Allora, prima di iniziare, vorrei ringraziare dal profondo
tutti i magnifici recensori che, malgrado i mesi di assenza, hanno lasciato un
commento a questa mia storia. Davvero, sono commossa, mi avete stupita! Siete dei
grandi! Mi avete dimostrato, che ancora questa piccola sciocchezza vi sta
piacendo, che la seguite e che vi diverte un po’!
Un grandissimo ringraziamento, quindi, a : Scintilla19; Kira
16; Beyond_Birthday; Sagitta72; Crazy_Fun; Loryiloveyou e Nonamedgirl! Grazie
anche a coloro che hanno semplicemente letto la storia, che l’hanno messa tra i
preferiti, tra le ricordate e le seguite!
Chiedo venia per il ritardo: giostrarsi tra molti fandom non
aiutata e per di più non sono molto in salute! Quindi, spero che il capitolo sia venuto bene, non è facile scrivere da ammalati! L
Bien, spero che questo capitolo vi possa piacere! Buona lettura
e … alla prossima!
H.
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Capitolo 7: Laddove,
tra aspri duoli e grasse risate, viene celebrato l’imeneo più scioccante della
storia.
Parte 2.
New York, 28 gennaio,
ore 1:00 pm.
Avete presente il gioco delle sedie? Quell’immortale
passatempo vecchio come il nonno di Matusalemme e che da tempi immemori anima
le feste di compleanno, dai quattro a diciotto anni? Che prevede una
sconclusionata danza del tacchino intorno ad una barricata di sedie in pieno
stile “Cinque giornate di Milano”, seguita da un assalto ai forni manzoniano
(giusto per non cambiare città) delle sopracitate sedie, quando un sadico
animatore con un sorriso diabolicamente compiaciuto chiude il registratore,
fermando la musica, che si sostituisce ad un angelico coro di: Corri! Smamma! C’ero prima io! Piglia
questo! Tuffe tuffe in testa! Screanzato! Ruffiano! Spostati! Cadi! Crepa! Ah,
vuoi la guerra, marrano? E guerra sia, oh verme spulzellatore!
Sì? No?
Poco male, giacché simile sabba si stava ripetendo nella
Sala delle Carpe (e non diem) dell’hotel appartenente all’illustre famiglia dei
Coil-Deneuve.
In seguito all’arrivo trionfale del suo erede e massimo
esponente - al secolo il signor Lawliet Coil-Deneuve – a bordo di una macchina pronta
per la rottamazione e guidata da un chauffeur più fumato di un camino intasato,
gli ospiti, avvertendo sinistri crampi allo stomaco per essere stoltamente
usciti dall’albergo senza cappotto in pieno inverno, si tuffarono in sincronia
perfetta all’interno dell’edificio, seguendo l’esempio dello sposo che,
ammanettata la recalcitrante sposina, la stava trascinando come fecero i pagani
a suo tempo con Santa Lucia (tanto i buoi centravano sempre). [1]
E siccome non sia mai che una povera e virginea sposa entri
in una sala vuota, ecco che gli ospiti si spinsero, scavalcarono, sgomitarono,
si tuffarono sulle sedie, planando ovviamente male e dolorosamente e incrinando
qualche costola che avrebbe preferito rimanere sinceramente al suo posto.
I migliori velocisti si rivelarono tuttavia i testimoni, i
quali, presi di contropiede da quell’arrivo in ultra-mega-XXL-ritardo,
batterono il record del Guinness dei primati per il miglior sprint last minute
dall’entrata dell’hotel fino all’altare, seguito da salto agli ostacoli umani e
salto in avanti, finendo conseguentemente a gambe all’aria. In questo modo, gli
invitati alle nozze scoprirono di che colore Sayu avesse le giarrettiere e a
nulla valsero i tentativi di Beyond Birthday – testimone dello sposo contro la
sua volontà - di preservare il suo
pudore: la malefica telecamera del filmino del matrimonio riprendeva
imperterritamente gongolante.
Nel frattempo che ognuno si ricomponeva in una maldestra
adunata mattutina, L. faceva la sua raffinata catwalk nuziale lungo il
tappetino rosso – sgualcito - assieme alla sua dolcissima metà, la quale
ringhiava e strattonava peggio di un mastino da combattimento.
“Eddai, Lucy! Smettila di tirare la corda, ehm, la catena!”,
borbottava ridendo il moro, ormai completamente inebriato dalla zuccherosa
taurina e dalla prospettiva del bedroom tango che da lì a qualche ora si
sarebbe consumato tra lui e quel castano tutto pulzello …
Vergineo fanciullo che apparentemente aveva ancora molto su
cui obiettare, come ad esempio l’ossessiva e stralunata ripetizione di un
isterico: “Sei vestito da donna! Hai perfino il makeup coi brillantini!”
“E te ne sei accorto solamente ora?”, rise L. sgangherato,
arrotolandosi la catena al polso e avanzando verso l’altere talmente
appiccicato a Light da sembrare due gemelli siamesi. “Mi pare che ormai tutti abbiano ammirato il
mio bellissimo vestito!” a siccome era necessario sottolineare l’assoluta
sobrietà del suo abito da sposa, Lawliet prese ad ancheggiare spudoratamente,
neanche avesse ottenuto un Master di danza del ventre in un bordello di
Casablanca.
Reprimendo un nascente conato di vomito misto a lacrime di
sangue per quella traumatizzante visione, Light tentò di far perno su di una
gamba e di scappare lontano da quel tanghero innominabile: “E si vanta pure!”,
berciò indignato. “Sei proprio un pigmeo ritardato senza speranza!”
“Ma no, Lucy! Se sono più alto di te!”
“Ovvio, coi tacchi a spillo, razza di travestito!”
“Uffa, te lo detto che non sono un crossdresser! Sono un
cosplayer, non mi insultare!”, guaì L. frustrato, levandosi via le scomode
scarpe col tacco a spillo. Rimasto a piedi nudi si chinò e, dopo aver urlato Cento punti!, ne lanciò una contro
Mello, che colpì in pieno tra le risate di Strafumato Matt e Papà Yagami e i gasp!
pieni d’orrore degli ospiti. L’altra indirizzata invece a B.B. mancò
l’obiettivo (poiché il minore ebbe i riflessi abbastanza pronti da abbassarsi
in tempo) colpendo al suo posto Ray Pember, il fidanzato di Naomi Misora, la
quale gli domandò a bruciapelo: Ma tu hai
l’assicurazione sulla vita, vero?
“Avresti preferito vedermi arrivare nudo all’altare?”,
infierì non contento il panda antropomorfo, accingendosi ad imitare Caifa, ergo
strapparsi le vesti.
“Non blaterare cacche di piccione!”, lo bloccò Light appena
in tempo, afferrandogli i polsi e subendo suo malgrado una seconda sessione di
lumaca dance, avendo infatti tale posa esacerbato gli istinti lubrici di L. Inutile
aggiungere a che livelli di sconsolatezza stessero versando gli ospiti, sebbene
qualcuno sospirasse commosso alla vista di tanto amore e passione vigente tra i
due. In ogni modo, tornado a respirare con la sua bocca e pulendosi via la
saliva dal mento, il castano si apprestò a formare un cappio con la catena e
applicarlo al collo pallido del futuro consorte. “Abbiamo scelto ieri il tuo
abito per il matrimonio!”, protestò inviperito e chiedendosi che fine avesse
fatto quel bellissimo tuxedo, che lo aveva persuaso a comprare.
“Momento! Tu hai
deciso l’abito!”
“E tu hai
approvato!”
“Dopo sei ore di shopping ero incapace di intendere e di
volere! Mi sarebbe andato bene anche un cappotto leopardato con un boa di penne
di struzzo, uno strascico di penne di pavone e stivali di pelle in stile
dominatrix! Uhm, ora che ci penso, quasi quasi avrei dovuto indossare quello …”
“Non m’importa a che cosa stessi pensando in quel momento o
che diavolo avessi per la testa! L’unica certezza che ho è che sei arrivato in ritardo, ubriaco fradicio e vestito come una baldracca!”, scandì zelante Light tutti i capi di accusa dello
sposo, che lo fissò rapito e eccitato da tanto entusiasmo: diavolo, sapeva lui
in che modo avrebbe impiegato quella vulcanica energia … ihihi … “Il tuo posto
è sul marciapiede, stronzerrimo! Tanto lo so che sei stato tu ad architettare
questa patetica buffoneria da quattro soldi, che l’avete fatto apposta, tu e la tua masnada di
fricchettoni da circo dell’orrore, col mero scopo di umiliarmi davanti al porco
mondo!”
“Che accusa infondata, Lucy! Io non farei mai una cosa del
genere! Non intenzionalmente, almeno. Avevo paura, te lo confesso, avevo una
dannata paura di questo giorno e … insomma, è difficile da spiegare … paventavo
che ti saresti tirato indietro all’ultimo momento …”
“Ryuzaki, mi auguro per la tua integrità fisica che tu ti
stia sbagliando! Arrivi in ritardo di due
ore e vieni a raccontarmi, che temevi in un bidone da parte mia? Ti hanno forse aperto al scatola
cranica e fatto un milkshake bum bum col tuo cervello? E comunque, se
stamattina ti sentivi tanto piscialetto, piuttosto di presentarti come la
brutta copia di Lady Gaga sarebbe stato preferibile affogarti nel cesso!”
“Hey, non è carino augurarmi la morte! Ferisce i miei
sentimenti!”
“E tu non hai ferito i miei sottoponendomi a questo
vaudeville di pessimo gusto? Con che faccia continuerò a lavorare?”
“Uh? Lavorare? Ma Lucy, io sono abbastanza ricco da
mantenere entrambi!”
“Gueh?”
“Il tuo posto è a casa coi bambini, a lavare, pulire, cucinare,
stirare, rammendare, imparare a memoria il Kamasutra per la gioia mia e del mio
amichetto little L. … Non hai bisogno di lavorare!”
Scacciando ogni pensiero riguardante il bignami induista
dell’ars amatoria, L. che lo fissava in maniera poco pulita e soprattutto ogni
eventuale forma e aspetto di little L., Light alzò il braccio, puntandogli
contro l’indice, le labbra così strette che pareva volersele mangiare.
“Ryuzaki … Una parola: vaffanculo!”
Risata gutturale da parte del diretto interessato. “Nah, Lucy.
Quella parte anatomica è di tua competenza …”, gongolò sornione, accorgendosi
ad un tratto che la sua sposina era stranamente assente. “Hey, dove scappi?”,
lo richiamò, elargendo un secco strattone alla catena e facendo planare un
Light sull’orlo di un collasso nervoso esattamente sulla sedia davanti
all’altare.
“Lasciami andare, stronzerrimo!”
“Ma torna qua, drama queen!”
“Apri questa fottuta manetta e lasciami andare, porco Troilo
e Cressida!”
Gli occhi neri di L. si spalancarono falsamente scandalizzati.
“Lucy, Lucy! Non si dicono le parolacce! Vuoi già che ti sculacci? Non che
abbia nulla in contrario – adoro lo spanking – ma un po’ di contegno non
guasterebbe! Non mettermi in imbarazzo davanti agli ospiti!”
“Cosa?! Io ti starei mettendo in imbarazzo? Ma ti sei visto
allo specchio, macaco maculato?! Stai facendo da solo un ottimo lavoro!”,
digrignò Light i denti, apprestandosi al tanto agognato strangolamento. Niente
e nessuno glielo avrebbe impedito: sarebbe finito in galera, magari condannato
a morte, ma la soddisfazione di accoppare Mr. Candyman se la sarebbe tolta, oh
sissignore! Purtroppo per lui, una
qualche misteriosa entità malefica aveva arbitrariamente deciso di impedire
questo giusto omicidio, spronando una terza inquietante figura a mettersi
coraggiosamente in mezzo a vittime e carnefice.
“Ehm, tutto a posto …?”, azzardò quest’anima coraggiosa,
avvicinandosi alle due belve.
Non l’avesse mai fatto! Voltandosi di scatto e mostrandogli
i denti candidi, Lawliet ringhiò neanche avesse delle lontane parentele coi
cani randagi e rabbiosi: “E tu che
diavolo vuoi? Che guardi? Chi ti ha chiamato? Ti cambio i connotati, sai?” e si
apprestò sul serio a farlo, sennonché Light si sbrigò a tirarlo giù per le
sottane, costringendolo a sedersi.
“Era solamente una domanda, che diamine!”, si nascose il
magistrato dietro il libro, gli episodi salienti della sua vita che ancora gli
stavano scorrendo davanti.
“Beh, vai a porre domande altrove, qua dobbiamo celebrare un
matrimonio!”, sbraitò L., mostrandogli il pugno e ridacchiando intimamente alla
vista dei continui facepalms del suo consorte, che, tali erano il livello di
sconcerto, aveva rinunciato alla sua pettinatura impeccabile pur di passarsi le
mani tra i capelli a mo’ di conforto.
“Ehm, non per fare il
puntiglioso, ma … ma sarei io quello che dovrebbe celebrare il matrimonio …”
Silenzio.
“Ah, si? Perché non l’hai detto prima, mollusco? Vuoi farmi
perdere tempo? Ho un’agenda piena d’impegni, io! Primo fra tutti, mettere
incinta la mia Lu- …”e una mano corsa improvvisamente alla sua bocca lo indulse
al silenzio, mentre un Kira dagli occhi iniettati di sangue tentava di
convincere il magistrato a non procedere oltre con quell’umiliante
vaudeville.
“Non stia a badare questa bertuccia! Io non lo conosco! Io
non lo sposo! Io mi rifiuto di … oh mio Dio, dove tocchi, porco?!” A mali
estremi, estremi rimedi: se Light aveva tentato di neutralizzare il moro
tappandogli la bocca, ecco che L. si vendicò palpandogli maligno ciò che
rendeva Light meno Lucy di quel che si credeva e più non domandate. “Sparisci,
razza di scrofa in astinenza!” e levò il pugno per colpirlo, peccato che il
panda lo intercettò, approfittandone per legare la catena alla gamba della
sedia.
“Fanno tutte così!”, si giustificò seraficamente diabolico
L. dinanzi l’espressione irrimediabilmente scioccata del magistrato, che per
poco non gli cadde il libro di mano. “Isteria da sindrome pre-matrimoniale.
Prosegua pure!”
Se avesse potuto spararsi un proiettile in gola, Light
l’avrebbe sicuramente fatto. Era dai tempi della sua giustificazione di
ginnastica, che non si sentiva così umiliato ed era tutto dire! Onestamente,
con che faccia aveva potuto l’allora adolescente Light continuare a guardare il
suo professore, dopo avergli fatto leggere: Gentilissimo
professor Makyuzuy, la prego di esentare oggi mio figlio Yagami Light dalla
lezione di educazione fisica, giacché il gatto ha urinato sulla sua sacca da
ginnastica. Distinti saluti, Yagami Soichiro. Eh?
Ma questa la superava tutte e il castano avrebbe anche
potuto sopportare, se non fosse stato per il piccolo e trascurabile dettaglio del
pubblico alle sue spalle, che già la sua mente paranoica immaginava
sghignazzare e scuotere il capo.
“Questo è un incubo … non sta succedendo per davvero … ora apro
gli occhi e mi ritrovo nel mio letto …”, pigolava Light istericamente, coprendosi
il viso con le mani e dondolandosi avanti e indietro.
Impietositosi dallo spleen del suo futuro consorte, L. gli
cinse le spalle con un braccio, consolandolo. “Scusami sul serio, Lucy! Ho bevuto,
lo ammetto, ma l’ho fatto perché ti amo a tal punto che avevo paura di fare una
figuraccia davanti a tutti, in caso fossi stato sobrio! Non è la fine del
mondo, siamo tutti un po’ nervosi e impacciati il giorno del nostro matrimonio,
eh? Guarda tuo padre, che si è fumato un’intera coffee house di marijuana!”
Light non lo degnò di una risposta, limitandosi a
pizzicargli dolorosamente la mano posta sulla sua inviperita persona.
Piccato da quella reazione molto bisbetica, il signor
Coil-Deneuve pensò bene di sfogare le sue frustrazioni sulla prima persona a
portata di mano.
Il magistrato.
“E allora, babbeo, quando hai intenzione di sposarci? Vuoi che
ti deflori la mia fidanzata sotto il naso, per farti capire quanta voglia abbia
di sposarla? Mi stanno venendo le ragnatele, gibbone albino!”
Esibendosi in un sorriso assolutamente forzato (Pensa alla parcella! Pensa alla parcella!),
il magistrato si schiarì la voce e annunciò: “A tutti i presenti qui riunitisi
per presenziare a questa cerimonia …”
Lawliet per poco non gli fece cadere il libro di mano. “E
che palle! Salta la solfa e vieni al punto, o finiamo che Lucy mi partorisce
qui il nostro primogenito!”
“Cosa?”
“Vai ai voti!”
“I … che?”
“Mi stai chiedendo consulenza sul tuo lavoro, pezzente? I voti
nuziali!”, si esibì L. in una smorfia scimmiesca, agitando le braccia peggio di
un clown affetto da epilessia compulsiva. “Siamo di fretta, sai? Il mio aereo
privato sta per partire fra un’ora esatta! Diavolo, quante lagne per dieci
minuti di ritardo …”
“… vestito come la versione kitsch di Liza Minnelli … Come? Cosa?
Abbiamo l’aereo fra un’ora?”, si risvegliò Light bruscamente dal suo coma
auto-indotto. “Quale aereo? Chi l’ha chiamato, ehm, prenotato? Dopo la
cerimonia è previsto il rinfresco, durante il quale potrò finalmente fare sushi
della tua orribile persona!”, sbraitò egli. “Non mi puoi negare il rinfresco!”,
protestò, battendo il piede per terra. Non perché al giovane Yagami importasse
un accidenti del rinfresco di per sé, no, si trattava dei deliziosi manicaretti
preparati. E all’una del pomeriggio e tanta bile in corpo, una certa fame la si
aveva.
“Silenzio, donna! Il viaggio per l’Inghilterra è lungo:
senza contare, che entro stanotte ho ogni intenzione di averti gemente e
piangente sul mio letto, pronta a farmi cogliere il fiore della tua verginità!”
Un pestone al piede nudo di L. funse da eloquente risposta
circa il pensiero di Light sul suo progetto serale. “L’unico fiore che
coglierai, porco depravato d’un betsabeo, saranno le margheritine sulla tua
tomba! Per le radici!”
“Ha-ha!”, gorgogliò il moro, pigliando la testa castana del
suo promesso e schiaffandosela sul petto. “Ti amo, Lucy! Tu sì che mi
comprendi!”, rise demente, lanciando poi un’occhiata di fuoco al magistrato. “Prosegui,
citrullo!”
“Ehm … se proprio lo desideri … allora … questo no … questo
manco … ah! Trovata! Dunque”, si schiarì nuovamente la voce l’uomo, assumendo
un tono formale e composto (o perlomeno ci provò). “Vuoi tu, Lawliet
Coil-Deneuve, prendere il qui presente Yagami Light come tuo legittimo sposo,
per amarlo e onorarlo finché morte non vi separi?”
Silenzio.
Molto, molto, ma molto silenzio.
Silenzio sconcertato, traumatizzato, vandalizzato,
deturpato. Annichilito.
Il silenzio che farebbe un giocatore a Chi vuol essere milionario?, quando quel sornione d’un presentatore
gli dice che ha sbagliato la risposta per un milione di dollari, per poi invece
smentire tutto.
“LAWLIET COIL-DENEUVE???”, riecheggiò il possente ruggito di
Light per tutto l’albergo, dalla cantina all’attico, facendolo violentemente
tremare. “TU SEI … L. ??? E NON SUO CUGINO???”
Questo era un incubo! Doveva essere un incubo!
Beh, in ogni modo, anche gli altri invitati condivisero il
medesimo sentimento di Light, come Naomi Misora, che prese a ceffoni il suo
fidanzato Ray Pember, urlandogli: “Mi hai mentito, disgraziato!”, e completamente sorda alle proteste di lui: “Mi
ha costretto, pasticcino mio! O mentivo o mi licenziava, perdono!”
Ritornando ai due sposini.
“Quindi tu sei L.?”, ripeté Light fuori di sé dallo
sconcerto e dalla vergogna per essersi comportato come un completo tarato
mentale dinanzi al capo dei capi, senza essersene reso conto.
Grattandosi la zazzera corvina, uno sgamato Lawliet nicchiò
timidamente. “Ehm … questa è una bella domanda, Lucy … Comunque sì, io sono L. …
Avrei voluto dirtelo prima, ma temo mi sia sfuggito di mente … Però questo non
cambia niente! Ti amo lo stesso!”
“Un corno!”, gli salivò in faccia il castano, alzandosi di
scatto dalla sedia. “Non ho intenzione di essere preso in giro da te in eterno!
Ne ho abbastanza! Di te, della partnership, della ditta, di … argh! Non ne
posso più! Mi fate tutti schifo! Me ne vado! Non mi presterò a questa
buffonata!”
“Oh, tu ti presterai eccome, Yagami Light!”, l’apostrofò
Lawliet d’un colpo così serio, che Light sgranò gli occhi, sorpreso. Sogghignando
sinistramente perfido, il moro lo afferrò per il braccio, sussurrandogli poi
all’orecchio. “Perché se ti rifiuterai di sposarmi, se varcherai quella soglia,
la faccenda finirà molto male. Non per me, oh no, stanne certo. Per te. Vedi,
anch’io ho fatto i miei compiti per casa e ho scoperto che tu hai un fottuto
bisogno di questa partnership, ma soprattutto di sposarti per avere la
presidenza della Yagami Corporation. E credimi, i membri del consiglio di amministrazione
semplicemente gongoleranno alla notizia del tuo mancato matrimonio. Ma come?, gracchieranno belli e
contenti, questo Light ha la presunzione
di voler divenire il nostro capo, di dirigere l’azienda, di dominare il mondo, quando
in realtà non è neppure capace di organizzare la sua vita privata? Eppoi, ai paparazzi farà piacere scoprire, quanto tu sia più banderuola di tua sorella! Ed è tutto dire!”
Digrignando i denti e completamente zittito, Light lo
ascoltava fremendo di collera forzatamente trattenuta. Lo avrebbe ammazzo, oh
se l’avrebbe fatto!
“Ed è solo l’inizio, mon p’tit chat! Perché sai, io sono un
amante molto geloso. E vendicativo. Non permetto a nessuno di scappare via dopo
essere stato mio. Di conseguenza, mio caro, se oserai remarmi contro e ripetere
davanti al magistrato, che non mi vuoi
sposare, allora sappi che mi adopererò con tutto me stesso ad affossarti. Yes,
hai ben inteso, tesoro mio. Ti distruggerò. La tua ditta, la tua reputazione,
tutto! Ti renderò la vita un inferno! A te e alla tua famiglia. E ne sono
capace, sai? Quindi, tirando le somme, abbassa quella tua cervice orgogliosa e
non mi costringere a fare il cattivo. Capish, mon amour?”, gli sorrise
dolcemente, crocifiggendolo coi suoi occhi nero pece. “Oh, non piangere,
passerotto! Volevi la partnership? L’hai ottenuta! Volevi incontrare L.? Lo
stai sposando! Desideravi la presidenza? L’avrai? Non sei contento?”
Light era lungi dall’essere contento e le lacrime di stizza
e di impotenza, che gli stavano inumidendo gli occhi ambrati, ne erano la prova
eclatante. Nondimeno, serrando caparbio le labbra, si sottrasse dal tentativo
di L. di asciugargliele. Realizzando
quindi di non aver più alcuna via di scampo, si voltò verso il magistrato,
rifiutandosi di guardare L., il quale, ineffabile, fece cenno all’uomo di
proseguire.
“Vuoi tu, Lawliet Coil-Deneuve, prendere il qui presente
Yagami Light come tuo legittimo sposo, per amarlo e onorarlo finché morte non
vi separi?”
Contemplando rapito lo spettacolo di un Kira stranamente ammansito, il moro scrollò le spalle,
incurante. “Certo, certo … se lo dici tu … me lo piglio, eccome!”
“Ehm, dovresti dire: lo
voglio!”
“CACCHIO SE LO VOGLIO!!!”, ululò L. entusiasta, assordando definitivamente
gli invitati.
Light roteò indietro gli occhi, sfinito.
“Vuoi tu, Yagami Light, prendere il qui presente Lawliet
Coil-Deneuve come tuo legittimo sposo, per amarlo e onorarlo finché morte non
vi separi?”
Lo aveva fregato. Lo aveva fregato di brutto.
“… trovare per terra un Death Note, scriverci sopra il suo
nome, così da farlo crepare tramite il più terribile degli infarti, finché non
sputa a singhiozzi il suo cuore? Oh sì, se lo voglio …”, mormorò lentamente
Light, come in trance. Lawliet, sporgendosi verso di lui, l’ascoltava
divertito.
Il mostro pandaiforme poteva aver vinto la battaglia, ma non
la guerra. Domestica.
Questo gli promise lo sguardo infuocato del giovane e
Lawliet dovette per l’ennesima volta trattenersi dal stuprarlo lì davanti a
tutti. Nondimeno, niente gli impedì una volta firmato l’atto di matrimonio – ti avverto, Lucy: ho una pistola nascosta
nel bouquet e non ho paura di usarla! – al novello sposo di sollevare da
terra un indignato Light e di baciarlo impudicamente davanti a tutti gli
ospiti. Né tantomeno di lanciare il bouquet alle perplesse signore lì presenti.
Mazzolino di fiori che fu quasi preso da Near, sennonché un
Matt riscopertosi giocatore di rugby e pugile gli impedì di appropriarsene, rifilandogli
un dolorosissimo gancio e berciando: “Non avrai mai Mello, baldracca!” e
raccogliendo il bouquet che gli spettava di diritto. Biondo manager che assistette perplesso a tale
scena, mentre il padre di Light batteva le mani come una foca pazzoide, gridando:
“Encore! Encore!” (= ancora! ancora!, ndr.)
“Chi l’avrebbe mai detto …”, si asciugava intanto mamma
Yagami una lacrimuccia col fazzoletto. “Il mio bambino si è finalmente sposato …”
Naomi Misora perdonò il suo fidanzato storico Ray, a patto
che questi divenisse a vita natural durante il maso nella loro relazione.
“Confessa, Mello”, si intromise Sayu, osservando la macchina
dei due sposini allontanarsi a tutta birra – dopo che L. aveva praticamente
spintonato Light dentro la vettura - nel
frattempo che gli invitati, spesa mezza lacrimuccia per l’improvvisa partenza,
si fiondavano voraci sul buffet. “Alla fine della fiera, il tanto famoso e
osannato L. altro non è che un pazzo furioso, o mi sbaglio?”, gli chiese,
sogghignando maligna.
“Borderline, Sayu carissima, anche se temo sia difficile
classificarlo nello specifico”, la corresse il manager, strappando via il bouquet
dalle mani di Matt. “Tuttavia, non preoccuparti per l’incolumità di tuo
fratello: non so perché, ma ho come l’impressione che quei due siano fatti l’uno
per l’altro”, disse, sorridendo a sua volta malizioso. “In ogni modo, Sayu, non
ti ricorda niente?”
“Cosa?”, fece confusa l’attrice.
“Questo giorno … le nozze di tuo fratello … una promessa?”
“Gueh? Hai bevuto, Mello?”
“No, Sayuccia mia!”, il ghigno del biondo si allargò
oscenamente, mentre con un braccio cingeva le spalle della sua cliente e con l’altro
quella di B.B., che sussultò per la sorpresa. “Non mi avevi detto, giorni
addietro, che ti saresti sposata solo
quando Light l’avrebbe fatto?”, le ricordò perfidamente zelante, porgendole
il bouquet di L.
La bocca di Yagami Sayu si spalancò a tal punto, che fu
possibile avere un’ottima visuale delle sue tonsille.
Rache ist süß,
dicono in Germania. [2]
Molto adeguato per un matrimonio, sì sì.
To be continued …
Nel prossimo capitolo:
Laddove il Domatore e il Bisbetico, finalmente e irrimediabilmente marito e
moglie, partono per la luna di miele, la
quale per delle ovvie ragioni molto zuccherosa non è.
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[1] Secondo la “Legenda Aurea”, Santa Lucia prima del
martirio era stata condannata a perdere la sua virtù in un bordello. Sennonché
la santa divenne così pesante, che bisognò trascinarla coi buoi. Invano. Così,
scazzati, la decapitarono, senza però essersi cavato lo sfizio di strapparle
gli occhi.
Quindi, il mio è un gioco di parole: i pagani usarono i buoi
per trascinare la santa, L. ha bevuto la Red Bull che gli ha dato la “forza” di
trascinare Light all’altare.
[2] Letteralmente = la vendetta è dolce. Corrisponde al
nostro: “La vendetta è un piatto che va servito freddo.” |