BELIVE EIN ME
Pov
Robert
Oggi
è il compleanno
di Kristen.
Oggi,
la mia ragazza, fa'
diciassette anni.
Ci
sto pensando da ieri
notte, quando siamo andati a dormire insieme, nella cameretta della
sua casa di Londra. I suoi genitori ancora non mi parlano ma Jules ha
fatto in modo che io possa stare da loro "finché non
trovo una sistemazione migliore", parole sue. Perché non
posso vivere più qua, ovvio. Devo trovare una casa vera,
visto
che presto non saremo solo io e Kristen, ma anche.. il bambino.
Ancora non riesco a pensarci senza avere almeno un minimo di
esitazione, è più forte di me.
Cerco
di farlo pesare il
meno possibile a Kristen, che in tutto questo tempo ha sempre evitato
di parlarne davanti a me. Si vergogna persino a spogliarsi davanti a
me, odia che io gli tocchi la pancia e si sposta ogni volta, parla
molto con mia sorella, sua madre e Sam ma con me è raro che
parli di argomenti che non siano, diciamo, neutri. Lo scorso mese,
per festeggiare il nuovo lavoro che mi ha trovato mia madre in una
minuscola casa discografica, mi ha organizzato una bellissima festa
con tutti i miei amici, c'era anche Victoria con Cameron e Marcus con
una ragazza dai capelli neri a caschetto che fa' un corso di
recitazione appena fuori città, che Marcus ha definito come
la
sua "nuova musa", quindi dubito che durerà più
di un paio di mesi. Ma almeno è venuto. Kristen mi ha
comprato
un paio di plettri nuovi per la chitarra, una custodia per
quest'ultima e ha prenotato un'ala di un ristorante solo per me, lei
e i nostri amici. Naturalmente, per l'occasione, ha indossato una
maglietta rossa stramegalarga e per tutta la sera non ha fatto
neanche un cenno al bambino, neanche il minimo, anche quando l'ho
vista sbiancare per una delle sue solite nausee non ha detto niente e
ha continuato a ridere e parlare con tutti.
E
oggi è il suo
compleanno e io non so che fare.
Non
ho organizzato niente,
le ho comprato a malapena un regalo.
La
verità è
che sono stato talmente preso dai miei pensieri sul bambino da non
rendermi conto del tempo che passava e dal fatto che, forse, avrei
dovuto organizzare qualcosa visto che lei per me ha tirato
sù
un circo.
Mi
giro nel letto e guardo
il viso di Kristen.
Ha
le mani sotto il viso e
la bocca semi aperta.
Dopo
un po' che la sto
fissando apre gli occhi anche lei.
«Ehi..
ciao».
«Ciao,
amore»,
le accarezzo il viso e lei sorride, ancora assonnata. «Buon
compleanno, piccola».
Lei
fa' una smorfia. «Dio,
è vero.. uhm, grazie».
«E'
il tuo primo
compleanno insieme, amore».
«E
il mese prossimo
sarà il tuo, non possiamo festeggiare solo il
tuo?».
«Mh,
no».
«Eddai,
Rob. Non mi
piacciono i compleanni, specialmente il mio».
«Fai
diciassette anni,
piccola. È una data importantissima».
«Quelli
sono i
diciotto. I diciassette sono solo una via di mezzo».
«Non
per me. Quindi,
buon compleanno amore mio».
Lei
fa' di nuovo una smorfia
ma poi sorride e mi bacia. «Mi piace solo perché
ci sei
tu..», so che nella sua testa sta pensando a lui
– o
lei – come sempre, ultimamente. Ogni cosa
che dice, pensa o
fa' ha in qualche modo a che fare con quello che le sta crescendo
dentro la pancia. È come se non avesse finito la frase, come
se mancasse una parte, o una persona.
«Si..».
«Ehi,
tutto okay?»
mi chiede.
«Si.
Vieni, facciamo
colazione».
«Okay..».
Mi
alzo e lei fa' lo stesso,
afferrando una vestaglia che le copre bene la pancia. Ormai noto solo
quello, noto solo il modo in cui lei si nasconde da me, come si
vergogna di stessa, come io mi vergogno di me stesso per come la
faccio sentire.
«Amore,
sei sicuro di
stare bene?», Kristen mi appoggia una mano sulla spalla
mentre
scendiamo le scale.
«Tutto
perfetto,
amore».
«Sei
sicuro? Se stai
male possiamo anche tornare a letto, chiedo a mia madre di..».
«No»,
le lascio
un bacio dolcissimo sul naso, sperando che basti a farla stare zitta
e ci riesco. «Va bene così. Facciamo colazione,
così
possiamo uscire».
«Uscire?»,
si
siede a tavola, fissandomi con quel suo sguardo da bambina.
«Dove
si va di bello?».
Uhm,
ottima domanda.
«Sorpresa».
Storce
il naso, di nuovo.
«Lo sai che non mi piacciono».
«E'
il tuo compleanno,
lasciami fare, piccola..».
Solleva
le mani in segno di
resa e sorride, «Come vuoi. Ma spero per te che tu non mi
abbia
comprato niente».
Almeno
quello.
«Kristen, basta
parlare. Mangia» la rimprovero.
Lei
scuote la testa,
abbassando lo sguardo, sembra.. imbarazzata. «Nausea
mattutina... non posso mangiare, o vomito tutto».
Ah,
giusto. Nausee.
Mattutine, quindi.. di mattina. Vomito. Okay, capito.
Non
ho ancora capito molto
bene come funziona questa cosa. A volte si sveglia ed è di
una
bellezza raggiunte, tutta allegra e pimpante, se si mette una
maglietta larga quasi mi dimentico che sia incinta. Ci sono altre
mattine, invece, che sono come questa; non mangia, non si alza quasi
dal letto e passa tutta la giornata al telefono con Sam o viene mia
sorella Lizzie a farle compagnia, a volte persino Victoria. E'
incredibile quanto Kristen si sia avvicinata alle mie sorelle e
come.. si sia allontanata da me. Ma non è colpa sua,
è
colpa mia. Ma forse, per la prima volta in vita mia, sto iniziando a
capire qualcosa. È colpa mia ma non per questo deve andare
male per forza, esattamente come è colpa mia può
anche
essere la mia occasione per cambiare le cose.
Mi
alzo e le vado incontro,
prendendole il viso fra le mani e lasciandole un dolce bacio sulla
fronte. «Se ti senti male, dimmelo sempre. Ti amo, lo sai
vero?», lei sembra un po' confusa ma annuisce lo stesso.
«Allora,
cosa vuoi
fare oggi?».
«Rob..».
«E'
un giorno
speciale, tutto quello che vuoi».
«Non
voglio fare
niente.. voglio solo stare con te..».
«Vuoi
uscire a pranzo?
Vuoi uscire con Sam? Tutto quello che vuoi, amore».
«Non
voglio fare
niente, davvero..», abbassa lo sguardo, fissandosi la pancia.
«Kristen..»,
cerca di capire quello che prova, rendila felice, comprendila,
fa' qualcosa per lei e non
per te, per una cazzo di volta in vita tua, «se
stai male,
io posso.. non so, fare qualcosa? Vuoi che vada a prenderti delle
medicine in farmacia? Ci metto un attimo. O posso prepararti
qualcosa. Basta che tu stia meglio, amore».
Lei
accenna un sorriso,
riconoscente. «Voglio tornare a letto, ho la testa che mi
gira
un po' amore.. ti dispiace?».
In
realtà, si.
Vorrei
uscire con lei.
Farla
sentire speciale.
Vorrei
organizzarle qualcosa
come lei ha fatto per me, non solo starcene a letto.
Ma
annuisco e la prendo per
mano.
Kristen
si toglie la
vestaglia che si era messa per andare di sotto e si mette seduta sul
letto, indossa una mia maglietta che le sta grande il doppio, ha
ancora i capelli tutti spettinati di chi si è appena
svegliato
e un paio di pantaloni della tuta che, un tempo, appartenevano a me
ma che non metto da una vita e che ormai hanno il suo profumo.
Mi
siedo sul letto e lei si
mette a gambe incrociate davanti a me.
«Spara»
dice.
«Eh?».
«Oh,
andiamo! Sei
tutto dolce, cosa vuoi?».
«E'
il tuo compleanno,
amore».
«Si..
ma, non è
detto che per forza tu debba essere dolce e farmi fare tutto. E poi..
non so, ho la sensazione che tu stia escogitando qualcosa. Robert, se
hai organizzato un qualche tipo di festa giuro che..», le
metto
una mano sulla bocca, fermando il flusso di parola che stavano per
uscire dalla sua bocca.
«Nessuna
festa, volevo
solo.. non so, mi sono appena reso conto di essere stato uno stronzo
con te in questo ultimo periodo... quindi volevo farmi
perdonare».
Kristen
fa' un sorriso un
po' triste e mi accarezza il viso, «Non hai niente da farti
perdonare, Rob..».
Faccio
aderire completamente
la mia guancia alla sua mano, «Non voglio che tu pensi che ti
sto lasciando sola perché amore, non è
così..».
«Ma
io non lo penso,
Rob».
«Tu..
tu dici così,
ma io lo vedo, Kristen. Vedo come.. come ti comporti e mi dispiace
davvero tanto.. vorrei solo renderti felice, mi sto impegnando.. lo
sto facendo sul serio, amore, lo giuro».
«Lo
so, amore..»,
mi getta le braccia al collo e mi abbraccia. Si siede sulle mie
ginocchia, premendo la sua pancia contro la mia, da quanto non la
sentivo così bene contro di me? È cresciuta,
quella sua
piccola pancia, è cresciuta e adesso è molto
più
grande di quanto pensassi.
Le
sfioro un fianco con la
mano e, lentamente, come se stessi toccando un vaso prezioso o un
qualcosa di molto fragile, faccio scivolare la mano fino alla sua
pancia. Entrambi tratteniamo il respiro.
«E'
cresciuta..»
dico.
«Già..
be', ci
sta crescendo dentro nostro figlio..».
Nostro
figlio.
Oh,
che strano effetto.
«Nostro
figlio...»
mi gusto quelle parole che escono dalla mia bocca, non suonano
così
male, anzi.
«E'
bellissimo
sentirtelo dire.. posso prendermi questo come regalo di
compleanno?»
mi chiede, sorridendo.
«Non
se ne parla».
«Pff,
che cattivo.
Amore?».
«Mh?»,
non tolgo
la mano, continuo a sfiorarle la pancia. Per molto tempo ho avuto
paura di farlo. Avevo accettato Kristen, la sua scelta di portare
avanti la gravidanza e di starle vicino perché l'amavo ma
non
avevo accettato appieno la creatura che stava crescendo dentro di
lei, almeno.. fino ad ora. La pancia di Kristen è tonda,
grande e.. mi attira come una falena è attirata dalla luce,
improvvisamente vorrei poterla accarezzare per tutto il giorno.
«Puoi
dirlo di
nuovo?».
«Che
cosa?».
«Quelle
due paroline.
Hai capito, dai... è stupendo sentirtelo dire».
«Ah,
ho capito»,
le sollevo un po' la maglietta e appoggio il palmo della mano sopra
la sua pancia, «nostro figlio. Qua dentro c'è nostro
figlio».
«O
figlia..» mi
corregge lei, adagiandosi a me, rilassata.
«Giusto..»,
un'idea nuova si forma pigra nella mia testa e prima che me ne renda
conto mi è già uscita di bocca.
«Hai
già scelto
il nome..?».
Kristen
sorride e appoggia
la testa contro la mia spalla, stendendo le gambe sul letto e
adagiandosi meglio contro di me, mettendo una mano sopra la mia sulla
sua pancia. «No.. voglio deciderlo con te».
«Con..
me? Mh, fammi
pensare..».
«Se
è un
maschio?».
«Robert
Junior».
«Non
dire cazzate,
Rob».
«Come?
Secondo me
andava bene».
«Mh,
si, certo. Altre
idee?».
«Tu
come vorresti
chiamarlo, amore?», le porto una ciocca di capelli dietro
l'orecchio, baciandole la fronte.
«Non
lo so.. pensavo a
qualcosa di strano, ma voglio anche un nome tradizionale.. non ho le
idee ben chiare. Che ne dici di... Nate?».
«Mio
figlio non si
chiamerà...Nate».
«Che
ha che non va'
Nate, scusa?».
«Niente,
niente. Altre
idee?».
«Visto
che fai tanto
il difficile, proponi qualcosa tu!».
«Io
ho già
proposto Robert Junior e tu mi hai bocciato l'idea. Ma, se proprio
insisti, qualcosa come.. Christofer? O Harry? Magari anche Kevin o
Luke».
«Eh
si, magari anche
George, Jordan, Carlos, Charlie e..».
«CHARLIE!».
«Che
cosa?».
«Charlie!
Charlie mi
piace! E' perfetto! Possiamo anche chiamarlo "Chuck" o.. il
nome intero è "Charles" vero?».
«Si.
Mh, Charlie...
si, piace molto anche a me. Teniamolo in considerazione, va bene? Va
bene sia se è maschio sia se è una bambina,
è
adatto», solleva la testa e mi bacia la mascella, rendendo
subito il bacio in una serie di piccoli morsi sparsi sulla mandibola,
poi sul collo e poi di nuovo su, fino alle labbra.
«Mh..
piccola».
«Mi
manchi..»,
mi cinge il collo con le braccia, attirandomi a sé.
«Non..
non voglio
che..».
«Shh..
Rob, per
favore, ti amo.. mi manchi.. okay? Mi manchi da morire. Sono solo
incinta, non malata. E sono innamorata, ho bisogno del mio ragazza..
ne ho davvero, davvero, davvero bisogno, amore»
mi
sussurra all'orecchio mentre si sdraia sul letto e mi attira ancora
di più a sé. Mi sistemo sopra di lei, cercando in
ogni
modo di non pesare troppo sulla sua pancia.
«Mi
sei mancata da
morire anche tu, bimba».
«Aw..».
Con
un movimento veloce ma
attento l'afferro per i fianchi e ribalto la situazione, sistemandola
sopra di me.
«Si..
forse è
meglio» approva.
«Decisamente
meglio»
dico, togliendole la maglietta e appoggiandole entrambe le mani sulla
pancia. Cazzo, è davvero grande... e pensare a quello.. a
cosa, a chi, c'è dentro, mi rende
inquieto ma non
spaventato. Adesso che sono più rilassato, non mi spaventa
più
l'idea di cosa si sta creando dentro Kristen, nella mia testa si
è
creata l'immagine di un essere minuscolo, con i suoi occhi verdi.
«Rob..».
«Si?».
«Ti
amiamo, lo sai?».
«Oh».
«Io
e.. uhm, Charlie».
Le
accarezzo i fianchi e lei
si inchina per baciarmi di nuovo, portando le sue mani sul mio viso
mentre io l'aiuto a sfilarsi i vestiti rimasti. «Kristen..
Kristen, devi.. devi farmi una promessa».
Lei
annuisce e mi bacia
ancora, «Tutto quello che vuoi..».
«Devi
promettermi che
non lascerai mai più che io mi allontani da te, qualunque
sia
il motivo. A costo di prendermi a pugni in faccia, tu non permettere
mai più che io faccia anche solo un passo lontano da te, me
lo
prometti? Ho bisogno di sapere che tu mi terrai ancorato al tuo
fianco, che mi spingerai a reagire anche quando la parte più
codarda di me prenderà il sopravvento, anche quando mi
comporterò come un idiota o un coglione o semplicemente come
il ragazzino che sono, mi dovrai prendere da una parte e ricordarmi
che io ti amo e che insieme possiamo affrontare qualunque cosa, che
se siamo arrivati fino a qua un motivo c'è ed è
la cosa
che sta crescendo dentro di te. Ecco, lui o lei che sia, è
il
motivo per cui noi siamo arrivati fino a qua. Ho avuto paura, lo
ammetto, ma adesso mi rendo conto che.. forse, e dico forse,
c'è
ancora speranza per me, ma solo grazia a te perché sei solo
tu
il motivo per cui io credo in me. Tu mi hai fatto credere in me
stesso, mi hai preso per mano e mi hai condotto dove non credevo
possibile arrivare, anche quando sarei dovuto essere io a farlo tu
non ti sei mai tirata indietro, mi hai sempre aiutato, mi hai amato,
mi hai reso felice, mi hai reso l'uomo più felice del mondo
con un semplice sorriso e io ti amo. Ti amo da morire e voglio vivere
felice, con te, per sempre».
Kristen
ha gli occhi lucidi
e le mani appoggiate sul mio petto, tremano. «Ho solo fatto
quello che pensavo fosse la cosa giusta da fare... amarti era ed
è
la cosa giusta da fare».
«Continua
a pensarla
così, per favore», le accarezzo la schiena
provocandole
un milione di brividi che sento contro la mia mano.
«Sempre».
«Sempre».
«Sai...»,
si
porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si morde il labbro,
«non ho mai pensato di innamorarmi sul serio.
Cioè,
prima di conoscere te pensavo che l'amore non ci sarebbe mai stato
nella mia vita; c'era quello dei miei genitori e quello dei miei
fratelli, ma sentivo che ero destinata a qualcosa di più..
grande, più complicato direi ora, ma non mi sarei mai
immaginata di amare una persona nel modo in cui amo te».
«Neanche
io pensavo di
potermi innamorare così. Diciamo che pensavo che non mi
sarei
mai innamorato e basta».
«E
perché mai?
Sei un bravo ragazzo, te l'ho sempre detto. Gli sbagli che hai fatto
da giovane non contano sull'uomo che sei ora, amore».
«E'
per questo che ti
amo.. o almeno uno dei tanti motivi», prendo una delle mani
che
ha appoggiato sul mio petto e la bacio, mentre la faccio sdraiare sul
letto e osservo il suo bellissimo viso, per poi passare al petto
coperto a malapena dal reggiseno, per poi finire con lo sguardo su
quella pancia tonda che cresce ogni giorno di più.
«Tu
hai creduto in te, non lo dico tanto per dire. Tu hai davvero creduto
in me, fin dall'inizio tu hai visto in me qualcosa che gli altri non
vedevano.. che neanche io vedevo, a dire il vero. Ma tu l'hai visto e
l'hai fatto vedere anche a me. C'è voluto un po', ma ce
l'hai
fatta, amore».
«Dovevo
farcela, tu dovevi vedere
quello che c'è dentro di te..».
«Ora
l'ho visto.
Grazie, piccola».
«Non
credo che sia
semplicemente finita qua, però..».
«No?
E perché?».
«Non
può essere
così facile. Non ci sarebbe gusto, no?».
«Cosa
hai in mente?».
Un
sorriso malizioso si posa
su quel viso d'angelo. «Una bella sfida. Devo continuare a
farti vedere che uomo meraviglioso sei per il resto della tua vita.
Credo che mi darai filo da torcere».
«Ci
puoi giurare»,
ricambio il sorriso.
«E
io che speravo di
potermi riposare..».
«Non
mi ami per
poterti riposare, mi ami perché infondo hai visto in me una
sfida che volevi vincere fin dal primo giorno».
«Mi
spieghi perché
mi hai fatto mettere una benda davanti agli occhi?».
«Shh,
è una
sorpresa».
«Ma..».
«Shh,
siamo quasi
arrivati».
«Rob,
siamo ancora a
casa mia. Siamo in cucina, guarda che non sono stupida».
Oh,
pensavo di averle fatto
perdere almeno un po' l'orientamento facendola girare per la casa per
dieci minuti buoni. «Eh.. uh, si. Zitta, stai rovinando la
sorpresa».
«Okay,
okay».
«Grazie».
La
faccio spostare in
soggiorno e la deposito sul divano. Appoggiata al muro, Sam mi
sorride e mi incita a toglierle la benda. «Allora»,
prendo un bel respiro, «so benissimo che tu detesti le feste
e
tutto quello che si avvicina anche solo lontanamente a una festa a
sorpresa ma questa non è una vera e propria festa quindi..
non
uccidermi, ricordati che mi ami alla follia. Quindi.. niente, ecco
qua..», le tolgo la benda e lei finalmente vede tutte le
persone che ci sono nella stanza.
Sam
che le corre incontro e
l'abbraccia, stritolandola.
Tom
le sta dietro, in attesa
del suo turno.
Marcus,
con una nuova
ragazza. Questa ha i capelli rossi e lentiggini in tutto il viso, un
viso sveglio e un'espressione maliziosa in viso, un cerchietto da
bambina che corona il tutto. Le stringe la mano e lei sorride,
leggermente a disagio visto che non conosce nessuno, non so neanche
come si chiama.
Cameron
con Victoria sono
appoggiati al divano sul quale è seduta Kristen, mia sorella
mi sorride e mi lancia un messaggio ben chiaro con lo sguardo, "ben
fatto, Rob".
Dana
e Lizzie stanno ridendo
come pazzi per la faccia che ha fatto Kristen quando ha visto tutte
le persone che si trovavano in casa sua. Taylor cerca di guardare da
un'altra parte.
«Ma..
ma.. non
capisco? Mi sono addormentata solo per qualche minuto.. come.. come
hai fatto a farli venire tutti a casa? E mamma e papà? Rob,
ma
che...».
«Dormivi
così
bene che ho pensato "perché non invitare a casa tutte le
persone che le vogliono bene per festeggiare tutti insieme il suo
diciassettesimo compleanno?", mi è sembrata un'ottima
idea. Non è una festa, amore, è solo un modo per
passare la giornata con le persone che ami. Ho chiamato tutti quanti
mentre dormivi e ho chiesto loro di passare a prendere cibo a
volontà
per pranzare e cenare tutti insieme, naturalmente ho chiesto prima ai
tuoi genitori e loro hanno accettato subito... be', tua madre ha
accettato, a dire il vero. Spero che ti piaccia come idea..».
Kristen
ha di nuovo gli
occhi lucidi. «Si... si... santocielo, si!».
«Meno
male, ero già
pronto a spedire tutti a casa e portarti in camera da letto per farmi
perdonare».
Kristen
diventa rossa come
un pomodoro e Cameron mi lancia un'occhiata omicida.
«Dicevo
solo per
dire...», mi scuso.
«Si..
certo»,
Cameron mi da una pacca sulla spalla, «hai fatto una cosa
giusta, Rob, non rovinare tutto. Chiudi quella cazzo di bocca e vammi
prendere una birra, devo essere allegro per tenere compagnia alla mia
sorellina».
Victoria
si mette in mezzo,
«Niente birra per te».
«Ma..».
«Cameron,
ho detto no.
Fine della discussione. Non farmelo ripetere».
«Okay...».
Poi
Victoria fa' una cosa
che non le avevo mai visto fare, si trasforma all'improvviso nella
persona più dolce del mondo, le grondano quasi caramelle
dagli
occhi e sembra diventare una torta di amore puro, con il miele che le
cola dalla punta delle dita. «Il mio Cammy Cammy»,
gli
circonda il collo con le braccia e lo bacia davanti a tutti.
Cameron
la stringe forte,
ricoprendo la giacca formale di Victoria con le sue braccia tatuate.
«La mia Vicky» dice lui.
Nella
stanza si crea un
silenzio imbarazzato; mi giro verso Kristen, che sta ridendo
guardando Dana che finge di vomitare. Prima avrei riso anche io ma
adesso sono contento dell'atmosfera che c'è in casa,
sembrano
tutti contenti, felici. A parte Taylor, hanno tutti trovato qualcuno
da amare. È bello vedere Kristen al sicuro, circondata dalle
persone che le vogliono bene, sicura che nessuno di loro le
farà
mai del male o le volterà mai le spalle.
Mi
avvicino e mi siedo
accanto a lei, circondandole la vita con un braccio. «Ti
piace
davvero?» le sussurro all'orecchio. Lei si gira verso di me,
ha
gli occhi lucidi, ma un sorriso che va' da un orecchio all'altro.
«E'
tutto perfetto, Rob, grazie. Ti amo».
Mi
sento bene, in pace con
me stesso. «Buon compleanno, piccola», e stavolta
non fa'
nessuna smorfia.
*
Nessuno
mi aveva preparato a
questo. Nessuno mi aveva detto che sarebbe stato così
complicato restare fuori dalla sala parto mentre la ragazza che ami
sta dando alla luce tuo figlio. Me ne sto qui, in attesa, insieme a
me c'è soltanto Tom perché era con me e Kristen
quando
ha perso le acque. Non ne abbiamo mai parlato, non mi ha mai detto se
le sarebbe piaciuto se io entrassi dentro con lei oppure aspettassi
fuori e ora continuo a fare avanti e indietro nella sala d'attesa
mentre le urla attutite di Kristen mi arrivano come coltellate alla
pancia. Oddio, la sua pancia, adesso in quella pancia il nostro
bambino starà lentamente scivolando fuori, è uno
spettacolo che non riesco a capire appieno ma all'improvviso so che
non voglio perdermelo e sopratutto non voglio lasciarla sola in
questo momento. Ma la paura mi fa' stare con i piedi ancorati al
pavimento.
«E
se entro...?».
«Dovresti.
Io sto
cercando di chiamare Sam da due ore ma è a scuola, cazzo. Le
avevo detto che non doveva andarci oggi, Cristo!».
«Io
ho chiamato mia
madre e i genitori di Kristen, stanno arrivando. E se
entrassi..?»
chiedo di nuovo.
«ENTRA!
Certo che devi
entrare! Muoviti, la tua ragazza sta partorendo tuo figlio, porca
troia, entra là dentro e.. non so, stringile la mano, nei
film
lo fanno sempre».
«Dio,
non doveva
andare così, Tom. È prematuro di tre
settimane!».
«E
allora? Muovi il
culo, Pattinson!».
«Okay,
okay.. entro,
ho deciso, entro».
Una
delle infermiere mi ha
lasciato un camice verde nel caso decidessi di entrare, è
appoggiato contro un appendino e me lo infilo in fretta, il cuore che
batte a mille. Dovrei bussare? No, che cretino che sono, non si bussa
alla porta di uno sala parto.
Spalanco
la porta ed entro.
Kristen
è sdraiata su
un lettino, uno sciame di infermiere le gironzola attorno mentre un
dottore continua a ripeterle «spinga, spinga» con
una
voce troppo pacata, scommetto che a Kristen da i nervi.
I
suoi occhi incontrano i
miei e tutto il resto della stanza scompare.
Ha
i capelli appiccicati
alla fronte, continua a espirare ed espirare mentre un'infermiera le
stringe forte una mano e continua a dirle che sta facendo un ottimo
lavoro. «Rob!» urla.
Una
delle infermiere mi
lancia un'occhiata scocciata. «E' il padre? Finalmente! Venga
qua, presto», lascia la mano a Kristen, cedendomi volentieri
il
posto. Quando mi posiziono accanto a lei e stringo la mano a Kristen
capisco subito il perché, non l'ho mai sentita stringermi
così
forte, mi sta per amputare una mano.
«Sei
entrato alla
fine...», è stanca morta, si vede.
«Non
sarei mai
mancato, amore», sorride, o almeno ci prova.
«Mamma..
mia mamma..».
«Sta
arrivando,
piccola, sta arrivando» le scosto i capelli dal viso e cerco
di
nascondere il dolore alla mano.
«Rob...
fa'... fa'
malissimo..», il suo viso viene annientato da una smorfia di
dolore.
Guardo
il medico. «Quanto
manca?».
«Ci
sono
complicazioni, il bambino ha difficoltà a uscire e la
signora
non sta respirando bene, deve cercare di calmarla o dovremo optare
per il cesario».
Kristen
spalanca gli occhi
alla parola "cesario". «NO! NO, NO, NO! ROBERT, NON
LASCIARE CHE MI FACCIANO IL CESARIO. Amore, amore.. per favore... oh,
DIO, che male! Rob, per favore.. per favore, non..».
Le
prendo il viso fra le
mani e le bacio la fronte, «Andrà tutto bene,
amore, ci
sono io, capito? Ma tu devi collaborare almeno un po'.. ti ricordi il
corso pre-parto e il corso di respirazione e tutti quegli altri corsi
che tua madre ci ha costretti a fare insieme?», lei annuisce
piano, ha le lacrime agli occhi, «Ecco. Adesso dobbiamo
metterli in pratica. Calma, piccola, ci sono io. Respira,
tranquilla».
Una
delle infermiere mi da
una pacca sulla spalla e mi mima con le labbra "continui
così".
«Spinga!»
urla
il dottore.
«FA'
MALE!» si
lamenta invece Kristen.
«Amore,
lo so che fa'
male..».
«NO
CHE NON LO SAI,
ROBERT! Non ti sta uscendo la testa di un bambino da un
buco!».
Okay,
mossa sbagliata. «Hai
ragione, non lo so, ma so che tu vuoi vedere questo
bambino,
amore, e lo voglio vedere anche io. E il modo più veloce per
farlo è respirare come ti hanno insegnato al corso e cercare
di calmarti, capito piccola?».
«Non
ce la faccio,
Rob.. non ce la faccio.. ho sbagliato tutto, fin dall'inizio.. AAAH,
CHE MALE, DIOSANTO!».
«Non
hai sbagliato
niente, amore, assolutamente niente. Devi solo calmarti un
po'..»,
ma il panico stava prendendo possesso anche di me, e se Kristen
davvero non ce l'avesse fatta? Un cesareo non me l'avrebbe mai
perdonato. «Andrà tutto bene, amore, te lo
prometto».
«Okay..
okay.. ci...
ci.. ci provo», mi stringe di nuovo la mano, ancora
più
forte di prima.
«Brava,
così..
respira, tranquilla».
«Voglio
mia mamma,
Rob.. chiamala, dille di venire.. dille.. mamma.. mamma..
mamma...».
«Sta
arrivando,
Kristen, sta arrivando ma non è ancora qui.. tu cerca di
fare
del tuo meglio, piccola, forza».
Così
riprende a
respirare con più calma, le spinte si fanno più
forte e
il tono del dottore più deciso.
Non
so quanto restai dentro
quella sala parto.
Forse
due minuti, forse due
ore.
Kristen
continuava a
spingere e ogni tanto si lasciava andare a urla e lamenti, ma adesso
cercava davvero di farcela, ce la metteva proprio tutta, ormai era
sfinita.
«Ci
siamo!» urla
il medico.
«Rob..
ci siamo.. Dio,
oh.. oh, ah!».
«Vedo
la testa! Vedo
la testa, signor Pattinson!».
«Kristen,
amore, sei
bravissima, sei davvero stupenda, bimba.. continua così,
è
finita, un ultimo sforzo, amore.. ultimo sforzo».
«Si..
va.. va bene».
«Forza,
signorina,
manca poco!».
«Quanto..?».
«Lei
spinga, non si
preoccupi».
Le
infermiere circondano
Kristen, una la rassicura, l'altra controlla alcuni macchinari, alcune
escono dalla stanza, visto che ormai il loro lavoro è
praticamente finito.
«Eccolo
qua!».
«Sta
uscendo?»,
ho il cuore a mille, adesso sono io ad aver bisogno della stretta di
mano di Kristen.
«Vedo
la testa!».
Cinque
secondi dopo sentii
il suono più bello del mondo: il gemito di un bambino e il
suo
successivo urlo\pianto, era come se stessa già urlando
contro
il mondo, dicendo "sono qui, ce l'ho fatta!" e anche io
volevo urlarlo. E invece strinsi più forte la mano di
Kristen
mentre un'infermiera prendeva il bambino dalle braccia del medico e
lo voltava verso di noi. Il cordone ombellicale ancora legato a
Kristen. «Congratulazioni, è un bella femminuccia,
forte
e sana» dice.
«Charlie...»
sento sussurrare a Kristen.
«Si,
amore, Charlie».
Una
bambina.
Una
bellissima e sana
bambina.
Non
so perché ma mi
ero sempre immaginato la creatura che nasceva dentro Kristen come una
specie di mini me, un esserino minuscolo che avrebbe preso tutti i
miei difetti, invece adesso che so che è una bellissima
bambina posso associarla a Kristen. Sarà come lei,
sarà
perfetta.
«Vuole
avere lei
l'onore?» chiede il dottore.
Ci
metto un secondo di
troppo a capire che sta chiedendo a me e che mi sta chiedendo di
tagliare il cordone ombelicale. Tentenno, poi lascio la mano di
Kristen e prendo le forbici che mi sta porgendo il medico.
Tac,
adesso è ufficialmente la nostra bambina.
«Ecco
qua..»,
l'infermiera mi porge la bambina, «la porti alla sua
ragazza».
La piccola è davvero morbida e anche se è tutta
sporca
di sangue e altra roba che non riconosco, è bellissima.
Tenerla finalmente fra le braccia è una sensazione
sconvolgente, è come se non fosse davvero qui, né
lei
né io, forse questo è solo un sogno e mi
sveglierò
e mi ritroverò da solo.
«Fammela
tenera, per
favore... Rob.. posso..?».
«Oh,
si, certo..»,
mi risveglio dal mio non-sogno e porgo la bambina a Kristen, che la
tiene fra le braccia come se fosse la cosa più naturale di
questo mondo. Al contrario di me ero impacciato e temevo di farla
cadere. Lei invece le bacia la fronte e la tiene stretta a
sé,
come solo una mamma sa fare.
«Ehi..
ciao..»
le sussurra, «sono la mamma.. ciao, piccolina.. come sei
bella.. sei davvero bellissima.. non è bellissima,
Rob?».
«Si..»,
guardo
Kristen, guardo la ragazza che amo più di ogni altra cosa al
mondo e che mi ha insegnato a credere in me stesso, mi ha preso per
mano e mi ha aiutato a sconfiggere le mie insicurezze quando invece
era lei ad avere bisogno di me, e sta tenendo in braccio il frutto di
un amore che non avrei mai pensato di meritarmi ma che adesso
è
mio e ancora non ci credo, e ancora non mi sembra possibile e invece
è vero ed è mio, tutto mio e forse me lo merito
per
davvero. Forse, mi merito lei. Mi merito questo. «Bellissima,
amore».
Epilogo.
Tre
anno dopo.
Pov Kristen
«ROBERT!».
«Si..
si, un attimo.
Arrivo, amore!».
«Sbrigati,
stiamo
aspettando solo a te, amore, dai!».
Mi
giro verso mia madre, che
mi sorride mentre tiene in braccio Charlie. Lei e mia figlia hanno un
legame unico, non so cosa farei se non ci fosse mia madre. Tra il
lavoro, Charlie e Robert a volte non ho un attimo per respirare ma
non smetto mai di sorridere, è più forte di me,
è
come se continuassi a ripetermi nella mia testa che ho finalmente
ottenuto tutto quello che ho sempre voluto. «Secondo te cosa
stanno facendo in cucina Rob, papà e Cameron?» le
chiedo.
Mamma
sistema la coda di
cavallo di Charlie, «Staranno ascoltando la partita da una
radio che papà avrà tirato fuori all'ultimo
minuto,
come ogni domenica, tesoro. Piuttosto, come va' il lavoro?».
«Alla
grande, però
ci tiene molto occupati. Siamo ancora all'inizio e c'è molto
da fare..», da un anno a questa parte Robert ha trovato
lavoro
in una piccola casa discografica indipendente insieme a Marcus,
quando il proprietario è andato in pensione qualche mese fa'
ha lasciato tutto a Robert e Marcus, che ora si occupano di tutto e
stanno praticamente tutto il giorno in sala d'incisione. Robert ama
il suo lavoro, ama avere a che fare con la musica tutti i giorni e
ogni sera si mette sul divano con la chitarra e canta una nuova
canzone per me e Charlie, è la nostra parte preferita della
giornata, perché siamo tutti insieme. Noi tre.
«Rob
lavora molto,
eh?» chiede Victoria, seduta davanti a me. È
domenica e
siamo tutti riuniti per il nostro tradizione pranzo di famiglia;
è
arrivata pochi minuti fa', si è vestita come se fosse
chissà
quale pranzo d'onore mentre io sono in pantaloni della tuta e una
maglietta di Rob perché mi sono alzata presto
perché
Charlie ha avuto in incubo e non ho ancora avuto il tempo di
cambiarmi.
«Parecchio»
rispondo.
«Lo
stai aiutando
molto, però» dice mia madre.
«Davvero?»,
Victoria sembra sorpresa, «Ma come fai con la
bambina..?».
«Oh,
be'... a volte la
lascio a mia mamma».
«E'
una cosa normale,
tesoro» mi rassicura mia mamma, «sei fortunata ad
avere
qualcuno di cui ti fidi al quale lasciare Charlie, io non ho potuto
farlo con Cameron e per poco ne sono uscita matta. Tu invece hai me e
tuo padre e poi hai anche il lavoro, devi aiutare Robert, e a una
casa a cui badare adesso. Non devi vergognarti di niente, sei
un'ottima madre e poi ti occupi anche della gestione dei soldi
insieme a Robert, io all'inizio lasciavo che fosse solo tuo padre a
occuparsi di tutto mentre tu stai facendo ogni cosa insieme a lui
come ogni coppia dovrebbe fare. State andando benissimo».
Victoria
sembra imbarazzata
dal discorso di mia madre, si agita sul posto e non sa dove guardare;
per fortuna in quel momento suona il campanello. «Vado
io», mi alzo e vado ad aprire la porta. Sono Sam, Tom, Marcus
e
Jasmine, la sua nuova fiamma. Mi stupisce quanto Marcus passi da una
ragazza all'altra tanto facilmente, una sera ne ho parlato con Robert
perché ero preoccupata che Marcus avesse solo paura di un
rapporto stabile ma Rob mi ha spiegato che semplicemente Marcus si
stanca molto facilmente, non scende a compromessi quando si tratta di
amare e appena vede che con una ragazza non c'è
più
quella scintilla che c'era all'inizio semplicemente la lascia senza
tanti preamboli. Ecco perché passa così
facilmente da
una ragazza all'altra, non gli va' di perdere tempo con ragazze che
non considera "la sua vita", tutto qua. Non condivido
appieno questa idea – odio pensare a tutte quelle ragazze con
il
cuore spezzato che si è lasciato dietro – ma
Marcus è
uno dei migliori amici di Rob e quindi è anche mio amico e
io
ci tengo a lui, lo considero quasi un membro della mia famiglia e poi
è anche un po' merito suo se io e Robert adesso stiamo
insieme.
«Kristen!»,
Sam mi abbraccia forte. Non ci vediamo da tre settimane, da quando
lei e Tom hanno iniziato l'università insieme. Sam ha
convinto
Tom ha iscriversi al suo stesso corso e adesso stanno studiando
insieme tutte le sere, il destino è stato clemente anche con
loro. «Dio, quanto mi sei mancata, cazzo.. tantissimo, non ne
hai idea. E Charlie? Come sta l'amore della zia? La voglio
vedere!».
«E'
in cucina con mia mamma, vai», ricambio l'abbraccio e poi la
lascio andare a vedere Charlie.
Tom
mi abbraccia a sua
volta, meno stretto di Sam ma comunque in modo amichevole. Anche con
lui i rapporti si sono intensificati da quando tutto è
andato
al suo posto – io, Rob, Charlie, l'inizio della nostra vita
insieme, un po' complicata ma serena – e poi è
comunque il
fidanzato della mia migliore amica e ci tengo a lui. «Ciao,
Kristen, stai benissimo. Dov'è Rob?».
«Grazie,
Tom. Oh, lo sai com'è Rob.. è in cucina con mio
padre e
Cameron a sentire la partita..».
Gli
occhi di Tom si
illuminano. «La partita? Grande! A dopo!», e fugge
in
cucina anche lui. Maschi...
Marcus
mi guarda e mi
sorride, la ragazza accanto a lui. Jasmine ha lunghi capelli neri,
quasi blu, lineamenti egiziani, due profondi occhi neri, indossa un
abito bianco che mette in risalto la sua carnagione
caffè-latte
e le lunghe gambe sottili, e anche indossando un paio di sandali alla
schiava è alta come Marcus. «Kristen, lei
è
Jasmine, ma la conosci già».
Jasmine
mi porge una mano,
che stringo contenta. Spero davvero che lei duri più di un
mese. «Ciao, Jasmine. Sono contenta che tu sia
venuta».
«Ciao,
Kristen.. è un piacere, per me», ha un forte
accento
straniero, che potrebbe essere egiziano come potrebbe essere francese
per quanto me ne intendo io, comunque la rende davvero particolare,
ancora più di quanto già non sia.
«Piacere
mia. Vieni, ti mostro casa mia e Charlie, mia figlia».
Jasmine
mi segue lungo il
corridoio. «Tu.. hai una figlia?», sono abituata a
quel
tono, il tono che usano tutte le persone quando capiscono chi sia
davvero Charlie, ormai non mi arrabbio neanche più, non mi
infastidisce neanche. Mi limito a girarmi verso di lei e annuisce
prima di prendere al volo mia figlia, che corre verso di me mentre
cammino nel corridoio.
«Jasmine,
lei è Charlie, mia figlia. Dì "ciao"
Charlie».
«Ciaaaaaaaao».
Jasmine
si avvicina,
sorridendo e mostrando denti bianchissimi e drittissimi,
«Ciao,
Charlie. Sei davvero bella, lo sai?».
Charlie
annuisce, «Siii,
lo so. Papà me lo dice seeeeeempre».
Mi
sento una mano che si
appoggia sul mio fianco e mi attira a sé e subito dopo le
labbra di Robert mi baciano sulla guancia e poi si posano su quella
di Charlie. «Perché lo sei, raggio di sole. Come
sta la
bambina di papà, eh? Vieni qui, girasole!», la
prende in
braccio e la fa' volteggiare mentre Charlie strilla tutta contenta.
Jasmine
guarda contenta lo
spettacolo.
Ma
con come fanno tutte le
ragazze quando vedono Robert giocare con Charlie, lei non sta
guardando solo il mio ragazzo, lei sta guardando tutto l'insieme. I
suoi occhi luccicano davanti all'immagine di un papà che
gioca
con sua figlia. Questa ragazza sta sperando di formare una famiglia
tutta sua. Istintivamente mi volto verso Marcus, che invece si sta
dileguando insieme agli altri ragazzi in cucina per la partita.
Sospiro.
Robert
mette giù
Charlie, che corre via ridendo.
«Rob,
lei è Jasmine, la ragazza di Marcus», li presento.
«Ciao
Jasmine», la pronuncia del nome di Jasmine con l'accento di
Robert è davvero buffa ma cerco di non ridere, «io
sono
Robert, il fidanzato di Kristen. Guarda»,
prende la mia
mano sinistra e le mostra il mio anulare, dove brilla un semplice
anello ma che sembra risplendere di luce propria, un solitaria in
stile classico che Rob ha comprato con i soldi del suo primo
stipendio.
Divento
tutta rossa e cerco
di togliere la mano da quella di Robert ma lui continua a tenerla in
alto, in bella mostra. «Ci sposeremo in estate, sulla
spiaggia.
A Los Angeles, dove faremo anche la luna di miele. E poi torneremo a
Londra, dove ci aspetta una casa nuova, tutta nostra».
Jasmine
ha gli occhi lucidi.
«E'
stupendo...» sussurra.
«Rob..».
«Si,
è stupendo. Abbiamo aspettato anche troppo, quindi.. non
vedo
proprio l'ora», mi abbraccia e mi da un bacio veloce.
«Rob..
amore, ehm.. vai ad aiutare papà in cucina».
«Certo,
a dopo piccola. È stato un piacere, Jasmine» la
saluta e
va' via.
Una
volta restata sola con
Jasmine la prendo da parte per chiederle scusa.
«Kristen,
di che ti stai scusando? Quello che il tuo ragazza ha fatto
è
magnifico, dimostra che ti ama davvero, vuole mostrarlo al mondo. Non
capisco perché tu ti stia scusando. Magari Marcus facesse
una
cosa del genere per me...», un secondo dopo averlo detto si
tappa la bocca con la mano. Questa specie di antica regina egizia
è
in imbarazzo davanti a me, «oddio, scusami, non voglio
annoiarti con i miei lamenti..».
«Va
tutto bene, Jasmine, è okay. A volte le cose ci sfuggono
solo
di bocca, è normale. Le cose con Marcus non... vanno tanto
bene..?».
«Diciamo
che... vanno. Lo conosco da poco ma.. tu che lo conosci forse puoi
capirmi.. Marcus ha quella luce, ha qualcosa di speciale che lo rende
terribilmente necessario una volta che l'hai
conosciuto bene,
non puoi più farne a meno. Quell'aria da artista
tormentato..
ti conquista. Ma non credo di aver suscitato in lui le stesse
emozioni...».
«Non
dire così», cerco di consolarla ma come posso?
Conosco
Marcus e non so quanto effettivamente potrebbe durare ancora la sua
relazione con Jasmine, «Marcus ha solo bisogno... ecco..
cerca
di mantenere vivo il rapporto, Marcus odia la noia e la routine,
okay?».
Jasmine
si asciuga una
lacrima, rovinandosi il trucco. «Grazie.. grazie davvero
Kristen, per avermi ascoltato.. mi serviva il parere di una persona
che lo conoscesse» e mi ritrovo abbracciata da questa modella
egiziana che è alta tipo il doppio di me.
«Uhm,
di niente...».
*
«Adesso,
puoi baciare
la sposa...».
«Dio,
finalmente!», Robert ride e insieme a lui tutti i presenti
dentro la chiesa.
«Si..»,
sono troppo emozionata per dire altro. Robert mi stringe a
sé
e finalmente mi bacia. Dio, lo stavo aspettando
dall'inizio
dalla cerimonia. Anzi, lo stavo aspettando da quando mi sono infilata
questo abito bianco questa mattina, sto aspettando di baciarlo da
troppo tempo e quando dobbiamo staccarci per non rischiare di rendere
questo bacio troppo scandaloso per una chiesa mi sembra comunque che
non sia durato abbastanza.
Robert
mi prende per mano e
insieme percorriamo la navata mentre tutti i nostri parenti e amici
gridando di gioia e ci salutano, seguendoci fuori.
Charlie
applaude; è
accanto a mia madre, che piange come una fontana insieme a mio padre.
I miei genitori, la mamma di Robert, le sue sorelle e i nostri
parenti sono in prima fila e sono quelli che urlano di più.
Sam salta sul posto sbracciandosi per farsi vedere mentre io e Robert
corriamo verso la macchina che ci porterà al nostro hotel,
dove staremo per le prossime tre settimane. Tre settimane nella
soleggiata Los Angeles insieme a Robert, è un sogno per me.
Non
so come sono riuscito a
convincerlo a lasciare Londra, ma alla fine ci sono riuscita. Certo,
stare lontani da Charlie per tre settimane non sarà facile,
ma
starà con mia mamma e mio padre e anche con la mamma di Rob
e
potremo chiamarla ogni sera per sapere come sta e Robert le ha
promesso che le racconterà una favola via Skype ogni volta
che
vorrà.
Mi
mancherà Londra.
Ma
sono solo tre settimane e
voglio godermele tutte.
Voglio
stare con Robert per
tre settimane come se avessimo ancora sedici e diciotto anni, come in
quel periodo in cui nessuno di noi due lavorava e c'era pace e niente
preoccupazioni. Amo la mia vita, ma ancora di più amo stare
da
sola con Robert e quando torneremo da questa vacanza avremo una casa
tutta nostra ad attenderci dove potremo vivere per conto nostro con
Charlie.
«Finalmente!»,
Robert si lascia ricadere sul sedile posteriore della macchina
d'epoca che sua madre ha prenotato per il matrimonio, prendendomi in
braccio sulle sue ginocchia. Il mio abito – bianco candido,
senza
spalline per via del troppo caldo e in stile classico senza troppi
fronzoli o strati – occupa buona parte della macchina ma
Robert non
sembra farci caso.
«Siamo
praticamente scappati..» dico.
«Ho
sempre pensato che le fughe romantiche ti piacessero».
«Infatti
mi piacciono, signor Pattinson».
«Ne
sono lieto, signora Pattinson. Cazzo, suona
benissimo!»,
mi prende il viso fra le mani e mi bacia.
Ricambio
il bacio cercando
di sistemarmi meglio sulle sue ginocchia senza rovinare il vestito.
«Si.. suona davvero bene. Ti amo.. ti amo, Rob.. non so
neanche
io quanto diavolo ti amo.. sei la cosa più bella della mia
vita, lo sai?» gli accarezzo i capelli e lui fa' lo stesso,
infilando le mani nell'acconciatura che Sam e Jasmine – si,
è
ancora la ragazza di Marcus, dopo quasi otto mesi, è un
record, non è mai successo – hanno fatto sui miei
capelli.
«Io
so soltanto che tu sei la mia vita, Kristen. Ora e
per sempre.
Ogni cosa che succederà in futuro, adesso so che non ci
dividerà. Mi hai insegnato tanto senza neanche accorgertene,
amore.. sei la miglior cosa che sia mai stata mia, l'unica cosa a cui
tengo davvero, te, Charlie, la nostra famiglia, il nostro amore, la
vostra serenità».
Una
lacrima mi scivola lenta
sul viso.
Ma
non è di
tristezza.
Per
la prima volta nella mia
vita, posso dire di avere davvero tutto quello che voglio.
Sono
felice.
Sono
felice come mai in vita
mia.
Non
avrei mai immaginato di
essere così felice.
Non
avrei mai immaginato di
riuscirci davvero, di raggiungere questa felicità. Pensavo
di
essere destinata alla paura, all'insicurezza, a restare sola per il
troppo timore di affrontare la vita e invece eccomi qua, completa.
«Ti
amo, amore».
«Ti
amo, piccola».
Fine.
Ho
scritto davvero la parola
"fine"?
L'ho
fatto? Si, l'ho fatto.
È
finita. È
finito "believe in me", è finita questa storia, è
finita ma mica ho finito di scrivere.
Comunque,
spero di aver dato
un finale carino a questa storia... non me la cavo bene con i finali,
a
dire il vero non me cavo
bene neanche con gli inizi.. forse neanche con il resto, ma
vabbè,
io
ci
provo e poi voi siete
così carini con me c':
uhm,
quindi.. grazie.
Non
so che dire, sono triste
come voi.. ma dovevo finirla, se l'avessi continuata sarebbe
diventata una
cosa
insopportabile che non
finiva più, una palla e vi sareste solo annoiati, cosa che
preferirei evitare.
Perdonatemi
se non vi è
piaciuto il finale.
Perdonatemi
se non vi è
proprio piaciuta la storia.
Spero
di aver fatto del mio
meglio.
Ah!
e se siete interessati
io ho altre due storie robste, una che ha già qualche
capitolo
– qua
– e una che
invece
è solo
all'inizio – qua
– è appena nata, dobbiamo darle
attenzioni!
Perché
questa storia
è finita ma io continuo a scrivere ff perché
ormai sono
drogata di queste cose e delle vostre recensioni. A proposito, me ne
lasciate una bella lunga, vero...? daaaaaaaaaai, è l'ultimo
capitolo!
Okay,
la finisco qua.
Vi
voglio bene,
grazie
di tutto,
baci,
ci vediamo nelle altre ff se
avrete voglia di continuare a sopportarmi.
ps. scusate qualche errore ma l'ho scritta davvero di fretta
perché volevo assolutamente pubblicare stasera e scusate se
non ho risposto ad alcune recensioni mi dispiace
davvero moltissimo ma ho avuto molto da fare, se mi scrivete in questo
risponderò a tutti, GIURO.
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