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Autore: AutumnLeaves98    20/02/2013    1 recensioni
È una fanfiction principalmente incentrata su quattro ragazzi, Rose Weasley, Albus Potter, Scorpius Malfoy e Katherine Page, e il loro sesto anno ad Hogwarts.
Rose è sicura di se e conserva da parte dei geni Granger solo l'intelligenza e la lieve isteria cronica. Odia Scorpius Malfoy, ma poi si ritroverà ad essere sua amica senza neanche accorgersene. Sta con Stuart ma qualcosa con lui è destinata a rompersi.
Albus è leggermente melodrammatico ed è capace di incantare e manipolare con i suoi modi di fare e i suoi occhi verdi. Non ha mai notato Kate prima ma quando finalmente lo fa ne rimane colpito.
Scorpius è un Serpeverde, orgoglioso e con una capacità di sputare veleno che ha dell'incredibile.
Kate è una Tassorosso permalosa, che ha una propensione naturale a usare il sarcasmo, è cotta del secondogenito dei Potter, e con la sua perenne indecisione fa guai di ogni sorta senza neanche rendersene conto.
All'inizio dell'anno vengono a sapere che Hogwarts participerà al Grande Torneo di Quidditch, disputato tra otto scuole. Dovranno trasferirsi in una scuola nuova, conosceranno persone nuove, ma di mezzo c'è qualcosa di molto più grosso: un complotto.
E allora? Allora si vola in Egitto, a Saharmisr!
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Cap. 12 'TGT'
Capitolo XII - Potter & Weasley Agenzy (gli organizzatori di Quidditch, matrimoni e feste clandestine)





20 ottobre 2022, 12:03
Hogwarts, Sala Grande


Tra Rose e Stuart era tutto tornato normale ed entrambi ritennero di vitale importanza farlo notare a tutti, mettendo in atto una sorta di wrestling verticale in giro per il castello. Lily aveva commentato con un sorrisetto malandrino che non aveva mai promesso nulla di buono: « Non avevo mai visto qualcuno trattenere il respiro per così tanto tempo! ». La conseguenza diretta fu il lancio di uno dei vecchi tomi della biblioteca, mancato per un soffio dalla non tanto innocente rossa. In quel momento, quei due stavano mostrando gli esiti della loro riappacificazione all'intera Sala Grande durante il pranzo. Non che il sorriso entusiastico che Rose sventolava da giorni non fosse abbastanza indicativo, ma una sottolineatura era sempre d'obbligo.
   Lily adorava fare imbestialire Rose insinuando cose sulla sua ritrovata vita sotto le lenzuola, poiché traeva un piacere perverso nel mettere in imbarazzo gli altri esseri viventi, soprattutto quando essi erano lentigginosi, rossi e irrimediabilmente Weasley, il che significava un alto tasso di permalosità.
   E Rose non si smentisce mai. Ergo, piatto ricco mi ci ficco.
   Lily era sempre stata dispettosa ed essenzialmente una piaga e sapeva essere davvero pestifera. Quello però era solo un lato del suo carattere -e ci teneva a sottolineare tra se e se quanto fosse brava a nasconderlo alla massa- e le notizie che giravano su di lei a Hogwarts erano confusionarie e contraddittorie. Alcune voci di corridoio dicevano che era una brava ragazza, un po' troppo superficiale, ma sostanzialmente carina, e altre che poteva diventare un diavoletto malefico. Voci sostanzialmente vere entrambe. Altri dicevano che era una puttanella senza ambizioni che si faceva strada col suo cognome, ma quelle erano le cosiddette malignità.
   Tra Lily e Rose c'era un bel rapporto, anche se erano diverse tra di loro. Rose in sostanza era una ragazza semplice, forte e sicura di sè, che non si nascondeva dietro una maschera di cera per piacere a tutti, ma semplicemente si sceglieva un angoletto di mondo tutto suo, con i suoi amici, la sua famiglia, e se a qualcuno lei non andava bene non ne faceva un dramma. Lily, invece, era d'indole superficiale, ed era molto attaccata alla cosiddetta popolarità e ci teneva a mantenere un'alta immagine pubblica, doveva farsi amare da chiunque. Non era tutto il suo ego abnorme, che era comunque presente e pulsante, ma per un bisogno morboso di attenzioni. Era la più piccola della famiglia ed era sempre stata autosufficiente, ciò aveva significato una minor considerazione rispetto a James-il-combinaguai e a Al-lo-sfortunato-patentato. Ma anche se voleva attenzione da parte dell'universo mondo, voleva anche che le persone false stessero alla larga dalle persone che amava; aveva una sorta di radar -quegli aggeggi Babbani di cui suo nonno Arthur una volta le aveva parlato- e sapeva riconoscere la falsità a colpo d'occhio. Sapeva quanto una persona del genere potesse far soffrire, per cui aveva sempre la guardia alzata, ma nascondendolo furbamente. Era per quel motivo che Kate non le piaceva; oltre al fatto che la trovava insulsa, era palesemente falsa e anche goffa nel cercare di dimostrare il contrario.
   Ma a quanto pare sono l'unica a rendermene conto. Quella vuole solo mettere le mani su Al, sulla mia famiglia. In fondo, che ne sappiamo di lei?
   Lily era sempre stata diffidente nei confronti delle persone che non facevano parte della sua famiglia e certe volte aveva ragione. Nessuno doveva ferire un membro della sua famiglia e se qualcuno ne aveva intenzione se la doveva vedere con lei. E non per niente si diceva che poteva diventare un diavoletto malefico.






20 ottobre 2022,
Hogwarts, prati


Era una bella giornata, una di quelle rare, e allora avevano deciso di vedersi fuori, sotto quel sole mite che brillava nel cielo. Erano quindi loro i dominatori del parco di Hogwarts, perché non sia mai che qualcuno fosse in giro quando quei pazzi dei Potter-Wealey si riunivano in un unico luogo pubblico. James si divertiva un mondo, quando tutti giravano al largo come se temessero un contagio. In fondo, erano sempre deliranti e chiassosi, quasi una piaga per chi voleva una vita tranquilla. Quel giorno la pseudo-riunione familiare era più pazza che mai e il succitato Potter ne era più che fiero. Gli piaceva quella confusione, piena di voci e risate, piena di vita. Le persone che amava erano tutte lì, più Malfoy. Santo cielo, non poteva ancora capire come Albus e Rose, sangue del suo sangue, potessero parlargli senza schifarsi della sua eccessiva purosanguosità -non che una parola del genere esistesse, ma al momento era la prima parola che gli veniva in mente. L'unica cosa che aveva trattenuto dal picchiare sua cugina come quando erano piccoli e lei gli rubava il gelato, impenitente, era la santa e martire Helena. La ragazza aveva ottime arme di persuasione, ed era uno dei tanti motivi per cui James stravedeva per lei.
   Intorno a lui c'erano Molly e Rose che confabulavano incessantemente lanciando occhiate in direzione di Katherine e poi di Albus, Stuart giocherellava con i capelli della sua ragazza; Dominique e Alice avevano in mano dei metri a nastro e si stringevano attorno a dei fogli sparpagliati, gesticolando; sua sorella Lily e Victoire erano sedute a gambe incrociate davanti a una specie di modellino come quello del Quidditch di Baston, con Teddy che sorvegliava silenziosamente la sua fidanzata; Al e Malfoy che giocherellavano con un accendino Babbano e sussurravano pacati; Jason e Fred che progettavano una scherzo ai danni di un Corvonero scorbutico e immensamente stronzo; Roxanne e la sua amica Sam che giocavano a Sparaschiocco il più rumorosamente possibile e Lucy si scatenava -cosa molto, ma molto strana- facendo il tifo per Sam; Louis che se ne stava in religioso silenzio al fianco di Ishmael Zabini; Hugo che lanciava sguardi ansiosi ad Augusta, la sorellina di Alice, carina e dolce col suo viso rotondo e roseo; Katherine e Donald che parlavano con Helena lì al suo fianco. Era stato un po' sorpreso, sei anni prima, quando aveva saputo della presenza di un suo altro cugino, Donald Dursley, che non aveva mai incontrato prima. Allora, il James Potter dodicenne aveva chiesto spiegazioni, dopo che quel ragazzino gli si era presentato in modo coraggioso ma goffo, e suo padre era stato piuttosto misterioso, come per la faccenda di Voldemort. Suo padre fu restio ma gli raccontò dei suoi zii e di suo cugino, lo fece con delicatezza, quasi si stesse togliendo un molare. Lo capì solo allora: Harry Potter era un eroe; anzi, un grand'uomo -per dirlo alla Hagrid.
   James passò un braccio attorno alla vita di Helena e le baciò una tempia, lasciando che Lorcan continuasse a scrivere su un foglio nomi e date. Quando James gli aveva parlato della sua idea per Halloween, Lorcan ne era subito rimasto entusiasta e si era incaricato della maggior parte delle cose, come la lista degli invitati e i fornitori di bevande e roba da mangiare. Ad un tratto, il biondino gli tirò una manica e James si sporse per sentire i suoi sussurri a mezza bocca.
   « C'è un problemino con gli alcolici ». James alzò gli occhi al cielo e chiese: « Quale? ».
   « Ecco, non so chi può procurarmeli in tutta sicurezza. C'è Bennett, di Tassorosso, che mi ha detto che può averli al massimo in una settimana, però non mi fido. È già stato beccato l'anno scorso quando ha fatto ubriacare i Thestral il primo settembre, ti ricordi? Il viaggio verso Hogwarts più bello che io abbia mai fatto » ridacchiò, « C'è anche Roberts, quel tipo di Grifondoro del quarto anno che si è appena inserito nel mercato, però è un lattante, si farebbe prendere da Gazza dopo un secondo. Ci sono un paio di altre persone, però mi hanno detto che possiamo ricevere la roba solo dopo tre settimane, e non mi sembra il massimo ».
   « E non ci sono altre persone? Cazzo, siamo in una scuola, siamo almeno tre centinaia di persone! Com'è possibile?! » esclamò sbalordito, e Lorcan gli fece cenno di abbassare la voce.
   « Un tipo c'è » ammise a malavoglia, « Tutti i suoi ordini arrivano a destinazione in un paio di giorni e ho sentito un mucchio di voci, sembra affidabile e difficilmente potrebbero scoprirci ». Sembrava però che avesse ingoiato un limone.
   « E allora che problema c'è? » fece James con gli occhi spalancati.
   « È di Serpeverde » sussurrò l'altro.
   « Allora non se ne fa niente » proclamò subito James, deciso.
   « E la festa? È il compleanno di Jass, è Halloween! L'alcol dovrebbe scorrere a fiumi » contestò Lorcan un po' più infervorato, con il tono che saliva parola per parola. Poi, resosi conto del pericolo, si guardò intorno, ma nessuno aveva sentito, tutti troppo presi a guardare Lucy che veniva buttata nel Lago Nero da Roxanne con minacce urlate a squarciagola -o almeno così era sembrato a lui. Qualcuno ad ascoltare c'era.
   Lorcan lo strattonò per il braccio e gli avvicinò la bocca all'orecchio: « È l'unico tizio che ci può far avere anche birra, whiskey, gin, qualche coctail. Insomma... quella roba Babbana! E poi ho sentito che fa anche il barista, sarebbe perfetto! ».
   « Ma è un Serpeverde. Non voglio avere troppo a che fare con quelli » sbottò James, che sentendosi al sicuro da orecchie indiscrete aveva parlato a voce alta.
   « Ma... è la festa di Jason, non potresti fare un eccezione? » lo pregò Lorcan allo stesso volume di voce.
   « E se volesse invitare qualcuno dei suoi viscidi amici? » chiese, disgustato alla prospettiva di avere Serpeverde alla festa del suo migliore amico.
   « Ce ne faremo una ragione. Dai...» lo pressò il biondo, stringendogli il braccio. Con un sospiro, lo guardò scornato e gli disse: « Ci penserò, davvero ». Lorcan gli fece un sorriso di ringraziamento e si lasciò andare ad una risata guardando una bagnata Lucy che estraeva la bacchetta, inviperita e pronta ad attaccare.
   « Di che si parla, fratello? Di un altro scherzo ai Serpeverde? O, mi è sembrato di capire, di una festa? ».
   James s'irrigidì e alzò lo sguardo. Su di lui torreggiava il suo fratello minore, con le mani sui fianchi e un cipiglio alla nonna Molly.
   Merda. Merda, merda, merda, merda. Fanculo, Lucy, non potevi fare più casino?
   « Non hai nessuna prova per minacciarci alla McGranitt, cucciolotto. Quindi zitto e siediti » disse cercando di essere spavaldo come al solito e riuscendoci a meraviglia. Ma Al ghignò, un tipico ghigno Serpeverde, furbo e sprezzante.
   « Ma io non voglio dirlo alla McGranitt. Che gusto ci sarebbe? Io voglio venirci, a questa festa. E suppongo anche il resto della mia Casata » disse occhi-da-cerbiatta e James sentì come se gli avesse dato un pugno allo stomaco. Si alzò a fronteggiarlo, con un ghigno aperto quasi quanto il suo.
   « Altrimenti che cosa fai? » disse in tono di sfida, « Lo dici a qualche tuo grosso, viscido, amico, così che ci picchi? ». Era divertito e sarcastico, deciso a vincerla.
   « No. Lo dico a mamma ».
   James sbiancò e boccheggiò in modo piuttosto comico.
   « Oh, no, non lo faresti. Ti picchierei, finiresti in infermeria per almeno una settimana » ringhiò minaccioso, puntandogli un dito contro il petto. Ma Al sorrise, minimamente scalfito.
   « So che lo faresti. Ma non farebbe dimenticare a mamma la lettera che le manderei... E finiresti anche in punizione, perché ovviamente ti denuncerei » disse il Serpeverde, infilando le mani nelle tasche. James aprì la bocca, indeciso tra il picchiarlo o urlargli semplicemente contro. Al aveva calcolato dentro di se tutte le ipotesi in quei pochi minuti e sapeva che ci mancava poco dall'essere quasi ammazzato, ma confidava nella propria capacità di giudizio. Infatti, James si sgonfiò, vinto, e borbottò qualcosa che assomigliava a 'fanculo, stronzo di una serpe'. Si buttò a terra avvilito e Albus subito tornò baldanzoso al proprio posto accanto a Scorpius.
   « Ad Halloween mio fratello fa una festa » gli comunicò ghignando compiaciuto, « e i Serpeverde sono invitati. Tutti ».
   Scorpius sorrise e si poggiò meglio contro il tronco dell'albero dietro di lui. « Bene, perché le mie idee per rimorchiare quel giorno scarseggiavano » dichiarò sorridendo. Al ricambiò, stringendosi le ginocchia al petto e guardando in direzione di Kate.
   « Anch'io ho un piano sul fronte ragazze, amico » disse e si scambiarono uno sguardo.
   Scorpius approvò e disse: « Alleluia! E vedi di fare qualcosa di significativo ».
   « Significativo come? » fece Albus distratto dalle proprie scarpe. Scorp si strinse nelle spalle e gli consigliò di parlarle e di mettere le cose in chiaro.
   « Per 'mettere le cose in chiaro' intendi- » cominciò il corvino, passandosi una mano tra i capelli con un gesto allenato.
   « Dirle che sei cotto perso » lo interruppe Scorpius, sibillino, e lo spintonò facendolo cadere disteso in un mucchietto di foglie messo lì apposta. Rise, mentre il suo migliore amico riemerse tutto rosso dalla coperta di foglie variopinte. Albus lo guardò male, e si alzò indignato, poi si lisciò le pieghe dei pantoloni con tutta la dignità che possedeva e si incamminò alla ricerca di qualcuno di meno idiota con cui passare il tempo sarebbe stato meno gravoso, non degnandolo nemmeno di un'occhiata. Si sedette rumorosamente alla destra di Rose e le disse, come se non avesse notato il fatto che appena l'aveva visto, Rose si era zittita: « Penso che stare lontano da Scorpius potrà solo giovargli, dato che così non lo picchio, quindi me ne sto con te, cugina ». Rose non gli rispose ma era evidentemente infastidita. Doveva ordire un piano ai suoi danni, lo aveva capito benissimo, e per questo aveva istantaneamente deciso di starle appiccicato. Ma Rose era abile e orchestrò i suoi movimenti in modo ottimo nei successivi dieci minuti e in un attimo si ritrovò seduto al fianco del suo migliore amico, pallido e sconvolto.
  « Quella ragazza è inquietante » borbottò, mentre sua cugina tornava a chinarsi verso Molly e a parlottare fitto fitto.
  « Dobbiamo escogitare qualcosa di più efficace di uno sgabuzzino, Molly! » stava esclamando lei con voce sottile.
  « Per me rimane l'idea migliore! » rispose l'altra, « Nei film Babbani funziona sempre! ». Rose si batté la fronte con il palmo, esausta.
   « È stupida come idea! Potrebbero anche non parlarsi e lei farebbe saltare in aria prima la porta e poi me » contestò debolmente. « Io direi che dobbiamo convincerli a parlarsi, magari facciamo pressione su Kate, lei può essere facile da convincere ». Ma Molly non si arrese e continuò a dar battaglia in merito alla sua idea, mentre Dominique e Alice si avvicinarono a loro di soppiatto con il metro a nastro. La bionda picchiettò sulla spalla di Molly facendola sobbalzare ed imprecare vistosamente. Tra le varie, 'biondastra snaturata' fu l'unica cosa non volgare che uscì dalla sua bocca. Dom, imperturbabile, le spiegò che doveva prendere le sue misure per il suo vestito da damigella.
   « Damigella? » rantolò come se la parola le fosse sconosciuta. Dominique alzò gli occhi al cielo, mentre Alice prendeva un appunto guardando Molly.
   « Sì, damigella. E anche Rose lo è, » la ragazza citata, che fino ad un attimo prima ghignava impudente, fece largo ad un espressione indispettita « lo siamo tutte noi cugine » disse la bionda. Le due rosse si scambiarono uno sguardo d'intesa. Dopo un immaginario countdown, Rose e Molly la mandarono al diavolo, dicendo che mai e poi mai si sarebbero abbassate a indossare abiti più elaborati di un paio di jeans. Un secondo più tardi erano entrambe in piedi e con le braccia allargate, subendo il nastro di cuoio e le domande di Dominique e Alice su colori e forme. Appresero inoltre che Lily stava macchinando sulla disposizione di tavoli e dei posti con quello strano modellino.
   « Perché, non ci possiamo sedere dove ci pare? » chiese Molly piccata, storcendo il naso. Dominique parve sconvolta.
   « Certo che no! Immagina che caos! » chiocciò agitando le mani, frenetica. Rose e Molly si zittirono, preferendo non dar adito a ciò che pensavano.
   Era una bella giornata, sì.




20 ottobre 2022,
Hogwarts, Campo di Quidditch


Sugli spalti c'era un gran tumulto. In seguito alla notizia che Zacharias Zabini aveva mollato il Quidditch, nessuno aveva fiatato, men che meno Scorpius, che si ritrovò a fare da Cacciatore. Sapeva di essere egoista e anche insensibile, Zac era pur sempre suo cugino, ma la notizia che fosse stato preso in squadra al suo posto gli aveva rallegrato non di poco la giornata. A suo padre, poi, era andata più che bene.
  E poi, a Zac non è dispiaciuto tanto, sembrava addirittura felice! pensò il biondo cercando di scacciare i flebili ma presenti sensi di colpa.
   Divagazioni a parte, quel giorno c'erano le selezioni del suo -Scorp trovava che fosse una parola fantastica- Capitano. I tre giudici non avevano ancora spiegato prova e derivati, anzi, si erano seduti calmi e si parlavano, ignorando i due ragazzi con la scopa in spalla in piedi di fronte a loro. Sebastian era ovviamente irritato, lo si capiva dalla linea dura della mascella e dallo sguardo semi-neutro. Prudence, invece, era rilassata e guardava il cielo come se niente fosse. Il ragazzo avrebbe tanto voluto essere un po' più calmo, come lei, ma proprio non riusciva a non guardare male suo padre di tanto in tanto. Ma di che cosa diamine stavano parlando? Sebastian ebbe il forte desiderio di avvicinarsi e origliare, ma non lo fece, deciso a preservare la sua dignità -e il suo posto in squadra. Dopo vari minuti di sguardi e mormorii tra il pubblico indesiderato, Gwenog Jones si passò una mano nei capelli e gli rivolse un'occhiata, continuando a parlare.
   Come se sapesse fare altro pensò Seb inacidito. Ormai tutti erano a conoscenza della parlantina inarrestabile di quella donna, una cosa davvero snervante.
   All'improvviso, mentre i pensieri del Grifondoro si concentravano su torture dolorose inflitte alla ex campionessa delle Harpies, Chipper si alzò e li pregò di salire in sella alla scopa. Prudence obbedì subito, diligente, mentre Sebastian sbuffava e lo guardava male. Dopo che si furono alzati in volo, Chipper disse loro di volare per un po', perché nel frattempo gli altri componenti della squadra e le riserve si dovevano cambiare d'abito. Sebastian si irritò ancora di più e urlò ai ragazzi che si stavano dirigendo verso gli spogliatoi l'ordine di muoversi al più presto.
   Fanculo alla compostezza, voglio fare in fretta!
   Chipper spiegò che si dovevano formare due squadre e chi dei due avrebbe gestito meglio la propria squadra sarebbe diventato il nuovo Capitano della squadra di Hogwarts. Ricordando come l'anno prima la Goyle non era riuscita a calmare due suoi giocatori che litigavano per una ragazza nel bel mezzo della partita, Seb sorrise, sentendo di avere la vittoria in pugno. Era così semplice immaginarsi circondato dai suoi compagni, mentre lo festeggiavano e gli dicevano della sua alta prestazione di Capitano e Cacciatore. Era bello sentirsi apprezzato ed in quel momento era l'unica cosa che davvero gli teneva alto il morale, visto che non si era ancora ripreso del tutto dalla faccenda di Kate. Di sotto, intanto, Chipper aveva chiamato James e Malfoy e iniziò a parlargli, guardandosi attorno come se la sua fosse una cospirazione. I due annuirono, gentili, e si mise in sella alla scopa.
    Sebastian sentì uno scalpiccio di sotto e vide dodici persone decollare dolcemente. Un fremito lo pervase; chissà cosa sarebbe accaduto. Chipper spedì i titolari con Prudence, mentre le riserve toccarono a lui.
    Cattivo segno...
    Sebastian si affiancò ad Helena e guardò mentre Pitman veniva mandato nella squadra di Prudence; lanciò un sorriso a Hunter Fox e si rallegrò di non avere Potter come Cercatore. Sarebbe stato uno strazio, lui sarebbe stato combattuto tra il desiderio di vincere e la voglia di vederlo umiliato e perdente. Osservò i suoi compagni di squadra e ne restò comunque soddisfatto, avrebbe potuto sfruttare al meglio la forza di Jinnah nelle braccia, magari mandando a schiantare Potter contro il suolo, e Amar Kumar aveva dei buoni riflessi; non come quelli di Wolf, ma erano comunque ottimi. Chipper lanciò la Pluffa e la partita iniziò.
    Sebastian si piegò contro il manico della scopa e filò in linea dritta, acchiappando la palla e facendo cenno ad Helena di seguirlo. Appena Peter Pitman si avvicinò lanciò la Pluffa a Helena e fecero questo giochetto per altri due minuti, passandosi la palla nel momento più inaspettato. Era una tecnica che avevano approntato l'anno scorso durante gli allenamenti ma che non avevano ancora sperimentato come si deve. Quando Helena riuscì a far passare la Pluffa oltre l'anello più basso, Sebastian si disse che vincere sarebbe stato facile, dopotutto.
    Neanche lo pensò, che la Pluffa gli fu rubata da sotto il naso da Malfoy, e si diede mentalmente dello stupido. Gli si tenne alle calcagna con convinzione, notando che James e Rose facevano niente e poco. Sterzò un attimo con la scopa, pensando che stessero battendo la fiacca per fargli vincere la partita, per farlo diventare Capitano. Dopo qualche secondo di meditazione tra se e se, si rese conto che era come diviso in due: da una parte voleva arrabbiarsi e da una parte voleva esser loro grato. Qualche attimo di tentennamento dopo, decise di guardarli male e di scattare avanti in accelerazione. Seb voleva vincere perché era bravo, non perché loro volevano perdere apposta. Sorvolò tutta la lunghezza del campo alle spalle di Scorpius, che segnò un goal prima che Gary prendesse la palla con scioltezza e vago avvilimento. Sebastian si convinse, anche dopo cinque goal subiti e zero goal segnati, che potevano risalire. Nulla era perduto. Quando Helena urtò la spalla contro uno dei pali dopo un'azione sperticolata per prendere la Pluffa e lanciò un urlo di dolore, Sebastian le si avvicinò preoccupato e le fece mille domande, ma Helena continuò a giocare, intestardita e anche infastidita dalle sue continue domande.
   « Sicura di voler giocare? Posso aiutarti, dai. No, aspetta, ti faccio sostituire, sono sicuro che Finnigan sarà più che contento e- ».
   « Sebastian! Zitto! » sbottò Helena, allontanandosi velocemente. Sebastian sbuffò contrariato, convinto che dopo quel piccolo incidente lei non dovesse giocare.
    « Ma si tratta della tua salute! ». Helena lo ignorò.
    Malfoy in quel momento aveva la Pluffa e stava volando verso le porte avversarie, finché James quasi non gli cadde addosso, sterzando bruscamente e facendo cozzare i loro manici. Sebastian li affiancò, notando che la Pluffa era caduta sul prato lì sotto. Ma prima che potesse fare qualunque cosa, Scorpius spintonò James e gli urlò contro.
    « Ma guarda dove vai, idiota! ». La conseguenza immediata fu che James si fece rosso in faccia, urlando a più non posso.
   « A chi hai detto idiota? ». Gli altri giocatori si erano immobilizzati sulle loro scope, guardando la scena chi spaventato e chi esasperato. Sebastian fu tentato di ridere, ma poi sospirò e cercò di fare da mediatore. Quando sembrava che stessero arrivando alle mani, Seb li allontanò alla svelta. Intanto, Prudence Goyle si stava avvicinando.
    « James, smettila e chiedigli scusa » ordinò perentorio. Il ragazzo lo fissò sbalordito e tentò di protestare, ma l'altro non cambiò linea d'attacco. Prudence li guardò indecisa, poi si mise in mezzo.
    « Gli sei quasi caduto addosso. So che non è stata colpa tua, ma resta il fatto che gli sei quasi caduto addosso. Hai capito o devo ripeterlo lentamente? » disse la ragazza bruscamente e con espressione da non-discutere-o-sei-morto. James, testardo, cercò di superare Sebastian per picchiare il biondino. Ma Sebastian era deciso a farlo calmare. « Sono già stanco di sentirti urlare, Potter. Devo ricordarti che cosa successe l'anno scorso, dopo che piacchiasti il Corvonero che usciva con Lily alla fine della partita? Non giocasti per due partite. Dimmi, vuoi giocarti questa possibilita? Perché è una possibilità bella grossa, amico ». James lo guardò scornato -era la seconda volta quel giorno che lo mettevano al posto suo, anche se questa volta era pianificato- e annuì.
   Scorpius sorrise compiaciuto quando James gli borbottò 'scusa, testa platinata' prima di allontanarsi di gran carriera. Sebastian sospirò sollevato e disse a gli altri, che erano rimasti tutti a guardare: « Ora la partita può riprendere ». Ma Pru  intervenne, furibonda.
    « Quei due fanno parte della mia squadra, Baston. E poi ci stavo già pensando io. Non puoi fare così minando alla mia aut- » cominciò veemente, ma Seb non voleva altre liti, così la interruppe.
    « Volevo semplicemente che non si prendessero a botte nel bel mezzo di una partita! E il mio intervento è stato più efficace del tuo, non credi? ».
    Prudence si infuriò ancora di più, anche se Sebastian aveva cercato di parlare gentilmente.
    « Non parlarmi in quel modo, pseudo-bambolina di pezza » sibilò minacciosa con un dito puntato contro il suo petto. La tensione era alle stelle, molto di più che durante la lite tra James e Scorpius, perché quella poteva essere una cosa all'ordine del giorno.
    « Pseudo-bambolina di pezza? » esclamò, un attimo sconcertato, poi decise di non voler litigare con una ragazza, perché non gli avrebbe fatto onore, « Scusami, Prudence, ma adesso credo che dovremmo smettere di fare pagliacciate e dovremmo giocare questa partita » ribatté, calmo e conciso.
   Helena lo guardò preoccupata e allo stesso tempo felice di come stava gestendo la situazione, anche se con le ragazze era sempre stato più che cavalleresco. Teneva aperte le porte, era gentile e fin troppo premuroso, non lo aveva mai visto urlare contro una ragazza o rispondere a tono. Prudence fece la faccia di una che era stata appena schiaffeggiata senza motivo. Sebastian le voltò le spalle, deciso a continuare il gioco. Ma Pru lo afferrò per una spalla, decisa a continuare quel discorso.
   « Senti, coso, non mi trattare come una bambina facile da maneggiare, perché sinceramente ti rovo un grosso imbecille » e così attaccò una specie di filippica su quanto Sebastian fosse stupido e continuò a parlare per parecchio, prima che Richard Chipper la fermasse, alzandosi in volo su una vecchia Nimbus Duemila. Era uno spettacolo singolare e anche piuttosto strano da vedere, molti si chiedevano se la scopa avrebbe retto. Chipper si infilò tra i due litiganti e li spedì a terra. Aveva comunicato loro di aver preso una decisione. L'aria era talmente densa che si poteva tagliare con un coltellino per il burro; Sebastian aveva pensato con scoramento che il punteggio era molto a suo sfavore e che molto difficilmente avrebbe avuto quel roulo, sarebbe rimasto in squadra come un semplice Cacciatore. Chipper scambiò una parola con i suoi colleghi e tornò a rivolgersi a loro.
   « Sono molto soddisfatto di questa prova, che ha detto degli esiti positivi e assolutamente magnifici, » tutti lo guardarono increduli, perché aveva appena detto un'idiozia, « e credo che sia ora di dirvi che la squadra di Hogwarts ha finalmente un Capitano, che credo sia una scelta eccellente. Ha condotto bene la sua squadra, ha grinta, ma sa anche detenere le redini di una disputa, sia tra due suoi compagni e amici, sia tra il proprio avversario. Uno dei più importanti requisiti di un Capitano è essere sempre pacato e ragionevole, un perfetto Capitano deve saper vincere, ma anche perdere. E deve saper incassare insulti o critiche o qualunque cosa gli venga rivolta. Un buon Capitano per Hogwarts sarà certamente » fece una pausa per creare suspense, « il nostro amico Sebastian Baston. Forza, un applauso, gente! »
   Gran movimento diviso tra gioia e delusione si mosse tra gli spalti.





21 ottobre 2022, 17:07
Hogwarts

Albus stava giocherellando con il gufo di famiglia, indeciso se incorniciare la lettera appena ricevuta o semplicemente dare da mangiare al piccolo gufetto come ringraziamento. Infilò una mano in tasca e ne estrasse un cracker malconcio e probabilmente ammuffito. Con uno sbuffo, guardò il gufo volare via indignato, ovviamente certo che volesse avvelenarlo. Al ridacchiò grattandosi la nuca. Era solo, seduto lontano dalle cacche dei gufi della Guferia. Dopo un po' si alzò e iniziò a scendere la moltitudine di scalini, poi udì dei passi affrettati raggiungerlo. Una ragazza sbucò all'improvviso dallo scalino su cui stava per posare un piede e quasi caddero entrambi. Sarebbe stato un gran bel volo se non avessero avuto un buon equilibrio. Al si guardò confusamente intorno, la ragazza era praticamente sparita. Sentì una specie di gemito e guardò in basso. Kate era inginocchiata sullo scalino e tastava nervosamente tutto ciò che poteva.
   « K-kate, cosa stai facendo? » chiese Al, sentendo che da un momento all'altro sarebbe scoppiato in una grassa risata e anche che sarebbe stato davvero poco carino, così frenò lingua, respiro e tutto ciò che riusciva a controllare.
   « Sto cercando una dannata lenta a contatto! Forza, aiutami! » sbottò la Tassorosso, gesticolando e mettendo in evidenza la sua irritabilità.
   Beh, farla irritare è semplice come bere un bicchier d'acqua. pensò Al con un ghigno, inginocchiandosi accanto a lei e fingendo di cercare. In realtà la stava guardando ed era uno spettacolo esilarante. Kate si stava mordicchiando il labbro inferiore ed aveva le narici dilatate e lo sguardo da disperata. Era anche terribilmente tenera.
   « Se non la trovi cosa succede? » le chiese, con una punta di divertimento acuto nella voce che lei però non colse, fortunatamente per lui. Farla irritare ancora di più non avrebbe avuto esiti positivi.
   « Mi butto nel Lago Nero sperando di affogare il meno dolorosamente possibile » ribatté velocemente Kate, cercando su gli altri scalini più in basso.
   « Oh, certo » disse stupito, mettendosi a cercare sul serio. Nel mentre, Kate si passò una mano nei capelli e infilò la mano nella borsa, afferrando il paio di occhiali che andavano alla deriva tra libri e piume (sì, non aveva gran cura delle sue cose in giornate storte come quella) e liberandosi dell'altra lentina prima di indossarli. Albus notò che gli donavano, ma l'attimo dopo entrambi cercavano con particolare attenzione. Un silenzio tutt'altro che spiacevole s'interpose tra loro mentre le mani scandagliavano ogni centimetro cubo delle scale della Guferia. Katherine sembrava che stesse per avere una crisi di nervi, Al, invece, si divertiva un mondo a guardare le espressioni buffe che si dipingevano a intervalli regolari sul volto dell'altra, così che lui sapeva sempre quando guardare. Faceva sempre attenzione a non farsi beccare, anche se spesso capiva che pure lei lo osservava per qualche secondo e ogni volta sentiva di doversi attribuire un piccolo trionfo. Intanto, sembrava che sulle scale ci fosse solo polvere.
   Sporca. Odiosa. Polvere.
   Dopo quasi un quarto d'ora, Al avrebbe voluto tanto trovare quella stupida lentina alla svelta, perché non ne poteva più. Un paio di volte, pensò che magari se ne sarebbe potuto andare; poi gli veniva in mente l'immagine di Kate, tutta sola, ancora alla ricerca, e allora scansionava le scale, deciso. Altri cinque minuti dopo, il ragazzo emise un urletto di gioia.
   « Trovata, trovata! ».
   Kate scattò in avanti, salendo i gradini due alla volta, sospirò di sollievo, per poi togliergliela subito dalle mani. Dopo essersi assicurata che la lente fosse nel suo apposito contenitore insieme all'altra, si lasciò ricadere sullo scalino e guardò il cielo con aria depressa. L'altro le si affiancò e non le staccò gli occhi di dosso.
   « Sai, esiste una certa parolina, una piccola piccola, che dentro di sé ha molto. Ed è grazie, ma se tu non vuoi usarla, fa' come ti pare » borbottò Albus, ma lei lo stava inconsciamente ignorando. E sì, lui si stava indignando a morte. Si sporse leggermente e agitò una mano davanti agli occhi di Katherine, che sobbalzò e si voltò verso di lui con un cipiglio che la diceva lunga. Al ghignò e le rivolse un'occhiata canzonatoria, con una faccia che lei giudicò da schiaffi.
   « Sei proprio una ragazza ingrata, eh? Oh, non preoccuparti, non ti serberò rancore per tanto. Solo un annetto o due » disse, completamente delirante, mentre pensava velocemente. Era la sua prima occasione per parlarle a quattr'occhi dopo tanto tempo, doveva assolutamente sfruttarla e non fare l'idiota. Che era ciò che stava facendo, ma son dettagli. Rifletté velocemente, mentre Kate lo guardava come se fosse impazzito. Si mordicchiò l'unghia del pollice e passò a raccontarle la sua giornata con voce trepidante e fin troppo veloce, e lei si disse che sì, quel ragazzo era davvero uscito di testa. Parlava così veloce che Katherine si perse un paio di volte e, a quella che capì fosse solo la metà di quel discorso insensato, lo interruppe.
   « Sembri un pazzo assatanato, te lo hanno mai detto? » disse, il mento sul palmo della mano e le sopracciglia inarcate in un espressione che voleva dire 'mi stai sfinendo'. Albus boccheggiò e mise su uno dei suoi adorabili bronci, la mente che non riusciva ad escogitare nulla che potesse sembrargli sensato. Era decisamente andato in tilt. Kate sospirò, felice che avesse finalmente chiuso la bocca, e si lasciò andare ad un sorrisetto. Era stata una giornata strana e più volte aveva avuto voglia di ammazzare qualcuno, ma starsene lì seduta al fianco di Albus le sembrava la cosa più semplice del mondo. Finalmente, dopo una gran brutta mattinata e l'inizio di un pomeriggio che non prometteva d'esser migliore, era seduta e calma, come se niente fosse. Al che, il Serpeverde si decise finalmente a parlare di nuovo.
   « Senti, se passiamo un altro minuto in silenzio mi scoppierà la testa. Forza, raccontami cosa, oltre me, ti ha rallegrato la giornata » disse Albus.
   « Veramente, oggi niente mi ha rallegrato la giornata. Tantomeno tu. Anzi, tu proprio no » rispose Kate, scocciata e anche leggermente isterica. Al inarcò le sopracciglia, offeso e anche incuriosito, e le chiese: « E perché, di grazia? ». La ragazza arrossì vagamente e tentennò; chiaramente non voleva dare risposta alla domanda e lui cercò di cavargliela in tutti i modi, ma alla fine riuscì solo ad ottenere che lei si alzasse dichiarando di avere quaranta quesiti di Aritmanzia da fare, benché fosse consapevole che Albus sapesse benissimo che lei non seguiva Aritmanzia. Ma Albus, testardo, propose di accompagnarla e a lei non restò altro che accettare. Si incamminarono in silenzio, poi il Serpeverde tornò a farle quell'unica domanda. Kate si esasperò a tal punto che decise di rispondere alla domanda, ma omettendo un piccolo particolare (che ovviamente riguardava proprio lui).
   « Beh, Rose e Molly volevano per forza farmi fare una cosa che io assolutamente non volevo, e non voglio tutt'ora, fare. Sono proprio testarde, mi hanno tormentato finché non me ne sono andata via. Anzi, neanche allora: mi hanno anche mandato gufi per tutto il pranzo » disse Kate, irritata ancora al ricordo.
   « Davvero? Ma... E che diavolo volevano farti fare? Uccidere qualcuno? » fece Albus sghignazzando e immaginando le cugine punzecchiare la povera Kate fino a farla impazzire.
   « Magari... » borbottò Katherine, grattandosi la nuca distrattamente.
   « Dai, dimmi cosa ti hanno chiesto » la supplicò l'altro e lei gli lanciò un'occhiataccia.
   « Hai usato il loro stesso tono di voce. Ecco perché adesso ti mollo, qui, tutto solo. Ciao, eh » ribatté scontrosamente la ragazza, accelerando il passo con la tracolla ben posizionata sulla spalla e la schiena dritta. Albus alzò gli occhi al cielo e la raggiunse, chiedendole scusa, ma Kate era talmente orgogliosa che lo ignorò. Sbuffò e le chiese gentilmente di fermarsi.
   « Kate, dai, non fare la permalosa » disse poi « Ti ho solo fatto una domanda, dannazione ».
   La Tassorosso si fermò e lo guardò mordendosi il labbro inferiore, poi confessò di botto: « Volevano costringermi a parlare con te. Per... Insoma... Per chiarire, ecco ». Al si irrigidì e confermò la sua sensazione del pomeriggio del giorno precedente, cioè che Rose e Molly stessero complottando alle sue spalle. In quel caso, anche alle spalle di Kate.
   « Oh. Beh, credo che non siano affari loro, no? » sbottò e lei annuì, abbassando lo sguardo. Al iniziò a sentirsi a disagio e, non sapendo cosa fare, si passò semplicemente una mano tra i capelli.
   « Kate? ».
   « Sì? ».
   « Io... Mi piaci, non penso che- » iniziò il ragazzo, preso da un'improvvisa ventata di coraggio, ma lei non lo lasciò continuare. Si alzò sulla punta di piedi e lo abbracciò. Albus, preso alla sprovvista, affondò le mani nella sua schiena e sprofondò il volto tra i suoi capelli.
   « Kate... » ricominciò, ma lo interruppe ancora.
   « Sta' zitto » gli ordinò, stringendogli le braccia al collo e sentendosi decisamente accaldata.
   « Zitto zitto o...? ».
   « Zitto e basta ».
   Rimasero abbracciati a lungo e Al si chiese se potesse restare così per il resto dei suoi giorni. All'improvviso, sentì una certa impazienza e si scostò un po', poi le accarezzò la guancia e la baciò.




Salve... Sono tornata, sì. Starete pensando 'era ora'.
Forse starete morendo, o forse vorreste uccidermi, io starei dalla vostra parte in quest'ultimo caso. E... il finale del capitolo. Beh, per me è perfetto, muahahahaha. Me ne vado, perché sono distrutta (colpa di un intenso pomeriggio di studio T-T).
  
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