Capitolo: 11/ 12
(in prosecuzione)
Pairing: Draco-Harry; Sirius/Remus
Raiting: Nc17
Avvertimenti: yaoi,
shounen ai, slash
Cap. 11 – Riflessioni
Harry era stato felice di essere riuscito a parlare un po’ con
Draco, alla fine. Il biondo serpeverde l’aveva un po’ tranquillizzato, e
avevano deciso di vedersi nella stanza delle necessità, quella sera. Blaise si
era rifiutato di togliere il disturbo, ed andare nel dormitorio grifondoro era
fuori discussione. Si erano separati con un bacio, ed Harry sembrava camminare
sulle nuvole per la felicità. Era strano come solo stando con il biondo, tutto
sembrava migliorare. Ma era così, davvero.
Quando si recò nella sala comune grifondoro, trovò
solo Hermione, intenta studiare su uno
di quei libri polverosi che tanto la interessavano.
– Ciao Herm.
La salutò tranquillo.
Tra breve sarebbe stata ora di cena, e si chiedeva
come facesse a riuscire sempre a studiare fino all’ultimo minuto disponibile.
– Ciao. Dov’eri? Sei stato via un’eternità…
Ron ti ha aspettato, ma poi mi ha detto di raggiungerlo quando saresti
arrivato…
– Ah, dov’è? In effetti non c’è nessuno…
Ribatté il ragazzo, glissando sulla domanda dell’amica.
– È giù dai tassorosso. Seamus ha litigato con Zacharia
Smith prima, ma quasi non sono riusciti nemmeno a
sfiorarsi che è arrivata la McGrannit che li ha divisi e li ha minacciati di
punirli se li avesse ancora beccati a far casino nei
corridoi. Così Smith ha detto a Seamus di
raggiungerlo per regolare i conti… E lui, naturalmente, ha accettato. La cosa
ha fatto il giro del dormitorio e tutti sono andati a vedere quei due cretini
che fanno a botte.
– Tutti tranne te.
Notò Harry.
– Ho di meglio da fare, al momento. Tecnicamente ce l’avete
anche tu e Ron, che ancora non avete finito i vostri temi di difesa contro le
arti oscure…
Il moro alzò gli occhi al cielo.
– Li finiremo, Herm, non preoccuparti…
– O meglio, li copierete da me, giusto?
– Beh, è un’ipotesi realistica. Ora vado, ciao!
Le disse, e si voltò per uscire.
Ma la ragazza lo richiamò.
– Harry?
– Sì?
Domandò lui di rimando.
– Sai che a noi puoi dire tutto, vero?
Disse lei con tranquillità, ma lo sguardo intenso fisso sugli occhi dell’amico.
Ad Harry si gelò il sangue nelle vene, e lo colse il
terrore che la ragazza avesse capito che gli stava nascondendo qualcosa.
Non sapeva cosa fare… forse era più giusto dirglielo… ma si sentiva pronto per
questo?
Insomma, amava Draco, ed il biondo gli aveva detto che lo ricambiava… e non
solo. Harry percepiva chiaramente i suoi sentimenti, e sapeva che quello che li
legava era un sentimento oramai molto profondo… allora cos’era quell’ondata di insicurezza che lo avvolgeva? Perché
non riusciva a parlare alla sua migliore amica della relazione con il
serpeverde? Perché non riusciva a dire a lei e a Ron
quanto era felice, quanto Draco fosse cambiato…? Perché?
Strinse i pugni, le braccia che prima ricadevano mollemente lungo i suoi
fianchi si fecero più rigide.
Poteva, voleva mentire ancora? Che
senso aveva continuare tutte le volte ad inventare una scusa per vederlo,
quando avrebbe potuto tranquillamente dire ai suoi più cari amici che si vedeva
con qualcuno, con qualcuno che lo faceva star bene, e che forse loro avrebbero
potuto incominciare ad apprezzare?
Abbassò lo sguardo, ed aprì la bocca per parlare, ma le parole non volevano
saperne di uscire fuori. Allora riprovò, per dire qualcosa di diverso da ciò
che avrebbe voluto.
– Certo, Herm. Lo so.
Pronunciò semplicemente.
Poi si voltò, evitando di guardarla nuovamente negli occhi, ed uscì.
Quando Harry arrivò nei presi del dormitorio
tassorosso, oramai se ne stavano andando tutti. Alcuni imprecavano contro
madama Bump e la Mc Grannit, che avevano messo in punizione
tutti i presenti, altri esultanti di gioia, perché Seamus aveva dato
davvero una bella lezione a Zacharia, ed anche se
pure il grifondoro le aveva prese di brutto, lo stato in cui si trovava lui era
nulla in confronto a come aveva conciato il biondo tassorosso.
Harry vide di sfuggita Ron parlare con il loro compagno di casa, e li
raggiunse.
– Ehi, Harry! Dov’eri finito?
Domandò il rosso.
– Oh, io… niente, mi ero scordato una cosa in aula e sono
tornato indietro. Ehi, Seam, come va?
– Stato meglio, grazie. Ma per lo meno non sono l’unico
ridotto così… dovresti vedere Smith!
Ridacchiò il grifondoro.
– Già, avresti dovuto vederlo, Harry. Certe soddisfazioni sono
uniche nella vita…
Continuò Ron.
Harry annuì, sorridendo, ma non disse nulla.
I tre tornarono assieme nella sala comune grifondoro, dove Dean
Thomas era intento a chiacchierare con un ragazzino
del primo anno. Non appena vide Seamus varcare la soglia del buco del ritratto,
gli lanciò uno sguardo infuocato. Seamus si avvicinò a lui, cercando di
sorridere, mentre il ragazzino si allontanava.
– Ehi, non ti complimenti con me come gli altri?
– E per quale motivo dovrei farlo? Ma
sei cretino, forse!?
Seamus cambiò espressione, ed Harry non avrebbe saputo
dire se fosse uno sguardo offeso o ferito, quello che rivolse al compagno di
casa. Forse era semplicemente un misto di entrambe le
cose.
– Perché fai così? Mica sono
andato a farmi ammazzare!
– No, ma guardati, come sei ridotto! Ed ora metà dei grifondoro del nostro anno
sono in punizione… ti pare una cosa intelligente
quella che hai fatto?
– Oh, andiamo, nemmeno tu lo sopporti…
– Sì, ma questo non ti autorizza a creare tutto questo casino!
Detto ciò, senza degnare l’amico neanche di un altro sguardo, si voltò verso il
ritratto della signora grassa ed uscì.
Harry e Ron osservarono la scena, perplessi.
Seamus sospirò, e si lasciò cadere su un divano.
– Io davvero non lo capisco. Insomma, se non altro abbiamo
avuto tutti un’oretta di svago, no?
Disse ironico rivolto a Ron.
– Già, – rispose il rosso, – avete proprio dato spettacolo…
– E allora perché se la prende tanto? Non gli ho mica fatto un torto personale!
E non credo gli dispiaccia per Smith…
lo odia almeno quanto me.
Ron annuì comprensivo, quando la mente Harry all’improvviso fu attraversata da
un’idea che riteneva semplicemente assurda.
Possibile che fra Dean e Seamus
ci fosse qualcosa? magari non stavano assieme, ma… il
modo in cui l’attenzione di Dean era stata catturate
non appena loro… LUI era entrata nella stanza, e la malcelata preoccupazione
(che Seamus non aveva compreso) nelle sue parole… Ed il fatto che Seamus fosse
rimasto così male per le parole dell’amico…
– Perché non vai a parlargli?
Disse a Seamus, ignorando lo sguardo confuso di
Ron, che disse subito:
– Ehi, ma è lui che ha cominciato! Perché Seam dovrebbe cercarlo?
Seamus gli sorrise cautamente.
– Forse dovrei.
– E allora sbrigati, forza!
Esclamò Harry. Seamus accettò il consiglio, sebbene un po’ riluttante, ed uscì
a sua volta.
Quando se ne fu andato, Ron si rivolse ad Harry.
– Perché mai dovrebbe andare a cercare qualcuno che lo ha aggredito?
Harry ridacchiò.
– Non lo ha proprio aggredito… era solo in pensiero
per lui. e poi qualcuno dovrà pur fare il primo passo…
– Il primo passo?
Harry ridacchiò di nuovo, imbarazzato. Forse poteva parlare della sua teoria a
Ron, tanto per tastare il terreno… tantopiù che non era nulla di certo, e che
quindi non avrebbe dovuto causare problemi a nessuno dei due amici.
– Sai, ho l’impressione che Dean abbia
una bella cotta per Seamus…
Ron sgranò gli occhi.
– E da quando Dean sarebbe
gay?
– Non lo so, la mia è solo un’impressione… perché, la cosa ti creerebbe
problemi?
Ron tentennò un po’.
– Beh, non proprio, però… è strano, ecco.
– Te l’ho detto, Ron… è solo una mia impressione.
Magari sbaglio.
– E secondo la tua… ehm, impressione… Seamus ricambia?
– Pienamente.
Ron vacillò.
– Oh mio Dio… ho bisogno di riprendermi un attimo…
Mormorò, per poi sedersi su una sedia lì vicino.
Harry si sforzò di sorridere, ma nei suoi occhi c’era un velo di tristezza.
Certo, non aveva detto che la cosa gli faceva schifo, però… non era esattamente
felice per loro due. Cosa comprensibilissima, certo…
ma cos’avrebbe detto di lui e di Draco? Gli sarebbe bastato “un attimo per
riprendersi”? O avrebbe avuto bisogno di molto, molto
più tempo? Tra l’altro Draco era… era un Malfoy. Il che sarebbe stato sicuramente
un problema. Ad Harry oramai questa cosa
suonava totalmente ridicola, ma sapeva fin troppo bene che per Ron non era
così. Ron odiava Draco Malfoy, e la cosa che più faceva male al moro era che
non aveva neppure tutti i torti.
Chissà Hermione, invece, che cosa avrebbe pensato di
loro… probabilmente aveva già intuito che Harry si stava vedendo con qualcuno…
ma fino a che punto aveva capito come stavano realmente le cose? e fino a che punto avrebbe potuto accettarlo?
Harry si sedette vicino a Ron, ignorando le parole
dell’amico che aveva cominciato a parlare, e sentendo solo vagamente che diceva
qualcosa a proposito di Dean e Ginny.
Quando vide che l’amico si era interrotto, ed
aspettava una risposta, si limitò a dire:
– Non lo so, Ron. Non lo so…
Draco stava disteso sul letto, con gli occhi chiusi,
perso fra i suoi pensieri, quando qualcuno bussò alla porta.
Intuì che non poteva trattarsi di Blaise: l’amico, infatti, si sarebbe limitato
ad entrare senza troppe cerimonie, visto che quella
era la sua stanza. Né potevano essere Tigher e Goyle, i quali erano
troppo impegnati a discutere con Theodore Nott fin da quando erano stati trasferiti nella sua stanza.
Per un attimo, quando aveva saputo dei rapporti non proprio pacifici tra di loro, Draco aveva temuto che Piton decidesse di
rispedirli in camera con lui e far tornare Blaise con Theo, tanto, litigio per
litigio… ma grazie al cielo le loro discussioni non rasentavano nemmeno
lontanamente la violenza di quelle che il moro aveva avuto con Blaise, e gli
urli non si sentivano neppure troppo. Per cui, alla fine le cose erano rimaste
così com’erano, e Draco non poté che essere felice per questo, dato che la cosa
gli consentiva di vedere Potter senza le solite preoccupazioni. Era incredibile
come quel maledetto grifondoro aveva assorbito completamente la sua vita… ed
era stranissimo sentirsi innamorati… e amati. E la cosa peggiore era che si era
reso conto di non poter più fare a meno di lui, anche se questo li avrebbe messi in pericolo entrambi. Se suo padre avesse anche solo intuito che i loro rapporti erano
migliorati, gli avrebbe ordinato di trovare un modo di farlo fuori, o di
portarlo da loro, di questo ne era più che certo. Lasciarlo era stata
probabilmente la cosa migliore che avesse fatto per
lui… ma non era riuscito a stargli lontano. Cosa
avrebbe fatto, allora, il giorno in cui si fosse trovato davvero in pericolo?
Come avrebbe potuto guardarlo negli occhi e dirgli che non potevano stare
assieme, quando già ora non ci riusciva? Forse aveva sbagliato a dirgli tutto,
a parlargli dei suoi sentimenti. Forse, se Potter avesse creduto che Draco non
provava niente per lui, le cose sarebbero state più facili, perché per quanto
gli pesava ammetterlo, il serpeverde sapeva che non c’era un futuro per loro.
Non c’era modo di poter stare assieme, una volta finita Hogwarts.
Forse avrebbe dovuto semplicemente prendere le cose così come venivano, e non
pensare al futuro: dopotutto, non era stato lui a dire ad
Harry di non farsi troppe seghe mentali, e di parlargli dei suoi problemi? Ed ora quello che si comportava così era proprio lui. Bella
coerenza.
Altri colpi si sentirono dalla porta, ed il biondo serpeverde disse ad alta
voce uno strascicato:
– Avanti…
Non si curò di mettersi a sedere, o di rendersi più presentabile.
Quando la porta si aprì, rivelò un’aggraziata figura
femminile dai capelli mori tagliati a caschetto e dal volto sorridente.
– Ciao Draco!
– Ciao… Com’è qui?
La ragazza arrossì un po’.
– Beh, è da quando sei tornato che non mi rivolgi praticamente
la parola, e…
Draco sospirò rumorosamente, e si alzò in modo da stare con la schiena poggiata
al muro.
– Non ce l’ho con te, non preoccuparti. È solo che ho
avuto altre cose a cui pensare.
Pansy annuì timidamente.
– Lo so… cioè, lo immaginavo. Però sai, circola voce
che tu abbia… beh, ecco… che tu abbia preso il
marchio, e volevo sapere…
– Volevi sapere se è vero?
Domandò Malfoy, leggermente accigliato.
La mora annuì.
– Chi ha messo in giro queste voci?
– Theo mi ha detto che secondo lui è per questo che sei stato fuori per un paio
di giorni… ma anche gli studenti di altre case… Sai, Millicent sta con quel tassorosso, e tra loro ed i
corvonero si vocifera che quello che c’era scritto sul giornale, del ritorno di
tuo padre, abbia anche fare con la tua
assenza momentanea. Naturalmente non possono esserne sicuri, ma qualcuno di
loro pensa che tu-sai-chi abbia bisogno di altri mangiamorte per uccidere Potter…
Draco annuì lentamente.
– Capisco. Insomma, gli studenti non hanno niente di meglio da fare che
sparlare del sottoscritto.
Pansy ridacchiò.
– Non è che tutte le case si siano messe a meditare su
ciò che tu potresti o non potresti aver fatto, sono solo due o tre studenti qua
e là… però Theo mi ha detto che per lui non si tratta di tuo padre, ma del
marchio, e siccome hanno provato a farlo prendere anche a me, ho pensato che
forse…
– Che forse potrebbe essere vero. Sai che anche se fosse
così, non potrei dirtelo, no?
– Ci avevo pensato. Ma sai che di me puoi fidarti…
morirei piuttosto che tradirti.
– Lo so, Pansy, ma davvero non posso dirti nulla. Mi spiace…
Pansy annuì tristemente.
– D’accordo. Stai attento, però, capito?
– Naturalmente. Comunque… grazie.
Pansy lo guardò sbalordita. “Grazie?”
– Chi sei e che ne hai fatto del mio Draco?
Chiese divertita.
– Non è proprio il tuo Draco, se non
sbaglio…
– Oh, ma lo sarà molto presto… grazie alle mie tattiche infallibili non
sfuggirà ancora a lungo al mio fascino. Perciò
riportamelo indietro!
Il biondo Ghignò.
– Non credo tu sia tanto abile…
Pansy lo guardò maliziosa, e prima di andarsene, gli disse suadente.
– Vedremo, mon amour, vedremo…
Quando fu uscita, Il biondo si alzò in piedi di
scatto, e cominciò a camminare avanti e indietro. Si sentiva un cretino, ma era
terribilmente nervoso e non poteva farne a meno. Se davvero gli studenti delle
altre case avevano intuito qualcosa, presto le voci si sarebbero diffuse anche fuori dalla scuola. che cosa avrebbe
fatto, allora? Forse si stava preoccupando troppo, ma d’altra parte…
Si passò una mano tra i capelli.
Non doveva far vedere ai suoi compagni che era
agitato, non doveva fare nulla di sospetto.
E Theo… come aveva fatto a saperlo? Il compagno non parlava
mai di cose di cui non era assolutamente certo. Forse l’aveva
saputo da suo padre… forse volevano far diventare un mangiamorte anche
lui. Se così fosse stato, la situazione era più
complicata del previsto. Con un altro mangiamorte a scuola, pronto a controllarlo
ed a riferire all’oscuro ogni sua mossa falsa, non avrebbe certo avuto vita
facile…
***continua***
Note dell’autrice
Ringrazio moltissimo tutti coloro che leggono e
recensiscono… scusatemi se non vi rispondo, ma è un periodaccio e davvero non
ce la faccio con i tempi ^^
Un bacione a tutti/e, e continuate a commentare!