10:00 – Autunno
Francia, cinque anni più tardi
"Bernard!"
L’uomo urlò a gran voce, per la decima volta in quella
mattina, il nome del figlioccio. "Bernard! Ma porca miseria, ti vuoi sbrigare?
La vecchia Betsy s’è scassata di nuovo."
Il giovane uomo sdraiato sotto la Vite, quasi pronta per la
vendemmia, sorrise. L’unica cosa che si poteva scorgere non coperta
dall’enorme cappello di paglia, appoggiato sul viso per ripararsi dal pallido
solo di fine estate, era il filo d’erba mezzo masticato ben saldo fra le
labbra del giovane corpulento. Al nuovo grido del vecchio contadino, che
invocava il suo aiuto per riparare un ancor più vecchio trattore, il ragazzo
sogghignò, rivelando famelici canini candidi ed affilati. Denti da lupo. Si
sollevò a sedere con lentezza, lasciando cadere il cappello a terra per potersi
passare una mano nei pallidi capelli scompigliati. Un graffio fresco, che presto
si sarebbe trasformato in cicatrice, scintillava sulla sua guancia.
Il crepitio del cemento logoro lo fece voltare incuriosito
verso sinistra. In piedi nel centro della Provinciale polverosa, un ragazzo era
appoggiato ad una vecchia moto nera. Indossava un giubbotto di pelle squamosa,
di un animale non bene identificato, ed un paio di stivali dello stesso tipo.
Sotto la giacca facevano bella mostra di sé un paio di jeans color
porpora e oro.
Bernard pensò che fosse un abbigliamento raccapricciante.
Doveva essersi fermato mentre lui dormiva, perché non
aveva sentito il rumore del motore, né l’avvicinarsi della moto. Il giovane,
con arruffati capelli neri e occhiali spessi, a nascondere gli occhi verdi, lo
fissava con insistenza. Scocciato da quella strana e fastidiosa presenza,
Bernard gli si rivolse con tono di scherno e, immaginando che fosse un turista,
si espresse in inglese, lingua che stranamente gli riusciva semplice. Come se,
invece di essere nato in Francia, fosse originario della Gran Bretagna. Rabbrividì al solo
pensiero, il solo pronunciare quello stato gli metteva addosso inquietudine.
"Di un po’, ti sei perso? Scommetto che sei un turista!
Americano?" il ragazzo dagli occhi verdi scosse la testa "Inglese."
"Giusto!" esclamò il giovane corpulento schiaffandosi una mano sulla fronte
"dovevo immaginarlo che solo un Inglese poteva avere un così pessimo gusto
nel vestire."
Il moro sorrise: il suo carattere non sarebbe mai cambiato del
tutto.
Il ragazzo biondo non parve accorgersi della reazione dell’altro, ed
indicò con un cenno del mento la Provinciale. "La città più vicina è
Charville: segui questa strada, sempre dritto e ci arriverai più o meno in
mezz’oretta. Sempre se non ti perdi di nuovo." L’urlo del vecchio
contadino risuonò nuovamente nel vigneto, più forte del precedente. "Devo
proprio andare, o il vecchiaccio mi ammazza. Pensa che devo fare un sacco di ore
di lavoro prima di potermi godere la televisione in santa pace! Meno male che da
queste parti ci sono altre fonti di svago…" il taglio sullo zigomo sembrò
farsi più nitido, mentre i candidi canini del giovane spuntavano con un ghigno.
Poi, il corpulento biondo gli voltò le spalle, alzando la mano in un cenno di
saluto "Allora addio, turista Inglese, e buona fortuna.". Con passo sicuro
si diresse verso la fila di vite più vicina, svoltando l’angolo e sparendo
alla vista.
Una brezza gelida, anticipo agrodolce dell'autunno imminente, trascinò
oltre l'asfalto il cappello ormai dimenticato.
"No, Dudley." sussurrò Harry Potter,
quel mattino di settembre, ai filari di vite solitari "questo è un
arrivederci."
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Entrò lunedì...ghghgh.... oopsss...
A presto - è una minaccia - *Mamey*
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