The heart is a lonely hunter

di Athenryl
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Bonsoir :) Flashfic che in realtà è un pezzo del vecchio romanzo che stavo scrivendo e che, per un motivo o per l'altro, mi sono trovata costretta ad abbandonare. Ma siccome mi è venuta un po' di nostalgia, ho pensato di pubblicarne un frammento piccolo piccolo. Piccola parentesi, ci tenevo a specificare che il nome della protagonista di questo frammento è preso dalle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco (il buon Martin non manca mai!) Be', buona lettura. Baci, Athenryl :*
 

The heart
is a lonely hunter

 

 
"La vita si libra come una stella tra due mondi.
Tra notte e mattino, sull'orlo dell'orizzonte.
Quanto poco sappiamo di cosa siamo!
Ancor meno di cosa potremmo essere!"

 
 
Il grosso corvo nero zampettò nella neve, a pochi passi dell'imboccatura nella grotta.
Tysha lo osservò avvicinarsi e rimase immobile, gli occhi violetti che non perdevano un solo movimento. L'uccello arruffò le penne per il freddo e lanciò un grido rauco, forse rivolto alla sua compagna rimasta appollaiata su uno sperone di roccia; non emise un suono mentre saltellava in circolo alla ricerca di cibo sepolto sotto lo strato di ghiaccio. Aveva un piumaggio di un lucido nero carbone, dello stesso colore dei capelli di Tysha. Aveva sempre amato i corvi, ma quello in particolare era magnifico, con un'apertura alare più larga di quella delle sue braccia.
Poi il corvo drizzò la testa e la girò nella sua direzione. Un paio di occhi più neri del peccato si fissarono nei suoi…
… e all'improvviso era Tysha a osservare quell'involucro che un secondo prima era stato il suo corpo, anche se ora erano molto più interessanti gli odori che la circondavano. Distolse l'attenzione da se stessa – o meglio, quello che era stato fino a un istante prima – per concentrarsi sul profumo del gelo, un misto di foglie e ossa morte e terra assopita, e il sapore che aveva il vento del nord tra le sue piume.
Sbatté con forza le ali, sollevando una spolverata di neve, e saltò nel vento, lasciandosi sollevare in alto, sempre più in alto, a rincorrere i raggi dell'ultimo sole. Qual era il suo nome? Corvo o Tysha? Tysha o corvo?
Le piaceva sfrecciare nel vuoto del cielo, ridere del ruggito selvaggio del vento e assaporare l'aria gelida come un pugnale dritto al cuore. Le piaceva la sinuosità con cui si librava sopra gli alberi più alti, e ancora più su, fino a raggiungere la vetta di quella montagna che, nel corpo di elfa, le era sembrata irraggiungibile quanto il cielo.
Roteò fuori dal vento e poi ancora dentro, quasi a sfidare lo spazio smisurato intorno a sé. Lassù il mondo era infinito, senza confini. A nord i profili dei monti Loluyu si stagliavano scuri e imponenti contro il cobalto del cielo, stemperando nella foschia che si alzava dai loro picchi; a est il sole tramontava, una palla di fuoco che veniva ingoiata da un gigantesco mostro color zaffiro; a sud una volpe arrancava nella neve seguendo la traccia di uno scoiattolo; a ovest vide delle ombre, sagome scure che sfrecciavano tra gli alberi spettrali di una foresta di pini.
Si sentì gelare il sangue. Sagome? Erano forse uomini? Nemici? Si lasciò condurre dal vento girando su se stessa, le enormi ali strette intorno al corpo. Un colpo d'ali. Pausa. Un altro colpo. Un mezzo giro per scivolare in una corrente d'aria calda. La foresta di pini si avvicinava. Volò così rasente alle chiome degli alberi che i suoi grossi artigli fendettero i rami. Scrutò con i suoi occhi da corvo le ombre ammassate sotto le fronde e fiutò qualcosa, un odore estraneo, diverso. Sbagliato. Lanciò un altro grido rauco, mentre il vento riprendeva a ululare con più ferocia.
Tysha.










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