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Autore: postit2    28/09/2007    3 recensioni
1814. Una ragazza dai poteri diversi da quelli degli altri maghi dovrà innamorarsi di un mostro e baciare un principe... La leggenda narra che chi trovi una rosa in pieno inverno abbia trovato il vero amore...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21
 
 
 
 
“Ti prego, grazioso mortale, canta ancora.
Il mio orecchio si è innamorato delle tue note
come il mio occhio è rapito dal tuo aspetto.
Il potere irresistibile della tua virtù mi spinge
fin dal primo sguardo a dirti, anzi a giurarti che t’amo.”
(W. Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate)
 
 
“Hermione presto vai ad attaccare su questa roba” gridò Jhonny lanciando alla ragazza alcuni batuffoli di cotone a forma di nuvole.
“Quella è la mia cintura Blaise!”
“La tua è quella verde cretino”
“Sventura! Chi è troppo in alto non può legarsi a chi è in basso” recitò Luna con le mani premute sulle tempie.
“Allora dov’è la cintura verde?” chiese perplesso Harry frugando nel baule dei costumi di scena.
“Per l’amor del cielo come si mette questo affare?” esclamò nevrotica Ginevra armeggiando con una corona di fiori e frutta che non voleva stare al suo posto
“Usa delle forcine cara” disse Christine senza alzare la testa dal suo lavoro di cucito.
“Christine hai visto la mia cintura?”
“Evan vai a controllare il pubblico” ordinò Jhonny mentre si sistemava il drappo del costume.
“Christine la mia testa è finita?” domandò William avvicinandosi alla donna per vedere a che punto fosse la finta testa d’asino.
“Ho visto una cintura verde sul tavolo in cucina” brontolò distratta Luna.
“Aspetta ti aiuto” disse divertito William afferrando la corona di Ginevra prima che cadesse a terra.
“La testa è quasi finita, mi manca solo un mezzo orecchio”
“Hermione corri a vestirti che ci fai ancora così?” esclamò nervoso Jhonny guardando la ragazza tornare verso di lui con delle cordicelle fra le mani.
“Urlami ancora in faccia e scordati che salga su quel palco” ringhiò Hermione al limite della sopportazione.
“Hermione fai quello, Hermione le scenografie quando sono pronte? Hermione devi imparate la parte” bofonchiò irritata, mentre camminava verso il carro alloggio per mettersi il vestito. Aveva dato un veloce sguardo al pubblico riunito per la prima: mancava ancora mezzora all’inizio dello spettacolo e già non c’erano più sedie libere.
“Poi cosa mi ha detto l’altro giorno? Ah si, ‘Allora ti decidi o no a dire qualcosa?’” disse imitando la voce alterata di Jhonny.
“Ciao!” esclamò una voce alle sue spalle a metà fra lo spaventato e l’imbarazzato.
“E adesso che c’è ancora?” pensò sconsolata Hermione voltandosi lentamente.
Mai in vita sua era rimasta a bocca aperta come un pesce lesso. Aveva visto Luna e a Ginevra imbambolate come due sceme e si era ripromessa che una simile figura da demente a lei non sarebbe mai toccata. Peccato che il destino non fosse d’accordo con il suo orgoglio. Le stava succedendo una cosa molto bizzarra, il suo cervello registrava come sempre quello che accadeva a gran velocità, eppure il corpo non reagiva. E come si può facilmente immaginare la cosa non le piaceva affatto.
“Scusa mi hai colto in sprovvista con quella frase, altrimenti me ne sarei uscito con qualcosa di più intelligente di ciao” disse il ragazzo dagli arruffati capelli rossi tormentando il cappello che aveva in mano.
“Ecco” balbettò Hermione boccheggiando “grammaticalmente ‘in sprovvista’ non è esatto. Potrebbe anche essere accettato ma suona proprio male, ‘alla sprovvista’ è per fonetica e sintassi la combinazione migliore” disse tutta d’un fiato muovendo con troppa foga le mani.
“Ah, grazie” rispose con un sorriso perplesso Ron.
“Ma che cosa ho detto?” pensò quasi in preda al panico Hermione “penserà che sono una specie di maestra schizzata! Cosa aveva detto Luna? Restare calma e lasciare fare al tempo. Lasciamo perdere tanto non sono capace di star ferma”
“Sei il fratello di Ginevra vero? Avete trovato dei posti a sedere? È venuta molta più gente di quello che ci aspettavamo” chiese poi con aria sorprendentemente calma e elegante.
“Si siamo arrivati presto, mio padre è già seduto fra le prime file. È agitato come un ragazzino” disse poi con uno splendente sorriso tanto simile a quello di Ginevra. Certo che questa ragazza era strana, un vero incanto quindi.
“Bene. Anche tua sorella è emozionata, e ha solo una manciata di battute. Ma questa cosa con vostro padre la stressa molto e”
“Potrei chiederti una cosa che mi incuriosisce da un po’? Cosa ci facevi quel giorno con tutte quelle penne?” domandò Ron inclinando la testa di lato. Era andato lì, aveva il cuore a mille e l’ultima cosa che voleva fare era parlare di sua sorella.
“Le oche?” chiese imbarazzata Hermione. Ogni volta che cercava di essere il più possibile normale quel Ron la spiazzava del tutto. E il suo stoico autocontrollo andava letteralmente a quel paese in un mezzo secondo.
“Erano dentro un cuscino del casinò, poi si è rotto e erano lì da chissà quanto tempo, chiuse a soffocare. Sai questa storia la racconta meglio Ginevra, sembrerò una pazza comunque, ma almeno detta da lei fa ridere” bofonchiò Hermione giocherellando con un lembo della camicia.
“Ma come sono vestita? Sembro la brutta copia di un manovale” pensò esterrefatta notando in quel momento i suoi logori e sporchi abiti da lavoro “un momento da quando mi interessa l’opinione della gente?” rifletté perplessa.
“Mi piacciono le persone matte, sono le più interessanti” disse arrossendo un poco Ron, ricalcando senza saperlo le parole già dette dallo strano vecchietto incontrato da Hermione. Aveva ormai una dose sufficiente di anni sulle spalle eppure non era capace di essere disinvolto con le ragazze.
“Quel signore me lo ero dimenticato” bisbigliò Hermione fissando il vuoto.
“Chi?”
“Tu lo sai che nella vita ci sono pochissime certezze? Per esempio si può star sicuri che il cioccolato mi piacerà da impazzire finché avrò vita, o che i miei capelli non avranno mai forma umana. Vedi, sono sciocchezze ma danno un certo senso alla vita”
“Non riesco a seguirti”
“Ho capito una cosa che mi era stata detta giorni fa da uno strano venditore di dolci. Ora ho una certezza più concreta delle altre e anche se sarà una pazzia, non intendo lasciarmela scivolare dalle dita” concluse con una splendida luce negli occhi.
Un istante dopo aveva afferrato la giacca di Ron e spinta da una strana forza euforica lo aveva baciato. Solo per un secondo le sue labbra avevano sfiorato quelle del ragazzo ma una tremenda scossa alla schiena aveva provato a farla crollare. Per quanto il suo temperamento fosse forte la parte di lei impacciata e timida era tornata a galla più veloce del solito. Non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi prima di scappare via, con la più intensa felicità nel cuore.
Se solo avesse alzato lo sguardo il piccolo sorriso sulle sue labbra sarebbe diventato una vera risata di buffa allegria, alla vista degli occhi spalancati di Ron, delle sue guance infiammate e dei capelli più in aria che mai. Se solo avesse alzato gli occhi quella sera non sarebbe di certo tornata sul palco, ma avrebbe continuato a baciare quel tenero ragazzo che le cambiava l’anima.
 
Lo spettacolo era iniziato da qualche minuto. Hermione era più energica che mai quella sera, Blaise sempre il solito bravo attore, Jhonny aveva saltato qualche battuta ma niente di grave, Evan era appeso per la vita cercando di dirigere l’improvvisato sistema di luci. In quanto a lei se ne stata seduta su una cassa, con l’odiosa corona di fiori che minacciava di crollare ad ogni suo movimento del capo. Persino William era sul palco, appariva ogni tanto facendo ridere tutti con la buffa maschera da operaio ateniese e le sue battute da tonto.
Ginevra si alzò di scatto, stanca di restare intrappolata in quelle ridicole quinte e decise di cercare suo padre. Stare ad aspettare il momento giusto non serviva a niente, se conosceva bene suo padre le avrebbe urlato contro sia in mezzo alla folla sia in un luogo appartato. Girovagò fra il pubblico cercando con lo sguardo la ormai evidente pelata di suo padre ma non riuscì a distinguere nessuno dalla tanta gente che c’era.
“Entrerai in scena prima della fine o ti sei conciata come un fantasma per niente?” domandò un voce leggera e divertita.
Ginevra si guardò perplessa attorno, sapeva chi era il fastidioso proprietario della voce, ma non riusciva a vederlo.
“Chi devo ringraziare per la scollatura del tuo vestito? Uno spettacolo molto interessante, ma devo ammettere che un po’ più di sostanza non farebbe male”
Ginevra avvampò sentendo l’impertinente sguardo di Draco sfiorarle la gola. Non aveva una grossa scollatura, e neppure molto seno quindi di certo non poteva essere davanti a lei per vedere così bene le sue magre forme.
“Che diavolo ci fai lassù?” chiese indispettita e irritata la ragazza alzando il viso verso i rami della quercia accanto a lei.
“Non ho intenzione di passare la serata pigiato su scomode sedie, seduto accanto a pescivendoli e lattai” escalmò con semplicità il ragazzo staccando una foglia ingiallita.
“Chissà quali malattie potresti prendere, vero?” ribatté sarcastica Ginevra incrociando le braccia al petto.
“Sai prima mi è sembrato di vedere tuo padre. Devo essermi sbagliato” disse Draco con finta aria distratta.
“In effetti sta guardando lo spettacolo. Anche se da un momento all’altro mi aspetto di vederlo correre verso di me, afferrarmi per i capelli e trascinarmi a casa” brontolò Ginevra fissando le grosse radici dell’albero.
“Di cosa ti preoccupi? Ora sei una vera strega con veri poteri, sempre se hai seguito i miei consigli” disse Draco saltando giù dal ramo con un piccolo balzo.
“Tu sei peggio di un gatto, se lo facevo io mi sarei rotta l’osso del collo!”
“Stai sviando la mia domanda Ginevra?”
“Mi sono allenata” ammise la ragazza con un lieve sospiro “ma i risultati non sono stati molto soddisfacenti. Per ora ho bruciato una foglia, una pagina del copione di Luna e ho arrostito una zanzara che non voleva farmi dormire”
“Mia cara ti serve un maestro, rasenti il disastro” sentenziò ironico Draco accarezzandole il viso con la foglia che ancora aveva in mano.
“Grazie mille!” esclamò nervosa e imbarazzata Ginevra scostando con un colpo la mano del giovane “credi che non mi sia impegnata? Ho dedicato ogni mio momento libero a perfezionarmi, ma sono riuscita a controllare solo la portata dei miei poteri. Per il resto vengono fuori quando a loro fa più comodo”
Prima che Draco potesse formulare una qualsiasi parola un raggio luminoso lo colpì in pieno petto e sbatté seduto a terra.
“Stalle lontano, capito?” rimbombò forte la voce di Ron. Ginevra rimasta ammutolita, si volse verso il fratello pronta a dargli un meritato rimprovero, ma le parole le morirono in gola quando vide suo padre arrancare con qualche difficoltà dietro l’agile figlio.
“Noto che in tre anni hai conservato intatta la tua stupidaggine” disse calmo Draco alzandosi lentamente da terra e fissando senza espressione Ron.
“Ti inseguo per mezza Inghilterra per ritrovarti ancora avvinghiata a questo qui” esclamò Arthur Weasley cercando di essere il più deciso possibile nonostante il fiatone. Come si permetteva quella stupida di umiliarlo così? Quella sera aveva preso in mano l’orgoglio ed era andato lì per parlare civilmente e mentre guardava quel assurdo teatrino l’aveva vista civettare con quel maledetto.
“Hai una concezione molto bizzarra del termine ‘avvinghiata’” esclamò Draco con il solito sorriso di scherno.
“Viscido verme, vattene non sono questioni che ti riguardano” ringhiò Arthur rosso di rabbia.
“Mettiamola in questo modo. Ricordi il tuo debito? Consideralo estinto se mi concedi sua figlia”
“Cosa?” esclamò indignata Ginevra.
“Mia sorella non è merce da baratto” rispose Ron alzando la bacchetta.
“Tu abbassa quel affare, non vorrei che ti facessi male”
“Quale debito?” chiese furente Ginevra.
“Lascia stare ragazza è una storia vecchia. E in quanto a te, se credi che ti lascerò mettere le mani su mia figlia sei pazzo”
“Allora esigo il pagamento immediato delle mie millecinquecento sterline” lo beffeggiò Draco portandosi le mani ai fianchi.
“Millecin…” sussurrò incredula Ginevra strabuzzando gli occhi.
“Schifosa sanguisuga non permetterti di umiliarmi davanti alla mia famiglia”
“Direi che ti stai umiliando da solo”
“Te la chiudo quella bocca” esclamò Ron frapponendosi fra il padre e Draco.
“Vuoi che ti riduca in poltiglia anche l’altro braccio”
Ron non era fatto per i ragionamenti sensati e logici, aveva un istinto audace ma cieco. Alzò il braccio mirando alla faccia da schiaffi davanti a lui, però il suo avversario fu più svelto e scartò di lato con un sorriso divertito.
“Te l’ho già detto, ti farai male”
“Ron piantala di fare lo stupido e colpiscilo come si deve” incalzò Arthur alle spalle del figlio.
“Basta” disse piano Ginevra.
“Vedo che anche tu non sei cambiato molto, sempre pronto a mandare avanti gli altri per risolvere i tuoi problemi” disse Draco fissando con astio l’uomo.
“Smettila di insultare mio padre” gridò Ron scagliando un altro pugno all’aria.
“Basta” esclamò più decisa Ginevra.
“Consideri la verità un insulto? Non ti facevo così ipocrita” rispose Draco afferrando al volo il braccio di Ron diretto al suo stomaco.
“Maledetto bastardo” disse Ron digrignando i denti dal dolore al braccio, girato da Malfoy in una posizione innaturale.
“Ron spostati ci penso io” esclamò Arthur afferrando la bacchetta del figlio scivolata a terra nella lotta.
“Ma guarda il grande capo entra in gioco. Non sei troppo vecchio ormai?”
“Sta zitto!” fuggì Arthur brandendo la bacchetta.
“Ho detto BASTA!” gridò con forza Ginevra quasi senza sentire più la sua voce. Un’energia calda e incontenibile le attraverso il corpo e in un attimo una luminosa e viva fiammata uscì da ogni parte di lei riempiendo l’aria. I tre uomini vennero inghiottiti da quel terribile fuoco senza avere il tempo di fuggire. Uno strano fuoco che non bruciava, ma scaldava tutto al limite della sopportazione La pelle stiracchiata sembrava sul punto di rompersi e l’unico respiro strozzato che fecero, diede loro una fitta di atroce dolore ai polmoni e alla gola ustionandoli. Poi quel terribile calore scomparve, veloce come era arrivato tornò verso Ginevra che aprì gli occhi fiammeggianti.
“Queste stupidaggini vanno bene per bambini di cinque anni non per uomini adulti” disse con voce energica e dura “papà, perdonami per il mio comportamento, sono scappata come un vigliacca ma nonostante tutto non lo rimpiango. Qui ho trovato persone fantastiche e mi voglio molto bene. Non tornerò a casa, ma non posso restare qui sapendovi in difficoltà. Ron è maturato tanto papà, affidati a lui e spero con tutto il cuore che prima o poi questo tuo brutto carattere sparisca. Mi farete tanto felice se deciderete di restare a Londra per un po’, potremmo andare a cena in qualche bel ristorante o fare passeggiate come quando era viva la mamma, mi mancano tanto quei momenti”
“Hai ragione Ginevra, ci siamo comportati come animali” ammise Ron abbassando gli occhi.
“Va bene ragazza, accetto. Ma come la metti con questo qui?” chiese astioso Arthur indicando con un pollice Draco. Ginevra riusciva sempre a spaventarlo quando se ne usciva con quei trucchetti di fuoco.
“Se mai Malfoy dovesse arrivare a mettermi le mani addosso senza il mio consenso, cosa che ritengo assai improbabile, state pur certi che sarete il primi a sapere e così potrete ammazzarlo come e quando più vi piace. Fino a quel momento se vi ritrovo a litigare come cane e gatto vi sistemerò tutti quanti a dovere”
“Essia, ma stai attenta, quello verme è e verme rimane” brontolò suo padre con aria rassegnata.
“Fra poco devo entrare in scena” disse Ginevra dando una veloce occhiata al palco “tornate a sedere o vi perderete la mia figura da allocca!”
“Verremo a trovarti finito lo spettacolo” le bisbigliò Ron prima di raggiungere Arthur “credo che papà voglia parlare con il capo della tua compagnia, per vedere a quali persone lascia la figlia”
Ginevra sorrise dolcemente e guardò la sua collerica famiglia tornare verso le luci del palcoscenico.
“Una piccola curiosità” disse Draco con interesse “ora posso metterti le mani addosso con il tuo consenso senza che quelli vengano a rovinarmi il momento?”
“Malfoy” sussurrò suadente Ginevra voltandosi verso il ragazzo “se mai avrai il permesso di toccarmi, puoi stare certo che non troverai più il tempo per litigare con la mia famiglia”
“È un invito?”
“Diciamo più un presentimento” rispose con voce sottile la ragazza.
“Draco, ti dispiacerebbe molto tenermi? Credo di non avere più un grammo di forza” riuscì a dire Ginevra con sarcastica calma, prima di crollare a picco.
Braccia forti arrivarono in un lampo a sostenerla e una volta che si fu seduta a terra poté riaprire gli occhi senza che il mondo le girasse attorno come su una giostra.
“Devi cercare di domare i tuoi poteri, non possono lasciarti senza energia. Prima o poi ci resterai secca” disse gentilmente Draco sistemandole la corona di fiori scesa di lato sopra un orecchio.
“Confortante” brontolò Ginevra scacciando con uno sbuffo una ciocca di capelli finita davanti al viso.
“Prima non scherzavo. Hai bisogno di qualcuno che ti aiuti, e se vuoi sarò felice di farlo” disse il ragazzo muovendo le mani per accarezzarle i lunghi capelli sciolti.
“Non ho molta scelta vero?” domandò con una punta di allegria Ginevra.
“Direi di no” rispose ridendo Draco, mentre litigava con una forcina dispettosa.
“Lascia perdere, questa corona oltre che ridicola è anche senza speranze. Meglio se la tolgo o finirà per crollarmi sul palco, come se non fossi già abbastanza ridicola di mio” esclamò divertita la ragazza alzando le braccia per togliere le innumerevoli spille. Ma quando toccò, forse per sbaglio, le mani di Draco ritrasse subito le sue, come se si fossero scottate.
“Ginevra che cosa fai là! Corri devi entrare in scena” gridò Jhonny, con quanta discrezione possibile,.
“Arrivo” rispose agitata Ginevra raccogliendo la gonna del bel vestito bianco.
“La tua corona principessa” disse melenso Draco porgendole quel ammasso di orridi fiori e frutta finta.
“Guarda, te la regalo”
“Per essere il tuo primo dono mi aspettavo qualcosa di meglio” brontolò Draco giocherellando con una mela sul punto di staccarsi.
“Vedrò di migliorare” rispose ironica Ginevra prima di voltarsi e scappare via. Poi a metà strada sembrò ricordarsi qualcosa e si fermò di scatto.
“Dimenticavo” disse a Draco con voce più alta “ti aspetto domani per la prima lezione!”
 
 
 
 
 
Fine capitolo! Scusate è venuto molto lungo, ditemelo se devo accorciare i capitoli! Le cose si sono movimentate un po’ con l’arrivo di Arthur! Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, lasciate un commento anche piccolino! Un bacio e a presto.
 
 
 
Per dady: sai non avevo previsto di scrivere quello che aveva detto William, perché l’ispirazione delle parole portate via dal vento mi era venuta così. Ma vista la gran curiosità ho messo come inizio capitolo una battuta della regina delle fate che nel mio immaginario dovrebbe riassumere il concetto di quello che ha detto William. Non sono perfettamente normale, ormai convivo con questa consapevolezza da anni. Comunque ti è piaciuto il capitolo? Ho preferito rendere il primo incontro con Arthur quasi comico! Fammi sapere perché ci tengo tanto un bacio!
Per Miyu: aspetto il seguito della tua storia con impazienza quando arriva?! Beh ora che sono qui ti ringrazio per i complimenti! Ti piace il capitolo? Sono stata brava a fare la scena di lotta? Non ne avevo mai scritte e mi veniva da ridere! A presto un bacione!

 

  
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