The Draco
Horror Picture Show
Epilogo
L’anello
“Darkness cannot
drive out darkness: only light can do that.
Hate cannot drive out
hate: only love can do that.”
― Martin Luther King
Porta.
Statua.
Armatura.
Gira a
destra.
Quadro.
Gira a
sinistra…
Ogni
corridoio era
uguale agli altri, gli sgabuzzini e le stanze da letto si ripetevano in
continuazione, come in un incubo da cui non si riesce a scappare. E se
fosse stato così anche per Hermione? Se la Maledizione
avesse
intrappolato anche lei in un sogno senza speranza? Se fosse stata
costretta a vivere in quella casa per il resto della sua esistenza?
Come avevano potuto lasciarla da sola?
«
Di qua, sento delle voci » gridò Ron, girando
all’improvviso in un corridoio buio.
Harry,
il cuore in
gola, un leggero velo di sudore sulla nuca, seguì
l’amico
nella disperata corsa. All’improvviso,
l’inaspettato: una
lama di luce che filtrava da sotto una porta, voci fioche
dall’altra parte, sospiri lievi.
Eccola!
L’uscio
di legno sbatté forte; Ron entrò senza nessuna
esitazione.
«
Lasciala stare! » urlò Harry, ancora prima di
mettere a fuoco la stanza.
E
poi si sentì uno stupido.
Draco
Malfoy sedeva
composto in una poltrona accanto la fuoco, un paio di occhiali da
lettura sul naso; li stava fissando con un’espressione
sorpresa
in volto. Hermione, neanche a dirlo, era in piedi di fronte a uno
scaffale altissimo, prima del loro arrivo era sicuramente girata verso
i volumi, intenta a leggerne i titoli, ma ora li guardava entrambi con
la bocca spalancata. Naturalmente tra i due c’erano
almeno
tre metri di distanza e la ragazza sembrava illesa.
«
Che cosa diavolo combinate? » chiese loro, avvicinandosi.
«
Io… tu.. lui… » balbettò
Ron, osservando la scena.
«
Lui ti vuole uccidere! » disse Harry senza preamboli.
«
Come, scusa? » domandò Malfoy, alzandosi.
«
Sì,
proprio come quella ragazza a Diagon Alley! »
incalzò Ron.
« C’è una maledizione su tutta la casata
dei Malfoy!
Gli serve del sangue per spezzarla! »
Hermione
parve valutare la cosa per qualche secondo; li fissò dritto
negli occhi, in viso un’espressione cupa.
«
E questo da chi lo avreste saputo? » chiese poi.
«
Da un fantasma! » disse Harry.
«
Da un fantasma? » Era chiaro che pensava fossero pazzi.
«
Sì, Caspar Herbert Malfoy, da cui ebbe inizio la Maledizione
stessa! » spiegò Ron.
Era
indubbio
però, almeno per Harry, che Hermione non aveva la
più
pallida idea di cosa stessero dicendo; non che la biasimasse, erano
entrati nella biblioteca come dei pazzi e ora stavano blaterando di
maledizioni e fantasmi.
«
Diglielo, Malfoy! Spiegale della Maledizione e di cosa stavi tentando
di farle! » inveì allora Harry.
Il
padrone di casa
avanzò lentamente verso di lui, sembrava tranquillo, ma gli
occhi gli brillavano riflettendo la luce del candelabro posato sul
tavolo. Harry fece appena in tempo a notare la cera caduta
sul
pianale di legno e a chiedersi cosa avesse causato quella macchia prima
che Malfoy parlasse.
«
Non ho la
più pallida idea di cosa tu stia parlando, Potter e
francamente
la cosa non rientra nei miei interessi, ma trovo il fatto che tu mi
accusi di aver anche solo tentato di fare del male a
un’ospite in
casa mia alquanto denigratorio » Malfoy gli
afferrò il
colletto della camicia.
«
Granger, quanto sei stata in questa stanza con me, stasera? »
chiese poi, rivolto ad Hermione.
La
ragazza soppesò un attimo la domanda. « Credo tre
ore » rispose.
«
Bene, un tempo
ragionevolmente lungo, che mi avrebbe permesso agevolmente di
ucciderti, nel caso ne avessi avuta l’intenzione, giusto?
»
«
Beh, credo si sì » replicò
lei, quasi ridendo.
«
Ti ho toccato, Granger? »
«
Mi hai offerto una tazza di tè e ti sei messo a leggere
mentre io esploravo gli scaffali ».
Malfoy
lasciò andare Harry e fece un passo indietro.
«
Credo sia
meglio che ve ne andiate » disse asciutto. « Creep!
»
urlò poi; l'Elfo apparve al suo fianco poco dopo.
«
Sì,
Padrone? » l’esserino si profuse in un inchino
malandato,
scoprendo una ragguardevole porzione di fondoschiena grazie al sacco
che portava indosso.
Harry
era incredulo.
Possibile che si fosse sbagliato su tutto? Possibile che avesse sognato
le parole di Caspar Malfoy? E Ron, anche lui aveva sognato? No, a
giudicare dalla sua espressione nemmeno lui credeva di aver immaginato
ogni cosa.
E
allora?
Harry
guardò Hermione: la ragazza li stava fissando con aria
preoccupata, credeva fossero impazziti!
«
Accompagna
alla porta i nostri ospiti. A eccezione della signorina Granger,
nessuno di loro sarà più il benvenuto nella
tenuta
» disse Malfoy, interrompendo i suoi pensieri.
L’Elfo
s’inchinò di nuovo e in un batter di ciglia tutti
e tre si
ritrovarono fuori sotto la pioggia battente, i mantelli da viaggio a
terra di fronte a loro. La stupida creatura non si era degnata nemmeno
di accompagnarli
fuori: li aveva smaterializzati.
Harry
si guardò
indietro, confuso. Quanto tempo era passato dalla scoperta
dell’esistenza della Maledizione alla loro brusca uscita dal
Manor? Di certo non più di venti minuti.
Era
stato tutto troppo veloce… troppo… affrettato.
Ministero
della Magia - Ufficio Auror- due ore più tardi
Hermione chinò la
testa sulla scrivania e si coprì le orecchie con le mani per
non sentire le urla.
«
COME SAREBBE A DIRE CHE IL CORPO È SPARITO? I MORTI NON
CAMMINANO, SOPHIA! »
Sophia
Tattleburr,
apprendista Medimago Forense al Dipartimento Magiscientifico, aveva le
lacrime agli occhi e cercava di non guardare il famoso Harry Potter
mentre inveiva come una belva feroce contro di lei.
«
Sì,
si-signore, ne sono convinta, fatto sta che la squadra di ripulitura
della scena non ha fatto in tempo a consegnarci il corpo che quello era
sparito! Le giuro che mi sono girata per un solo secondo! Firmavo i
moduli per l’autopsia, signore! »
balbettò la
ragazza.
Hermione
vide Harry passarsi una mano tra i capelli, un gesto fin troppo
stizzito.
«
Dimmi almeno che sei riuscita a scattare qualche foto »
Sophia
si raddrizzò subito. « Sì, signore, ne
ho fatte alcune! »
E
allora fu Hermione a mettersi una mano nei capelli… per poi
afferrare il mantello e andarsene.
«
Non è possibile… Harry, sei sicuro che
queste… » sussurrò Ron.
«
Siano le foto
della vittima? » lo precedette Harry. «
Sì, molto
sicuro. Le ha scattate Sophia poco prima che il corpo scomparisse
»
«
Miseriaccia, Harry! Questa è… »
«
Identica a Louise Marie Harrington? Oh, sì, lo è
eccome! » rispose, fissando la foto.
Perfino
la veste
elegante era la stessa del ritratto che avevano visto a Malfoy Manor,
gli stessi riccioli biondi, lo stesso volto angelico.
«
Oh, beh, almeno l’abbiamo identificata, no? »
Harry
annuì piano. « Peccato sapessimo già
che era morta…da almeno centoquaranta anni »
Campagna
del Wiltshire- una settimana dopo
Pioveva
a dirotto. Era frequente, da quelle parti, ma non per questo meno
fastidioso. Le pesanti gocce di pioggia si attaccavano al mantello di
lana e il cielo non prometteva niente di buono. Forse sarebbe nevicato
nel fine settimana.
Hermione
era stanca di
camminare, ma far perdere le proprie tracce a un gruppo di Auror
esperti non era semplice. Non credeva ci sarebbe riuscita del tutto, ma
le sarebbe bastato arrivare a destinazione e avere il tempo di
accertarsi che tutto quello che scriveva la Gazzetta di quel giorno
fosse vero. Che lui stesse davvero bene.
La
pioggia cadeva a
tratti anche sul giornale fresco di stampa, gocciolando dai lembi
dell’ombrello aperto e diluendo l’inchiostro nero.
“
Scandalo al dipartimento
Auror” si leggeva in prima pagina “ Cadavere sparisce
dall’obitorio”
E
poi, in basso sulla
sinistra un piccolo trafiletto che rimandava a un articolo
più
approfondito a pagina quattro: “
La rinascita dei Malfoy: l’erede Draco annuncia la sua ascesa
in
politica. Che sia la fine della fantomatica maledizione dei Black?
”
E
allora Hermione si
permise di ricordare quella notte. Le mani bianche di Draco, le sue
labbra morbide, la pelle bollente, quell’assurdo desiderio di
toccarlo, di amarlo.
E poi una
goccia di sangue, una scheggia di legno impigliata nel dito e
un’improvvisa lucidità.
«
Cosa mi hai dato? Cosa c’era nel tè? E nel vino
della
cena? » gli aveva chiesto, fermando la corsa delle sue mani
su
per l’interno coscia.
Lui
l’aveva guardata, si era accorto del sangue sulla sua mano e
si era allontanato subito, quasi scottato.
«
Amortentia » aveva risposto. « Non preoccuparti,
era una dose irrisoria. »
Ed
eccola allora, la rabbia che l’aveva invasa. Quello
sì che
era un sentimento che associava a Draco Malfoy, molto più
che il
desiderio(1).
«
Cosa vuoi da me? Sesso? »
«
No, no, assolutamente no! » sembrava disperato, continuava ad
andare avanti e indietro e a toccarsi i capelli.
Lo
aveva guardato raccogliere il panciotto argentato e la camicia candida
e infilarseli. Poi l’aveva visto osservarsi le mani,
rigirandole
come se fossero state sporche, macchiate da chissà cosa.
«
Come mi sono ridotto… » aveva sussurrato.
Un’affermazione molto più che una domanda.
Hermione
sapeva che c’era qualcosa che non andava,ma non riusciva a
capire
cosa fosse. Si era rivestita piano, tenendo d’occhio Draco, e
poi
gli si era avvicinata. Lui era seduto in terra, la testa tra le mani;
le braci ardenti del camino illuminavano parzialmente il suo volto,
accendendolo.
«
L’hai messo tu quell’anello su quel corpo, vero?
»
Draco
a quel punto aveva alzato gli occhi, l’aveva guardata e senza
dire nulla aveva sorriso. Hermione non sapeva se fosse stato quel
sorriso, un’espressione talmente anomala sul viso di Malfoy
da
fare quasi tenerezza, oppure la disperazione che era arrivata
subito dopo a farla cedere.
«
Cosa ti serve da me? » gli aveva chiesto allora,
completamente sconfitta.
«
Il tuo sangue»
L’aveva
schiantato. Reazione naturale, aveva pensato, quasi istintiva. Lui
però si era fatto schiantare. Avrebbe potuto benissimo
schivare
il colpo;, era un bravo duellante, dopotutto, e questo fatto
l’aveva fatta pensare. E se Malfoy avesse davvero avuto
bisogno
di lei?
«
Comincia a raccontare tutto dall’inizio » gli aveva
intimato allora, dopo averlo fatto rinvenire.
Era
così che aveva saputo tutta la storia: di Caspar Herbert
Malfoy
e di Louise Marie Harrington, dell’amore impossibile tra un
ricchissimo Mago e una Babbana priva anche solo della più
piccola scintilla di magia. Della vergogna di una famiglia Purosangue
da generazioni che aveva tenuto nascosta la cosa, ricorrendo
all’aiuto, pagato a caro prezzo, del più grande
Mago
oscuro di tutti i tempi. Della rovina lenta e ignobile di un maniero
destinato a seppellire il suo ultimo abitante.
«
È per questo che la casa è in queste condizioni?
» aveva chiesto Hermione.
«
Malfoy Manor riflette lo stato di chi la abita »
«
Premesso che ti aiuterò » gli aveva detto.
« Volevi
attirare la mia attenzione con quell’anello? »
«
No » lo aveva sentito rispondere, sconfitto. « Di
Potter, ma quel buono a nulla… »
«
Ah, era Harry che volevi? » aveva chiesto, ridendo.
« Beh,
non credo che con lui avresti avuto molta fortuna poco fa su quel
tavolo »
E allora
l’aveva guardata. Uno sguardo penetrante, uno di quelli che
ti mozzano il fiato.
«
Non avevo di certo bisogno di te in quel senso, Hermione »
l’aveva sentito affermare. « È vero,
all’inizio avevo pensato che Potter potesse aiutarmi, poi ti
ho
vista; mi serviva sangue Babbano e speravo che il tuo bastasse a
scindere la Maledizione, ma non è successo e ora mi sento un
codardo e un vile solo per aver tentato una cosa simile su di te
».
Le si era
avvicinato, la aveva preso il viso tra le mani. E lei aveva smesso di
respirare.
«
Era tutto vero, Hermione; quello che ti ho detto prima era tutto vero!
Mi sono innamorato di te ancora prima di scoprire cosa aveva fatto
Caspar a questa famiglia! E una volta saputo della Maledizione, non
sono più stato in grado di biasimarlo: avrei fatto la stessa
cosa, per te. »
E ancora
una volta era rimasta senza parole.
«
Come fai a sapere che il mio sangue non ti basta? » aveva
cercato
di glissare. Non poteva pensare a Draco Malfoy che l’amava,
no,
non ora.
Lui
aveva indicato con un gesto del capo il tavolo: sopra di esso, accanto
alla macchia di cera che era colata dal candeliere, c’era una
piccolissima macchia rossa.
«
E tu pensi che una quantità così irrisoria di
sangue sia
sufficiente? Ti ricordo che il mio non è sangue Babbano
comune,
Malfoy! Io sono anche una Strega! » aveva esclamato,
prendendolo
per un braccio. « Andiamo, qui serve ben altro che una
gocciolina
spaurita e sicuramente tutti questi libri ci saranno d’aiuto
».
Ora,
camminando da sola per la campagna inglese, si ricordò come
un’ora dopo erano riusciti ad arrivare a una soluzione
accettabile. Tutti quei libri oscuri contenevano una serie di contro
maledizioni universali che, combinate al sangue, avrebbero dovuto dare
l’effetto desiderato. Il problema era stato verificare
l’effettiva cessazione della Maledizione.
Era
esattamente quello
che stavano facendo quando erano entrati Harry e Ron: i due deficienti.
Hermione aveva già progettato di non rivelare loro nulla di
quella notte, ma naturalmente Caspar l’aveva pensata
diversamente. E così si era ritrovata a dover mentire! Mai
avrebbe pensato di doverlo fare, con i suoi amici, poi!
Fortunatamente
la
sparizione del “corpo” ( se così si
poteva chiamare)
aveva gettato tutti nel panico più profondo e le accuse
contro
Draco erano state interpretate come le solite esagerazioni di Harry.
«
Andiamo,
Harry, sappiamo tutti che hai certi… precedenti…
nell’accusare Malfoy! » aveva detto Kingsley.
« E
francamente, la tua storia di fantasmi è buona solo per la
notte
di Halloween ».
Harry
si era arrabbiato, aveva puntato i piedi; Ron l’aveva
appoggiato in pieno, ma non era servito a nulla.
I
cancelli del Manor
apparvero di fronte a lei. Non una traccia di ruggine, non un cigolio
nell’aprirsi. E si erano schiusi da soli, come se
l’avessero riconosciuta. Se non fosse stata sicura di essere
nel
posto giusto avrebbe giurato che quella non fosse Villa Malfoy.
Il
giardino ai lati
del vialetto d’accesso era completamente trasformato. Erba
verdissima ricopriva le aiuole e fiori dai colori tropicali sbocciavano
dappertutto. Anche le alte siepi che solo qualche giorno prima le erano
parse mani scheletriche pronte ad afferrarla ora sembravano
lussureggianti cespugli ombrosi, prefetti per un tè
pomeridiano
in primavera.
E
la tenuta… oh, che magnificenza!
Non
un’imposta
cigolante, non una persiana fuori dai cardini, tutto pareva uscito da
un romanzo Magico, la casa sembrava appena dipinta di un fresco color
crema e l’armonia della facciata rimandava i lampi del
temporale,
scintillando di un riflesso dorato.
Mancava
solo…
«
Cerchi qualcuno? »
Hermione
si
portò una mano al petto per lo spavento. Draco Malfoy le si
era
avvicinato in silenzio, mentre era intenta a osservare Malfoy Manor in
tutto il suo splendore.
Indossava
abiti
moderni quel giorno: pantaloni scuri e camicia bianca. Un mantello di
lana pesante lo proteggeva dalla pioggia, ma il cappuccio era abbassato
e i capelli biondissimi si erano bagnati, diventando più
scuri.
«
Come si fa a
far sparire un corpo sotto il naso di Harry Potter e
dell’intero
Ministero? » gli chiese, curiosa.
«
Semplice, si
chiede a una coppia di fantasmi maledetti di aiutarti. Sai, essere
già morti ti dà un vantaggio non indifferente
».
«
Come si fa a spezzare una maledizione vecchia di quasi
centocinquant’anni? »
Lui
le sorrise. « Non con il sangue ».
Hermione
annuì. « Già, una contro maledizione
deve essere per forza benigna ».
Lo
sapeva, ci aveva
pensato tanto durante quella settimana, sicura che i loro goffi
tentativi di spezzare la Maledizione non avessero sortito alcun
effetto. E poi aveva visto l’articolo… e, beh,
quel posto
era la dimostrazione che qualcosa era cambiato.
«
Mi vuoi dire come hai fatto? » domandò ancora.
Lo
vide avvicinarsi, negli occhi il riflesso del cielo tempestoso, sulle
labbra poche gocce di pioggia.
«
Dimmelo tu, è tutto merito tuo ».
Hermione
fece un passo indietro. « Io? No, ti sbagli…
io… » negò, scuotendo la testa.
«
Granger, sei
una donna intelligente, credevo ci saresti arrivata da sola »
le
rispose lui, continuando ad avanzare sotto l'acquazzone verso
di
lei.
Lo
sentì
sospirare, ormai era arrivato a un soffio da lei. Le afferrò
il
cappuccio del mantello con le dita, tirandolo indietro delicatamente.
«
Come ha fatto Harry Potter a sconfiggere la Maledizione più
potente di tutte? » le chiese.
«
Con
l’amore » rispose lei, senza pensare. E poi si
coprì
la bocca, rendendosi finalmente conto del peso delle sue parole.
Improvvisamente
la
pioggia che le bagnava i capelli e il viso, i lampi
all’orizzonte
e il mantello pesante non significarono più nulla. Si
girò un’ultima volta a guardare la villa.
«
Draco, io… »
Sentì
le sue
braccia che le circondavano la vita da dietro. «
Sh…
» lo sentì dire. « Anch’io ho
paura. Ne ho
più di te, nonostante io abbia realizzato di essere
innamorato
di te da anni. L’affronteremo assieme, vedrai ».
E
rimasero lì,
sotto la pioggia a contemplare un sentimento appena nato, un piccolo
seme in grado di cambiare il loro futuro. Rimasero lì
abbracciati e bagnati, senza parlare; per le parole ci sarebbero stati
altri momenti.
The end
Un grazie ENORME va a Poison
Spring che ha
betato pazientemente tutta la storia!
CANON
O FANON?
Solitamente chi
assume
Amorentia (o qualsiasi altra pozione d’amore) è
soggetto a
repulsione verso chi gliel’ha somministrata. In questo caso
ho
deciso di sorvolare su questo aspetto, ma ringrazio
l’attentissima a scrupolosissima Poison Spring per la
segnalazione.
NOTE:
Quando ti dicono
di non
scrivere un epilogo il giorno di S. Valentino hanno dannatamente
ragione. No, non sono una sdolcinata, mai stata. E a dimostrazione di
questo fatto, questo epilogo doveva finire in modo completamente
differente. Non vi dirò come nei particolari, ma solo che
non mi
aspettavo di certo questo.
Però
mi piace,
sarà S. Valentino, sarà la tachipirina 500 appena
presa,
ma mi piace! E spero davvero che questo finale da Baci Perugina piaccia
anche a voi! Fatemi sapere!
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