programma tutor 16
Quella mattina Levy si era svegliata più faticosamente del
solito: era una persona che rimaneva in piedi anche tutta la notte se doveva
finire di studiare, ma non aveva mai avuto problemi ad alzarsi per andare a
scuola; eppure quella mattina si sentiva le gambe come pietre.
Decise di non prendere i mezzi, ma di avviarsi a piedi:
appena fuori dal cancelletto di casa mandò un messaggio a Gajeel e partì.
Non ricordava che la strada fosse così lunga; ad un certo
punto ebbe quasi paura di essersi persa: eppure quella camminata le serviva
proprio, giusto per refrigerare la mente ed allineare bene i pensieri. Quello
era un pessimo periodo per lei.
Una volta raggiunta la scuola, dovette correre in classe
visto che era ormai suonata anche la seconda campanella: fece in tempo a
salutare di sfuggita il proprio ragazzo, che a sua volta stava entrando in
classe, e precipitarsi nella sua.
Una volta entrata, le venne quasi da piangere, letto quello
che c’era scritto, a caratteri cubitali, sulla lavagna: 14-15-16-17 NOVEMBRE GITA
DELLE CLASSI TERZE.
Non ci voleva credere.
“ Ehi Levy hai visto?” Lucy le si precipitò addosso, “ andiamo
in gita scolastica, bello vero?” concluse ridacchiando.
L’azzurra rispose con un debole sorriso, mentre constatava
con amarezza che effettivamente non era un brutto sogno; tutta la classe era in
fermento per l’evento: Gray e Natsu saltellavano come matti per tutta l’aula,
Elfman batteva cinque a chiunque gli si presentasse davanti e, per finire in
bellezza, Jet e Droy continuavano a ripetere che non vedevano l’ora di passare
del tempo insieme alla loro amata Levy.
La ragazza dal canto suo, continuava ad immaginarsi da
un’altra parte e si figurava in mente mille scuse da tirar fuori per non dover
partecipare; come se non bastasse, il clima generale non le rendeva certo la
vita facile.
Sospirò sconsolata e si sedette al proprio posto, da dove
non si schiodò fino alla fine della mattinata.
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“ Si può sapere che hai?” chiese il moro.
Anche dopo scuola Levy volle tornar a casa a piedi, ma
questa volta Gajeel si era impuntato per accompagnarla, nonostante la ragazza
avesse protestato: non era colpa sua, anzi era contenta di stare con lui, ma
voleva rimanere da sola.
Comunque sia, durante tutto il tragitto non aprì bocca se
non per sospirare e mugugnare, fino a quando il moro, perso ogni grammo di
pazienza, non era sbottato.
“ Eh?” fece lei, guardandolo spaesata.
“ Non fare la finta tonta con me! Per tutta la strada non
hai fatto altro che sospirare! Allora, che ti prende?” chiese di nuovo, alzando
un sopracciglio di dissenso.
“ Non ho niente, davvero!” tentò di mentire lei, con un
leggero sorriso.
Il ragazzo la squadrò per qualche secondo: “ non ti credo!”
L’azzurra sobbalzò a quell’affermazione: era il suo ragazzo,
era Gajeel, forse se lo sarebbe dovuto aspettare, eppure davvero non poteva
credere che la conoscesse fino al punto di capire quando mentiva; nemmeno Lucy
se n’era accorta.
“ Davvero Gajeel, sto bene!” disse sventolando una mano, “
sono solo un po’ stanca!”
Detto ciò, afferrò prontamente il cancelletto, quasi come ancora
di salvezza( meno male che erano già arrivati a casa!) e lo aprì. Prima di
richiuderlo, si girò di nuovo: “ Grazie Gajeel, per avermi accompagnata a
casa!” disse, arrossendo un po’.
Il moro sbuffo, visto che non era servito a molto,
considerato che non era riuscito a capire cos’avesse la sua ragazza; tuttavia
dovette ricredersi quando, avvicinandosi piano, Levy gli diede un piccolo bacio
sulle labbra.
“ A domani!” disse, prima di scomparire dentro casa.
Maledizione! Pensò
il moro una volta ripreso a camminare, paonazzo fino alla punta dei capelli.
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“ Gita scolastica, eh?”
“ Non ci voglio andare, Yosuke!” disse la ragazza gonfiando
le guancie.
“ Capisco benissimo Levy, ma non credo sia giusto!” rispose
serio il fratello.
“ Ma…”
“ Levy ascoltami,” disse, poggiando sul tavolo le posate che
aveva in mano e guardandola, “ so quanto siano difficili da sopportare questi
giorni, lo capisco benissimo, è così anche per me! Ma devi fare i conti con te
stessa Levy, non possiamo continuare a vivere nel passato!”
La ragazza sgranò gli occhi: quelle parole le suonarono
estremamente familiari! Certo, d’altra parte era stata proprio lei a dirle,
quella volta, a Gajeel. Abbassò la sguardo e rimase in silenzio.
Quel pomeriggi non riuscì fare nulla: cancellò dalla mente
ogni pensiero, si mise la musica nelle orecchie e rimase li, stesa sul letto;
continuava a ricevere messaggi da parte di Lucy che le chiedeva pareri su cosa
mettere in valigia.
Solo verso sera tardi si decise a tirar fuori la borsa e
iniziare a riempirla: non era ancora certa se andare o meno, ma sentiva che
Yosuke aveva ragione…doveva fare i conti anche con se stessa.
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E così, il 14 Novembre, le classi terze erano pronte per
partire: l’aria era fredda e il cielo terso, i ragazzi si affrettavano a salire
sui pullman, divisi per sezione.
“ Sono così emozionata Levy, tu no?” chiese la bionda,
saltellando sul sedile.
“ Oh, certo!” rispose, mentre sistemava la valigia,
sorridendo all’amica.
Levy era stranamente serena quella mattina: sapeva che
sarebbe stata dura lontana da casa, lontana da Yosuke, ma se lo doveva, se lo
doveva per quei tre anni precedenti.
Dopo tre ore di viaggio deliranti, vista la compagnia che si
portava dietro, Levy, così come Lucy, scesero dal pullman stordite come non
mai, maledicendo ad uno ad uno i loro compagni di classe: “ Giuro che se ne
avrò la possibilità, ucciderò Natsu con le mie mani!” ringhiò la bionda.
Come darle torto!
La destinazione della gita era una piccola località di
montagna, chiamata Whitehead, caratteristica per i suoi borghi storici e la
vista mozzafiato sulla valle sottostante: li si respirava tutta un’altra aria.
L’azzurra corse verso Gajeel, chiedendogli com’era andato il viaggio e se
voleva andare con lei al belvedere.
Il moro la seguì senza esitazioni: il fatto che si fossero
messi insieme era ormai noto a tutti, eppure c’era ancora qualcuno che rimaneva
sorpreso quando li vedeva insieme. Due persona così tanto diverse, come
facevano a piacersi?
“ Mi sembra che tu stia meglio!” disse il moro, mentre
tornavano indietro.
“ Già, ma vedremo domani!” rispose lei guardando il cielo.
“ Domani?” chiese il moro perplesso; tuttavia lei aveva già
raggiunto la sua classe.
“ Ma che cavolo sta succedendo!!” ringhiò il
moro,spaventando un ragazzo accanto a lui.
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Passata la notte, il primo giorno consisteva nel visitare il
centro storico della città, con il castello, il palazzo reale e i giardini.
In tutto questo, Gajeel non riusciva a togliersi dalla mente
le parole della ragazza: vedremo domani! Il
che significata oggi… “ Ma che diavolo succede!” brontolò.
Le classi visitavano le antichità una alla volta e, di
conseguenza, il moro non avrebbe visto Levy fino a sera: che cosa voleva dire? Che
cosa sarebbe successo oggi? Forse si stava facendo troppi problemi, d’altra
parte capiva lui stesso che non sempre coglieva appieno le frasi dell’azzurra.
Eppure aveva la strana sensazione che non fosse nulla di
buono.
Durante tutta la giornata ci ragionò su, senza risultato! Arrivata
la sera, non poté più trattenersi e, dopo una doccia veloce, si precipitò in
sala da pranzo: Levy era già seduta al tavolo con le sue compagne di classe.
Tuttavia, ella, accortasi di lui, l’aveva salutato da
lontano con un dolce sorriso: questo significava che non doveva preoccuparsi? Non
ne era così sicuro!
“ Ehi Gajeel!” si sentì chiamare.
“ Vieni a sederti con noi!” lo intimò Natsu, in ginocchio
sulla sedia.
Sbirciando un ultima volta il tavolo di Levy, si sedette con
i ragazzi.
Neanche il cibo, però, era riuscito a placare i suoi dubbi:
aveva mangiato poco niente, cosa assai rara da parte sua!
“ Gajeel tutto bene?” gli chiese Gray, posando il cellulare
sul tavolo( dopo aver probabilmente scritto a Juvia!).
“ No, non proprio!” borbottò, appoggiandosi col gomito al
tavolo.
“ Chfe sfhuccedfe?” chiese Natsu, mostrando una
raccapricciante scena di se mentre mangia.
“ Credo che Levy abbia qualcosa che non va, ma non vuole
dirmelo!”
“ Cosa credi che sia?” chiese il rosato, una volta mandato
giù il boccone.
“ Non so, ma sicuramente qualcosa di serio!”
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Devi aspettare che sia
lei a parlarti, non pressarla!
Le parole di Gray continuarono a ronzargli per la testa
tutta la notte: questo, aggiunto al fatto che il suo compagno di stanza
russava, lo costrinsero ad alzarsi e ad uscire.
L’aria gelida gli penetrava fin dentro le ossa, ma almeno
gli schiariva le idee.
Andò spedito sul balcone sul retro dell’albergo: fu
enormemente sorpreso quando, avvolta dalle coperte e rannicchiata su una
sdraio, trovò la causa dei suoi problemi!
Si avvicinò cauto alla ragazza: “ Che cosa ci fai qui?”
Levy sobbalzò, riconoscendo la voce del moro! Si voltò sbalordita
e ansiosa al tempo stesso.
“ G-Gajeel!”
Lui continuava a guardarla: “ B-Bhe, p-potrei farti la
stessa domanda!” lo additò in fine.
“ Il mio compagno di camera russa!” rispose secco.
“ Oh!” disse lei sconsolata…chissà perché aveva creduto che
lo avrebbe messo in difficoltà.
“ Tu invece?”
Lei sospirò, arresasi al fatto che non poteva più mentirgli:
“Vedi,” alzò lo sguardo malinconico verso il cielo stellato, “ oggi è l’anniversario
della morte dei miei genitori!”
“ Cosa!?” fece lui, cambiando completamente espressione.
“ Sono già passati tre anni, non riesco a crederci!” disse,
con un velo di tristezza nella voce.
Gajeel si sedette di fronte a lei: “ Non ne sapevo nulla!”
“ Non devi preoccupartene, non volevo lo sapessi! Perdonami se
questi giorni sono stata così distante, ma tu riuscivi a leggere il mio sguardo
e non potevo fingere che andasse tutto bene!” disse guardandolo.
“ Io ci ho provato Gajeel…ci ho provato sul serio,” riprese
poi tra i singhiozzi, “ ho provato a stare davanti alla realtà di questi
giorni, ho provato a fare i conti con me stessa, come aveva detto Yosuke, ma…non
ce la faccio!” concluse, scoppiando a piangere.
“ Loro mi mancano così tanto!” le lacrime le scendevano
calde sul viso e il suo corpo tremava.
Gajeel la guardava: le poggiò una mano sulla testa, mentre
con l’altra le asciugava le lacrime dai teneri occhi verdi. “ Tuo fratello ha
ragione, non continuare a guardarti indietro in questo modo! Tu stessa l’hai
detto; vale per tutti e non per te?”
“ M-Ma…”
“ Capisco benissimo la tua tristezza, Levy, ma che cosa
rimane dei tuoi genitori? Non il ricordo, giusto? Non si può vivere di soli
ricordi, perché altrimenti si muore dentro…quindi cosa resta?” le chiese serio.
La ragazza lo guardò dritto nei suoi occhi color rubino: “ Cosa
rimane, Gajeel?”
“ Un amore infinito!” concluse con quel suo solito ghigno,
ma che alla ragazza parve rassicurante e amorevole.
Sorrise e lo abbracciò forte: “ Si, hai ragione!”
Era vero, il moro comprendeva bene cosa volesse dire sentire
la mancanza di qualcuno, vivere sentendo un enorme vuoto nel proprio cuore; lui
stesso aveva perso i suoi genitori tanto, tanto tempo fa.
Prendendole la mano, rientrarono in albergo.
Per i successivi due giorni, l’azzurra si sentì estremamente
leggera e grata, di avere accanto qualcuno come Gajeel che, nonostante il suo
pessimo carattere, sapeva sempre come farla smettere di piangere.
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“ Yosuke io esco!”
Presa sotto braccio la borsa di scuola, aprì la porta e si
avviò verso la fermata dell’autobus.
Mentre aspettava, le si fermò davanti una macchina scura: il
finestrino si abbassò mostrando alla ragazza un uomo sulla quarantina, ben
vestito con capelli lisci e neri, occhi color perla e con uno strano sorriso.
“ Levy
Mcgarden? Chiese.
“ S-Si?” rispose lei tirandosi un po’ indietro, visti i suoi
precedenti.
“ Molto piacere, mi chiamo Jamie Redfox!”
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Capitolo aggiornatoooooo! Incredibile, mi sembra passata un’eternità!
Bene bene bene…mi scuso per il ritardo, so che molti di voi
mi credevano morta! Vi piacerebbe vero? comunque sia, il capitolo non è un gran
che, lo devo ammettere, ma volevo iniziare a mettere a nudo il passato dei due
ragazzi, così da iniziare la seconda parte della storia. Non preoccupatevi,
spiegherò meglio altre cose più avanti.
E…colpo di scena! Chi è l’uomo che si è presentato a Levy?? Vi
do una dritta: non è il padre! Bene, aspetto i vostri commenti, i vostri saluti
per la mia resurrezione e alla prossima! Baci, Kuro_rin
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