Capitolo 21
“Ti
prego, grazioso mortale, canta ancora.
Il
mio orecchio si è innamorato delle tue note
come
il mio occhio è rapito dal tuo aspetto.
Il
potere irresistibile della tua virtù mi spinge
fin
dal primo sguardo a dirti, anzi a giurarti che
t’amo.”
(W.
Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate)
“Hermione presto
vai ad
attaccare su questa roba” gridò Jhonny lanciando
alla ragazza alcuni batuffoli
di cotone a forma di nuvole.
“Quella
è la mia cintura
Blaise!”
“La tua
è quella verde
cretino”
“Sventura! Chi
è troppo in
alto non può legarsi a chi è in basso”
recitò Luna con le mani premute sulle
tempie.
“Allora
dov’è la cintura
verde?” chiese perplesso Harry frugando nel baule dei costumi
di scena.
“Per
l’amor del cielo come
si mette questo affare?” esclamò nevrotica Ginevra
armeggiando con una corona
di fiori e frutta che non voleva stare al suo posto
“Usa delle
forcine cara”
disse Christine senza alzare la testa dal suo lavoro di cucito.
“Christine hai
visto la mia
cintura?”
“Evan vai a
controllare il
pubblico” ordinò Jhonny mentre si sistemava il
drappo del costume.
“Christine la mia
testa è
finita?” domandò William avvicinandosi alla donna
per vedere a che punto fosse
la finta testa d’asino.
“Ho visto una
cintura verde
sul tavolo in cucina” brontolò distratta Luna.
“Aspetta ti
aiuto” disse
divertito William afferrando la corona di Ginevra prima che cadesse a
terra.
“La testa
è quasi finita,
mi manca solo un mezzo orecchio”
“Hermione corri a
vestirti
che ci fai ancora così?” esclamò
nervoso Jhonny guardando la ragazza tornare
verso di lui con delle cordicelle fra le mani.
“Urlami ancora in
faccia e
scordati che salga su quel palco” ringhiò Hermione
al limite della sopportazione.
“Hermione fai
quello,
Hermione le scenografie quando sono pronte? Hermione devi imparate la
parte”
bofonchiò irritata, mentre camminava verso il carro alloggio
per mettersi il
vestito. Aveva dato un veloce sguardo al pubblico riunito per la prima:
mancava
ancora mezzora all’inizio dello spettacolo e già
non c’erano più sedie libere.
“Poi cosa mi ha
detto
l’altro giorno? Ah si, ‘Allora ti decidi o no a
dire qualcosa?’” disse imitando
la voce alterata di Jhonny.
“Ciao!”
esclamò una voce
alle sue spalle a metà fra lo spaventato e
l’imbarazzato.
“E adesso che
c’è ancora?”
pensò sconsolata Hermione voltandosi lentamente.
Mai in vita sua era rimasta
a bocca aperta come un pesce lesso. Aveva visto Luna e a Ginevra
imbambolate
come due sceme e si era ripromessa che una simile figura da demente a
lei non
sarebbe mai toccata. Peccato che il destino non fosse
d’accordo con il suo
orgoglio. Le stava succedendo una cosa molto bizzarra, il suo cervello
registrava come sempre quello che accadeva a gran velocità,
eppure il corpo non
reagiva. E come si può facilmente immaginare la cosa non le
piaceva affatto.
“Scusa mi hai
colto in
sprovvista con quella frase, altrimenti me ne sarei uscito con qualcosa
di più
intelligente di ciao” disse il ragazzo dagli arruffati
capelli rossi
tormentando il cappello che aveva in mano.
“Ecco”
balbettò Hermione
boccheggiando “grammaticalmente ‘in
sprovvista’ non è esatto. Potrebbe anche
essere accettato ma suona proprio male, ‘alla
sprovvista’ è per fonetica e
sintassi la combinazione migliore” disse tutta d’un
fiato muovendo con troppa
foga le mani.
“Ah,
grazie” rispose con un
sorriso perplesso Ron.
“Ma che cosa ho
detto?”
pensò quasi in preda al panico Hermione
“penserà che sono una specie di maestra
schizzata! Cosa aveva detto Luna? Restare calma e lasciare fare al
tempo.
Lasciamo perdere tanto non sono capace di star ferma”
“Sei il fratello
di Ginevra
vero? Avete trovato dei posti a sedere? È venuta molta
più gente di quello che
ci aspettavamo” chiese poi con aria sorprendentemente calma e
elegante.
“Si siamo
arrivati presto,
mio padre è già seduto fra le prime file.
È agitato come un ragazzino” disse
poi con uno splendente sorriso tanto simile a quello di Ginevra. Certo
che
questa ragazza era strana, un vero incanto quindi.
“Bene. Anche tua
sorella è
emozionata, e ha solo una manciata di battute. Ma questa cosa con
vostro padre
la stressa molto e”
“Potrei chiederti
una cosa
che mi incuriosisce da un po’? Cosa ci facevi quel giorno con
tutte quelle
penne?” domandò Ron inclinando la testa di lato.
Era andato lì, aveva il cuore
a mille e l’ultima cosa che voleva fare era parlare di sua
sorella.
“Le
oche?” chiese
imbarazzata Hermione. Ogni volta che cercava di essere il
più possibile normale
quel Ron la spiazzava del tutto. E il suo stoico autocontrollo andava
letteralmente a quel paese in un mezzo secondo.
“Erano dentro un
cuscino
del casinò, poi si è rotto e erano lì
da chissà quanto tempo, chiuse a
soffocare. Sai questa storia la racconta meglio Ginevra,
sembrerò una pazza
comunque, ma almeno detta da lei fa ridere”
bofonchiò Hermione giocherellando
con un lembo della camicia.
“Ma come sono
vestita?
Sembro la brutta copia di un manovale” pensò
esterrefatta notando in quel
momento i suoi logori e sporchi abiti da lavoro “un momento
da quando mi
interessa l’opinione della gente?”
rifletté perplessa.
“Mi piacciono le
persone
matte, sono le più interessanti” disse arrossendo
un poco Ron, ricalcando senza
saperlo le parole già dette dallo strano vecchietto
incontrato da Hermione.
Aveva ormai una dose sufficiente di anni sulle spalle eppure non era
capace di
essere disinvolto con le ragazze.
“Quel signore me
lo ero
dimenticato” bisbigliò Hermione fissando il vuoto.
“Chi?”
“Tu lo sai che
nella vita
ci sono pochissime certezze? Per esempio si può star sicuri
che il cioccolato
mi piacerà da impazzire finché avrò
vita, o che i miei capelli non avranno mai
forma umana. Vedi, sono sciocchezze ma danno un certo senso alla
vita”
“Non riesco a
seguirti”
“Ho capito una
cosa che mi
era stata detta giorni fa da uno strano venditore di dolci. Ora ho una
certezza
più concreta delle altre e anche se sarà una
pazzia, non intendo lasciarmela
scivolare dalle dita” concluse con una splendida luce negli
occhi.
Un istante dopo aveva
afferrato la giacca di Ron e spinta da una strana forza euforica lo
aveva
baciato. Solo per un secondo le sue labbra avevano sfiorato quelle del
ragazzo
ma una tremenda scossa alla schiena aveva provato a farla crollare. Per
quanto
il suo temperamento fosse forte la parte di lei impacciata e timida era
tornata
a galla più veloce del solito. Non ebbe il coraggio di
guardarlo negli occhi
prima di scappare via, con la più intensa
felicità nel cuore.
Se solo avesse alzato lo
sguardo il piccolo sorriso sulle sue labbra sarebbe diventato una vera
risata
di buffa allegria, alla vista degli occhi spalancati di Ron, delle sue
guance
infiammate e dei capelli più in aria che mai. Se solo avesse
alzato gli occhi
quella sera non sarebbe di certo tornata sul palco, ma avrebbe
continuato a
baciare quel tenero ragazzo che le cambiava l’anima.
Lo spettacolo era iniziato
da qualche minuto. Hermione era più energica che mai quella
sera, Blaise sempre
il solito bravo attore, Jhonny aveva saltato qualche battuta ma niente
di
grave, Evan era appeso per la vita cercando di dirigere
l’improvvisato sistema
di luci. In quanto a lei se ne stata seduta su una cassa, con
l’odiosa corona
di fiori che minacciava di crollare ad ogni suo movimento del capo.
Persino
William era sul palco, appariva ogni tanto facendo ridere tutti con la
buffa
maschera da operaio ateniese e le sue battute da tonto.
Ginevra si alzò
di scatto,
stanca di restare intrappolata in quelle ridicole quinte e decise di
cercare
suo padre. Stare ad aspettare il momento giusto non serviva a niente,
se
conosceva bene suo padre le avrebbe urlato contro sia in mezzo alla
folla sia
in un luogo appartato. Girovagò fra il pubblico cercando con
lo sguardo la
ormai evidente pelata di suo padre ma non riuscì a
distinguere nessuno dalla
tanta gente che c’era.
“Entrerai in
scena prima
della fine o ti sei conciata come un fantasma per niente?”
domandò un voce
leggera e divertita.
Ginevra si
guardò perplessa
attorno, sapeva chi era il fastidioso proprietario della voce, ma non
riusciva
a vederlo.
“Chi devo
ringraziare per
la scollatura del tuo vestito? Uno spettacolo molto interessante, ma
devo
ammettere che un po’ più di sostanza non farebbe
male”
Ginevra avvampò
sentendo
l’impertinente sguardo di Draco sfiorarle la gola. Non aveva
una grossa
scollatura, e neppure molto seno quindi di certo non poteva essere
davanti a
lei per vedere così bene le sue magre forme.
“Che diavolo ci
fai lassù?”
chiese indispettita e irritata la ragazza alzando il viso verso i rami
della
quercia accanto a lei.
“Non ho
intenzione di
passare la serata pigiato su scomode sedie, seduto accanto a
pescivendoli e
lattai” escalmò con semplicità il
ragazzo staccando una foglia ingiallita.
“Chissà
quali malattie
potresti prendere, vero?” ribatté sarcastica
Ginevra incrociando le braccia al
petto.
“Sai prima mi
è sembrato di
vedere tuo padre. Devo essermi sbagliato” disse Draco con
finta aria distratta.
“In effetti sta
guardando
lo spettacolo. Anche se da un momento all’altro mi aspetto di
vederlo correre
verso di me, afferrarmi per i capelli e trascinarmi a casa”
brontolò Ginevra
fissando le grosse radici dell’albero.
“Di cosa ti
preoccupi? Ora
sei una vera strega con veri poteri, sempre se hai seguito i miei
consigli”
disse Draco saltando giù dal ramo con un piccolo balzo.
“Tu sei peggio di
un gatto,
se lo facevo io mi sarei rotta l’osso del collo!”
“Stai sviando la
mia
domanda Ginevra?”
“Mi sono
allenata” ammise
la ragazza con un lieve sospiro “ma i risultati non sono
stati molto
soddisfacenti. Per ora ho bruciato una foglia, una pagina del copione
di Luna e
ho arrostito una zanzara che non voleva farmi dormire”
“Mia cara ti
serve un
maestro, rasenti il disastro” sentenziò ironico
Draco accarezzandole il viso
con la foglia che ancora aveva in mano.
“Grazie
mille!” esclamò
nervosa e imbarazzata Ginevra scostando con un colpo la mano del
giovane “credi
che non mi sia impegnata? Ho dedicato ogni mio momento libero a
perfezionarmi,
ma sono riuscita a controllare solo la portata dei miei poteri. Per il
resto
vengono fuori quando a loro fa più comodo”
Prima che Draco potesse
formulare una qualsiasi parola un raggio luminoso lo colpì
in pieno petto e
sbatté seduto a terra.
“Stalle lontano,
capito?”
rimbombò forte la voce di Ron. Ginevra rimasta ammutolita,
si volse verso il
fratello pronta a dargli un meritato rimprovero, ma le parole le
morirono in
gola quando vide suo padre arrancare con qualche difficoltà
dietro l’agile
figlio.
“Noto che in tre
anni hai
conservato intatta la tua stupidaggine” disse calmo Draco
alzandosi lentamente
da terra e fissando senza espressione Ron.
“Ti inseguo per
mezza
Inghilterra per ritrovarti ancora avvinghiata a questo qui”
esclamò Arthur
Weasley cercando di essere il più deciso possibile
nonostante il fiatone. Come
si permetteva quella stupida di umiliarlo così? Quella sera
aveva preso in mano
l’orgoglio ed era andato lì per parlare civilmente
e mentre guardava quel
assurdo teatrino l’aveva vista civettare con quel maledetto.
“Hai una
concezione molto
bizzarra del termine ‘avvinghiata’”
esclamò Draco con il solito sorriso di
scherno.
“Viscido verme,
vattene non
sono questioni che ti riguardano” ringhiò Arthur
rosso di rabbia.
“Mettiamola in
questo modo.
Ricordi il tuo debito? Consideralo estinto se mi concedi sua
figlia”
“Cosa?”
esclamò indignata
Ginevra.
“Mia sorella non
è merce da
baratto” rispose Ron alzando la bacchetta.
“Tu abbassa quel
affare,
non vorrei che ti facessi male”
“Quale
debito?” chiese
furente Ginevra.
“Lascia stare
ragazza è una
storia vecchia. E in quanto a te, se credi che ti lascerò
mettere le mani su
mia figlia sei pazzo”
“Allora esigo il
pagamento
immediato delle mie millecinquecento sterline” lo
beffeggiò Draco portandosi le
mani ai fianchi.
“Millecin…”
sussurrò
incredula Ginevra strabuzzando gli occhi.
“Schifosa
sanguisuga non
permetterti di umiliarmi davanti alla mia famiglia”
“Direi che ti
stai
umiliando da solo”
“Te la chiudo
quella bocca”
esclamò Ron frapponendosi fra il padre e Draco.
“Vuoi che ti
riduca in
poltiglia anche l’altro braccio”
Ron non era fatto per i
ragionamenti sensati e logici, aveva un istinto audace ma cieco.
Alzò il
braccio mirando alla faccia da schiaffi davanti a lui, però
il suo avversario
fu più svelto e scartò di lato con un sorriso
divertito.
“Te
l’ho già detto, ti
farai male”
“Ron piantala di
fare lo
stupido e colpiscilo come si deve” incalzò Arthur
alle spalle del figlio.
“Basta”
disse piano
Ginevra.
“Vedo che anche
tu non sei
cambiato molto, sempre pronto a mandare avanti gli altri per risolvere
i tuoi
problemi” disse Draco fissando con astio l’uomo.
“Smettila di
insultare mio
padre” gridò Ron scagliando un altro pugno
all’aria.
“Basta”
esclamò più decisa
Ginevra.
“Consideri la
verità un
insulto? Non ti facevo così ipocrita” rispose
Draco afferrando al volo il
braccio di Ron diretto al suo stomaco.
“Maledetto
bastardo” disse
Ron digrignando i denti dal dolore al braccio, girato da Malfoy in una
posizione innaturale.
“Ron spostati ci
penso io”
esclamò Arthur afferrando la bacchetta del figlio scivolata
a terra nella
lotta.
“Ma guarda il
grande capo
entra in gioco. Non sei troppo vecchio ormai?”
“Sta
zitto!” fuggì Arthur
brandendo la bacchetta.
“Ho detto
BASTA!” gridò con
forza Ginevra quasi senza sentire più la sua voce.
Un’energia calda e
incontenibile le attraverso il corpo e in un attimo una luminosa e viva
fiammata uscì da ogni parte di lei riempiendo
l’aria. I tre uomini vennero
inghiottiti da quel terribile fuoco senza avere il tempo di fuggire.
Uno strano
fuoco che non bruciava, ma scaldava tutto al limite della sopportazione
La
pelle stiracchiata sembrava sul punto di rompersi e l’unico
respiro strozzato
che fecero, diede loro una fitta di atroce dolore ai polmoni e alla
gola
ustionandoli. Poi quel terribile calore scomparve, veloce come era
arrivato
tornò verso Ginevra che aprì gli occhi
fiammeggianti.
“Queste
stupidaggini vanno
bene per bambini di cinque anni non per uomini adulti” disse
con voce energica
e dura “papà, perdonami per il mio comportamento,
sono scappata come un
vigliacca ma nonostante tutto non lo rimpiango. Qui ho trovato persone
fantastiche e mi voglio molto bene. Non tornerò a casa, ma
non posso restare
qui sapendovi in difficoltà. Ron è maturato tanto
papà, affidati a lui e spero
con tutto il cuore che prima o poi questo tuo brutto carattere
sparisca. Mi
farete tanto felice se deciderete di restare a Londra per un
po’, potremmo
andare a cena in qualche bel ristorante o fare passeggiate come quando
era viva
la mamma, mi mancano tanto quei momenti”
“Hai ragione
Ginevra, ci
siamo comportati come animali” ammise Ron abbassando gli
occhi.
“Va bene ragazza,
accetto.
Ma come la metti con questo qui?” chiese astioso Arthur
indicando con un
pollice Draco. Ginevra riusciva sempre a spaventarlo quando se ne
usciva con
quei trucchetti di fuoco.
“Se mai Malfoy
dovesse
arrivare a mettermi le mani addosso senza il mio consenso, cosa che
ritengo
assai improbabile, state pur certi che sarete il primi a sapere e
così potrete
ammazzarlo come e quando più vi piace. Fino a quel momento
se vi ritrovo a
litigare come cane e gatto vi sistemerò tutti quanti a
dovere”
“Essia, ma stai
attenta,
quello verme è e verme rimane” brontolò
suo padre con aria rassegnata.
“Fra poco devo
entrare in
scena” disse Ginevra dando una veloce occhiata al palco
“tornate a sedere o vi
perderete la mia figura da allocca!”
“Verremo a
trovarti finito
lo spettacolo” le bisbigliò Ron prima di
raggiungere Arthur “credo che papà
voglia parlare con il capo della tua compagnia, per vedere a quali
persone
lascia la figlia”
Ginevra sorrise dolcemente
e guardò la sua collerica famiglia tornare verso le luci del
palcoscenico.
“Una piccola
curiosità”
disse Draco con interesse “ora posso metterti le mani addosso
con il tuo
consenso senza che quelli vengano a rovinarmi il momento?”
“Malfoy”
sussurrò suadente
Ginevra voltandosi verso il ragazzo “se mai avrai il permesso
di toccarmi, puoi
stare certo che non troverai più il tempo per litigare con
la mia famiglia”
“È un
invito?”
“Diciamo
più un
presentimento” rispose con voce sottile la ragazza.
“Draco, ti
dispiacerebbe
molto tenermi? Credo di non avere più un grammo di
forza” riuscì a dire Ginevra
con sarcastica calma, prima di crollare a picco.
Braccia forti arrivarono in
un lampo a sostenerla e una volta che si fu seduta a terra
poté riaprire gli
occhi senza che il mondo le girasse attorno come su una giostra.
“Devi cercare di
domare i
tuoi poteri, non possono lasciarti senza energia. Prima o poi ci
resterai
secca” disse gentilmente Draco sistemandole la corona di
fiori scesa di lato
sopra un orecchio.
“Confortante”
brontolò
Ginevra scacciando con uno sbuffo una ciocca di capelli finita davanti
al viso.
“Prima non
scherzavo. Hai
bisogno di qualcuno che ti aiuti, e se vuoi sarò felice di
farlo” disse il ragazzo
muovendo le mani per accarezzarle i lunghi capelli sciolti.
“Non ho molta
scelta vero?”
domandò con una punta di allegria Ginevra.
“Direi di
no” rispose
ridendo Draco, mentre litigava con una forcina dispettosa.
“Lascia perdere,
questa
corona oltre che ridicola è anche senza speranze. Meglio se
la tolgo o finirà
per crollarmi sul palco, come se non fossi già abbastanza
ridicola di mio”
esclamò divertita la ragazza alzando le braccia per togliere
le innumerevoli
spille. Ma quando toccò, forse per sbaglio, le mani di Draco
ritrasse subito le
sue, come se si fossero scottate.
“Ginevra che cosa
fai là!
Corri devi entrare in scena” gridò Jhonny, con
quanta discrezione possibile,.
“Arrivo”
rispose agitata
Ginevra raccogliendo la gonna del bel vestito bianco.
“La tua corona
principessa”
disse melenso Draco porgendole quel ammasso di orridi fiori e frutta
finta.
“Guarda, te la
regalo”
“Per essere il
tuo primo
dono mi aspettavo qualcosa di meglio” brontolò
Draco giocherellando con una
mela sul punto di staccarsi.
“Vedrò
di migliorare”
rispose ironica Ginevra prima di voltarsi e scappare via. Poi a
metà strada
sembrò ricordarsi qualcosa e si fermò di scatto.
“Dimenticavo”
disse a Draco
con voce più alta “ti aspetto domani per la prima
lezione!”
Fine capitolo! Scusate
è
venuto molto lungo, ditemelo se devo accorciare i capitoli! Le cose si
sono
movimentate un po’ con l’arrivo di Arthur! Spero
davvero che il capitolo vi sia
piaciuto, lasciate un commento anche piccolino! Un bacio e a presto.
Per dady: sai non avevo
previsto di scrivere quello che aveva detto William, perché
l’ispirazione delle
parole portate via dal vento mi era venuta così. Ma vista la
gran curiosità ho
messo come inizio capitolo una battuta della regina delle fate che nel
mio
immaginario dovrebbe riassumere il concetto di quello che ha detto
William. Non
sono perfettamente normale, ormai convivo con questa consapevolezza da
anni.
Comunque ti è piaciuto il capitolo? Ho preferito rendere il
primo incontro con
Arthur quasi comico! Fammi sapere perché ci tengo tanto un
bacio!
Per Miyu: aspetto il
seguito della tua storia con impazienza quando arriva?! Beh ora che
sono qui ti
ringrazio per i complimenti! Ti piace il capitolo? Sono stata brava a
fare la
scena di lotta? Non ne avevo mai scritte e mi veniva da ridere! A
presto un bacione!
|