CHAPTER
7:
“Okay, ripetimelo
un'altra volta.
Come puoi, esattamente, avere tempo di fare shopping con me?”
chiese Madison mentre svoltavano l'angolo sulla 5th
avenue, passando un gruppo di cantori di Natale.
Kate schivò un
uomo più anziano che
indossava una gonfia giacca rossa e strinse la sciarpa intorno al
collo. Il vento soffiò, increspando i fogli che i cantori
tenevano
in mano e portando con sé l'inconfondibile aroma di castagne
proveniente da un venditore ambulante in fondo al blocco.
“Egrin aveva
bisogno della serata
libera ieri per andare alla cena di gala di sua moglie, quindi l'ho
coperto io” spiegò lei storcendo il naso. Odiava
le castagne.
“Sei riuscita a
dormire almeno? Il
suo turno è di notte, no?”
Kate annuì.
Aveva dormito più o meno
sette ore quando era arrivata a casa alle sei quella mattina,
lasciandosi cadere distrutta sul suo letto, ancora in uniforme. Poi
si era alzata e aveva raggiunto Maddy alle quattordici e trenta, come
avevano pianificato. “Ho dormito. Più del solito,
in realtà”
aggiunse, cercando di farlo sembrare più sano di quel che
era.
Nessuno pareva approvare la sua abitudine di fare turni lunghi
un'intera giornata. Divertente.
“Già,
è quello che succede quando
stai in piedi tutta la notte. Pazza” rise Maddison,
afferrandole il
gomito e dirigendola verso un negozio per bambini in cui non erano
mai state prima. “Dai, devo prendere qualcosa a mia nipote
dato che
Brad insiste per riunire tutta la mia famiglia”.
Kate alzò un
sopracciglio. “Credevo
ti piacesse tua nipote”.
Madison si voltò
verso di lei con aria
colpevole mentre la trascinava in una zona dedicata alle bambole,
guidandole in un mondo rosa e violetto. Era quasi troppo luminoso,
troppo femminile. Anche da bambina, Kate non era mai stata il tipo da
bambole.
“Infatti mi
piace. E' mia cognata che
non sopporto, lo sai”
“Si”.
Aveva sentito parlare di
Kayla davvero troppo spesso, e in modi davvero troppo negativi da
potersene dimenticare. “Lo so”.
“Solo.. non
potevano far visita alla
sua famiglia?”
“Mi pare
l'abbiano fatto l'anno
scorso” commentò Kate prendendo una bambola dallo
scaffale. Questa
poteva partorire. Letteralmente. Si poteva rimuovere un piccolo
bebè
dalla pancia e rimettere il lembo, lasciando Barbie in perfetta forma
e con un piccolo, inquietante neonato di plastica. “Questa...
è
abbastanza terrificante”.
Madison le
lanciò un'occhiata e
sbuffò. “Oh, sono così
tentata..!”
“Madison! E'
orribile! La
spaventerai!”
“Brad dice che le
piacciono le
nascite e i bambini” rispose Madison con un'alzata di spalle,
allungando la mano verso la scatola.
Kate la
allontanò da lei. “Non posso
fartela comprare. Gli amici non lasciano che gli amici comprino
regali di Natale facendosi del male”.
Madison strinse gli occhi
ma lasciò
cadere la mano. Kate annuì e rimise la bambola, causa di
turbamento,
al suo posto, girando la scatola dall'altra parte. Era semplicemente
sbagliato. “Prendile la ballerina. Non
hai detto che a
Shelby piace ballare?”
“Come fai a
ricordartelo?” chiese
Madison esaminando la serie ininterrotta di scatole e nomi colorati
in cerca di una ballerina. “Io a malapena riesco a ricordare
quello
che ti ho detto di Michael un'ora fa”.
“Me la cavo con i
dettagli” fece
spallucce Kate, indicando una scatola cinque ripiani più in
alto
“Ecco la tua ballerina”.
Madison afferrò
la bambola e si voltò
di nuovo verso Kate. “Cosa farei senza di te,
Becks?”
Kate sorrise.
“Moriresti di fame e
feriresti i tuoi parenti”.
Madison le diede una
leggera spinta, e
presero a camminare verso l'uscita del negozio. Kate si
guardò
intorno, osservando genitori dall'aria smarrita volteggiare tra gli
scaffali, alcuni trascinando dietro di sé dei bambini, altri
rincorrendoli. Nel negozio c'era molto rumore, e la moltitudine di
colori, suoni, luci e fronzoli era un vero colpo agli occhi. Rendeva
Kate abbastanza sollevata di non avere figli suoi, e di non aver
bisogno di programmare decine di gite in negozi come questo per
trovare il regalo perfetto.
Si fecero largo a forza
verso la fila
dall'altra parte del negozio e si unirono alla calca. Kate
lanciò
un'occhiata verso il bancone e il suo sguardo fu catturato da una
vetrina di animali marini. La varietà era impressionante, ma
Kate si
ritrovò a fissare la parte più lontana del
gruppo. Sotto un'enorme
beluga era appesa una tartaruga marina.
“Mads, devo
prendere una cosa. Puoi
tenermi il posto?” chiese Kate, mentre le tornavano in mente
le
parole di Alexis.
“Becks?”
Ma Kate si era
già mossa verso la
vetrina e stava prendendo la tartaruga marina. Era graziosa; verde,
con il guscio blu e macchie color verde acqua. Era morbida -quasi in
un modo inimmaginabile- e a Kate ricordò un cane di peluche
che
aveva avuto da bambina e che era fatto dello stesso soffice
materiale. Sollevo l'etichetta e cercò il prezzo. Poteva
permettersi
di spendere venti dollari. Era fattibile, giusto? Quell'oggetto era
adorabile. Forse aveva una bambina per cui andare
in quei
negozi, dopotutto.
Infilò la
tartaruga sottobraccio e si
fece largo di nuovo verso la fila alla cassa, infilandosi dietro a
Madison. Ignorò tranquillamente i grugniti alle sue spalle.
Lei era
in fila.
“Cosa hai
preso?” chiese Madison
mentre avanzavano “E perché compri
qualcosa?”. Kate aprì la
bocca per rispondere, ma Madison fu più rapida.
“Aspetta.. è per
la figlia di Castle?”
“Alexis. E' il
suo nome” rispose
Kate “E si, è per lei”.
“E che
cos'è?”. Kate sollevò il
gioco in modo che lo vedesse. “Sarebbe quello il tuo regalo?
Una
tartaruga marina?”
“Hey”
protestò Kate, contenendo un
sorriso “Le tartarughe marine sono mitiche”.
Madison si strinse nelle
spalle. “E'
carina”
“E'
perfetta” replicò Kate
“Cercavo di capire cosa prenderle, ed eccola”.
“Perché
le compri qualcosa,
comunque?” chiese Madison mentre avanzavano ancora
“Li conosci da
tipo un mese”.
“E
allora?” chiese Kate. Alexis era
una bambina. Si comprano i regali ai bambini.
“Perché
è Natale” rispose Kate
“Anche a te faccio regali”.
“Mi conosci da
una vita”
controbatté Madison “E sarà meglio che
tu me ne faccia uno”
“Grazie Maddy,
come sei
affettuosa..”. Kate alzò gli occhi al cielo. Non
era
complicato. Voleva prendere un regalo di Natale ad Alexis
perché
voleva.. cosa voleva? Vederla sorridere? Farla felice? Sentirla
ridere ed abbracciarla forte? Importava davvero? Alexis era una
bambina, un'amica. Agli amici si fanno regali.
“Hai capito cosa
intendo” la
interruppe Madison con un gesto della mano “Noi siamo
amiche”.
“Anche Alexis
è un'amica”
“Alexis ha sette
anni”
“E tu sei a
metà strada verso i
cinquanta” replicò Kate. Questo dovrebbe
farla tacere..
“La pagherai
Beckett”
Kate rise. “Vai,
sei la prossima”
disse, spingendo Madison verso la cassa quando la persona davanti a
loro se ne andò. Non era ridicola. Ed erano solo
venti dollari.
Cos'erano venti dollari?
La parte realista di lei
diceva che
venti dollari equivalevano a tre pasti. La parte di lei che aveva
sorriso tutto il giorno mercoledì per essersi divertita
tanto a
pattinare il martedì con i Castle diceva che quei venti
dollari
avrebbero reso Alexis felice. E dato che aveva trascorso la notte
precedente a sorvegliare due drogati e un Babbo Natale che pensava di
poter volare, immaginò di poter dare ascolto al lato
ottimista di sé
stessa.
“Hai intenzione
di uscire con questo
tipo?” chiese Maddy mentre uscivano dal negozio qualche
minuto
dopo, entrambe stringendo le proprie borse verde fluorescente,
facendosi strada nel traffico dello shopping.
“Chi?”
domandò Kate, allungando il
collo per accertarsi che un taxi di passaggio non le centrasse in
pieno mentre attraversavano velocemente la strada, prima che il
semaforo diventasse rosso.
“Rick
Castle”
“No,
Maddy” rispose immediatamente
Kate.
“Perché
potresti avermi preso in
giro” continuò Madison “Compri un gioco
per sua figlia. E
martedì sei andata a pattinare con loro”.
“Sono
divertenti” replicò Kate
sospirando.
“Divertenti o divertenti?”
la punzecchiò Madison.
“Solo divertenti,
Mads. Non cerco una
relazione in questo momento”. Rick Castle e il suo grande,
buffo
sorriso erano grandiosi. Lui era divertente, scherzoso e spensierato.
Ma non significava che volesse andarci a letto.
“Perché,
sai, stai sorridendo mentre
pensi a lui ora” osservò Madison.
“Stai zitta
Maddy” brontolò Kate
“Io sorrido quando penso a te” aggiunse.
“Santo cielo,
spero non in quel
modo!” rise Madison.
Kate si accigliò
e accelerò il passo
verso la tavola calda più vicina, lasciando una ridacchiante
Madison
dietro di lei.
(…)
“Amico,
stai
scherzando!?”. Kate lanciò un'occhiata ad
Esposito, che stava
parlando animatamente al cellulare, sul volto un enorme sorriso
mentre picchiava un pugno sulla scrivania. “Hai due copie!?
No
amico, le prendo! Quando? Davvero? Ti sono debitore amico. Si, ci
vediamo tra poco. Grazie mille Dan.”.
Spense
il telefono e si
voltò verso di lei, sorridendo. “Che
succede?” chiese Kate
nascondendo un sorriso alla vista della sua esuberante
felicità.
“Era
il mio amico Dan. E'
un pezzo grosso dei videogame, e mi ha preso due copie di Halo. Sono
esaurite dappertutto”.
Kate
fece un breve cenno col
capo fingendo di capire. “E'.. fantastico?”
“Fantastico?!”.
La
guardò incredulo. “Beckett, questo è il
gioco del momento.
E non lo puoi prendere ovunque! E ora ne ho due!”
“Che
te ne fai di due?”
chiese lei.
Lui
alzò le spalle.
“Perché? Ha detto che me ne avrebbe dati due. Non
mi faccio
sfuggire quest'occasione”.
Kate
annuì e tornò ai suoi
documenti. Era stata una lenta giornata, e sperava di togliere di
mezzo quel cumulo in modo da poter trascorrere un sabato notte
rilassante. Karpowski stava battendo la penna sulla scrivania di
nuovo, e Kate fece una smorfia, concentrandosi sul suo obbiettivo.
Odiava quando Karpowski faceva così, il rumore la faceva
impazzire.
Perciò,
quando Esposito si
alzò, se ne andò e tornò venti minuti
dopo, Kate se n'era a
malapena accorta. Si era isolata dal mondo e velocizzato il lavoro,
usandolo come mezzo per sfuggire al ticchettio, ai brontolii e al
tossicchiare che la circondava. C'era poi un videogame in cima alla
pila di scartoffie.
“Scusami?”
disse lei
prendendo in mano il gioco.
“Quello
è per te” disse
lui convinto.
“Scusami?”
ripeté,
voltandosi per guardarlo. “Sei.. Esposito, perché
lo dai a me? Non
ce l'ho nemmeno una console per videogame!”
Lui
alzò un sopracciglio.
“Mi aspetto che tu ci giochi, lo ami e torni qui per parlarne
con
me” replicò lui.
Kate lo
fissò. “Cosa?”
Lui
sospirò. “Gesù,
cerchi di fare un regalo in anticipo a qualcuno e questi sono i
ringraziamenti?”. Si voltò nuovamente verso la
scrivania e afferrò
una cartella, aprendola.
Kate
rigirò il gioco tra le
mani. Sembrava violento e strano, e onestamente non era molto
propensa per i videogame. Ma... un attimo.. Rick non giocava
ai
videogame?
“Grazie,
Esposito” disse
a bassa voce.
Lui la
guardò e le fece un
piccolo sorriso. “Mi piacerebbe avere quei biscotti che hai
fatto a
settembre”.
Lei
annuì e infilò il
gioco nella borsa, prima di tornare ai documenti. Sentì un
sorriso
aprirsi sul volto e lanciò un'occhiata ad Esposito. Era un
rompiballe a volte, ma era anche un bravo ragazzo. Gli avrebbe fatto
una doppia porzione di biscotti, solo per quello.
(…)
“Beckett”
rispose, dopo
aver afferrato il telefono dal tavolino la domenica sera.
“Ciao,
Kate” risuonò la
voce serena di Rick.
“Hey,
Rick” rispose
Kate, rimettendosi comoda sul divano. Afferrò il telecomando
e
silenziò il televisore, lasciando Kramer a blaterare
silenziosamente
sullo schermo. “Che c'è?”
“Beh,
prima di tutto..
come stai?”
“Bene”
disse lentamente
“Uh.. tu come stai?”
“Anche
io sto bene”
rispose velocemente.
Lei
piegò la testa. Era
strano. Non che conoscesse le cadenze della sua voce al telefono, ma
sembrava... teso. “Che succede?” chiese di nuovo.
“Ecco..
mi chiedevo se
avessi per caso dato un'occhiata al giornale oggi..”
Kate
sbatté le palpebre.
Cosa? “Uh.. no, onestamente no. Sono tornata un'ora fa.
Perché?”
Lo
sentì muoversi
dall'altra parte. “Prendi il Ledger?”
“Si”
rispose lei
dubbiosa, alzandosi e andando verso il tavolo, dove aveva abbandonato
il giornale quella mattina. “Perché ho un cattivo
presentimento?”
“Beh..
non è una cosa
brutta” disse lui in fretta “Ma ho pensato di
fartelo sapere,
sai..”
“Farmi
sapere cosa, di
preciso?” domandò, guardando il giornale. Sembrava
tutto normale.
Un altro titolo sull'aumento della sicurezza negli aeroporti durante
le vacanze sotto la data, ricordandole che mancava solo una settimana
a Natale.
“Vai
a pagina sei”
rispose lui.
Kate
corrugò la fronte. In
qualche modo una chiamata da Rick Castle sulle news a pagina sei non
pareva una buona notizia. Sfogliò il giornale ed estrasse la
sezione
dei gossip. Una grande foto in bianco e nero la accolse. La
fissò.
Di fronte a lei c'era un'immagine di lei e Rick a gambe all'aria sul
ghiaccio, con Alexis che ridacchiava sopra di loro.
“E'
stato giorni fa” fu
la prima cosa che riuscì a dire. Che diavolo..?!
Perché quella
fotografia era lì? I suoi occhi furono attirati
dal titolo, e
grugnì. “Richard Castle fa shopping per
una nuova musa?”
“Mi
dispiace molto”
disse lui a bassa voce.
“Io..”
farfugliò lei
“Non.. davvero, perché è qui!? E' stato
giorni fa”
“Anche
al gossip piace
fare classifiche durante le feste” rispose lui
“Amano il
quadretto familiare, e, beh, la mia bambina è
adorabile”.
Kate
guardò furtivamente la
fotografia, sé stessa. Non era davvero possibile dire se
fosse lei.
Il corpo imponente di Rick oscurava gran parte del suo, e grazie al
cielo il colore non tradiva il fatto che i suoi pattini fossero
verdi. Gli occhiali da sole che indossava le nascondevano il volto e
il paraorecchie copriva la testa. Non era riconoscibile, sarebbe
potuta essere una qualunque donna senza un volto preciso.
“Mi
dispiace davvero”
aggiunse lui “Giuro che stavo guardando, ma non ho visto
nessuno
dei soliti e io..”
“E'
tutto a posto”
rispose Kate. Lo era, giusto? Poteva negarlo fino alla fine,
e chi
al Dodicesimo Distretto si sarebbe preoccupato di leggere qualcosa su
Richard Castle, a parte lei? Madison sarebbe stata tutta un'altra
storia, e Lanie.. oh cielo, Lanie.
“Sul
serio?” la sua voce
aprì un varco nel panico precedente in cui lei era caduta.
“Non
si capisce che sono
io” disse lei alzando le spalle. Le erano capitate cose ben
peggiori. “Mi sorprende che non abbiano cose migliori da
stampare”
Lui
rise. “Anche a me.
Sempre”
Lei
sentì la sua stretta di
ferro sul giornale allentarsi e si lasciò andare in una
risata che
la sorprese. Il titolo era ridicolo, ora che ci pensava. “Nuova
musa? Chiamano così tutte le tue donne?”
“E'
nuova, in realtà”
spiegò lui “Ma devo dire che mi piace. Vorresti
essere la mia
musa, Kate?”
“No”
sbuffò lei “Mi
piacerebbe essere la senza nome e senza volto Kate Beckett,
grazie”.
“Oh,
dai!” gemette lui
“Sarebbe magnifico. Potrei seguirti, prendere
appunti..”
“Nei
tuoi sogni, uomo
piccione”.
Rick si
lamentò e Kate rise
mentre si sedeva al tavolo, spostando su un lato la montagna di
bollette e documenti di cui si era preoccupata il mercoledì.
“Devi
smetterla di chiamarmi così”.
“E'
quello oppure
'vecchio', Rick. Scegli” sorrise lei. Non stava
impazzendo. No.
Che le prendeva?
“Ho
quasi trent'anni
Katherine, non sessanta”.
“Mi
sono meritata davvero
quel 'Katherine'?” chiese lei, alzando gli occhi al cielo.
Nessuno
la chiamava Katherine. L'unica volta che Will ci aveva provato lei
gli aveva piegato il braccio all'indietro così forte che lui
era
stato costretto a chiamare tregua.
“Se
te lo meriti..”
rispose Rick.
“Non
chiamarmi Katherine”
disse lei ferma.
“Non
chiamarmi uomo
piccione”
“Bene”
“Bene”.
Rimasero
in silenzio per un
minuto, e Kate cercò di riordinare i suoi stranamente calmi
pensieri. Non era sconvolta per l'articolo. Una piccola parte di lei
era persino contenta, ma dovette reprimerla. Richard Castle
era
solo un ragazzo con una dolce bambina, ecco tutto. Non era il suo
autore preferito, e non c'era nulla di eccitante nell'essere finita
sul giornale, ed essere chiamata la sua musa. Era un insulto,
in
realtà, essere paragonata a qualche sorta di oggetto di
affetto o
creatività. Ed era l'invasione di un senso di privacy che le
piaceva.
“Quegli
occhiali ti stanno
bene” disse lui.
Kate
scosse la testa
all'improvviso complimento. “Grazie?”
“Sto
solo guardando la
foto. Stanno bene sul tuo volto”
“Sono
contenta che mi
coprano così tanto” rispose lei chiudendo il
giornale e
lanciandolo a lato. Non l'avrebbe incorniciato. Magari
l'avrebbe
tagliato e infilato nel libro che lui aveva autografato; ma non c'era
bisogno che lui lo sapesse.
“Sono
tuoi, tutte le volte
che vuoi uscire con noi” le disse “Cosa che spero..
ecco perché
ho chiamato”
“Oh?”
“Volevo
assicurarmi che ti
andasse ancora di vederci per il brunch martedì. So che non
usciremo
a mangiare, ma volevo dirtelo, così ti saresti calmata.. ma
non
sembri infastidita”.
“Nessuno
saprà che sono
io” rispose Kate “E ne sarei felice”.
“Grandioso!”.
Lei riuscì
a sentire il sorriso nella sua voce. Il sorriso che di rimando si
aprì sul suo volto fu abbastanza imbarazzante.
“Grazie per non
essertela presa”
“Se
avessero scritto il
mio nome, mi avessero chiamato la nuova mamma di Alexis, e parlato
del mio passato, sarebbe stato diverso”
“Giusto”.
Kate si
morse il labbro e si
domandò se volesse davvero chiederglielo. Avrebbe dovuto.
Non
sarebbe stato giusto per nessuno di loro se non l'avesse fatto e poi
si fosse arrabbiata dopo. “Uhm.. quante
probabilità ci sono che
accada, comunque?” chiese, emettendo la domanda con un
respiro
veloce.
Lui
rimase in silenzio per
un attimo. “E'.. potrebbe succedere”
“Giusto”
rispose lei,
abbassando la testa. Proprio come aveva pensato.
“Dirò
a Paula di fare
quello che può per tenerti fuori da tutto questo
però. L'ho già
fatto, in realtà” le disse lui “Ha detto
che se ne sta
occupando”.
“Paula
cosa fa di
preciso?” chiese Kate, curiosa.
“E'
la mia agente, e si
occupa della stampa”
“E
organizza le tue
giornate di autografi, giusto?”
“Giusto”
rise lui “Buona
memoria. Sul serio però, faremo ciò che possiamo
per assicurarci
che tu non venga messa sui giornali”
“Grazie”
rispose lei.
Non era la promessa che non sarebbe successo prima o poi, ma almeno
lui si assicurava che qualcuno se ne occupasse. “Per fortuna
non
sei molto famoso” scherzò lei.
“Scusami?”.
Sembrava
altamente offeso.
“Intendo..
costantemente
seguito. Ti usano solo come rimpiazzo”.
“Rimpiazzo?
Rimpiazzo?! Io
sono famoso” protestò lui.
“Non
puoi essere così
famoso” lo derise lei, divertendosi. “Hanno tenuto
quella
fotografia per cinque giorni!”. Scherzarci sopra era meglio
che
pensare davvero a quello in cui si sarebbe andata a cacciare. Se ne
sarebbe preoccupata a tempo debito. La negazione poteva essere
davvero bella.
“Stavano
aspettando il
momento giusto” replicò lui “Io sono una
grande notizia”.
“Certo..
no, non lo sei”
ridacchiò lei alzandosi e ritornando sul divano
“L'avrei
sicuramente sentita se lo fossi, e l'immagine mostrerebbe chi
sono”.
“Possiamo
sistemarla in un
minuto martedì” ribatté lui
“Potrei prenderti, baciarti e farti
finire su tutti i giornali”.
Kate
aprì la bocca più
volte, cercando le parole. Aveva davvero insinuato che.. “Mi
assicurerò che Alexis sia figlia unica”
riuscì a dire dopo una
trentina di secondi.
Lui
scoppiò a ridere.
“D'accordo allora. Per il bene dei miei eredi, mi
tratterrò dal
baciarti appassionatamente a Times Square questa settimana”
“Grazie”
“Di
nulla”. Sentì
Alexis che lo chiamava in sottofondo mentre entrambi rimanevano in
silenzio, più che incerti sulla conversazione che avevano
appena
avuto. “Devo andare” le disse lui
“Qualcuno sta infrangendo il
coprifuoco. Ci vediamo martedì”
“A
martedì”.
Riagganciò,
e Kate rimase
lì seduta, incredula. Aveva davvero..? E lei..? E
poi..?
Scosse
la testa e riaccese
il televisore. Dimenticare che ciò fosse successo era
certamente la
soluzione migliore.
(…)
Kate
era in piedi di fronte
all'appartamento 504 quel martedì, spostandosi da una gamba
all'altra mentre reggeva la borsa e i regali tra le braccia.
Allungò
la mano libera e bussò, rimanendo in ascolto. Non riusciva a
sentirli chiacchierare dall'altra parte della porta come accadeva di
solito. Ma era in anticipo di qualche minuto, il traffico era stato
leggero.
Aveva
avuto un lunedì
infernale ed era felice di trascorrere il giorno libero con
l'innocenza fanciullesca dei Castle. Quando uno degli elfi di Babbo
Natale uccide tre collaboratori davanti a più di quaranta
bambini e
tu sei la prima ad arrivare sulla scena del crimine, sei sempre
più
che felice di lasciare il covo di matti il prima possibile. Si,
lunedì era stato un inferno. Rick lo avrebbe probabilmente
trovato
affascinante. Lei lo trovava semplicemente orribile.
Kate fu
distolta dai suoi
pensieri dal suono di tacchi sul pavimento verso l'ingresso. La porta
si aprì e si trovò faccia a faccia con l'attrice
di Broadway Martha
Rodgers.
Si
fissarono per un momento.
“Salve..” riuscì a dire Kate
“Sono qui per il brunch..?”.
Uscì più come una domanda che come
un'affermazione, e si domandò
come potesse essere così calma e composta con Rick, ma
balbettante
di fronte a sua madre.
“Tu
devi essere Kate” si
illuminò la donna “Certamente! Vieni
dentro”. La fece entrare e
chiuse la porta. “Sono nello studio a fare chissà
cosa” le disse
“Posso portarti qualcosa da bere?”
“Oh,
no. Grazie per
l'offerta, comunque” rispose Kate appendendo il cappotto e
mettendo
la borsa sul tavolino vicino all'ingresso. “Sono Kate
Beckett”
aggiunse seguendola verso il ripiano della cucina.
Martha
Rodgers annuì. “Ho
saputo”. Le tese la mano. “Martha Rodgers, ma
chiamami Martha”.
Lei la
strinse e fece un
sorriso. La stretta di mano di Martha era salda e molto simile a
quella di Rick. Avrebbe cercato un modo per dirglielo, prima o poi.
“Mia
nipote mi ha detto
tutto di te” continuò Martha “Sei un
poliziotto?”
“Si”
rispose Kate “Al
Dodicesimo Distretto, Omicidi”
“Ah,
ecco perché vai così
d'accordo con mio figlio” ridacchiò lei
“Alexis ha trascurato
quel dettaglio”.
“Non
le ho spiegato tutti
i dettagli” sorrise Kate “Credo sia compito di
Rick”.
Martha
la studiò. “Non ho
sentito molto su di te da mio figlio”.
Kate si
strinse nelle
spalle. Cosa avrebbe potuto dire? Non aveva idea
di come
rispondere a quello, o come comportarsi con Martha. Sembrava molto
gioiosa e accogliente, ma anche calcolatrice, in un modo che metteva
Kate leggermente a disagio.
“Ora,
questo non significa
nulla. Probabilmente è perché non abbiamo parlato
molto nelle
scorse settimane, siamo stati molto impegnati. Non dovrei nemmeno
essere qui oggi, ma hanno cancellato il nostro Matinee per un evento
di beneficenza”
“Ho
sentito che lo show
sta andando bene, però” intervenne Kate. Forse
potevano condurre
una conversazione senza parlare di Rick. Avrebbe preferito non essere
esaminata, se di questo si trattava.
Martha
le rivolse un grande
sorriso. “Già! Ti ringrazio. Vai spesso a
teatro?”
“Vorrei
poterlo fare”
rispose Kate onestamente “Ma mi piace andare quando ho tempo
e
possibilità”
“Beh,
quando vuoi dei
biglietti, non esitare a chiedere” le disse Martha
“Dillo a Rick,
e lui me lo farà sapere”.
“Grazie”
rispose lei,
attonita per la generosa offerta “E' molto gentile da parte
tua,
davvero”.
Martha
sventolò la mano
dalle unghie dipinte di rosso in segno di noncuranza.“Non
è niente
tesoro. E' bello vedere mia nipote sorridere di
più”.
Era
un'affermazione molto
importante. Kate sbatté le palpebre e cercò di
pensare ad una
risposta, ma ci fu un rumore dallo studio, la porta si
spalancò e
Alexis cadde di fuori.
“Nonna!”
gridò. Martha
si voltò ma l'attenzione di Alexis si era già
spostata su qualcun
altro. “Kate!” esclamò, slittando in
avanti per stringere le
braccia attorno a Kate. “Papà mi stava tenendo in
ostaggio! Devi
arrestarlo!”
Kate
abbassò lo sguardo
verso la bambina stretta a lei e rise. “E per quale motivo ti
stava
tenendo in ostaggio?”
“Perché
ho preso l'ultimo
biscotto” le disse lei “Ma poi mi ha legato alla
sedia e mi
faceva girare, anche se continuavo a dirgli di smetterla!”
Rick
emerse dallo studio;
sembrava calmo e composto. Sorrise quando vide Kate. “Ciao
Kate”
“Ciao”
rispose lei
“Davvero hai catturato tua figlia e l'hai costretta a forza a
girare per il tuo studio sulla sedia?”
Lui
alzò le spalle. “Mi
avvalgo del diritto di non rispondere” rispose lui
avvicinandosi
per dare un bacio sulla guancia a sua madre. “Ti
aspettavo?”
“Evento
di beneficenza”
spiegò Martha.
“Non
lo arresti?” chiese
Alexis tirando Kate per il maglione mentre si allontanava.
Kate le
rivolse uno sguardo
dispiaciuto e alzò le mani. “Non ho portato le
manette oggi, mi
dispiace”
Alexis
sbuffò e si voltò
verso il padre. “Fortunato”.
Lui
rise e si avvicinò a
loro, allungando la mano. “Tregua? Puoi avere la fetta di
torta più
grande stasera”.
Alexis
strinse gli occhi ma
allungò a sua volta la mano. Poi la sollevò,
mettendosela sulle
spalle. “Come stai Kate?” chiese, ignorando gli
squittii e le
risate di Alexis.
Kate lo
fissò. “Tutto
bene. Sono contenta che sia martedì. Tu?”
“Non
mi lamento” sorrise
lui “Hai conosciuto mia madre..?”
“Qualcuno
doveva pur farmi
entrare” rispose Kate “E apparentemente tu eri
troppo occupato a
torturare tua figlia”
“Esatto”
intervenne
Alexis.
“Richard,
davvero” disse
Martha dal bancone “Lasciala andare e vai ad aprire la
porta”.
Sentirono bussare. “E' arrivato il cibo!”
Kate
incontrò lo sguardo di
Martha, mentre Rick faceva scendere Alexis. “Ho chiamato per
ordinare e messo il timer” rise Martha “Ma mi piace
sembrare una
chiaroveggente di tanto in tanto. Puoi preparare il tavolo
Alexis?”
Alexis
annuì e oltrepassò
Kate per mettere al proprio posto i piatti, che erano già
impilati
sul tavolo. Rick andò ad aprire la porta e prese quattro
borse di
cibo mentre Martha prendeva i bicchieri, lasciando Kate imbarazzata,
in piedi nel salotto, che li guardava mentre preparavano tutto per il
brunch.
“Vieni
a sederti!” la
incitò Rick.
Kate si
sedette al solito
posto di fronte ad Alexis, accanto alla quale sedeva Martha. La
varietà di cibo era incredibile: c'era di tutto, da waffles
ad
hashbrowns a sandwiches.
“E'
tantissimo!” disse
Kate.
“Di
solito esageriamo con
il brunch” rispose Rick con un'alzata di spalle
“Puoi portare
qualcosa a casa, o al Distretto”
Kate
incontrò il suo
sguardo e afferrò un muffin. “Potrei, grazie.
Sarebbe un buono
snack per tutti”
“Brutte
cose al lavoro?”
chiese lui.
Non
poteva dirgli del
Tolkien Trauma, come lo chiamavano i ragazzi- un nome che non le
piaceva particolarmente. La loro propensione a scegliere nomi
sgradevoli peggiorava sempre più. Invece di dire qualcosa di
sostanziale, annuì. “Sono le feste”.
“Che
vuol dire?” spuntò
Alexis.
Kate la
guardò mentre Rick
e Martha acutamente prendevano bocconi più grandi per
nascondere il
sorriso. “Vuol dire che si è più
impegnati del solito”
“Ci
sono più uomini
cattivi a Natale?”
Kate si
sentì in trappola e
guardò Rick, ma lui la stava semplicemente fissando,
ovviamente in
attesa di una sua risposta. Martha sembrava quasi affascinata dallo
scambio di battute. Erano decisamente d'aiuto.
Non
voleva dire ad alta voce
che più persone venivano uccise nel periodo delle feste,
perché era
un po' macabro anche per la figlia di uno scrittore di gialli. Ma
doveva dire qualcosa. “C'è
più crimine durante le feste.
Non so se ci sono più uomini cattivi, solo.. gli uomini
cattivi sono
più impegnati”
Alexis
annuì
contemplativamente. “E' perché Babbo Natale ci
guarda e loro si
sono già comportati male? Come quando papà ha tre
biscotti invece
che due, perché ne ha mangiati tanti comunque?”
Kate la
guardò. Era una
teoria straordinariamente convincente per una bambina di sette anni,
e si ritrovò spiazzata per un secondo.
Rick
ridacchiò. “Si,
Alexis. Significa esattamente quello”
sorrise “Ma ti sarei
grato se non mi paragonassi ad un piccolo criminale”.
Lei si
girò per guardarlo
con un sorrisetto dolce “Se te lo meriti,
papà..”
Martha
scoppiò in una
fragorosa risata e posò una mano sulla testa di Alexis.
“Sei
troppo intelligente per lui, tesoro”. Alexis sorrise e
allungò la
mano per prendere altro bacon. “Quindi lavori alla Omicidi,
Kate?”
chiese Martha rivolgendosi a lei.
“Si”
rispose Kate.
Apparentemente era la giornata 'fai una domanda a Kate'.
“Lavoro
noioso?”
continuò Martha.
“A
volte” annuì Kate.
“Kate
entra nei cassonetti
della spazzatura” aggiunse Alexis.
Martha
alzò un
sopracciglio. “Davvero?”
“Qualche
volta” ripeté
Kate “Dipende. Ora stiamo facendo più ricerche nei
banchi di neve,
sfortunatamente”
“Parecchio
freddo”
commentò Rick.
“Lo
è. Ti dirò, è molto
meno divertente che fare pupazzi di neve” gli disse lei
“Ma è
parte del lavoro, quindi non è così
male”.
“Noi
abbiamo fatto dei
pupazzi di neve ieri” si intromise Alexis.
“Si?
Dove?”. Kate era
più che felice di deviare la conversazione su un altro
argomento che
non fosse lei.
Martha
continuò a lanciare
sguardi scrutatori e Rick aveva quel luccichio negli occhi che si era
risolto con una spiegazione di venti minuti sulla procedura delle
impronte digitali della settimana precedente. Tra loro due, Kate non
era sicura di essere a suo agio a parlare del proprio lavoro,
specialmente non di fronte ad Alexis. Perciò fu lieta di
chiedere
alla bambina della giornata che lei e Rick avevano trascorso al
parco, dove avevano costruito i loro pupazzi di neve, e cos'altro
avevano fatto. Era davvero interessata, ma
sfruttava le
incredibili abilità di racconto della bambina per deviare la
conversazione dal proprio lavoro, dalla pistola e dal distintivo.
Riuscì
a fare qualche
domanda sulla carriera di Martha a Broadway e l'ultima impresa di
Rick, ma tutti sembravano molto più interessati ad Alexis. E
a Kate
andava benissimo. Martha però pareva più
interessata alle domande
che Kate poneva e alle risposte che riceveva. Tutte le volte che
faceva spiegare qualcosa ad Alexis, Martha sorrideva. Tutte le volte
che Alexis rideva, Martha rideva. Kate era confusa, e alla fine del
pasto non era più sicura del motivo per cui fosse stata
messa sotto
esame, se per essere parte della vita di Rick o di Alexis.
Quando
ebbero finito di
mangiare, Alexis insistette affinché Kate la raggiungesse in
salotto
per guardare l'albero di Natale, mentre Rick sparecchiava. Martha le
seguì, osservando Kate che guidava Alexis verso il suo
regalo.
“Vieni
Kate! Voglio
fartelo vedere! E' grandissimo quest'anno!” le disse Alexis
mentre
entravano nella stanza.
L'albero
era enorme e il
salotto profumava di pino. Era un vero albero alto sette piedi, e si
trovava nell'angolo della stanza, contro lo scaffale dei libri. Era
decorato con fili d'argento e rossi, con luci multicolori che
brillavano da ogni angolo e fessura tra gli aghi. Gli ornamenti erano
un miscuglio di fronzoli di ogni tipo: fatti in casa, molto costosi,
molto economici e particolari. Kate ne intravide alcuni che dovevano
essere di vero cristallo, e altri fatti da spazzolini e colla e
ricoperti di brillantini.
“L'abbiamo
scelto e
trascinato fino a casa!” esclamò Alexis.
“E'
magnifico, Alexis”
mormorò Kate. Non prendeva un albero da un po' di
anni -tre, per
l'esattezza-, e suo padre.. c'era poco da festeggiare a Natale in
casa Beckett.
“A
Richard piace
esagerare” commentò Martha da dietro di loro.
Kate si
voltò verso di lei
e notò il resto della stanza. Era ornata con festoni e
agrifogli.
Delle calze erano attaccate ad una mensola e i muri erano ricoperti
da poster di Natale e altre cose che certamente non avevano l'ultima
volta che era stata lì.
“E'
bello” ammise Kate.
“Tu
decori?” chiese
Martha.
Kate
scosse la testa. “Vivo
da sola e mio padre non è molto.. ah.. interessato alle
festività”
rispose cautamente. Non voleva che Alexis le facesse domande, ma non
voleva neppure dare a Martha risposte criptiche.
“Bene,
sei la benvenuta a
condividere il nostro spirito natalizio quando vuoi” disse
Rick
entrando nella stanza e portando la sua borsa dei regali.
“Vogliamo
sederci?”
Kate
lasciò che Alexis la
conducesse sul divano e si sedette accanto alla bambina, lanciando
occhiate alla borsa di Rick con trepidazione. La sua fece qualche
crepitio quando la posò a terra, e realizzò con
un sobbalzo che non
aveva nulla per Martha. Ma non ebbe tempo di pensarci,
perché Alexis
si era alzata, aveva preso un pacchetto accuratamente incartato dalla
mano di Rick e l'aveva posato sulle sue gambe.
“Buon
Natale Kate” disse
timida. Si arrampicò di nuovo sul divano e guardò
le mani di Kate
prendere il pacchetto.
“Alexis,
non dovevi
prendermi nulla” le disse Kate.
“Ma
lo volevo” fu la
felice risposta.
“Beh,
ti ringrazio”
sorrise lei.
“Non
ringraziarmi finché
non l'hai aperto, sciocchina!”
Kate
fece una risata
tremante e guardò il regalo. Era piccolo e avvolto in carta
di
agrifoglio, e i segni che portava indicavano che era finita in
piccole mani. Kate lo scartò cautamente, insicura di cosa
sarebbe
successo. Alexis non avrebbe dovuto comprarle nulla, non aveva
bisogno di nulla.
L'incarto
si lasciò andare
ed ecco che sulle sue gambe c'era un braccialetto di perle fatte in
casa. Kate lo prese in mano e lo avvicinò per guardarlo
meglio. Il
laccio era elastico e le perle erano fatte di creta, alternate ad
altre di plastica d'argento che risplendevano alla luce.
“Alexis,
è bellissimo”
disse piano. Era ovvio che la bambina l'aveva fatto da sola e Kate si
ritrovò con meno aria nei polmoni del normale. Quella
bambina le
aveva fatto un regalo?
“Le
perle hanno anche
delle lettere” le disse Alexis.
Kate
guardò la bambina e
infilò il braccialetto sul polso. “Lo adoro.
Grazie mille,
tesoro”.
Alexis
sorrise radiosa e
poi, di comune accordo, si abbracciarono. “Sono contenta che
ti
piaccia!”
“Lo
adoro. Nessuno mi ha
mai fatto un braccialetto prima” le disse Kate. Non sapeva
cosa
pensare e nemmeno cosa dire, quindi aprì la sua borsa e
diede ad
Alexis il regalo che aveva incartato quella mattina. “Anche
io ti
ho preso qualcosa”.
Alexis
prese il pacchetto
dalle sue mani con gli occhi spalancati, e poi guardò il
padre per
un attimo. “Kate mi ha preso un regalo!”
“Lo
vedo, pumpkin”
rispose Rick sorridendo. Incontrò lo sguardo di Kate e lei
fu
sorpresa di vedere la gratitudine nei suoi occhi blu. Aveva
solo
preso un regalo ad Alexis, non era niente di che. E certamente non
era speciale come farne uno da sé.
Alexis le aveva fatto
un braccialetto.
Guardò
di nuovo Alexis e si
accorse che aveva quasi finito di scartare il suo regalo. Tolse di
mezzo l'ultimo pezzo di carta viola e squittì, portandosi la
tartaruga al cuore.
“E'
bellissima!”
proclamò “Grazie! Grazie!”. E poi stava
abbracciando di nuovo
Kate, con la tartaruga bloccata tra di loro.
Kate
rise alla sua vivacità
e sorrise quando incontrò il suo sguardo. “Prego.
Buon Natale”.
Alexis
fece un grande
sorriso e saltò giù dal divano, correndo intorno
al tavolo da caffè
per raggiungere Martha. “Guarda! Kate mi ha preso una
tartaruga
marina!”
“Vedo,
vedo!” sorrise a
sua volta Martha, afferrando il gioco che le veniva offerto
“E'
magnifica”.
“Si
chiama Hamilton” le
disse Alexis.
“E'
quello che dice
sull'etichetta?” chiese Rick.
“No”
rispose Alexis
indignata “E' solo il suo nome”
Hamilton
la tartaruga
marina. Alexis sapeva il fatto suo. Kate sorrideva mentre guardava
Alexis correre per la stanza con il giocattolo, relativamente
incurante del fatto che fossero tutti ancora lì. Fu distolta
dal suo
fantasticare quando Rick si alzò le porse un pacchetto.
“Rick,
non dovevi..”
disse, accettandolo. Lui alzò le spalle e lei lo
contemplò per un
secondo, prima di darsi una scossa mentalmente e aprire a sua volta
la borsa. “Anche io ho qualcosa per te”
“Non
avresti dovuto”
disse lui velocemente, ma accettandolo a sua volta.
“Siete
ridicoli” osservò
Martha mentre si sedevano, tutti e due fissando il regalo che non si
erano aspettati di ricevere.
Kate
lanciò un'occhiata a
Martha. “Scusa?”
“Niente”
sorrise Martha,
bevendo un sorso del suo drink “Niente di niente.
Apriteli”
Kate e
Rick si guardarono e
annuirono, aprendo i loro regali nello stesso momento. Kate tolse la
carta rossa e sollevò un libro rilegato. Lo girò
e sorrise. The
Thin Man era uno dei suoi preferiti. Rick stava ancora
scartando
il suo con notevole contenimento, quindi lei aprì il libro
dopo la
copertina e sussultò. Era autografato! Le aveva
regalato una
copia autografata del suo libro preferito! Come aveva fatto?
“Come..!?”
chiesero
entrambi nello stesso momento.
Si
fissarono, tra le mani i
loro regali, e le stesse espressioni di stupore dipinte sul volto.
“Io..”
“Questo
è fantastico!”
riuscì a dire Rick “Come hai fatto ad avere una
copia di Halo?
Nemmeno io sono riuscito a trovarne una!”
“Io..”.
Kate scosse la
testa cercando di venirne a capo. Le aveva procurato una
copia
autografata... “Conosco un tipo
che conosce un tipo..”
rispose lei.
Lui
sorrise radioso. “E'
grandioso! Grazie mille!”
“Grazie
a te” disse lei,
stringendo a sé il libro “Non riesco neanche ad
immaginare.. come
lo sapevi?”
“Quando
siamo andati a
pattinare hai detto che ti piacciono i gialli, e sei venuta alla mia
giornata degli autografi.. ho pensato che fosse un colpo
sicuro”
rispose lui tranquillo “Ti piace?”
“Da
morire” gli disse,
consapevole che in quel momento stava sorridendo come un'idiota.
“E'
uno dei miei preferiti in assoluto”.
Lui
sorrise di rimando.
“Sono contento”
Martha
si schiarì la voce e
Kate la guardò; Rick strinse gli occhi. “Hai
qualcosa da dire,
madre?”
Martha
scosse la testa
mentre Alexis ridacchiava in sottofondo, completamente presa dalla
sua tartaruga. “Niente. Sono felice che tu sia qui,
Kate”.
Kate
sbatté le palpebre e
passò le dita sul libro, con il braccialetto di Alexis che
si
muoveva sul suo polso. “Grazie, anche io sono felice di
essere qui”
rispose onestamente.
Martha
semplicemente
sorrise.
--Note
dell'autore (FanficwriterGHC)---
Link
della storia in lingua originale:
http://www.fanfiction.net/s/7176396/1/
Questo
autore è straniero e a gestire questo account è
la persona che traduce le sue storie.
L'indirizzo email della traduttrice è sara.bresciani@aol.com
Se
vuoi pubblicare su questo sito una traduzione di questo autore, e hai
il suo permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione
completa (nel caso di fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta).
Allora ti fornirò la password per accedere a questo account
--Note
della traduttrice (SaraIzzie)---
Ebbene si, sono ancora viva XD Mi scuso per la mia mancata perseveranza
nella traduzione di questa storia. Purtroppo tra il non avere un
computer mio, l'università e altri impegni, il tempo per
tradurre mi manca. Non scrivevo nè traducevo da un bel po'
di tempo, ma sapevo che era ora di postare e nelle poche ore libere mi
sono data da fare. Non abbandonerò questa fanfiction per
nulla al mondo, ma non farò promesse su quando
posterò il capitolo successivo, perchè
sicuramente non le rispetterei XD
Vi ringrazio di essere stati così pazienti e spero che anche
la traduzione di questo capitolo sia stata di vostro gradimento :)
Mi impegnerò al massimo per tornare presto con l'ottavo
capitolo :)
Buona domenica a tutti!
Sara
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