Cap. 12 'TGT'
Capitolo XII - Potter & Weasley Agenzy (gli organizzatori di Quidditch,
matrimoni e feste clandestine)
20 ottobre 2022, 12:03
Hogwarts, Sala Grande
Tra Rose e Stuart era tutto tornato normale ed entrambi
ritennero
di vitale importanza farlo notare a tutti, mettendo in atto una sorta
di
wrestling verticale in giro per il castello. Lily aveva commentato con
un sorrisetto malandrino che non aveva mai promesso
nulla di buono: « Non avevo mai visto qualcuno trattenere il
respiro per
così tanto tempo! ». La conseguenza diretta fu il
lancio
di uno dei vecchi tomi della biblioteca, mancato per un soffio dalla
non tanto innocente rossa. In quel
momento, quei due stavano mostrando gli esiti della loro
riappacificazione all'intera Sala
Grande durante il pranzo. Non che
il sorriso entusiastico che Rose sventolava da giorni non fosse
abbastanza indicativo, ma una sottolineatura era sempre d'obbligo.
Lily adorava fare imbestialire Rose insinuando
cose sulla sua ritrovata vita sotto
le lenzuola,
poiché traeva un piacere perverso nel mettere in imbarazzo
gli
altri esseri viventi, soprattutto quando essi erano lentigginosi, rossi
e irrimediabilmente Weasley, il che significava un alto tasso di
permalosità.
E
Rose non si smentisce mai. Ergo, piatto ricco mi ci ficco.
Lily era sempre stata dispettosa ed essenzialmente
una piaga e sapeva essere davvero
pestifera. Quello però era solo un lato del suo carattere -e
ci
teneva a sottolineare tra se e se quanto fosse brava a
nasconderlo alla massa- e le notizie che giravano su di lei a Hogwarts
erano confusionarie e contraddittorie. Alcune voci di corridoio
dicevano che era una brava ragazza, un po' troppo superficiale, ma
sostanzialmente carina, e altre che poteva diventare un diavoletto
malefico. Voci sostanzialmente vere entrambe. Altri dicevano che era
una puttanella senza ambizioni che si faceva strada col suo cognome, ma
quelle erano le cosiddette malignità.
Tra Lily e Rose c'era un bel rapporto, anche se
erano
diverse
tra di loro. Rose in sostanza era una ragazza semplice, forte e sicura
di sè, che non si nascondeva dietro una maschera di cera per
piacere a tutti, ma semplicemente si sceglieva un angoletto di mondo
tutto suo, con i suoi amici, la sua famiglia, e se a qualcuno lei non
andava bene non ne faceva un dramma. Lily, invece, era d'indole
superficiale, ed era molto attaccata alla cosiddetta
popolarità
e ci teneva a mantenere un'alta immagine pubblica, doveva farsi amare
da chiunque. Non era
tutto il suo ego abnorme, che era comunque presente e pulsante, ma per
un bisogno morboso di attenzioni. Era la più piccola della
famiglia ed era sempre stata autosufficiente, ciò aveva
significato una minor considerazione rispetto a James-il-combinaguai e
a Al-lo-sfortunato-patentato. Ma anche se voleva attenzione da parte
dell'universo mondo, voleva anche che le persone false stessero alla
larga dalle persone che amava; aveva una sorta di radar -quegli aggeggi
Babbani di cui suo nonno Arthur una volta le aveva parlato- e sapeva
riconoscere la falsità a colpo d'occhio. Sapeva quanto una
persona del genere potesse far soffrire, per cui aveva sempre la
guardia alzata, ma nascondendolo furbamente. Era per quel motivo che
Kate non le piaceva; oltre al fatto che la trovava insulsa, era
palesemente falsa e anche goffa nel cercare di dimostrare il contrario.
Ma
a quanto pare sono l'unica
a rendermene conto. Quella vuole solo mettere le mani su Al, sulla mia
famiglia. In fondo, che ne sappiamo di lei?
Lily era sempre stata diffidente nei confronti
delle
persone che
non facevano parte della sua famiglia e certe volte aveva ragione.
Nessuno doveva ferire un membro della sua famiglia e se qualcuno
ne aveva intenzione se la doveva vedere con lei. E non per niente si
diceva che poteva diventare un diavoletto malefico.
20 ottobre 2022,
Hogwarts, prati
Era una bella giornata, una di quelle rare, e allora avevano
deciso di
vedersi fuori, sotto quel sole mite che brillava nel cielo. Erano
quindi loro i dominatori del parco di Hogwarts, perché non
sia
mai che qualcuno fosse in giro quando quei pazzi dei Potter-Wealey si
riunivano in un unico luogo pubblico. James si divertiva un mondo,
quando tutti giravano al largo come se temessero un contagio. In fondo,
erano sempre deliranti e chiassosi, quasi una piaga per chi voleva una
vita tranquilla. Quel giorno la pseudo-riunione familiare era
più pazza che mai e il succitato Potter ne era
più che
fiero. Gli piaceva quella confusione, piena di voci e risate, piena di vita.
Le persone che amava erano tutte lì, più Malfoy.
Santo
cielo, non poteva ancora capire come Albus e Rose, sangue del suo
sangue, potessero parlargli senza schifarsi della sua eccessiva purosanguosità
-non che una parola del genere esistesse, ma al momento era la prima
parola che gli veniva in mente. L'unica cosa che aveva trattenuto dal
picchiare sua cugina come quando erano piccoli e lei gli rubava il
gelato, impenitente, era la santa e martire Helena. La ragazza aveva
ottime arme di persuasione, ed era uno dei tanti motivi per cui James
stravedeva per lei.
Intorno a lui c'erano Molly e Rose che
confabulavano
incessantemente lanciando occhiate in direzione di Katherine e poi di
Albus, Stuart giocherellava con i capelli della sua ragazza; Dominique
e Alice avevano in mano dei metri a nastro e si stringevano attorno a
dei fogli sparpagliati, gesticolando; sua sorella Lily e Victoire erano
sedute a gambe incrociate davanti a una specie di modellino come quello
del Quidditch di Baston, con Teddy che sorvegliava silenziosamente la
sua fidanzata; Al e Malfoy che giocherellavano con un accendino Babbano
e sussurravano pacati; Jason e Fred che progettavano una scherzo ai
danni di un Corvonero scorbutico e immensamente stronzo; Roxanne e la
sua amica Sam che giocavano a Sparaschiocco il più
rumorosamente
possibile e Lucy si scatenava -cosa molto, ma molto strana- facendo il
tifo per Sam; Louis che se ne stava in religioso silenzio al fianco di
Ishmael Zabini; Hugo che lanciava sguardi ansiosi ad Augusta, la
sorellina di Alice, carina e dolce col suo viso rotondo e roseo;
Katherine e Donald che parlavano con Helena lì al suo
fianco.
Era stato un po' sorpreso, sei anni prima, quando aveva saputo della
presenza di un suo altro cugino, Donald Dursley, che non aveva mai
incontrato prima. Allora, il James Potter dodicenne aveva chiesto
spiegazioni, dopo che quel ragazzino gli si era presentato in modo
coraggioso ma goffo, e suo padre era stato piuttosto misterioso, come
per la faccenda di Voldemort. Suo padre fu restio ma gli
raccontò dei suoi zii e di suo cugino, lo fece con
delicatezza,
quasi si stesse togliendo un molare. Lo capì solo allora:
Harry
Potter era un eroe; anzi, un grand'uomo -per dirlo alla Hagrid.
James passò un braccio attorno alla
vita di Helena e le
baciò una tempia, lasciando che Lorcan continuasse a
scrivere su
un foglio nomi e date. Quando James gli aveva parlato della sua idea
per Halloween, Lorcan ne era subito rimasto entusiasta e si era
incaricato della maggior parte delle cose, come la lista degli invitati
e i fornitori di bevande e roba da mangiare. Ad un tratto, il biondino
gli tirò una manica e James si sporse per sentire i suoi
sussurri a mezza bocca.
« C'è un problemino con gli
alcolici ». James
alzò gli occhi al cielo e chiese: « Quale?
».
« Ecco, non so chi può
procurarmeli in tutta
sicurezza. C'è Bennett, di Tassorosso, che mi ha detto che
può averli al massimo in una settimana, però non
mi fido.
È già stato beccato l'anno scorso quando ha fatto
ubriacare i Thestral il primo settembre, ti ricordi? Il viaggio verso
Hogwarts più bello che io abbia mai fatto »
ridacchiò, « C'è anche Roberts, quel
tipo di
Grifondoro del quarto anno che si è appena inserito nel
mercato,
però è un lattante, si farebbe prendere da Gazza
dopo un
secondo. Ci sono un paio di altre persone, però mi hanno
detto
che possiamo ricevere la roba solo dopo tre settimane, e non mi sembra
il massimo ».
« E non ci sono altre persone? Cazzo,
siamo in una scuola,
siamo almeno tre centinaia di persone! Com'è possibile?!
»
esclamò sbalordito, e Lorcan gli fece cenno di abbassare la
voce.
« Un tipo c'è »
ammise a malavoglia, «
Tutti i suoi ordini arrivano a destinazione in un paio di giorni e ho
sentito un mucchio di voci, sembra affidabile e difficilmente
potrebbero scoprirci ». Sembrava però che avesse
ingoiato
un limone.
« E allora che problema c'è?
» fece James con gli occhi spalancati.
« È di Serpeverde »
sussurrò l'altro.
« Allora non se ne fa niente »
proclamò subito James, deciso.
« E la festa? È il compleanno
di Jass,
è Halloween! L'alcol dovrebbe scorrere a fiumi »
contestò Lorcan un po' più infervorato, con il
tono che
saliva parola per parola. Poi, resosi conto del pericolo, si
guardò intorno, ma nessuno aveva sentito, tutti troppo presi
a
guardare Lucy che veniva buttata nel Lago Nero da Roxanne con minacce
urlate a squarciagola -o almeno così era sembrato a lui.
Qualcuno ad ascoltare c'era.
Lorcan lo strattonò per il braccio e
gli avvicinò
la bocca all'orecchio: « È l'unico tizio che ci
può
far avere anche birra, whiskey, gin, qualche coctail. Insomma...
quella roba Babbana! E poi ho sentito che fa anche il barista, sarebbe
perfetto! ».
« Ma è un Serpeverde. Non
voglio avere troppo a che
fare con quelli » sbottò James, che
sentendosi al sicuro da orecchie indiscrete aveva parlato a voce alta.
« Ma... è la festa di Jason,
non
potresti fare un eccezione? » lo pregò Lorcan allo
stesso
volume di voce.
« E se volesse invitare qualcuno dei
suoi viscidi amici?
» chiese, disgustato alla prospettiva di avere Serpeverde
alla festa del suo migliore amico.
« Ce ne faremo una ragione. Dai...»
lo pressò il biondo, stringendogli il braccio. Con un
sospiro, lo guardò scornato e gli disse: « Ci
penserò, davvero ». Lorcan gli fece un sorriso di
ringraziamento e si lasciò andare ad una risata guardando
una
bagnata Lucy che estraeva la bacchetta, inviperita e pronta ad
attaccare.
« Di che si parla, fratello? Di un altro
scherzo ai Serpeverde? O, mi è sembrato di capire, di una festa? ».
James s'irrigidì e alzò lo
sguardo. Su di lui
torreggiava il suo fratello minore, con le mani sui fianchi e un
cipiglio alla nonna Molly.
Merda. Merda, merda, merda, merda. Fanculo, Lucy, non potevi
fare più casino?
« Non hai nessuna prova per minacciarci
alla McGranitt,
cucciolotto. Quindi zitto e siediti » disse cercando di
essere
spavaldo come al solito e riuscendoci a meraviglia. Ma Al
ghignò, un tipico ghigno Serpeverde, furbo e sprezzante.
« Ma io non voglio dirlo alla McGranitt.
Che gusto ci
sarebbe? Io voglio venirci, a questa festa. E suppongo anche il resto
della mia Casata » disse occhi-da-cerbiatta e James
sentì
come se gli avesse dato un pugno allo stomaco. Si alzò a
fronteggiarlo, con un ghigno aperto quasi quanto il suo.
« Altrimenti che cosa fai? »
disse in tono di sfida,
« Lo dici a qualche tuo grosso, viscido, amico,
così che
ci picchi? ». Era divertito e sarcastico, deciso a vincerla.
« No. Lo dico a mamma ».
James sbiancò e boccheggiò
in modo piuttosto comico.
« Oh, no, non lo faresti. Ti picchierei,
finiresti in
infermeria per almeno una settimana » ringhiò
minaccioso,
puntandogli un dito contro il petto. Ma Al sorrise, minimamente
scalfito.
« So che lo faresti. Ma non farebbe
dimenticare a mamma
la lettera che le manderei... E finiresti anche in punizione,
perché ovviamente ti denuncerei » disse il
Serpeverde,
infilando le mani nelle tasche. James aprì la bocca,
indeciso
tra il picchiarlo o urlargli semplicemente contro. Al aveva calcolato
dentro di se tutte le ipotesi in quei pochi minuti e sapeva che
ci mancava poco dall'essere quasi ammazzato, ma confidava nella propria
capacità di giudizio. Infatti, James si sgonfiò,
vinto, e
borbottò qualcosa che assomigliava a 'fanculo, stronzo di
una
serpe'. Si buttò a terra avvilito e Albus subito
tornò baldanzoso al proprio posto accanto a Scorpius.
« Ad Halloween mio fratello fa una festa
» gli
comunicò ghignando compiaciuto, « e i Serpeverde
sono
invitati. Tutti
».
Scorpius sorrise e si poggiò meglio
contro il tronco
dell'albero dietro di lui. « Bene, perché le mie
idee per
rimorchiare quel giorno scarseggiavano » dichiarò
sorridendo. Al ricambiò, stringendosi le ginocchia al petto
e
guardando in direzione di Kate.
« Anch'io ho un piano sul fronte ragazze, amico
» disse e si scambiarono uno sguardo.
Scorpius approvò e disse: «
Alleluia! E vedi di fare qualcosa di significativo ».
« Significativo come? » fece
Albus distratto dalle proprie scarpe. Scorp
si strinse nelle spalle e gli consigliò di parlarle e di
mettere
le cose in chiaro.
« Per 'mettere le cose in chiaro'
intendi- »
cominciò il corvino, passandosi una mano tra i capelli con
un gesto allenato.
« Dirle che sei cotto perso »
lo interruppe
Scorpius, sibillino, e lo spintonò facendolo cadere disteso
in
un mucchietto di foglie messo lì apposta. Rise, mentre il
suo
migliore amico riemerse tutto rosso dalla coperta di foglie variopinte.
Albus lo guardò male, e si alzò indignato, poi si
lisciò le pieghe dei pantoloni con tutta la
dignità che
possedeva e si incamminò alla ricerca di qualcuno di meno
idiota
con cui passare il tempo sarebbe stato meno gravoso, non degnandolo
nemmeno di un'occhiata. Si
sedette rumorosamente alla destra di Rose e le disse, come se non
avesse notato il fatto che appena l'aveva visto, Rose si era zittita:
« Penso che stare lontano da Scorpius potrà solo
giovargli, dato che così non lo picchio, quindi me ne sto
con
te, cugina ». Rose non gli
rispose ma era evidentemente infastidita. Doveva ordire un piano ai
suoi danni, lo aveva capito benissimo, e per questo aveva
istantaneamente
deciso di starle appiccicato. Ma Rose era abile e orchestrò
i
suoi movimenti in modo ottimo nei successivi dieci minuti e in un
attimo si
ritrovò seduto al fianco del suo migliore amico, pallido e
sconvolto.
« Quella ragazza è inquietante
»
borbottò, mentre sua cugina tornava a chinarsi verso Molly e
a
parlottare fitto fitto.
« Dobbiamo escogitare qualcosa di più
efficace di
uno sgabuzzino, Molly! » stava esclamando lei con voce
sottile.
« Per me rimane l'idea migliore! »
rispose l'altra,
« Nei film Babbani funziona sempre! ». Rose si
batté
la fronte con il palmo, esausta.
« È stupida come idea!
Potrebbero anche non
parlarsi e lei farebbe saltare in aria prima la porta e poi me
» contestò debolmente. « Io direi che
dobbiamo
convincerli a parlarsi, magari facciamo pressione su Kate, lei
può essere facile da convincere ». Ma Molly non si
arrese
e continuò a dar battaglia in merito alla sua idea, mentre
Dominique e Alice si avvicinarono a loro di soppiatto con il metro a
nastro. La bionda picchiettò sulla spalla di Molly facendola
sobbalzare ed imprecare vistosamente. Tra le varie, 'biondastra
snaturata' fu l'unica cosa non volgare che uscì dalla sua
bocca.
Dom, imperturbabile, le spiegò che doveva prendere le sue
misure
per il suo vestito da damigella.
« Damigella? »
rantolò come se la parola le
fosse sconosciuta. Dominique alzò gli occhi al cielo, mentre
Alice prendeva un appunto guardando Molly.
« Sì, damigella. E
anche Rose lo è,
» la ragazza citata, che fino ad un attimo prima ghignava
impudente, fece largo ad un espressione indispettita
« lo
siamo tutte noi cugine » disse la bionda. Le due rosse si
scambiarono uno sguardo d'intesa. Dopo un immaginario countdown, Rose e
Molly la mandarono al diavolo, dicendo che mai e poi mai si sarebbero
abbassate a indossare abiti più elaborati di un paio di
jeans.
Un secondo più tardi erano entrambe in piedi e con le
braccia
allargate, subendo il nastro di cuoio e le domande di Dominique e Alice
su colori e forme. Appresero inoltre che Lily stava macchinando sulla
disposizione di tavoli e dei posti con quello strano modellino.
« Perché, non ci possiamo
sedere dove ci pare?
» chiese Molly piccata, storcendo il naso. Dominique parve
sconvolta.
« Certo che no! Immagina che caos!
» chiocciò
agitando le mani, frenetica. Rose e Molly si zittirono, preferendo non
dar adito a ciò che pensavano.
Era una bella giornata, sì.
20 ottobre 2022,
Hogwarts, Campo di Quidditch
Sugli spalti c'era un gran tumulto. In seguito alla notizia che
Zacharias Zabini aveva mollato il Quidditch, nessuno aveva fiatato, men
che meno Scorpius, che si ritrovò a fare da Cacciatore.
Sapeva
di essere egoista e anche insensibile, Zac era pur sempre suo
cugino, ma la notizia che fosse stato preso in squadra al suo posto gli
aveva
rallegrato non di poco la giornata. A suo padre, poi, era andata
più che bene.
E
poi, a Zac non è dispiaciuto tanto, sembrava addirittura
felice! pensò il biondo cercando di scacciare i
flebili ma presenti sensi di colpa.
Divagazioni a parte, quel giorno c'erano le
selezioni del suo -Scorp trovava che fosse una parola fantastica-
Capitano. I tre giudici non avevano ancora spiegato prova e derivati,
anzi, si erano seduti calmi e si parlavano, ignorando i due ragazzi con
la scopa in spalla in piedi di fronte a loro. Sebastian era ovviamente
irritato,
lo si capiva dalla linea dura della mascella e dallo sguardo
semi-neutro. Prudence, invece, era rilassata e guardava il cielo come
se niente fosse. Il ragazzo avrebbe tanto voluto essere un po'
più calmo, come lei, ma proprio non riusciva a non guardare
male
suo padre di tanto in tanto. Ma di che cosa diamine stavano parlando?
Sebastian ebbe il forte desiderio di avvicinarsi e origliare, ma non
lo fece, deciso a preservare la sua dignità -e il suo posto
in
squadra. Dopo vari minuti di sguardi e mormorii tra il pubblico
indesiderato, Gwenog Jones si passò una mano nei capelli e
gli
rivolse un'occhiata, continuando a parlare.
Come
se sapesse fare altro
pensò Seb inacidito. Ormai tutti erano a conoscenza della
parlantina inarrestabile di quella donna, una cosa davvero snervante.
All'improvviso, mentre i pensieri del Grifondoro
si
concentravano su torture dolorose inflitte alla ex campionessa delle
Harpies, Chipper si alzò e li pregò di salire in
sella
alla scopa. Prudence obbedì subito, diligente, mentre
Sebastian
sbuffava e lo guardava male. Dopo che si furono alzati in volo, Chipper
disse loro di volare per un po', perché nel frattempo gli
altri
componenti della squadra e le riserve si dovevano cambiare d'abito.
Sebastian si irritò ancora di più e
urlò ai
ragazzi che si stavano dirigendo verso gli spogliatoi l'ordine di
muoversi al più presto.
Fanculo alla compostezza, voglio fare in fretta!
Chipper spiegò che si dovevano formare
due squadre
e chi
dei due avrebbe gestito meglio la propria squadra sarebbe diventato il
nuovo Capitano della squadra di Hogwarts. Ricordando come l'anno prima
la Goyle non era riuscita a calmare due suoi giocatori che litigavano
per una ragazza nel bel mezzo della partita, Seb sorrise, sentendo di
avere la vittoria in pugno. Era così semplice immaginarsi
circondato dai suoi compagni, mentre lo festeggiavano e gli dicevano
della sua alta prestazione di Capitano e Cacciatore. Era bello sentirsi
apprezzato ed in quel momento era l'unica cosa che davvero gli teneva
alto il morale, visto che non si era ancora ripreso del tutto dalla
faccenda di Kate. Di sotto, intanto, Chipper aveva chiamato James e
Malfoy e iniziò a parlargli, guardandosi attorno come se la
sua
fosse una cospirazione. I due annuirono, gentili, e si mise in sella
alla scopa.
Sebastian sentì uno scalpiccio di
sotto e vide dodici
persone decollare dolcemente. Un fremito lo pervase; chissà
cosa
sarebbe accaduto. Chipper spedì i titolari con Prudence,
mentre
le riserve toccarono a lui.
Cattivo segno...
Sebastian si affiancò ad Helena e
guardò mentre
Pitman veniva mandato nella squadra di Prudence; lanciò un
sorriso a Hunter Fox e si rallegrò di non avere Potter come
Cercatore. Sarebbe stato uno strazio, lui sarebbe stato combattuto tra
il desiderio di vincere e la voglia di vederlo umiliato e perdente.
Osservò i suoi compagni di squadra e ne restò
comunque
soddisfatto, avrebbe potuto sfruttare al meglio la forza di Jinnah
nelle braccia, magari mandando a schiantare Potter contro il suolo, e
Amar Kumar aveva dei buoni riflessi; non come quelli di Wolf, ma erano
comunque ottimi. Chipper lanciò la Pluffa e la partita
iniziò.
Sebastian si piegò contro il manico
della scopa e
filò in linea dritta, acchiappando la palla e facendo cenno
ad
Helena di seguirlo. Appena Peter Pitman si
avvicinò lanciò la Pluffa a Helena e fecero
questo
giochetto per altri due minuti, passandosi la palla nel momento
più inaspettato. Era una tecnica che avevano approntato
l'anno
scorso durante gli allenamenti ma che non avevano ancora sperimentato
come si deve. Quando Helena riuscì a far passare la Pluffa
oltre
l'anello più basso, Sebastian si disse che vincere sarebbe
stato
facile, dopotutto.
Neanche lo pensò, che la Pluffa gli fu
rubata da sotto il
naso da Malfoy, e si diede mentalmente dello stupido. Gli si tenne alle
calcagna con convinzione, notando che James e Rose facevano niente e
poco. Sterzò un attimo con la scopa, pensando
che stessero battendo la fiacca per fargli vincere la partita, per
farlo diventare Capitano. Dopo qualche secondo di meditazione tra se e
se, si rese conto che era come diviso in due: da una parte voleva
arrabbiarsi e da una parte voleva esser loro grato. Qualche attimo di
tentennamento dopo, decise di guardarli male e di scattare avanti in
accelerazione. Seb voleva vincere perché era bravo, non
perché loro volevano perdere apposta. Sorvolò
tutta la
lunghezza del campo alle spalle di Scorpius, che segnò un
goal
prima che Gary prendesse la palla con scioltezza e vago avvilimento.
Sebastian si convinse, anche dopo cinque goal subiti e zero goal
segnati, che potevano risalire. Nulla era perduto. Quando Helena
urtò la spalla contro uno dei pali dopo un'azione
sperticolata per prendere la Pluffa e lanciò un urlo di
dolore, Sebastian le si avvicinò
preoccupato e le fece mille domande, ma Helena continuò a
giocare, intestardita e anche infastidita dalle sue continue domande.
« Sicura di voler giocare? Posso
aiutarti, dai. No,
aspetta, ti faccio sostituire, sono sicuro che Finnigan sarà
più che contento e- ».
« Sebastian! Zitto! »
sbottò Helena,
allontanandosi velocemente. Sebastian sbuffò contrariato,
convinto che dopo quel piccolo incidente lei non dovesse giocare.
« Ma si tratta della tua salute!
». Helena lo ignorò.
Malfoy in quel momento aveva la Pluffa e stava
volando verso le porte avversarie, finché James
quasi non
gli cadde addosso, sterzando bruscamente e facendo cozzare i loro
manici. Sebastian li affiancò, notando che la Pluffa era
caduta
sul prato lì sotto. Ma prima che potesse fare qualunque
cosa,
Scorpius spintonò James e gli urlò contro.
« Ma guarda dove vai, idiota!
». La conseguenza
immediata fu che James si fece rosso in faccia, urlando a
più
non posso.
« A chi hai detto idiota? ».
Gli altri giocatori si
erano immobilizzati sulle loro scope, guardando la scena chi spaventato
e chi esasperato. Sebastian fu tentato di ridere, ma poi
sospirò
e cercò di fare da mediatore. Quando sembrava che stessero
arrivando alle mani, Seb li allontanò alla svelta. Intanto,
Prudence Goyle si stava avvicinando.
« James, smettila e chiedigli scusa
» ordinò
perentorio. Il ragazzo lo fissò sbalordito e
tentò di
protestare, ma l'altro non cambiò linea d'attacco. Prudence
li guardò indecisa, poi si mise in mezzo.
« Gli sei quasi caduto
addosso. So che non
è stata
colpa tua, ma resta il fatto che gli sei quasi caduto addosso. Hai
capito o devo ripeterlo lentamente? » disse la ragazza
bruscamente e con
espressione da non-discutere-o-sei-morto. James, testardo,
cercò
di superare Sebastian per picchiare il biondino. Ma Sebastian era
deciso a farlo calmare. « Sono già stanco di
sentirti urlare, Potter. Devo
ricordarti che cosa successe l'anno scorso, dopo che piacchiasti il
Corvonero che usciva con Lily alla fine della partita? Non giocasti per
due partite. Dimmi, vuoi giocarti questa possibilita? Perché
è una possibilità bella grossa, amico
». James lo
guardò scornato -era la seconda volta quel giorno che lo
mettevano al posto suo, anche se questa volta era pianificato- e
annuì.
Scorpius sorrise compiaciuto
quando James gli borbottò 'scusa, testa platinata' prima di
allontanarsi di gran carriera. Sebastian sospirò sollevato e
disse a gli altri, che erano rimasti tutti a
guardare: « Ora
la partita può riprendere ». Ma Pru
intervenne,
furibonda.
« Quei due fanno parte della mia
squadra, Baston. E poi ci stavo già pensando io. Non puoi
fare così minando alla mia aut- »
cominciò veemente, ma Seb non voleva altre liti,
così la
interruppe.
« Volevo semplicemente che non
si prendessero a botte nel
bel mezzo di una partita! E il mio intervento è stato
più efficace del tuo, non credi? ».
Prudence si infuriò ancora di
più, anche se Sebastian aveva cercato di parlare gentilmente.
« Non parlarmi in quel modo,
pseudo-bambolina di pezza » sibilò
minacciosa con un dito puntato contro il suo petto. La tensione era
alle stelle, molto di più che durante la lite tra James e
Scorpius, perché quella poteva essere una cosa all'ordine
del
giorno.
« Pseudo-bambolina di pezza?
»
esclamò, un attimo sconcertato, poi decise di non voler
litigare
con una ragazza, perché non gli avrebbe fatto onore,
«
Scusami, Prudence, ma adesso credo che dovremmo smettere di fare
pagliacciate e dovremmo giocare questa partita »
ribatté,
calmo e conciso.
Helena lo guardò preoccupata e allo
stesso tempo felice di come stava gestendo la situazione, anche se con
le ragazze era sempre
stato più che cavalleresco. Teneva aperte le porte, era
gentile e fin troppo premuroso, non lo aveva mai visto urlare contro
una ragazza o rispondere a tono. Prudence fece la faccia di una che era
stata appena schiaffeggiata senza motivo. Sebastian le voltò
le spalle, deciso a continuare il gioco. Ma Pru lo
afferrò per una spalla, decisa a continuare quel discorso.
« Senti, coso, non mi trattare come una
bambina
facile da maneggiare, perché sinceramente ti rovo un grosso
imbecille » e così attaccò una specie
di filippica su quanto
Sebastian fosse stupido e continuò a parlare per parecchio,
prima che Richard Chipper la fermasse, alzandosi in volo su una vecchia
Nimbus Duemila. Era uno spettacolo
singolare e anche piuttosto strano da vedere, molti si chiedevano se la
scopa avrebbe retto. Chipper si infilò tra i due litiganti e
li
spedì a terra. Aveva comunicato loro di aver preso una
decisione. L'aria era talmente densa che si poteva tagliare con un
coltellino per il burro; Sebastian aveva pensato con scoramento che il
punteggio era molto a suo sfavore e che molto difficilmente avrebbe
avuto quel roulo, sarebbe rimasto in squadra come un semplice
Cacciatore. Chipper scambiò una parola con i
suoi colleghi e tornò a rivolgersi a loro.
« Sono molto soddisfatto di questa
prova, che ha
detto degli esiti positivi e assolutamente magnifici, »
tutti lo guardarono increduli, perché aveva appena detto
un'idiozia, « e credo che sia ora di dirvi che la squadra di
Hogwarts ha finalmente un Capitano, che credo sia una scelta
eccellente. Ha condotto bene la sua squadra, ha grinta, ma sa anche
detenere le redini di una disputa, sia tra due suoi compagni e amici,
sia tra il proprio avversario. Uno dei più importanti
requisiti
di un Capitano è essere sempre pacato e ragionevole, un
perfetto
Capitano deve saper vincere, ma anche perdere. E deve saper incassare
insulti o critiche o qualunque cosa gli venga rivolta. Un buon Capitano
per Hogwarts sarà certamente » fece una pausa per
creare
suspense, « il nostro amico Sebastian Baston. Forza, un
applauso,
gente! »
Gran movimento diviso tra gioia e delusione si
mosse tra gli spalti.
21 ottobre 2022, 17:07
Hogwarts
Albus stava giocherellando con il gufo di famiglia, indeciso se
incorniciare la lettera appena ricevuta o semplicemente dare da
mangiare al piccolo gufetto come ringraziamento. Infilò una
mano in tasca e ne
estrasse un cracker malconcio e probabilmente ammuffito. Con uno
sbuffo, guardò il gufo volare via indignato, ovviamente
certo che volesse avvelenarlo. Al ridacchiò grattandosi la
nuca.
Era solo, seduto lontano dalle cacche dei gufi della Guferia. Dopo un
po' si alzò e iniziò a scendere la moltitudine di
scalini, poi udì dei passi affrettati raggiungerlo. Una
ragazza
sbucò all'improvviso dallo scalino su cui stava per posare
un
piede e quasi caddero entrambi. Sarebbe stato un gran bel volo se non
avessero avuto un buon equilibrio. Al si guardò confusamente
intorno, la ragazza era praticamente sparita. Sentì una
specie
di gemito e guardò in basso. Kate era inginocchiata sullo
scalino e tastava nervosamente tutto ciò che poteva.
« K-kate, cosa stai facendo? »
chiese Al,
sentendo che da un momento all'altro sarebbe scoppiato in una grassa
risata e anche che sarebbe stato davvero poco carino, così
frenò lingua, respiro e tutto ciò che riusciva a
controllare.
« Sto cercando una dannata lenta a
contatto! Forza,
aiutami! » sbottò la Tassorosso,
gesticolando e
mettendo in evidenza la sua irritabilità.
Beh,
farla irritare è semplice come bere un bicchier d'acqua. pensò
Al con un ghigno, inginocchiandosi accanto a lei e fingendo di cercare.
In realtà la stava guardando ed era uno spettacolo
esilarante.
Kate si stava mordicchiando il labbro inferiore ed aveva le narici
dilatate e lo sguardo da disperata. Era anche terribilmente tenera.
« Se non la trovi cosa succede?
» le chiese,
con una punta di divertimento acuto nella voce che lei però
non
colse, fortunatamente per lui. Farla irritare ancora di più
non avrebbe avuto esiti positivi.
« Mi butto nel Lago Nero sperando di
affogare il
meno dolorosamente possibile » ribatté velocemente
Kate,
cercando su gli altri scalini più in basso.
« Oh, certo » disse stupito,
mettendosi a
cercare sul serio. Nel mentre, Kate si passò una mano nei
capelli e infilò la mano nella borsa, afferrando il paio di
occhiali che andavano alla deriva tra libri e piume (sì, non
aveva gran cura delle sue cose in giornate storte come quella) e
liberandosi dell'altra lentina prima di indossarli. Albus
notò che gli donavano, ma l'attimo dopo
entrambi cercavano con particolare attenzione. Un silenzio tutt'altro
che spiacevole s'interpose tra loro mentre le mani scandagliavano ogni
centimetro cubo delle scale della Guferia. Katherine sembrava che
stesse per avere una crisi di nervi, Al, invece, si divertiva un mondo
a guardare le espressioni buffe che si dipingevano a intervalli
regolari sul volto dell'altra, così che lui sapeva sempre
quando
guardare. Faceva sempre attenzione a non farsi beccare, anche se spesso
capiva che pure lei lo osservava per qualche secondo e ogni volta
sentiva di doversi attribuire un piccolo trionfo. Intanto, sembrava che
sulle scale ci fosse solo polvere.
Sporca.
Odiosa. Polvere.
Dopo quasi un quarto d'ora, Al avrebbe voluto
tanto
trovare quella stupida lentina alla svelta, perché non ne
poteva
più. Un paio di volte, pensò che magari se ne
sarebbe
potuto andare; poi gli veniva in mente l'immagine di Kate, tutta sola,
ancora alla ricerca, e allora scansionava le scale, deciso. Altri
cinque minuti dopo, il ragazzo emise un urletto di gioia.
« Trovata, trovata! ».
Kate scattò in avanti, salendo i
gradini due alla
volta, sospirò di sollievo, per poi togliergliela subito
dalle
mani. Dopo essersi assicurata che la
lente fosse nel suo apposito contenitore insieme all'altra, si
lasciò ricadere sullo scalino e guardò il cielo
con aria
depressa.
L'altro le si affiancò e non le staccò gli occhi
di dosso.
« Sai, esiste una certa parolina, una
piccola piccola, che dentro di sé ha molto. Ed è grazie,
ma se tu non vuoi usarla, fa' come ti pare »
borbottò
Albus, ma lei lo stava inconsciamente ignorando. E sì, lui
si
stava indignando a morte. Si sporse leggermente e agitò una
mano
davanti agli occhi di Katherine, che sobbalzò e si
voltò
verso di lui con un cipiglio che la diceva lunga. Al ghignò
e le
rivolse un'occhiata canzonatoria, con una faccia che lei
giudicò
da schiaffi.
« Sei proprio una ragazza ingrata, eh?
Oh, non
preoccuparti, non ti serberò rancore per tanto. Solo un
annetto
o due » disse, completamente delirante, mentre pensava
velocemente. Era la sua prima occasione per parlarle a quattr'occhi
dopo tanto tempo, doveva assolutamente sfruttarla e non fare l'idiota.
Che era ciò che stava facendo, ma son dettagli.
Rifletté
velocemente, mentre Kate lo guardava come se fosse impazzito. Si
mordicchiò l'unghia del pollice e passò a
raccontarle la
sua giornata con voce trepidante e fin troppo veloce, e lei si disse
che sì, quel ragazzo era davvero uscito di testa. Parlava
così veloce che Katherine si perse un paio di volte e, a
quella
che capì fosse solo la metà di quel discorso
insensato,
lo interruppe.
« Sembri un pazzo assatanato, te lo
hanno mai detto?
» disse, il mento sul palmo della mano e le sopracciglia
inarcate
in un espressione che voleva dire 'mi stai sfinendo'. Albus
boccheggiò e mise su uno dei suoi adorabili bronci, la mente
che
non riusciva ad escogitare nulla che potesse sembrargli sensato. Era
decisamente andato in tilt. Kate sospirò, felice che avesse
finalmente chiuso la bocca, e si lasciò andare ad un
sorrisetto.
Era stata una giornata strana e più volte aveva avuto voglia
di
ammazzare qualcuno, ma starsene lì seduta al fianco di Albus
le
sembrava la cosa più semplice del mondo. Finalmente, dopo
una
gran brutta mattinata e l'inizio di un pomeriggio che non prometteva
d'esser migliore, era seduta e calma, come se niente fosse. Al che, il
Serpeverde si decise finalmente a parlare di nuovo.
« Senti, se passiamo un altro minuto in
silenzio mi
scoppierà la testa. Forza, raccontami cosa, oltre me, ti ha
rallegrato la giornata » disse Albus.
« Veramente, oggi niente mi ha
rallegrato la giornata. Tantomeno tu. Anzi, tu proprio no »
rispose Kate, scocciata e anche leggermente isterica. Al
inarcò le sopracciglia, offeso e anche incuriosito, e le
chiese: « E perché, di grazia? ». La
ragazza arrossì vagamente e tentennò; chiaramente
non voleva dare risposta alla domanda e lui cercò di
cavargliela in tutti i modi, ma alla fine riuscì solo ad
ottenere che lei si alzasse dichiarando di avere quaranta quesiti di
Aritmanzia da fare, benché fosse consapevole che Albus
sapesse benissimo che lei non seguiva Aritmanzia. Ma Albus, testardo,
propose di accompagnarla e a lei non restò altro che
accettare. Si incamminarono in silenzio, poi il Serpeverde
tornò a farle quell'unica domanda. Kate si
esasperò a tal punto che decise di rispondere alla domanda,
ma omettendo un piccolo particolare (che ovviamente riguardava proprio
lui).
« Beh, Rose e Molly volevano per forza
farmi fare una cosa che io assolutamente non volevo, e non voglio
tutt'ora, fare. Sono proprio testarde, mi hanno tormentato
finché non me ne sono andata via. Anzi, neanche allora: mi
hanno anche mandato gufi per tutto il pranzo » disse Kate,
irritata ancora al ricordo.
« Davvero? Ma... E che diavolo volevano
farti fare? Uccidere qualcuno? » fece Albus sghignazzando e
immaginando le cugine punzecchiare la povera Kate fino a farla
impazzire.
« Magari... »
borbottò Katherine, grattandosi la nuca distrattamente.
« Dai, dimmi cosa ti hanno chiesto
» la supplicò l'altro e lei gli lanciò
un'occhiataccia.
« Hai usato il loro stesso tono di voce.
Ecco perché adesso ti mollo, qui, tutto solo. Ciao, eh
» ribatté scontrosamente la ragazza, accelerando
il passo con la tracolla ben posizionata sulla spalla e la schiena
dritta. Albus alzò gli occhi al cielo e la raggiunse,
chiedendole scusa, ma Kate era talmente orgogliosa che lo
ignorò. Sbuffò e le chiese gentilmente di
fermarsi.
« Kate, dai, non fare la permalosa
» disse poi « Ti ho solo fatto una domanda,
dannazione ».
La Tassorosso si fermò e lo
guardò mordendosi il labbro inferiore, poi
confessò di botto: « Volevano costringermi a
parlare con te. Per... Insoma... Per chiarire, ecco ». Al si
irrigidì e confermò la sua sensazione del
pomeriggio del giorno precedente, cioè che Rose e Molly
stessero complottando alle sue spalle. In quel caso, anche alle spalle
di Kate.
« Oh. Beh, credo che non siano affari
loro, no? » sbottò e lei annuì,
abbassando lo sguardo. Al iniziò a sentirsi a disagio e, non
sapendo cosa fare, si passò semplicemente una mano tra i
capelli.
« Kate? ».
« Sì? ».
« Io... Mi piaci, non penso che-
» iniziò il ragazzo, preso da un'improvvisa
ventata di coraggio, ma lei non lo lasciò continuare. Si
alzò sulla punta di piedi e lo abbracciò. Albus,
preso alla sprovvista, affondò le mani nella sua schiena e
sprofondò il volto tra i suoi capelli.
« Kate... »
ricominciò, ma lo interruppe ancora.
« Sta' zitto » gli
ordinò, stringendogli le braccia al collo e sentendosi
decisamente accaldata.
« Zitto zitto o...? ».
« Zitto e basta ».
Rimasero abbracciati a lungo e Al si chiese se
potesse restare così per il resto dei suoi giorni.
All'improvviso, sentì una certa impazienza e si
scostò un po', poi le accarezzò la guancia e la
baciò.
Salve...
Sono tornata, sì. Starete pensando 'era ora'.
Forse
starete morendo, o forse vorreste uccidermi, io starei dalla vostra
parte in quest'ultimo caso. E... il finale del capitolo. Beh, per me
è perfetto, muahahahaha. Me ne vado, perché sono
distrutta (colpa di un intenso pomeriggio di studio T-T).
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