evitando il suo sguardo.
Ma
la volpe capì perfettamente il senso di quel discorso.
«È
un'idea geniale, Do'hao.»
«Chiamami
ancora così e ti prendo a testate!» brontolò, lasciando però che
l'altro si avvicinasse al suo viso per un dolce bacio a fior di
labbra.
«Kitsune
dispettosa.»
«Do'hao
psicopatico.»
Si
sorrisero, poi Hanamichi si mosse verso di lui e prese un lembo del
plaid per coprire entrambi.
«Kitsune,
mettiamo le palline rosse e oro?»
«Blu
e argento.»
«Non
sono colori natalizi!» protestò, guardandolo torvo.
«E
chi te lo dice, scimmia?»
«Kitsune
insopportabile.»
«Do'hao
privo di senso estetico.»
«Mi
dispiace.» sussurrò il rossino, posando la fronte sulla sua spalla.
«Lo
so, piccolo.» lo tranquillizzò, stringendolo con un braccio, mentre
con la mano libera grattava la testolina del gatto.
Lucky
sollevò il musino e miagolo soddisfatto.
I
due ragazzi sorrisero.
«Che
ne dici se mettessimo sia le palline blu che quelle rosse?» propose
Hanamichi.
«Mi
sembra un buon compromesso.» annuì l'altro, scoccandogli un bacio
su una guancia.
Il
tifone passò, portandosi via anche il ricordo dello screzio tra i
due ragazzi.
A
meno di quattro giorni da Natale, Hanamichi e Kaede decisero
finalmente di addobbare il loro albero.
«Torna
qui!» sbottò Sakuragi, guardando sconsolato Jordan correre su per
le scale con in bocca un festone argentato. «I tuoi
gatti mi
stanno boicottando.» si lamentò, additando Michael ed O'Neal che si
tiravano a vicenda una pallina rossa.
«Giocano,
Do'hao.»
«Mi
stanno boicottando!» ripeté, fingendosi offeso. «Mi serve un
diversivo.» decise poi, andando in cucina.
Presa
la scatola dei croccantini, cominciò ad agitarla.
Quel
rumore attirò i cinque gatti che corsero da lui miagolando.
«Diventeranno
obesi!» protestò la volpe, attaccando una sfera blu su un ramo.
«Li
useremo per giocare a basket!» scherzò l'altro, riempiendo solo a
metà le ciotole. Tornato in soggiorno, osservò l'albero con un
sorriso soddisfatto. «È proprio bello. Il nostro primo Natale
insieme.» aggiunse imbarazzato.
Era
un pensiero un po' troppo romantico. Rukawa lo avrebbe di certo preso
in giro.
La
sua volpe invece annuì, mettendo il puntale.
«Abituati.»
borbottò, cercando di risultare meno sdolcinato possibile.
Hanamichi
gli andò vicino, sorridendogli felice e Kaede non riuscì a
resistere.
Lo
afferrò per la vita e unì le loro labbra in un lungo bacio colmo di
affetto.
Non
si accorsero nemmeno dei loro gattini, che guardavano incuriositi
quello strano albero tutto colorato.
Quella
sera, Lucky si appallottolò nella sua cuccia, posta nel corridoio
del secondo piano.
Hanamichi
e Kaede avevano chiuso la porta della loro camera.
Sentiva
ancora quegli strani tonfi e bassi lamenti.
Non
sembrava stessero facendo a botte, però.
Posò
il muso sulla schiena di Michael e continuò ad osservare incuriosito
la porta.
Mezz'ora
dopo, Kaede uscì, con indosso solo i boxer.
Mentre
andava in cucina, i gattini si affrettarono a salire sul letto.
Lucky
osservò il viso di Hanamichi.
Dormiva
profondamente, però era rosso e sudato. Forse gli era venuta la
febbre.
«Hn...»
Rukawa sollevò un sopracciglio scuro, ritornando a letto con una
bottiglia di acqua in mano. «Ehi, tu. Lascialo dormire.» borbottò,
grattando la testolina di Lucky che raggiunse i fratellini ai piedi
del letto.
«Ru?»
sbadigliò Sakuragi, cercando di socchiudere gli occhi stanchi.
«Dormi.»
sussurrò l'altro, sfiorando con il pollice le sue labbra carnose,
umide di baci.
Il
ragazzo sorrise e tornò a riposare.
La
volpina posò una mano sulla sua e, ben presto, si addormentò a sua
volta.
Lucky
inclinò la testa, pensieroso.
Tutto
sommato, non aveva molta importanza il fatto che si chiudessero in
camera.
Tanto
aprivano sempre la porta.
Sbadigliò,
accucciandosi sul morbido piumone.
Negli
ultimi tempi, Hanamichi sorrideva di più e anche Kaede sembrava
contento.
Aveva
anche regalato loro una delle palline di quello strano albero
colorato e Hana-chan non aveva affatto protestato, anzi.
Aveva
sorriso ancora di più e aveva coccolato tutti e cinque per un intero
pomeriggio, mentre Kaede sonnecchiava sul divano.
Ah,
sì!
La
sua nuova vita, in quella bella casa senza tende, gli piaceva davvero
tantissimo.
Era
proprio un gatto fortunato!
FINE
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