“Hai
appena firmato la loro condanna a morte!”
Melodrammatico.
L'avrebbe fatto comunque. “Nik...
“La
fantasia non mi manca, Car...” il vampiro si voltò a
guardarla “come mi hai chiamato?”
“Col
tuo nome. Sta seduto e parliamone da persone civili.”
Klaus
la fissò, attonito, in piedi in mezzo al salotto. Doveva aver
calcolato bene la distanza, perché quando si appoggiò
al muro invisibile, non finì lungo disteso come aveva
immaginato Caroline.
“Ho
contato i passi” l'avvisò, intuendo i suoi pensieri.
“Tredici piedi per dieci. La tua amichetta mi ha rinchiuso in
una gabbia di quattro metri per tre. E' quasi offensivo.”
“I
tuoi piedi sono più lunghi dei miei.”
“Un
piede è uguale ad un sesto della statura di un uomo ben
proporzionato” recitò con tono accademico. “Wikipedia.”
Caroline
sorrise e fece una rapida panoramica del suo corpo. Era perfettamente
proporzionato, proprio come piaceva a lei.
“Merda...”
“Che
c'è?”
“Ho
il cellulare scarico...”
“Devi
chiamare il ragazzo della pizza?”
“Pensavo
a qualcosa di meglio” sussurrò e Caroline smise di
sorridere. “Lascia in pace Tyler o ti mordo!”
“Buu,
che paura.”
“E
uno” l'avvisò alzando un dito. “Dobbiamo dividere
questi quattro metri per tre fino a stanotte. Non cercare di litigare
con me, potresti pentirtene amaramente.”
“Per
quello che ho in mente, ne bastano un paio... ehi!” esclamò
quando Caroline gli tirò contro la bomboletta della lacca per
capelli.
“Siamo
a due, Niklaus!”
“Fino
a quanto arrivi?”
“Spera
di non saperlo mai!” soffiò rovistando nella borsa alla
ricerca di altri corpi contundenti.
“Sempre
a pensare male. Abbiamo due joystick e il telecomando della tv...”
“Io
non gioco con la Playstation. Non l'ho mai fatto e non
comincerò ora.”
“Perché
no?”
“Ho
una vita ses...” Caroline si bloccò pensando che no, non
ce l'aveva la vita sessuale. “Dammi quell'affare...”
soffiò guardando le levette e i pulsanti. Perché gli
uomini impazzivano per quelle stupidaggini?
***
“Granata!
Granata!”
“Le
ho finite, le granate!”
“Sparagli,
spara... noooo!” Caroline gemette e abbassò le braccia.
“Sono morta di nuovo...”
“Sei
troppo irruenta. Ti butti nella mischia senza ragionare.”
“Mi
piace l'azione...”
Klaus
girò lo sguardo sulla stanza che li conteneva e annuì.
“Nessuno potrebbe dire il contrario.”
Caroline
lo colpì col gomito e sorrise. “Mi sono divertita.”
“E'
la terza volta che lo dici.”
“Sono
coerente con me stessa” sghignazzò spegnendo la tv e
riordinando il suo metro privato. Guardò l'orologio e abbassò
le spalle. Solo le sette.
“Posso
invitarti a cena?”
Caroline
sorrise di nuovo e accettò la sacca di sangue. Notò la
lampada rotta con la coda dell'occhio e si chinò a raccogliere
i pezzi, ordinandoli da un lato. Ecco. Così nessuno si sarebbe
tagliato... oh. E la musica da dove usciva? Fissò Klaus al di
sopra della sua spalla. Anche il telecomando dello stereo, proprio
fortunato. “La musica calma le bestie feroci.”
Il
vampiro alzò le sopracciglia e annuì, allegro. Caroline
aprì bocca e la richiuse, sforzandosi di non sorridere della
propria indignazione e dello scherzo di Klaus. Il piacere che provava
nell'essere costretta in quattro metri per tre, superava di gran
lunga la paura di essere soggiogata. Klaus le prese delicatamente la
mano e interruppe il flusso dei pensieri. Caroline si mosse in avanti
e si lasciò cingere la vita dal suo braccio. Un cd smielato di
Elena. Quell'uomo aveva tutte le fortune. Se fosse capitato un disco
metallaro di Jeremy, non avrebbe avuto l'occasione di ballare con
lei. O forse sì... chissà, pensò appoggiandosi
al vampiro. Chiuse gli occhi e si abbandonò al dondolio. Solo
per poco, pensò agitata dal contatto con i muscoli del
ragazzo. Klaus posò le labbra contro la sua tempia e la tenne
stretta. Caroline aprì gli occhi, sopraffatta dal pensiero
appena partorito e dalla mascolina presenza del vampiro.
“Baciami
per amore, Caroline... non baciarmi per dispetto, non potrei
sopportarlo...”
Le
sue mani sulla schiena. Il suo respiro. I suoi occhi. Erano quegli
occhi, non riusciva...
Klaus
abbassò la testa e posò la fronte contro la sua. Le
labbra strofinarono delicatamente la guancia e si fermarono
sull'angolo della bocca. Caroline la socchiuse, gemendo e gli sfiorò
il mento con le dita. Si era rasato a secco usando il suo rasoio per
la zona bikini. Perché le tornava in mente in quel momento, e
perché la faceva così ridere?! Caroline sogghignò
e spinse le dita contro la bocca. Si era rasato… oh santo
cielo...
“Ti
faccio ridere, Forbes?”
“Non
tu...” sghignazzò, sentendo l'agitazione salire.
Caroline gli fece cenno di ignorarla e abbassò la testa,
cercando di riprendersi. “Ok, ci sono” dichiarò
dopo un po', battendo le ciglia umide di lacrime e sorridendo. “Sono
tutta tua.”
Klaus
le sollevò il mento, eccitato. “Davvero? Sei tutta mia,
Caroline?” sussurrò, accarezzando il bordo della
mandibola.
Caroline
rise ancora e Klaus infilò le dita fra i capelli e la baciò,
interrompendone i singhiozzi. Caroline mosse le labbra sulle sue, ci
giocò, lo lasciò entrare e quando si scoprì
indebolita, cinse le braccia attorno al collo. Klaus la sollevò
contro di se e la tenne stretta, cambiando ogni tanto inclinazione
della testa e accarezzandola quando la sentiva fremere od opporre una
debole resistenza.
Le
stava sciogliendo la spina dorsale, che doveva.. doveva fermarlo?
Caroline scivolò le dita lungo le spalle e cessò il
bacio interminabile. “E tre, Niklaus...”
“E
quattro” scherzò, baciandola sul collo, dopo aver
spostato il colletto della camicetta.
“Non
posso dimenticare le cose orribili che hai fatto...”
“Cinque...”
Il
primo bottone si aprì, rivelando una striscia di pelle chiara.
Klaus inspirò il suo profumo e un sorriso piacevole gli
distese le labbra.
“Non
mi fido di te...”
“Sei”
continuò distendendola sul divano.
Caroline
trattenne il respiro e lo guardò, illanguidita e priva di
argomenti. Il suo corpo era perfetto, anche la posizione era
perfetta, il modo in cui la guardava era... perfetto. “Sette”
sussurrò sfiorando i riccioli sulla nuca e tirandolo a se.
Otto,
pensò aprendole le gambe per stare più comodo. Nove, le
sue mani sul seno. Dieci.
Klaus
aprì l'ultimo bottone, sfiorandole lo stomaco. Poteva
continuare tutta la notte. E lei poteva contare tutta la notte, pensò
sfilando la maglia. Caroline gemette e si appiattì sui
cuscini. “Che ore sono?”
“Il
tempo non ha alcuna importanza, ora...”
Uomini!
Ragionavano sempre col... Il cellulare di Caroline squillò
allegro, facendola trasalire. Klaus la osservò mentre si
contorceva per recuperarlo dalla tasca posteriore.
“Bonnie!”
Caroline batté le palpebre e tirò indietro i capelli e
lo stomaco, quando il vampiro fece viaggiare le dita sull'ombelico.
“Come non sei certa...”
Klaus
sollevò le sopracciglia e la guardò, sorridente.
Caroline gli lanciò un'occhiataccia che declinò in una
supplica, quando slacciò il bottone dei jeans. “No...
sì, va tutto bene...” mentì, indecisa se
sollevare o meno il bacino per lasciarlo tirar via i pantaloni. Klaus
glieli strappò di dosso, Caroline scalciò e appiattì
il cellulare contro il seno. “Smettila!”
I
suoi occhi lucidi non lasciavano dubbi sul piacere che provava in
quel momento. Sorrise e la baciò sul ventre.
“No
no! Ho solo sbattuto... solo...” Caroline ansimò e
chissà come, trovò la forza di chiudere la chiamata. Il
braccio penzolò a terra e il cellulare le scivolò fra
le dita. Non era così bravo... era lei... che era... a
stecchetto... da un po'...
“Un
altro giorno tutto per noi, mia adorata?”
Caroline
annuì, offuscata dal desiderio. Ricambiò l'ennesimo
bacio e lo abbracciò. Avevano cominciato... tanto valeva...
terminare...
***
PiripiripiripiPiripiripiripiPiripiripiripiPiripiripiripiPiripiripiripiPiripiripiripiPiripiripiripi
Sveglia...
scuola... ritardo...
Caroline
si svegliò con un gran sospiro, strofinò il polso sulla
fronte e si mise lentamente a sedere. Raccattò i jeans da
terra e si guardò attorno. La stanza era vuota. La magia era
cessata e Klaus si era defilato mentre dormiva. Beh, da una parte le
toglieva l'impiccio dei ridicoli convenevoli 'ti chiamo io'. Il
problema era dei suoi amici, ora...
Bzzzzz
Bzzzzz Bzzzzz
Liz
che la chiamava da lavoro per essere certa che si alzasse in tempo.
“Sto andando, sto andando...” sbadigliò contro la
mano. “Devo fare la spesa tornando da scuola?” Caroline
si appuntò mentalmente la lista a occhi chiusi, sbadigliò
di nuovo e si stirò come una gatta mentre cercava le mutandine
finite chissà dove. Se Elena scopriva che l'avevano fatto sul
suo divano, l'ammazzava... e dai, dove siete? Caroline fissò
il nulla, dubbiosa. Vuoi vedere che... Digitò un sms
veloce e la risposta non tardò ad arrivare.
L'emoticons
di una faccina allegra illuminò il display e Caroline si
trattenne dal sorridere. Non se la prendeva per un unico motivo: non
facevano parte di un completino.
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