Mi scuso per: ritardo,
brevità del capitolo, errori di battitura e grammaticali.
Buona lettura.
Ora che ero rimasto solo a saltellare come un grillo di palazzo in
palazzo per raggiungere il Godaime, mi domandai quale sarebbe dovuta
essere la mia reazione. Non avrei certamente negato il fatto: quei tre
erano un disastro come gruppo. Ma se mi avessero imposto comunque di
lavorarci insieme, cosa avrei fatto? Mi sarei incaponito oppure avrei
concesso una seconda chance?
Arrivai al palazzo del Hogake. Il sole era oramai basso, eppure il
palazzo era una esplosione di luci. Mi addentrai a passo sicuro
all'interno di esso e raggiunsi la porta di Tsunade. Prima di entrarvi
sentii una voce molto arrabbiata, che sembrava stesse urlando, o
comunque esternando, tutto il suo disappunto.
«Mio figlio non può essere rimandato
all'accademia. Su che basi? Ha passato l'esame, quindi esigo diventi un
genin.» disse la voce maschile da dietro alla porta.
Quando entrai vidi un uomo della stessa età del padre di
Hinata, che stava, con le mani entrampe appoggiate sul tavolo, urlando
all'indirizzo di Tsunade. Nel vedermi fece una faccia disgustata e
irata. Si girò di scatto e mi venne incontro se non addosso.
«Tu, piccolo fetente traditore. Come osi rimandare indietro
mio figlio all'accademia?? Lo fai per vendetta o per aiutare la tua
piccola padrona qui?» occhi gelidi e pieni di risentimento,
ma anche pieni di orgoglio ferito.
«Io non ho respinto solo suo figlio, ma anche altri due
ragazzini e lo fatto per un buon motivo.» presi un bel
respiro, ero conscio che non sarebbe stata una passeggiata.
«Quei tre insieme sono un disastro! - dissi tutto d'un fiato
- Non collaborano, si azzannano tra di loro con insulti e lavorano come
degli egoisti. Per questo motivo li ho bocciati.»
«A me non importano le tue giustificazioni. Non me ne importa
un fico secco. Tu adesso li fai rientrare nella squadra e incominci a
fare missioni, così che MIO figlio diventi un ninja a tutti
gli effetti.»
«Oh e se non lo volessi fare? Mi obblighi? Sulla base di che
cosa? Non sei un Hokage solo lei può obbligarmi a
farlo!» ne ero convinto e speravo che Tsunade capisse le mie
motivazioni.
Lei era rimasta in silenzio fino a quel momento, non aveva proferito
parola da quando io ero entrato e sembrava che non avesse parlato
neanche in precedenza.
«Naruto, io ti ordino di riformare il team 7, che domani
mattina svolgerà la sua prima missione. - non si mosse,
parlò e basta - Questo è un ordine non
negoziabile!»
L'uomo, soddisfatto, uscì dalla stanza con un sorriso di
vittoria stampato in faccia.
Io rimasi fermo ad aspettare una spiegazione, che infatti non
tardò ad arrivare. Tsunade alzò il braccio di
scatto e colpì la scrivania spaccandola. Pezzi di legno e
carta si sparsero per tutta la stanza. Aveva la vena della tempia che
pulsava maledettamente veloce. Era incazzata nera e questo lo si poteva
vedere dall'aurea nerastra che l'ammantava.
«Tu, piccolo idiota di un ragazzino. Ti avevo detto che fare
l'insegnante era importante, che sono una situazione problematica e tu
vai a bocciare il figlio del braccio destro di HINATA HYUGA?! - mi
prese per il colletto ed iniziò ad urlarmi addosso - Sei
uscito fuori di senno? Ti ho affidato quel ragazzino, perché
tu potessi usare quella tua strana influenza positivista, che contagia
chiunque ti stia vicino e tu, idiota, vai a rovinare tutto. - si
fermò un secondo, mi fisso dritto negli occhi - Ora Naruto,
tu, ingoi il boccone amaro, come fanno tutti e li addestri. Gli
insegnerai come si collabora e come si diventa dei buoni
ninja.» detto questo lasciò la presa, si
girò e non disse più nulla.
Io ero frastornato, non sapevo cosa dire, mi passai una mano fra i
capelli.
«Ok. Vedrò di fare quello che posso.» mi
girai e me ne andai.
Avevo forse sbagliato? Avevo veramente causato dei problemi a Tsunade.
A quanto pare i problemi si stavano ammassando sempre di più
sotto il tappeto. Immerso in questi pensieri, non mi resi conto della
persona davanti a me, tanto che ci andai a sbattere.
«Scusa non l'avevo vista» dissi io imbarazzato. Era
una ragazza con i capelli biondi corti, gli occhi celesti e un corpo da
favola. Era bellissima. Non sapevo che al villaggio ci fossero tali
bellezze. Lei mi scrutò un attimo.
«Io ti ho già visto da qualche parte - disse lei
con sguardo indagatore - ma non ricordo. Aspetta, ma tu sei
Naruto!!» esclamò gridando.
Io non capivo, non conoscevo nessuna così bella, a parte
Sakura, al villaggio. Vedendo che io non reagivo, si mise a ridere.
«Naruto, guarda che sono io, Ino.»
«Tu sei Ino? Non ti avevo riconosciuta con quei capelli
corti»
«Oh questi - si prese una ciocca tra le dita - piccolo
incidente di percorso.» non aggiunse altro come se fosse
parte di una cicatrice ancora aperta.
«Non sapevo fossi tornato.»
«Sono rientrato due giorni fa - il mio stomaco
iniziò a brontolare - Scusa, ma inizio ad avere un po'
fame.» dissi imbarazzato. Lei si mise a ridere.
«Beh se hai voglia ti faccio compagnia io. Immagino tu stia
andando da Ichiraku.»
«Grazie Ino, ma come mai vieni anche te?» domandai
per curiosità. In fondo io e Ino non avevamo mai avuto un
vero e proprio rapporto, le uniche cose che avevamo in comune erano
sakura e alcuni amici, come Shikamaru, oltre a questo il nostro era
sempre stato un rapporto lavorativo.
Lei mi guardò sorpresa, come se la domanda che le avevo
posto fosse insensata.
«Siamo amici e non ci si vede da un po', tutto qua, o per
caso ti do fastidio?»
«Per nulla, anzi mangiare in compagnia è sempre
meglio che da soli.»
Ci avviammo chiacchierando per le vie di Konoha. Mi raccontò
di Shikamaru e del fatto che, dopo essere stati insieme per qualche
tempo, era stata lei a lasciarlo, si era messo con Temari.
«Temari? La sorella di Gaara?» chiesi stupito io.
«Si proprio lei. Come al solito lui non ha fatto nulla,
decise tutto Temari.» si mise a ridere, sembrava fosse
veramente felice.
Arrivati all'Ichiraku ci sedemmo ed ordinammo. Finito di mangiare, per
festeggiare quella atipica rimpatriata decisi di offrirle da bere
sakè. Mentre stavamo bevendo, con l'alcool che iniziava ad
affacciarsi ai nostri cervelli, le feci la domanda che più
in realtà volevo porle.
«Dimmi Ino, come hai potuto lasciare Sakura sola?»
lei si rabbuiò e prese a giocare con il bicchierino del
sakè.
«In realtà io...No, la verità
è che ero molto felice quando si mise con Sasuke, ero
contenta, perché finalmente aveva realizzato il sogno della
sua vita. Ma quando Sasuke fece quello che fece, io, non seppi
più come trattarla: era un'amica o una nemica.
Vigliaccamente mi allontanai. Con la nascita del figlio, per senso di
colpa, tentai di riavvicinarmi, ma lei era diventata un istrice, chiusa
in se stessa non faceva avvicinare nessuno, neppure Lee. Io ora mi
limito a farle da guardia del corpo da lontano.» davanti a
tutta quella tristezza l'abbracciai forte, lei ricambiò. Fu
un abbraccio strano, tra i fiumi dell'alcool e la situazione, per la
prima volta provai un forte affetto per Ino. Le diedi un bacio sulla
guancia e sorrisi.
«Non preoccuparti Ino, ci penso io a proteggere Sakura e suo
figlio.»
«Sei il solito idiota. Sempre a correrle dietro, sempre a
proteggerla. Perché Naruto, quando sei davanti a lei non ti
arrabbi mai? Perché la difendi sempre, qualsiasi cosa lei
faccia?»
Ci pensai su a causa della sbronza, che iniziava a salire, poi mi venne
l'illuminazione.
«Perché ogni principessa ha diritto al suo
cavaliere!»
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