Sing me to sleep
And then leave me alone
Don't try to wake me in the morning cause I will be gone.
Ci sono tutti.
Sono tutti qui, per te.
Guarda, lì dietro, vicino all'albero, c'è il tuo
migliore amico
delle elementari. Te lo ricordi? Indossa un completo nero che non gli
dona molto, dei mocassini e ha i capelli tirati all'indietro con del
gel. Si sta torturando le mani; si vede che è a disagio,
perché
mentre tutti piangono, lui proprio non ci riesce. Oh, e lo vedi,
invece, il tuo professore di pianoforte? Sta parlando con i tuoi
genitori, annuendo piano con la testa. Di fianco a lui ci sono la
moglie e la figlia di quattro anni. Mentre parla, non smette un
secondo di stringere la mano della donna. Un po' più avanti
ci sono
i tuoi nonni, seduti sulle sedie di plastica. Guardano sconsolati la
folla di persone, in silenzio. Ogni tanto un vecchio conoscente va da
loro e li porge le proprie condoglianze. Tra le braccia della nonna
c'è Helene, che non smette un secondo di piangere e chiedere
di te.
Ha i tuoi stessi occhi blu e le tue stesse lentiggini appena
accennate sul naso. Non riesco a capire se ha il tuo stesso sorriso,
perché gli angoli della sua bocca sono perennemente
all'ingiù e non
sembrano aver intenzione di risalire. Non smette di arrivare, la
gente. In pochi minuti il cortile si riempie completamente, i posti
non bastano per tutti. Vedo anche la tua migliore amica, seduta in
seconda fila. Ha la testa appoggiata sulla spalla della madre, che le
sta accarezzando i capelli. Riesco a vedere da qui le lacrime sul suo
viso. Tua madre non finisce di stringere mani; ascolta tutti con
infinita pazienza e ogni tanto sorride, uno di quei sorrisi di
circostanza, che non coinvolgono gli occhi. Infatti, se guardi nei
suoi occhi riesci a leggerci tutta la tristezza, tutto il dolore, che
non se ne andranno mai via del tutto. Io riesco a vederci anche
l'ombra delle lacrime di tre giorni fa, il ricordo opaco della sua
espressione quando ti ha trovato nella tua camera senza vita. Tra i
due, lei è la più forte. Tuo padre, invece,
ringrazia a malapena.
Il suo sguardo non va alle persone, ma è perennemente
puntato sulla
bara bianca in mogano. Nei suoi occhi, a differenza di quelli di tua
madre, le lacrime non se ne sono mai andate. Vengono anche da me, mi
parlano con compassione, mi rivolgono falsi sorrisi. Io non li guardo
nemmeno. La funzione dovrebbe iniziare a momenti. Sono venuti tutti i
compagni della tua classe; c'è anche quel Bob, quello che ti
moriva
dietro. C'è il preside, nel suo abito migliore.
C'è l'intero club
della poesia, che per l'occasione ha scritto un nuovo componimento.
Ognuno ha portato almeno un fiore, una rosa bianca. La tua preferita.
Mi sembra di sentire nell'aria la tua risata squillante, di vedere
nelle nuvole il tuo sorriso svanire poco a poco. Hanno messo una tua
foto sopra la bara; non sei uscita molto bene, avevi gli occhi chiusi
e i capelli biondi un po' in disordine. So che se la vedessi
spalancheresti gli occhi, urleresti un po' di insulti e poi
incroceresti le braccia, come solo tu sai fare. C'è anche
Laila,
ogni tanto mi lancia uno sguardo. Se lo sapessi, sono convinto che
andresti su tutte le furie. Sei sempre stata gelosa di lei,
nonostante sapessi che per me eri l'unica. Che sei l'unica. Che lo
sarai per sempre. Mi devi delle spiegazioni, sai? Mi devi spiegare
per quale motivo hai deciso di prendere quelle maledette pillole.
Qual era il problema? Forse ero io? Sono stato così stupido
da non
rendermi conto di niente. Chissà da quanto soffrivi, da
quanto tempo
premeditavi quel gesto. Eppure li vedi, sono tutti qui, per un motivo
o per un altro, per ricordare. Per ricordarti. Il prete è
arrivato,
ha iniziato a parlare. Sono tutti in piedi, io non sono riuscito ad
alzarmi. È come se una forza invisibile mi tenesse
giù, impedendomi
perfino di respirare. O forse sono le lacrime. Si sono bloccati,
tutti guardano nella mia direzione. Sento qualcuno chiamarmi. Non
capisco se è la mia immaginazione o se mi stanno chiamando
davvero.
- Zayn,
potresti venire qui? - ripeto, senza smettere
di guardarlo. Lui all'inizio sembra interdetto, poi annuisce. Fin
quando non lo vedo avviarsi vicino al prete, non riesco a credere che
sia riuscito a tenersi in piedi. Piange, ma non si asciuga le
lacrime. Sembra quasi che non se ne renda neanche conto, come se ci
avesse fatto l'abitudine. Io, ci farò mai l'abitudine?
Quando l'ho
trovata sul letto nella sua camera, l'ho presa in braccio e pensavo a
quando la tenevo nella stessa identica posizione appena nata. L'avevo
fra le braccia mentre si affacciava alla vita, e l'avevo fra le
braccia mentre si affacciava alla morte. Zayn si schiarisce la voce,
ci guarda senza espressione. Poi inizia a parlare.
- Ammetto che
mi è difficile... - si
interrompe, sopprimendo un singhiozzo. Tutti lo guardano con un velo
di pena. - Scusate. Mi è difficile pensare a Sam, la mia
Sam, morta. Senza vita. Mi è difficile credere che non la
vedrò più
sorridere, che non la sentirò più cantare le sue
canzoni preferite
a squarciagola nonostante fosse stonata come una campana – le
persone sorridono appena – che non riuscirò ad
andarla a trovare
al college, come avevamo programmato. Aveva già deciso
tutto, aveva
appena ricevuto una borsa di studio da Oxford. Io... credo forse che
dovrei ringraziare Dio. Perché io lo so, che non la
meritavo. Non
meritavo una ragazza così intelligente e studiosa, capace di
capire
cosa avevo al primo sguardo. Ci pensavo ogni giorno, che forse mi era
stato concesso troppo, che qualcuno lassù mi voleva bene e
mi aveva
mandato un aiuto. Una salvezza. E la mia si chiamava Sam. E forse non
posso neanche permettermi di dire queste cose, perché
c'erano i suoi
genitori che le erano più vicini, la sorella che poteva
stare con
lei ogni giorno. E forse, chissà, è colpa mia,
che non ho saputo
darle abbastanza amore. Eppure la amo ancora così tanto. -
un altro
singhiozzo, seguito a ruota da uno che esce dalla mia bocca. Mi porto
una mano sulle labbra, mentre le lacrime mi inondano il viso. Sento
il tocco di mio marito sulla spalla, che mi stringe forte. - Ma non
sono qui per parlare di me. Sono qui per parlare di Sam, una ragazza
forse troppo avanti per essere tra noi. Voglio solo dire che nessuno
fra noi si merita nella vita una persona come Sam. Probabilmente non
esisterà mai qualcuno in grado di meritarla. Avrei ancora
tante cose
da dire, a miliardi. Ma non credo di potercela fare a ricordarla, a
ricordare com'era. Mi fa male dire “com'era”
perché in realtà
ancora non mi rendo conto della verità. E cioè
che è morta, che
non la vedrò più. - dopo queste parole, il
silenzio è
terribilmente pesante. Zayn torna a posto lentamente senza far
rumore, gli occhi bassi.
Il funerale
è finito, tutti si
alzano. Io resto seduto. È una giornata di primavera,
chissà se
anche tu da lassù riesci a vedere il sole splendere. O forse
sei tu
il sole. Il mio sole. Tira un vento leggero, un vento che odora di
margherite e di mandorle. È il tuo profumo.
- Mi manchi
tanto,
Sammy. - sussurro ad occhi chiusi. Il vento mi accarezza un po'
più
forte.
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Non
so cosa dire, in effetti. Spero vi sia piaciuta, tutto qui.
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