6.
Capitolo V.
Quando tocchi il fondo, non ti resta altro da fare che scavare.
A gennaio, Hogwarts fu pervasa da un’atmosfera
tesa ed elettrica, nonché da molti nervosi neuroni in caduta libera.
Capitava spesso che le ragazzine scoppiassero un
pianto disperato dopo che tutti – ma proprio tutti – i professori
rammentassero loro l’imminenza degli esami e di quanto essi sarebbero
stati impegnativi.
Capitava ancora più spesso che il malumore degli
studenti più anziani contagiasse la magia all’interno del castello, la
quale provocava scoppi improvvisi ed improvvisi sputi di scintille.
Le sopracciglia di Marcus Hang ne sapevano
qualcosa.
James Potter si vantava in lungo in largo
d’avere dentro un sangue magico così potente da creare temibili tornado
che precipitavano sulla tavola imbandita, mandando all’aria ogni
pietanza.
Sirius Black, di questo, non era assolutamente
contento.
Quel giorno, James Potter era così di malumore
che fece esplodere la zuppiera del minestrone, la quale si riversò
addosso ad una dozzina di ragazzi, Sirius incluso.
«Oh, James, vaffanculo! Ma guarda qui, guarda
che schifo! Ho minestrone anche nel solco del—».
Minerva McGranitt si sentì in dovere di
schiarirsi dolorosamente la voce e troncare le parole blasfeme del suo
allievo non-proprio-preferito. Bravo, indubbiamente, ma scapestrato e
poco propenso alle norme della buona educazione.
«Signor Black, le pare forse un’osteria,
questa?» allargò le braccia, indicando la Sala Grande improvvisamente
ammutolita.
«Mi scusi, professoressa. È solo che al momento
sono pervaso da una disgustosa sensazione di... viscido. In luoghi molto
intimi» aggiunse, tirando la patta del pantaloni verso il basso.
La donna ebbe pietà di lui.
«Vada a cambiarsi. E lei, signor Potter,
contenga il malumore, per l’amor del Cielo» sbuffò, tornando impettita
al suo posto.
A James parve di scorgere un sorriso divertito
sulle labbra di Silente.
Nel frattempo, a pochi posti di distanza...
«Mio Merlino, quel Black è disgustoso» si
lamentò Marlene McKinnon, le labbra arricciate di riprovazione. Mary, al
suo fianco, scosse la testa.
«È colpa di Potter, come al solito» aggiunse
Lily, inchiodando il ragazzo con uno sguardo di raggelante biasimo.
«Se ne sta sempre lì, con quel suo stupido
broncio per qualche suo stupido problema con qualche stupida ragazza».
Mary fece per dire qualcosa, ma Marlene la
anticipò.
«Il problema sei tu, Lily».
«Cosa?! Starai scherzando».
«Quel povero ragazzo vuole solo godere della tua
compagnia. Se solo tu potessi dargli un’occasione...» sventolò la mano a
mezz’aria, lasciando cadere la frase.
«Ma è un tale idiota!»
«Sai», fece Mary, con fare petulante, «non la
pensavi così quando tornavi dalle punizioni nei sotterranei. Eri tutta
un sorriso, contenta, soddisf—».
SPLAT!
Mary non ebbe modo di dire altro; per qualche
oscuro artificio, il budino le esplose addosso, insozzandole la divisa.
° ° °
La vita di uno studente medio di Hogwarts era
dura.
La vita di uno studente modello di Hogwarts era
un inferno.
D’improvviso pareva che tutti i docenti si
aspettassero da Lily e da Remus un rendimento ancora maggiore, ancora
più elevato, ancora più tutto.
Lily fu la prima ad andare in crisi.
Venne prima il compito di Trasfigurazione (bene,
è gestibile, posso farcela), poi quello di Incantesimi (una
bazzecola, anche se la domanda numero due mi ha messa in crisi), e
ancora quello di Aritmanzia (cos’è questa roba? Quando è stata fatta?
Perché io non ne ho saputo nulla?!), nonché quello di Pozioni (oh,
che noia. Mancano ancora due ore alla conclusione. Potrei abbozzare un
biglietto per Anonymous, nel mentre).
Quello di Erbologia, invece, fu un disastro (Oh,
mio Dio, mio Dio! Che cosa disgustosa, che fetore insopportabile, che...
no, no, gli escrementi addosso no!). Lily si lasciò distrarre dalla
creatura vegetale particolarmente incline ai dispettucci e non prestò al
dovuta attenzione al compito, che provvedeva in un ritratto della pianta
e la descrizione delle sue funzionalità, in termini rigorosamente
tecnici, giusto per facilitare le cose agli studenti.
Il compito di Difesa contro le Arti Oscure fu
particolarmente ostico e Lily rischiò davvero una brutta crisi di nervi
(Ho sbagliato tutto! Tutto! Dannazione, mi bocceranno, non mi
ammetteranno ai MAGO, me lo sento! Maledetta me! Maledetto Merlino!
Maledetto Potter, è tutta colpa sua e della sua presenza!).
Remus invece tenne duro, salvo poi avere un
brutto svenimento quando, durante Erbologia, la pianta gli azzannò il
pollice, incidendo la pelle.
Non riuscì a sopportare il fiotto di sangue e
perse i sensi addosso a Sirius, gettandogli provvidenzialmente le
braccia al collo, il quale lo afferrò in vita per risparmiargli un
doloroso impatto contro il pavimento.
Da quel giorno, la sessualità di Sirius Black
venne ampiamente messa in discussione.
° ° °
I compiti in classe e le diverse interrogazioni
si esaurirono nel giro di due settimane e i professori, non potendo
torchiare gli allievi in altri modi, ricordarono loro l’imminenza dei
MAGO, la loro importanza, la loro complessità, la loro utilità, la loro
complessità. E tante altre cose, tra cui la complessità.
James Potter fu sordo agli avvertimenti dei
docenti e continuò tranquillamente a calzare i panni di Anonymous.
Sirius Black fu sordo agli avvertimenti dei
docenti e continuò ad affatturare chiunque osasse discutere della sua
sessualità.
Remus Lupin entrò in quella sua fase da studente
modello e iniziò la sua consueta spola dalla Biblioteca al Dormitorio e
viceversa.
Peter Minus se ne lavò le mani, ma questo non
gli impedì comunque di lamentarsi su quanto i MAGO fossero una perdita
di tempo.
Lily Evans seguì la scia di Remus,
scribacchiando nel frattempo biglietti da inviare al suo amico di piuma.
E così, gennaio trascorse inesorabile e nervoso.
° ° °
“Il
mio regalo ti sta molto bene addosso, sai? Sei molto graziosa. Come va
con lo studio? Ci dai dentro anche tu?
Anonymous”
“Altroché.
Non posso mica lavarmene le mani. Tu, d’altra parte, puoi capirmi. Come
vanno le tue lezioni?”
“Molto
bene, ti ringrazio. Tuttavia, sento già i primi sentori dei MAGO. Mi
innervosiscono un poco. Tu che ne pensi?
Anonymous”
“Penso
che siano necessari per un futuro soddisfacente, penso che valgano la
candela, insomma.”
“E
dimmi, sul fronte sentimentale come va?
Anonymous”
“Oh,
al solito. E tu?”
“Io?
Io sono innamorato da anni della stessa ragazza. La amo immensamente,
sarei pronto a mettere la mia vita tra lei e una bacchetta, ma purtroppo
non sono ricambiato. Io continuo a sperare che un giorno lei possa
vedermi come mi vedi tu.
Anonymous”
“Accadrà,
ne sono sicura. Posso giudicarti solo dalle tue parole scritte, ma posso
ugualmente dire che tu sia una bella persona. E quello che hai detto (“sarei
pronto a mettere la mia vita tra lei e una bacchetta) è meraviglioso.”
“Speriamo
che accada presto. Io penso davvero tutto quello che ho scritto. Tutto.
Anonymous”
° ° °
Febbraio venne e gli studenti misero un freno ai
loro neuroni nervosi con l’imminente arrivo del San Valentino.
Mary pareva emanare cuoricini e zucchero, se ne
andava in giro a mani giunte, decantando la bellezza di quella
festività.
Marlene aveva rimediato un ragazzo per
l’occasione; un tale di Tassorosso che conosceva da circa tre minuti, ma
questo era un dettaglio superfluo. L’importante, per lei, era non
trascorrere la festa da soli, come dei veri sfigati.
Lily si sentì un po’ pungolata.
Mise l’ultimo punto al tema di Astronomia (Gli
influssi di Giove su Venere: risvolti positivi e negativi) e fissò
vacuamente le sue amiche.
Poco più in là, Alice sbaciucchiava teneramente
Frank, ignorando i falsi conati di vomito di Sirius ogni volta che
passava loro accanto (il che accadeva praticamente sempre).
E fu così, mentre fissava Alice sbaciucchiare
Frank, che ebbe l’idea.
Avrebbe invitato Anonymous ai Tre Manici di
Scopa.
Perché no, d’altra parte? Lui era innamorato di
una stronzetta che faceva la preziosa, tanto valeva che dedicasse la sua
attenzione a lei, che lo aveva ascoltato per mesi interi e con tanto
piacere.
Provò ad immaginare la sua amata e non vide
altro che una sciacquetta tutta boccoli biondi, intenta a sollazzarsi
con ragazzi vanesi e frivoli.
Sorrise e pensò che probabilmente Anonymous era
un caso perso.
Avrebbe avuto bisogno di una ragazza seria,
diligente, umile e studiosa. Un po’ come lei, insomma.
Per questo non dubitava che il ragazzo avrebbe
prontamente accettato il suo invito, giacché aveva già manifestato una
certa empatia con lei.
Pensò molto attentamente a cosa scrivere nel suo
invito, scegliendo poi una forma semplice e diretta.
E mentre si dirigeva alla Guferia, incrociò
Potter che percorreva su e giù il corridoio del sesto piano, la mano
destra che si teneva il mento.
«Potter, sei definitivamente andato fuori di
testa?»
Lui sobbalzò.
«Evans, ogni volta che ti vedo il mio cuore
sfarfalla. In tutti i sensi».
«Carino, da parte tua. Hai finalmente realizzato
la portata della tua imbecillità e te ne disperi?» domandò, senza però
alcuna cattiveria.
James le rivolse un sorriso smagliante e fu il
suo cuore a sfarfallare. Stupido idiota.
«No. Sto pensando al modo migliore di convincere
la Blackwood ad aprire le gambe».
«Sei rivoltante».
«E tu gelosa, piccola, dolce Lily».
Senza alcun motivo, arrossì e lo mandò al
diavolo, diretta quindi alla Guferia con il cuore e il sangue in
fermento.
° ° °
James Potter continuò a percorrere imperterrito
quel corridoio per molto, molto tempo, fino a che non venne sera e Pix
il Poltergeist non iniziò a pungolarlo, scagliandogli addosso palloncini
colmi di polvere di gesso.
Stava ancora imprecando contro lui quando entrò
in Sala Comune, i capelli intrisi di polvere bianca.
«Che ti è successo?» domandò Remus preoccupato.
«Oh, il simpatico Pix. Dov’è Sirius? Stavo
pensando di organizzare quel sega-party a cui teneva tanto».
«Stai scherzando?»
«No, ovviamente. Useremo i calzini di Peter, va
bene? Va bene. Oh, mio buon amico, parlavo giusto di te».
Sirius Black s’accasciò su una poltrona, accanto
a James e ben lontano da Remus, il quale lo evitava deliberatamente.
Da quando si era diffusa la voce che il giovane
Remus fosse omosessuale, badava bene a stare alla larga da Sirius.
E non che all’altro dispiacesse particolarmente,
comunque.
«Di cosa parlavi?»
«Di quel sega-party».
Sirius Black torse il viso in una smorfia di
pura ira, scoccando un’occhiata rovente a Remus.
«Sì, ne ho proprio bisogno, dato che ogni
ragazza pronta ad aprire le gambe per me sembra averla improvvisamente
d’oro».
Continuò ostinatamente a fissare torvo Lupin e
sfoderò la bacchetta quando due ragazzini, passando accanto a loro,
arricciarono le labbra per riprodurre dei sonori baci.
«Dovete smetterla, voi due» disse James,
spostando l’indice dall’uno all’altro.
«Siamo amici da sette anni, per Morgana, non
potete lasciare che le malelingue mandino a puttane tutto».
«Ringrazia il tuo amico, di questo! Svenirmi
addosso come una femminuccia e aggrapparsi addirittura al mio collo!»
«Allora avresti dovuto lasciarmi cadere,
coglione d’un Black!»
La Sala Comune si zittì quando Remus si lasciò
andare ad un eccesso di nervosismo, tenuto a bada fin troppo a lungo.
Aprì la bocca un paio di volte, senza però
riuscire a dire null’altro. E poi, infine, impettito e irritato raccolse
i suoi libri e andò via, diretto probabilmente alla Biblioteca, dove
avrebbe potuto crogiolarsi nel senso di colpa e leccarsi le ferite in
solitaria.
«La tragica fine di un’amicizia» dichiarò Frank
Paciok, parecchio dispiaciuto.
E non appena finì di proferire la sua ardua
sentenza, si ritrovò appeso per aria, a testa in giù.
Sirius ripose la bacchetta e si congedò con
tutta l’eleganza di un Black rinnegato.
° ° °
Il gufo picchiò al vetro della Sala Comune dopo
qualche minuto.
James accettò il biglietto e ripagò l’animale di
una carezza sul becco.
Aveva atteso pazientemente quel biglietto e, in
quel momento, desiderò non averlo mai fatto.
Fu col cuore pesante che si vide costretto a
prendere quella drastica soluzione.
Era il quattro febbraio e James Potter aveva
definitivamente troncato la corrispondenza anonima.
NdA: Sapete, il seguito che sta avendo
questa stronz-- fanfiction mi lascia piacevolmente sorpresa!
No, sul serio, sono proprio contenta che
piaccia.
Dunque, non ho particolari note sul capitolo
che, nella sua brevità, parla da sé.
Però, ancora una volta, vorrei proporvi un
nuovo, meraviglioso banner fatto da March (qui),
che mi sta decisamente viziando troppo.
Ho solo una piccola comunicazione di servizio: a
partire dal 29, gli aggiornamenti potrebbero andare a rilento.
Sapete, ho tipo fantastimila pagine da studiare,
ergo il piccì giace inerme in un angolo, ergo il tempo stringe come un
cappio alla gola, ergo potrò scrivere solo il sabato - unico giorno di
pausa.
Ma, ripeto: potrebbero. Può anche darsi che,
invece, io riesca ad aggiornare con la solita frequenza.
Mettiamoci nelle mani del destino.
Concludo rinnovando il mio enorme grazie a chi
ha recensito (risponderò entro questa settimana a quelle recensioni
senza risposta), chi ha messo la storia tra i preferiti (nove volte
grazie), chi l'ha messa tra le ricordate (tre volte grazie) e chi tra le
seguite (quarantanove volte grazie!).
Vi amo tutti, lo sapete.
Come al solito, sentitevi pure liberi di
esprimere un parere - anche negativo se lo ritenete giusto, non mi
offendo mica.
Bon, vi saluto, vi rinnovo il mio amore e
arrivederci a martedì prossimo!
Passo e chiudo.