Capitolo
3: L’uomo che ho sempre amato.
Danielle
corse ridendo, mostrando che le mancavano alcuni dentini.
Charlie
quando la guardava ridere si sentiva davvero bene. Era come se tutti
i brutti pensieri sparissero, scacciati via dalla sua risata.
Dentro
di sé sapeva che quella piccola peste era l'unica cosa bella
che poteva salvare degli anni alla Guildhall.
Non
l'aveva cercata, eppure era diventata parte di lei, della sua vita,
già dal primo momento in cui aveva scoperto che era lì,
dentro di lei, pronta a crescere e a diventare un pezzo di lei e di
Nick che camminava e correva sotto il sole estivo.
E
da allora aveva vissuto esperienze uniche, che la fecero maturare e
la resero la madre che era diventata.
Tra
l’altro, quella mattina, Danielle era riuscita a stupirla.
Non
era mai stata una bambina che si concedeva subito alle persone. Anzi,
la maggior parte delle volte, faticava a parlare specialmente con gli
adulti. Per un po’, Charlie e Nick, si erano preoccupati di
questo modo di fare della figlia. Poi si resero conto che era solo un
po’ timida e molto selettiva nello scegliere le persone che
dovevano girarle attorno.
Ecco
perché, quella mattina, Charlie si stupì della strana
intraprendenza della figlia nei confronti di Jason.
Da
quando lo aveva visto, salvo qualche piccola titubanza iniziale,
aveva cominciato a giocare e a divertirsi con il cantante come se lo
conoscesse da sempre.
Lo
stesso era successo solo una volta: quando aveva incontrato Nicole
per la prima volta.
“Dany!
Non correre così oppure cadi e ti fai male!”
Jason
si voltò e sorrise a Charlie che, deglutendo, sentì una
fitta allo stomaco seguita da un forte sfarfallio.
Possibile
che le piacesse di nuovo?
Proprio
in quel momento, Dany, inciampando su di una radice di un albero,
cadde per terra.
Charlie,
spaventata più dal tonfo che dalla caduta si sollevò,
ma Jason anticipandola, prese la bambina in braccio e, dopo essersi
assicurato che non si fosse fatta nulla, continuando a tenerla in
braccio disse cullandola un po’ per farla smettere di piangere:
“Mi
sa che ora dovremmo dire alla mamma che aveva ragione quando ti
diceva di non correre perché potevi cadere!”
Dany
sorrise e guardò la mamma che, con le braccia incrociate,
disse:
“Stai
venendo a piangere da me, per caso?”
Dany
si nascose nella spalla di Jason, che ribatté:
“Io
lo so che cosa fa stare meglio le bambine bellissime come Danielle…”
Gli
occhioni verdi della bambina si illuminarono e guardando Jason con un
sorriso sincero chiese curiosa:
“Cosa?”
Jason
fece un occhiolino a Charlotte e rispose:
“Una
bella cioccolata calda con tanti riccioli di panna montata. Che ne
dici?”
Danielle
rise forte annuendo si fece mettere giù di Jason che
allargando le braccia ed esibendo una delle sue espressioni tipo ‘che
ci vuoi fare... Piangeva’ si allontanò prendendo la
mano di Danielle che saltellò felice vicino al cantante.
E
scuotendo la testa Charlie pensò che dopo tutto quello era
sempre stato il suo sogno: avere un bambino da Jason e viverci
assieme per tutta la vita.
Gary
stava muovendo il tempo a ritmo di musica.
Mark,
dietro di lui, leggeva alcuni spartiti.
Howard,
entrando nella sala di registrazione, disse:
“E
Jason?”
Mark
sollevò lo sguardo dai fogli e rispose:
“Credo
che sia uscito con quella sua amica, quella che ha girato il video
con noi!” e tornò a leggere gli spartiti.
Howard
sollevò un sopracciglio e replicò:
“Con
quella ballerina?”
Mark
annuì accompagnando il gesto ad un 'Mm, mm' senza sollevare
gli occhi dalla sua lettura.
Howard
si mise a sedere vicino a Gary che guardandolo con la coda
dell'occhio disse:
“Dude...
Non andrà male! Non Tutto quello che succede a te deve per
forza succedere anche a noi! Non trovi?”
Howard
si guardò la punta dei piedi e rispose:
“Sono
preoccupato per un amico perché so cosa vuol dire stare male
per qualcuno!”
“Jason
è grande abbastanza per capire quando una cosa non va come
vuole lui! Dai, Doug! Conosci Jason. Vive con la testa tra le nuvole
ma questo non vuol dire che non sappia prendersi cura di se stesso.
Stai su! E smettila di crucciarti! È solo uscito con una sua
amica. Smettila di fare la mamma chioccia con tutti noi!”
scherzò Gary.
Howard
sospirò e non rispose. Mark sollevò lo sguardo dai
partiti e domandò:
“Hai
più sentito Ann dopo quello che è successo a
capodanno?”
Howard
scosse la testa e Gary disse:
“Lascia
che il tempo faccia il suo corso. Hai avuto la prova che ti ama!”
“Ho
avuto la prova che le piace fare sesso con me!” puntualizzò
Howard.
“Dougie...
Fottiti! Non sei una liceale. Smettila di fare la bambina ferita e
prendi di nuovo in mano la tua vita. Esci con altre donne e facci
sesso. Quando Ann si renderà conto di quello che sta perdendo
vedrai che tornerà da te. Dylan o no!”replicò
Gary.
Howard
sospirò e rispose:
“Non
ci riesco!”
“Certo
che ci riesci. Non fare l'idiota!” ribatté Gary. “Ci
riesce Mark che è fidanzato e non ci riesci tu?”
Mark
sollevò un sopracciglio e domandò:
“Mi
stai forse dando del mandrillo?”
“Lo
sei Owen. Non c'è bisogno che te lo dica io!” replicò
Gary rimettendosi le cuffie e sorridendo sotto i baffi.
Howard
non ebbe il tempo di voltarsi che Mark era già partito
all'attacco.
Si
trovò a ridere come un matto, con le lacrime agli occhi.
Era
da egoisti e lui per primo lo sapeva. Come sapeva che ognuno di loro
aveva dei problemi che tenevano fuori dalla porta quando si
incontravano. Ma Howard aveva bisogno dell'allegria dei suoi amici.
Era l'unica cosa che lo faceva sorridere davvero in quel periodo di
merda.
E
sapere che Jason poteva rischiare come lui lo faceva preoccupare.
Aveva paura che quella calma che riusciva a sentire quando stava con
i suoi amici potesse sparire per sempre per colpa di un'altra donna.
Danielle
beveva tranquilla la sua cioccolata, sporcandosi tutta e facendo
ridere come un matto Jason.
Charlie,
in tutto questo, non riusciva a staccare gli occhi da quell'uomo.
Aveva
sempre visto in lui la perfezione. Ma non l'aveva mai visto giocare
con un bambina. E tutto questo lo rendeva altamente pericoloso.
Incantata
guardava i movimenti di quell'uomo, divenuto un vero lord e ben
lontano dal ragazzino dei sobborghi di Manchester, che faceva a pugni
con qualsiasi cosa si muovesse. Era diventato elegante, aveva
studiato dizione lo sentiva -e lei era un'esperta di queste cose dato
che aveva studiato alla Guildhall- e la sua bellezza con il tempo era
accresciuta. In lui c'era un fascino e un sex appeal non
indifferente, che la stava mettendo al tappeto.
Lo
stava guardando con occhi sognanti, facendo sogni non proprio casti
su di lui, quando sentì la manina della figlia scuoterla:
“Mamma!”
esclamò indignata la piccola.
“Che
c'è?” chiese Charlie voltandosi a guardarla, cercando di
nascondere l'imbarazzo di essere stata scoperta a fissare Jason e
sperando che lui non se ne fosse accorto.
“Jason
ha detto che vuole andare al London Eye. Andiamo mamma, dai, dai!”
Charlie
guardò Jason che sorrideva guardandola.
“Perché
le metti in testa queste idee?” chiese lei fingendosi
risentita.
“Perché?
Non mi sembra di aver proposto di mettere una bomba a Buckingham
Palace!” rispose candidamente Jason.
Charlie
si voltò verso la figlia che implorante ripeté:
“Dai!”
Charlie
sospirò e rispose:
“E
va bene! Ma solo un giro!” ma la sua raccomandazione andò
persa tra le urla di gioia di Dany e di Jason.
Ann
stava seduta nel divano quando sentì Jim sbattere la porta
della camera da letto.
Sui
voltò e vide la porta appena chiusa riaprirsi e Dylan seguire
il fidanzato.
“Ti
ho detto di aspettare!” implorò Dylan.
“Aspettare
cosa? Che tu ed Ann mattiate fine a tutta questa pagliacciata e tu
ammetta di essere omosessuale una volta per tutte?” sbottò
Jim.
Ann
sollevò un sopracciglio e chiudendo il giornale disse:
“Ritorno
dopo!”
“No!”
esclamò Jim. “Non vuoi sapere cosa ha appena fatto il
tuo amico? Mi ha appena detto che non possiamo sposarci. Gli ho
chiesto di sposarmi dopo tutti questi anni assieme e lui mi ha detto
di no! E mi chiede di calarmi perché mi dice che deve
aspettare che ci sono delle cose che deve sistemare!”
“Cosa
devi sistemare?” chiese Ann a Dylan.
“La
vostra 'storia'. Ecco cosa deve sistemare! Deve smettere di fare il
macho e dire che è una checca noiosa che sta con un uomo da
quasi dieci anni!” e senza aspettare risposta né da
Dylan, né da Ann mise il giubbotto e uscì sbattendo
anche la porta di ingresso.
Dylan
lo guardò impotente e mettendosi a sedere nel letto si passò
una mano tra i capelli.
Aveva
gli occhi lucidi e tremava come una foglia.
Ann
sospirò e domandò:
“Gli
hai detto di no per colpa mia?”
Dylan
scosse la testa e rispose:
“Sai
com'è il nostro mondo. Anche se ci fingiamo aperti e
comprensivi, siamo in mezzo agli squali. Prova ad immaginare che cosa
potrebbe succedere se questa notizia venisse data in pasto al SUN o
che so, al Daily Mirror. Sarei rovinato e sarei il bersaglio delle
battute di tutti...”
“Ma
non è vero!” esclamò Ann accarezzandogli la
schiena.
Dylan
scosse la testa e rispose:
“Non
puoi capire...” e voltandosi con gli occhi rossi le chiese:
“Puoi andare da sola oggi. Non ho voglia di uscire...”
Ann
annuì e mise il cappotto. Salutò l'amico con un bacio
sulla testa e uscì dalla casa.
Camminò
con le mani affondate dentro le tasche del cappotto. Nella pancia
sentiva un verme strisciante che le faceva venire il voltastomaco.
Non era colpa sua. Lo sapeva. Ma non poteva non sentire quella
viscida sensazione attanagliarle le viscere.
Charlie
aprì la porta e accese la luce, dicendo a voce bassa:
”Fai
piano mi raccomando… Potresti farti male. Dany lascia sempre
tutti i suoi giocattoli in giro. Sicuro che non vuoi che la porti
io?”
Jason
scosse la testa guardando Danielle che dormiva poggiata alla sua
spalla, stanca di una giornata piena di giochi e disse:
“Tranquilla.
Sono contento di farlo…” e guardandosi intorno chiese:
“Piuttosto... Dov’è la camera?”
“Al
piano di sopra” sussurrò Charlie indicando le scale.
Salirono
le scale che scricchiolarono appena, sotto il loro peso.
Charlie
indicò la strada a Jason, che la seguì facendo
attenzione alla bambina.
Quando
arrivarono alla camera Jason adagiò Danielle sul lettino e la
coprì guardandola sorridendo e posandogli un bacio sulla
fronte.
La
bambina si mosse appena e farfugliò nel sonno:
“Papà…”
Charlie
sorrise amara e senza dire una parola, a testa china, uscì
dalla stanza.
Jason
la seguì e chiudendo al porta, disse:
“Le
vuole molto bene, vero?”
Charlie
annuì e voltandosi verso l’uomo rispose:
“Si.
Ha una sorta di adorazione per il padre. Sai? Quando ci siamo
lasciati abbiamo fatto di tutto per non farla stare male. Ma è
impossibile. Ha sofferto, come pronosticato da tutti, specialmente
perché il poco tempo che mio marito passava a casa ora non lo
passava più”
“Perché
vi siete lasciati?” chiese Jason piano.
Charlie
sospirò e disse:
“Scendiamo?
Ti preparo una tazza di te”
Jason
fece come ordinato e la seguì in cucina, dove caricando il
bollitore Charlie cominciò a raccontare.
“Io
e Nick ci siamo amati da sempre. In modi diversi, ma comunque ci
siamo donati amore. Prima da amici, compagni di scuola che si
facevano i dispetti, poi come confidenti, poi come fidanzati. Lui è
sempre stato quello che una donna vuole avere come compagno. Allegro,
scherzoso, un po’ rompiscatole, ma capace di esserti vicino
sempre. Sono rimasta incinta a vent’anni. Mia madre stava per
avere un tracollo quando gliel’ho detto. La madre di lui,
invece, era felicissima. Come ti ho già detto ci organizzarono
un matrimonio in pochissimo tempo e ci stettero talmente tanto
addosso che io e Nick pensammo davvero di scappare. Siamo rimasti,
invece. Ci siamo sposati. E dopo un po’ è nata Danielle.
La cosa più bella della mia vita. Dovetti lasciare la scuola
appena scoprii di essere incinta. Cominciai a soli ventuno anni una
vita da casalinga, lontana dalla danza. Nick si laureò e,
nonostante lui mi spingesse a riprendere a danzare non lo feci. Dopo
la sua laurea cercammo di dare un fratellino a Danielle, ma non ne
vennero. Tanti falsi allarmi e nessuna gravidanza. E forse fu quello
che cominciò a spezzare i primi equilibri. Per anni mi ero
convinta che non mi dispiaceva essere una moglie. Ma mi sono resa
conto, troppi tardi, che io non volevo quello. Volevo essere una
ballerina. Cercai un lavoro. Mi ingaggiarono. E cominciai di nuovo a
ballare. E tolsi del tempo alla mia famiglia. E i rapporti già
incrinati si distrussero completamente. Nick non era l’uomo
della mia vita. Era solo il mio migliore amico. Non nego di averlo
amato. Ma forse il mio era un amore imparato a memoria. Non un vero
amore. E me ne sono resa conto dopo otto anni di matrimonio. Tutti
credevano che io lo amassi. Ma io gli volevo solo bene. Come ad un
fratello, come ad un migliore amico. E anche lui si rese conto che i
suoi sentimenti erano gli stessi. E così ci siamo lasciati”
Jason
l’ascoltò a bocca aperta e disse:
“Deve
essere brutto rendersi conto di aver sbagliato!”
Charlie
scosse la testa e rispose:
“Io
con Nick non ho sbagliato. Non posso aver sbagliato, perché
altrimenti non avrei Danielle. Noi ci siamo solo resi conto che
eravamo due buoni amici, niente di più”
“E
siete rimasti in buoni rapporti?” domandò Jason.
Charlie
annuì versando l’acqua del bollitore nella tazza e
disse:
“Sì.
Lui è sempre il mio migliore amico. Ed è il migliore
dei padri. Non gli faccio una colpa delle sue assenze. So che Nick ha
un lavoro che lo costringe a viaggiare spesso, quindi non lo biasimo
per le sue partenze improvvise che mi scombinavano la vita già
quando eravamo sposati. Lo deve fare, punto. È la sua vita, il
lavoro che gli piace. Senza sarebbe morto”
Jason
sorrise e disse:
“Ma
hai mai amato un uomo in vita tua?”
Charlie
sorrise girando il cucchiaio nella tazza, senza guardare Jason negli
occhi.
Se
solo avesse saputo.
Lei
aveva sempre amato lui, il suo sorriso ed i suoi occhi azzurri. E
forse, o meglio, ne era sicura, Jason era l’unico uomo che
aveva sempre amato.
“Una
persona. Solo una. E non era Nick”
Jason
sorrise e disse;
“E
pensare che quando avevi sedici anni, una volta ti vidi uscire di
casa con un vestito cortissimo. Ricordo che ho pensato: 'Wow! È
uno schianto'. A dire il vero mi sono vergognato quasi subito. Ecco
perché non te l’ho mai detto. E poi perché
credevo che tu e Nick... Beh! Lo sai! Lo hai detto tu stessa, tutti
pensavano che stavate assieme. E anche io.” si grattò la
testa e continuò imbarazzato: “È strano che te lo
stia dicendo. A dire il vero non so nemmeno il perché! Mi
ricordo solo che pensai che eri la piccola Charlie e che eri troppo
piccola. Infondo quando avevi sedici anni io ne avevo ventidue e
pensai che non era conveniente… E poi io stavo con un'altra
allora...”
“Jay?”
chiese Charlie che non capiva dove volesse arrivare l'amico
“Tu
mi piacevi Charlie…” sorrise Jason imbarazzato. “E
mi vergogno a dirtelo, perché, ad essere sincero, devo dire
che crescendo sei diventata una donna ancora più bella di
prima…”
Charlie
boccheggiò. Non poteva essere vero. Jason aveva una cotta per
lei e non le aveva mai detto nulla?
“Mi
prendi in giro?”
Jason
scosse la testa e rispose:
“No.
Mi piacevi. A dire il vero credo che tu mi sia iniziata a piacere nel
momento in cui hai cominciato ad essere una donna, nel momento in cui
la tua cotta infantile per me era passata ed io non ero più il
centro del tuo mondo. Hai cominciato ad avere nuovi amici e i
ragazzini ti hanno cominciato a girare intorno e tu come una vera
diva giravi per il quartiere, bellissima, senza degnare di un solo
sguardo ogni uomo che ti stava di fronte, che ti corteggiava,
diventando ogni giorno più bella. Justin ti moriva dietro, ma
non te lo diceva, aveva paura di essere rimbalzato da una
quindicenne…”
Il
cuore di Charlie prese a battere sempre più forte. Jason la
voleva e lei nemmeno se ne era resa conto?
“Quando
andai a vivere con la mia compagna di allora, mi ricordo di avere
pensato che non te ne sarebbe fregato nulla. E forse è stato
davvero così. Ma queste sono cose passate. È inutile
rimuginarci sopra, tanto non tornano…"
Si
alzò guardando l’orologio che capeggiava in cucina e
disse:
“Beh!
Si è fatto tardissimo. Io devo andare…”
Charlie
si alzò di scatto e mentre Jason si sistemava, spostando la
sedia, disse, con un sussurro:
“Sei
tu l’unico uomo che ho sempre amato, Jase!”
Jason
si voltò e guardandola chiese:
“Hai
detto qualche cosa?”
Charlie
pensò che bastava poco. Avvicinarsi a quelle labbra, baciarle
e andare in camera da letto a fare l’amore. Ma la solitudine
provata dopo la fine del suo matrimonio fu più forte della
passione. E sorridendo disse:
“Spero
che ti sia riposato, Jase..”
Nel
viso di Jason balenò una certa delusione che Charlie non
riconobbe come tale e sorridendo, dolcemente rispose:
“Si.
Mi sono riposato”
Uscirono
dalla cucina e si trovarono davanti alla porta.
Charlie
lo guardò imbarazzata e Jason, mettendo il giubbino spezzò
il ghiaccio:
“Spero
che quello che ho detto non ti abbia messo in imbarazzo. Perché
oggi con te e Dany sono stato benissimo. E non vorrei che tutto
andasse perso. Né questa bellissima giornata, né la
tua amicizia nei miei confronti”
Charlie
sorrise e disse:
“Tranquillo.
Non potrei. Danielle, domani, mi costringerà a chiamarti solo
per sapere quando lo zio Jason la porterà al parco un altro
giorno”
Jason
sorrise e baciandole la guancia sussurrò:
“Grazie
piccola per questa bellissima giornata. Ne avevo davvero bisogno”
Charlie
non rispose, ma lo guardò, quasi aspettandosi qualche cosa di
più. Ma quel qualcosa non arrivò. La porta venne aperta
e l’uomo uscì fuori, salutandola ancora e lasciandola
confusa sull’uscio.
Charlie
non capiva più nulla. Nella sua testa tutto correva ad un
velocità così alta che nessun pensiero riusciva a
seguirla.
Era
come se qualcuno l’avesse presa e buttata nella lavatrice,
mettendo il lavaggio veloce con doppia centrifuga.
E
lei, ora sballottata, usciva dalla lavatrice, senza capire nulla.
Il
suo sogno era diventato realtà.
Ma
lei non lo aveva colto.
E
chiudendo la porta sospirò frustrata.
L'asfalto
era bagnato, ma non viscido. Era una fortuna abitare a Londra dato
che i giorni in cui non pioveva erano davvero pochi.
Le
ruote scivolavano veloci, illuminate dalle luci a neon degli alberghi
e dei negozi ormai deserti.
Gruppi
di ragazzi camminavano e ridevano pronti a buttarsi dentro un bar e
vivere una notte giovane nonostante fosse appena mercoledì
Jason
guardava la strada che correva davanti a lui con attenzione,
cogliendo ogni singolo particolare.
Era
bella Londra e gli piaceva perché non dormiva mai.
Ma
lui non pensava a quello. Pensava ad altro.
Pensava
al tepore di quella cucina comperata all'Ikea. Pensava a quegli
occhioni verdi che lo guardavano smarriti di fronte a quella sua
dichiarazione. E pensare che per un momento si era sentito uno
stupido. Aveva capito di aver fatto qualche cosa di sbagliato e aveva
persino temuto che Charlie lo sbattesse fuori di casa sua a calci.
Poi
sentì di nuovo quella frase appena sussurrata esplodere nella
sua testa con lo stesso fragore dello scoppio di una bomba.
“Sei
tu l’unico uomo che ho sempre amato, Jase…”
Lo
aveva detto. L’aveva sentita.
Anche
se dopo aveva ripetuto un'altra cosa, gli aveva detto di amarlo.
Si
sentì tradito per un attimo. Lui era stato onesto con lei,
infondo. Lei invece aveva deciso di non aprire il suo cuore a
nessuno. Nemmeno a lui che lo aveva fatto solo pochi istanti prima.
L’aveva
voluta sedici anni prima. E questo non era un capriccio. Non era una
delle tante donne che gli passavano per il letto.
Ricordava
quando Howard parlava di Ann Belle il primo periodo che l'aveva
conosciuta.
Jason
spesso si era chiesto se sarebbe stato così anche con
Charlotte se avessero deciso di stare assieme. O meglio: se avesse
avuto il coraggio di chiederle di diventare la sua ragazza.
Invece
l'aveva fatta volare via, lontano. Non aveva colto l'occasione di
dirle che l'amava, mai.
Le
aveva detto che andava a convivere e lei non aveva battuto ciglio,
anche se alla luce dei nuovi fatti non era nemmeno tanto sicuro di
quello che aveva visto.
Un
lampo nei suoi pensieri gli fece ricordare come stava Howard.
Scosse
la testa e ricacciò il pensiero. Le cose tra lui e Charlie
erano differenti. Lui non aveva fatto nulla di sbagliato con lei e
non l'aveva ferita con comportamenti non adeguati.
Sapeva
che se l'avesse avuta, dopo tutti quegli anni in cui era stato
innamorato di lei, non avrebbe fatto nulla per perderla.
Avrebbe
lottato per averla come non aveva fatto quando erano due ragazzini.
Girando
il volante si avviò verso il tranquillo quartiere residenziale
di Londra dove lui abitava. Fermò la macchina e mentre la
chiudeva un sorriso compiaciuto gli apparve sul viso: voleva Charlie
più di qualsiasi altra cosa e l’avrebbe conquistata.
Uh!
Quanto sono mancata.
E
sono inscusabile visto che i capitoli
di
questa storia sono in buona parte scritti.
Chiedo
scusa per la mia lunga latitanza e
ringrazio
prima di tutto
_MrsOwen_
Cause
I'm a thatter
e
Silvy_V
che
mi recensiscono sempre.
Un
saluto anche a tutti quelli che leggono
e
non recensiscono
o
che hanno aggiunto la storia alla lista
delle
preferite,
delle
seguite
o
delle storie da ricordare.
Grazie
e ancora grazie.
Prometto
che vi farò aspettare poco per il prossimo
capitolo.
Nel frattempo, se volete
e
se potete,
fatemi
sapere che ne pensate di questo capitolo.
Un
bacio e a presto.
Niniel82.
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