Have you been drinking, to take all the pain away?
I wish that I could give you what you deserve.
Faith aprì gli occhi, seguendo la carezza di Justin sul suo viso. Erano seduti sul suo letto, in quella che per tre anni era stata la sua camera. E che presto non lo sarebbe più stata.
Strinse la sua mano sul polso del ragazzo, sfregando il pollice sul piccolo e sbavato timbro nero che era marchiato sulla sua pelle.
Non riusciva a leggere il nome esatto del pub nel quale era andato, ma era stato sicuramente in uno di quelli più conosciuti.
Se lo aspettava. Se lo era aspettato quando non era tornato per dormire con lei.
E ne aveva avuta la conferma quando il mattino dopo il suo alito sapeva di alcol e fumo. E i suoi occhi erano segnati dalle occhiaie.
«Ti prego.» sussurrò Justin. «Rimani.»
Non era stata una scelta sua, quella di andare a fare l'università dall'altra parte dell'America. E San Francisco era così lontana da Stratford.
«Sai che lo farei, se potessi scegliere.» sussurrò prima di sfuggire dalla sua presa e chiudendo la valigia mezza vuota poggiata sul pavimento.
Cause nothing can ever, ever replace you
Nothing can make me feel like you do.
Justin aprì di scatto gli occhi. Affondò la mano nel lato sinistro del letto, trovandolo stranamente freddo e vuoto.
Le lacrime gli offuscarono un attimo la vista mentre la sua mano si stringeva sul bordo spiegazzato della coperta.
Si mise velocemente a sedere sul materasso, i piedi nudi poggiati al pavimento gelido. Affondò le mani nei capelli, tirandoli fino a farsi male.
Chiuse gli occhi per impedirsi di piangere.
Non poteva farlo ancora.
Si alzò di scatto, allontanandosi da quel letto maledetto, le mani ancora affondate nella cute. Tirò di più, mentre si guardava disperatamente intorno.
Come era potuto succedere?
You know theres no one, I can relate to
I know we wont find a love thats so true
Le loro mani erano intrecciate mentre camminavano a piedi scalzi sulla sabbia, e le loro figure si stagliavano sul cielo arancione del tramonto.
Faith cominciò a correre, trascinandosi dietro il ragazzo, e insieme scoppiarono a ridere mentre lei lo avvicinava al bagnasciuga.
Justin la prese per i fianchi, alzando la da terra, e facendola pirolettare intorno a lui.
I capelli le finirono in faccia, scompigliati dalla potenza del vento che soffiava dal lago. Si baciarono velocemente.
«Vieni domani sera, ti prego.»
Lei scosse la testa divertita.
«Ho l'aereo per San Francisco il giorno dopo, alle 8 di mattina, Justin. Non posso stare sveglia fino a tardi.»
«Faremo presto!» tentò sorridendole. «Torneremo prima della mezzanotte. Come Cenerentola...»
«Justin...» lo ammonì, per niente severa.
«Sarà divertente. È tanto che non vengo avvistante delle stelle cadenti, ai Laghi. Ti prego!»
Lei rise, baciandolo. «Va bene.»
Theres nothing like us
Theres nothing like you and me
Together through the storm.
Theres nothing like us
Theres nothing like you and me, together.
Faith rideva mentre Justin cercava disperatamente di allacciarsi decentemente la camicia. La festa di Natale, l'ultima della loro permanenza al liceo, sarebbe cominciata di lì a poco e loro dovevano ancora partire da casa.
«Oh, ti prego. Sei patetico.»
La ragazza si avvicinò, sistemandogli i vestiti. Lui le posò le mai sulle spalle mentre gli allacciava gli ultimi bottoni.
Le lasciò un bacio sulla fronte, piegandosi leggermente verso il basso.
«Grazie, Faith.»
La ragazza sorrise afferrando il viso di lui tra le mani. Non disse niente, accarezzandogli il viso con le dita. Poi gli portò indietro i capelli, pettinandoli con le dita.
«Sei pronto, adesso.»
La baciò, facendola ridere. «Cosa farei senza di te?»
Faith rise girandosi e incamminandosi verso l'armadio. «Schifo, immagino.»
Justin sbuffò trattenendo un sorriso. «Ero serio. E tu non hai ancora scelto dove andare a studiare l'anno prossimo.»
Lei si strinse nelle spalle, improvvisamente seria. «Non è importante adesso.» liquidò la questione chinandosi per infilarsi i tacchi ai piedi.
I gave you everything babe
Well, everything I had to give
Girl, why would you push me away?
«Dimmi che stai scherzando.»
Faith rimase in silenzio.
«San Francisco? È uno scherzo. Deve esserlo.»
La ragazza aveva gli occhi lucidi, mentre cercava di non piangere. «Justin...» lo chiamò tentando di poggiare la mano sul suo braccio.
Lui la scacciò.
«Hai la vaga idea di dove sia San Francisco?!»
Abbassò lo sguardo. «Lo so.»
Justin gemette di sconforto. «È troppo lontano. Non ti farò partire!»
«Sai che non puoi impedirmelo.»
«Credi che io sia stupido?! Lo che è stata tua madre!»
Lei si lasciò sedere sulla panchina fuori dalla scuola. Justin stringeva ancora tra le mani la lettera di accettazione all'università di San Francisco.
«Devo andare.»
«È stata tua madre?»
Lei alzò lo sguardo su di lui. «È così importante?»
«Sì!»
«E perché, di grazia?»
«Perchè almeno saprei di non essermi illuso.» dichiarò nel panico. «Saprei di non aver riposto tutta la mia fiducia nella persona sbagliata. Saprei che non vuoi andartene da me. Saprei che mi ami ancora.»
Lost in confusion, like an illusion
You know Im used to making your day
Il campanello di casa Miller suonò.
Faith si avviò alla porta, la coperta di pile ancora sulle spalle. La luce della televisione si rifletteva nell'anticamera di fronte all'ingresso.
«Chi è?» chiese aprendo.
«Ciao.» borbottò imbarazzato Justin.
Scese il silenzio.
«Fa freddino, qua fuori. Posso entrare?»
Lei non parve dare segni di averlo sentito. «Che vuoi?»
«Chiederti scusa. Non dovevo prendermela così tanto con te.»
La ragazza rimase impassibile.
«E...» prese un bel respiro Justin. «dirti che ti amo così tanto che voglio provarci. Anche se saremo a 4.100 chilometri di distanza. Non posso vivere senza di te.»
Faith deglutì.
«Ti prego. Perdonami.»
But that is the past now, we didnt last now
I guess that this is meant to be.
«Allora? Sei pronto?» chiese ridendo Faith.
«Sto arrivando! Sto arrivando!» rise Justin cerando nelle tasche del giubbotto le chiavi della sua moto. «Hai fretta?»
Lui alzò gli occhi al cielo. «Sai, non sei tu quello che domani alle 8 deve prendere un aereo! È già tardi!»
Il ragazzo la tirò verso di sé, avvolgendole le spalle con un braccio.
«È appena mezzanotte e un quarto. E ammettilo che ti sono piaciute da impazzire le stelle cadenti.»
Lei rise, annuendo.
Lo baciò sulla bocca. «Sì.»
«Cosa hai desiderato?» domandò, poggiando le loro fronti vicine, Justin.
«Porta sfortuna dirlo.» sussurrò Faith.
Ridettero insieme, senza allontanarsi.
Quando ebbero finito, rimasero silenziosi in quella posizione.
«Te» disse la ragazza dopo quelle che parvero ore. «Ho desiderato te. Sempre e comunque. Senza 4.100 chilometri in mezzo.»
Justin le accarezzò il viso, per poi scendere a baciarla. «Io sono qui. Ci sarò sempre.»
La prese per mano e l'accompagnò alla moto, porgendole un casco.
Salirono insieme.
Faith lo abbracciò, stringendosi forte contro la sua schiena. «Ti amo, Faith.» lo sentì dire facendo vibrare il suo petto.
Lui mise in moto. «Da morire.» sillabò lei contro la sua pelle.
Tell me, was it worth it? We were so perfect
But baby I just want you to see;
Era stato tutto così rapido.
Un attimo prima la strada era deserta, un attimo dopo un camion enorme era sbucato fuori dal nulla.
Justin aveva sentito le mani di Faith spingerlo giù un attimo prima che la moto si schiantasse contro il veicolo.
Sbalzato fuori dal mezzo, era rotolato sull'asfalto.
Aveva tenuto gli occhi chiusi e aveva cercato di aggrapparsi a qualcosa per fermarsi.
La strada era dura, la velocità alla quale viaggiavano non troppo moderata. Aveva battuto la testa più volte e la gamba sinistra gli faceva un male atroce.
Quando si rese conto di essersi fermato la prima cosa che aveva pensato, era stata Faith.
La chiamò.
Aprì gli occhi, rimanendo accecato dai fari del camion.
Un uomo era inginocchiato, con un cellulare all'orecchio, sulla sua moto.
Il ragazzo corse verso di lui, zoppicando terribilmente. Sentiva il sangue colargli lungo le spalle, attraverso la maglietta e il giubbotto. Si asciugò col dorso della mano il mento sporco di rosso.
Gli faceva male da tutte le parti.
«Faith!» chiamò.
L'uomo si voltò verso di lui, spaventato. Poi venne riscosso da qualcuno aldilà del telefono. «Sì! Sì, la prego. Faccia in fretta! È grave!»
Justin volse lo sguardo alla sua moto spaccata. Il problema era che insieme alla moto, c'era il corpo terribilmente immobile di Faith.
«Faith!» urlò nel panico, correndo ad inginocchiarsi su di lei. Cercò disperatamente la sua mano, cercando di trattenere le lacrime.
«Sta arrivando un'ambulanza. Ho detto di fare in fretta e...» cominciò l'uomo ma Justin non stava ascoltando.
«Ti prego. Ti prego. No. Non puoi farmi questo. Faith!»
I capelli era sparsi sull'asfalto e sporchi di sangue. Le gambe piegate in modo innaturale.
«Ti prego!» pianse disperatamente Justin, piegandosi sul suo corpo.
La mano di Faith si contrasse tra le sue. Cercò di aprire gli occhi.
«J-Just...» il nome le morì in gola.
«Faith! Sono qui!» le baciò il dorso della mano. «Sono qui.»
Lei mosse leggermente il capo, richiudendo per un attimo gli occhi.
«Io...» tentò.
«Shh. Sta arrivando l'ambulanza. Senti? Andrà tutto bene.»
In lontananza si sentiva il rumore di una sirena.
La ragazza mosse debolmente la testa, in segno di assenso. «J-Justin.» lo chiamò.
«Sono qui. Ti prego. Stai qui con me.»
Le sue dita si contrassero.
«Ti prego. Io ti amo troppo. Faith. Per favore, Faith.» singhiozzò il ragazzo.
La ragazza sbatté più volte gli occhi lucidi. Le sirene erano sempre più vicine.
«Ti amo, Faith. Ti amo.»
Lei annuì, troppo debolmente. «I-Io... Da morire.» sussurrò flebile.
Le ambulanze spuntarono dalla fine della strada. Ancora pochi metri...
«Faith...» esclamò allarmato Justin.
«Ricorda. D-da morire.»
Gli occhi della ragazza si chiusero lentamente, e una lacrima le rigò la guancia, sparendo tra i capelli appiccicati al viso.
Le ambulanze si fermarono a pochi metri dal camion.
«Faith! Faith!» la chiamò singhiozzando Justin.
Ma lei non si muoveva più.
Theres nothing like us
Theres nothing like you and me
Together through the storm
Theres nothing like us
Theres nothing like you and me, together
Era crudele il modo in cui il sole brillava sulla tomba di Faith.
Crudele perché lei era morta, mentre il mondo stava andando avanti, senza nemmeno fermarsi un attimo a piangere.
La sua immagine sulla lapide non rendeva giustizia a quanto bella fosse stata in vita.
Justin cacciò indietro le lacrime, imponendosi di non piangere.
Ma come poteva? Come poteva resistere?
Lei era morta. Era morta salvandolo. Le era morta tra le braccia.
Le parole del prete gli sembravano vuote e prive di significato mentre esaltava la ragazza, ai presenti vestiti rigorosamente di nero.
L'unica cosa che il ragazzo era in grado di fare era fissare la figura sulla fotografia, fissarla tra le lacrime, mentre sperava con tutto sé stesso che Faith facesse un passo fuori dalla folla, ridendo e urlando «Ci siete cascati! Oddio, avreste dovuto vedere le vostre facce!»
Ma, ovviamente, non lo fece.
Il prete con un cenno del capo diede il consenso a un paio di uomini di iniziare a calare la bara nella terra.
Justin deglutì rumorosamente un groppo di lacrime, incastrate nella sua gola.
Faith scendeva sempre di più, sempre più lontano, sempre più irraggiungibile.
Il ragazzo strinse violentemente i pungi, abbandonati lungo i fianchi, fino a far diventare le nocche livide.
Era tutto così ingiusto, così terribilmente ingiusto.
Due lacrime gemelle sfuggirono all'auto controllo del ragazzo.
Un paio di mani, forse conosciute, forse sconosciute, gli si poggiarono sulla spalla.
Ma lui non voleva compassione. Voleva solo Faith.
Theres nothing like us
Theres nothing like you and me
Together through the storm.
La testa gli girava. Le tempie pulsavano fastidiosamente allo scorrere del sangue. Lo stomaco di contrasse facendogli venire voglia di vomitare. La musica batteva fastidiosa contro le sue orecchie. C'era puzza di alcol e di sudore.
Chiese al ragazzo del bar un altro drink.
«Amico, sei messo proprio male. Perché non torni a casa?»
Justin scosse energicamente la testa, troppo energicamente perché dovette reprimere un urto di vomito.
«Be', sei ubriaco fradicio. E se te ne servo un altro mi vomiterai qui.»
«Dammelo.»
Il barman si sporse sul bancone mentre asciugava un bicchiere.
«Dimenticare non cancellerà i tuoi problemi, ragazzino.»
«Sta zitto!» ringhiò prendendosi la testa tra le mani.
«Affrontali!»
Justin urlò. «Smettila!»
Di scatto si alzò dallo sgabello, perdendo l'equilibrio e finendo contro la superficie fredda e umida del bancone.
Con un singhiozzo disperato si lasciò scivolare con le spalle lungo la parete liscia.
Perché? Perché non riusciva a dimenticare?
Affondò il viso nei palmi sudati, strusciando le mani sulla faccia, fino ad arrivare ad affondarle nei capelli.
Cominciò a singhiozzare, senza riuscire a fermare le lacrime che solcavano le sue guance arrossate dall'alcol e dal caldo.
Voleva solo una cosa.
«Faith.»
Theres nothing like us
Theres nothing like you and me, together