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Autore: Kuro_rin    16/03/2013    8 recensioni
[...]Improvvisamente, mentre Gajeel cercava il modo di collocarla all’interno dell’appartamento, Levy si rese conto che c’erano un sacco di cose che non sapeva sul conto del ragazzo che le stava di fronte, un sacco di storie sentite per anni e che ora, in un secondo, erano state cancellate per sempre.( come il fatto che fosse stato allevato dai lupi)
E se la verità su di lui fosse stata diversa da come tutti se l’erano immaginata? E se il suo carattere volesse solo nascondere qualcosa di più profondo?
Chi era veramente Gajeel Redfox?
Cosa succederebbe se una studentessa estremamente brillante, si trovasse a stretto contatto con un individuo che è il suo più completo opposto??
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Lucy Heartphilia
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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programma tutor 16

Quella mattina Levy si era svegliata più faticosamente del solito: era una persona che rimaneva in piedi anche tutta la notte se doveva finire di studiare, ma non aveva mai avuto problemi ad alzarsi per andare a scuola; eppure quella mattina si sentiva le gambe come pietre.

Decise di non prendere i mezzi, ma di avviarsi a piedi: appena fuori dal cancelletto di casa mandò un messaggio a Gajeel e partì.

Non ricordava che la strada fosse così lunga; ad un certo punto ebbe quasi paura di essersi persa: eppure quella camminata le serviva proprio, giusto per refrigerare la mente ed allineare bene i pensieri. Quello era un pessimo periodo per lei.

Una volta raggiunta la scuola, dovette correre in classe visto che era ormai suonata anche la seconda campanella: fece in tempo a salutare di sfuggita il proprio ragazzo, che a sua volta stava entrando in classe, e precipitarsi nella sua.

Una volta entrata, le venne quasi da piangere, letto quello che c’era scritto, a caratteri cubitali, sulla lavagna: 14-15-16-17 NOVEMBRE GITA DELLE CLASSI TERZE.

Non ci voleva credere.

“ Ehi Levy hai visto?” Lucy le si precipitò addosso, “ andiamo in gita scolastica, bello vero?” concluse ridacchiando.

L’azzurra rispose con un debole sorriso, mentre constatava con amarezza che effettivamente non era un brutto sogno; tutta la classe era in fermento per l’evento: Gray e Natsu saltellavano come matti per tutta l’aula, Elfman batteva cinque a chiunque gli si presentasse davanti e, per finire in bellezza, Jet e Droy continuavano a ripetere che non vedevano l’ora di passare del tempo insieme alla loro amata Levy.

La ragazza dal canto suo, continuava ad immaginarsi da un’altra parte e si figurava in mente mille scuse da tirar fuori per non dover partecipare; come se non bastasse, il clima generale non le rendeva certo la vita facile.

Sospirò sconsolata e si sedette al proprio posto, da dove non si schiodò fino alla fine della mattinata.

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“ Si può sapere che hai?” chiese il moro.

Anche dopo scuola Levy volle tornar a casa a piedi, ma questa volta Gajeel si era impuntato per accompagnarla, nonostante la ragazza avesse protestato: non era colpa sua, anzi era contenta di stare con lui, ma voleva rimanere da sola.

Comunque sia, durante tutto il tragitto non aprì bocca se non per sospirare e mugugnare, fino a quando il moro, perso ogni grammo di pazienza, non era sbottato.

“ Eh?” fece lei, guardandolo spaesata.

“ Non fare la finta tonta con me! Per tutta la strada non hai fatto altro che sospirare! Allora, che ti prende?” chiese di nuovo, alzando un sopracciglio di dissenso.

“ Non ho niente, davvero!” tentò di mentire lei, con un leggero sorriso.

Il ragazzo la squadrò per qualche secondo: “ non ti credo!”

L’azzurra sobbalzò a quell’affermazione: era il suo ragazzo, era Gajeel, forse se lo sarebbe dovuto aspettare, eppure davvero non poteva credere che la conoscesse fino al punto di capire quando mentiva; nemmeno Lucy se n’era accorta.

“ Davvero Gajeel, sto bene!” disse sventolando una mano, “ sono solo un po’ stanca!”

Detto ciò, afferrò prontamente il cancelletto, quasi come ancora di salvezza( meno male che erano già arrivati a casa!) e lo aprì. Prima di richiuderlo, si girò di nuovo: “ Grazie Gajeel, per avermi accompagnata a casa!” disse, arrossendo un po’.

Il moro sbuffo, visto che non era servito a molto, considerato che non era riuscito a capire cos’avesse la sua ragazza; tuttavia dovette ricredersi quando, avvicinandosi piano, Levy gli diede un piccolo bacio sulle labbra.

“ A domani!” disse, prima di scomparire dentro casa.

Maledizione! Pensò il moro una volta ripreso a camminare, paonazzo fino alla punta dei capelli.

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“ Gita scolastica, eh?”

“ Non ci voglio andare, Yosuke!” disse la ragazza gonfiando le guancie.

“ Capisco benissimo Levy, ma non credo sia giusto!” rispose serio il fratello.

“ Ma…”

“ Levy ascoltami,” disse, poggiando sul tavolo le posate che aveva in mano e guardandola, “ so quanto siano difficili da sopportare questi giorni, lo capisco benissimo, è così anche per me! Ma devi fare i conti con te stessa Levy, non possiamo continuare a vivere nel passato!”

La ragazza sgranò gli occhi: quelle parole le suonarono estremamente familiari! Certo, d’altra parte era stata proprio lei a dirle, quella volta, a Gajeel. Abbassò la sguardo e rimase in silenzio.

Quel pomeriggi non riuscì fare nulla: cancellò dalla mente ogni pensiero, si mise la musica nelle orecchie e rimase li, stesa sul letto; continuava a ricevere messaggi da parte di Lucy che le chiedeva pareri su cosa mettere in valigia.

Solo verso sera tardi si decise a tirar fuori la borsa e iniziare a riempirla: non era ancora certa se andare o meno, ma sentiva che Yosuke aveva ragione…doveva fare i conti anche con se stessa.

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E così, il 14 Novembre, le classi terze erano pronte per partire: l’aria era fredda e il cielo terso, i ragazzi si affrettavano a salire sui pullman, divisi per sezione.

“ Sono così emozionata Levy, tu no?” chiese la bionda, saltellando sul sedile.

“ Oh, certo!” rispose, mentre sistemava la valigia, sorridendo all’amica.

Levy era stranamente serena quella mattina: sapeva che sarebbe stata dura lontana da casa, lontana da Yosuke, ma se lo doveva, se lo doveva per quei tre anni precedenti.

Dopo tre ore di viaggio deliranti, vista la compagnia che si portava dietro, Levy, così come Lucy, scesero dal pullman stordite come non mai, maledicendo ad uno ad uno i loro compagni di classe: “ Giuro che se ne avrò la possibilità, ucciderò Natsu con le mie mani!” ringhiò la bionda.

Come darle torto!

La destinazione della gita era una piccola località di montagna, chiamata Whitehead, caratteristica per i suoi borghi storici e la vista mozzafiato sulla valle sottostante: li si respirava tutta un’altra aria. L’azzurra corse verso Gajeel, chiedendogli com’era andato il viaggio e se voleva andare con lei al belvedere.

Il moro la seguì senza esitazioni: il fatto che si fossero messi insieme era ormai noto a tutti, eppure c’era ancora qualcuno che rimaneva sorpreso quando li vedeva insieme. Due persona così tanto diverse, come facevano a piacersi?

“ Mi sembra che tu stia meglio!” disse il moro, mentre tornavano indietro.

“ Già, ma vedremo domani!” rispose lei guardando il cielo.

“ Domani?” chiese il moro perplesso; tuttavia lei aveva già raggiunto la sua classe.

“ Ma che cavolo sta succedendo!!” ringhiò il moro,spaventando un ragazzo accanto a lui.

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Passata la notte, il primo giorno consisteva nel visitare il centro storico della città, con il castello, il palazzo reale e i giardini.

In tutto questo, Gajeel non riusciva a togliersi dalla mente le parole della ragazza: vedremo domani! Il che significata oggi… “ Ma che diavolo succede!” brontolò.

Le classi visitavano le antichità una alla volta e, di conseguenza, il moro non avrebbe visto Levy fino a sera: che cosa voleva dire? Che cosa sarebbe successo oggi? Forse si stava facendo troppi problemi, d’altra parte capiva lui stesso che non sempre coglieva appieno le frasi dell’azzurra.

Eppure aveva la strana sensazione che non fosse nulla di buono.

Durante tutta la giornata ci ragionò su, senza risultato! Arrivata la sera, non poté più trattenersi e, dopo una doccia veloce, si precipitò in sala da pranzo: Levy era già seduta al tavolo con le sue compagne di classe.

Tuttavia, ella, accortasi di lui, l’aveva salutato da lontano con un dolce sorriso: questo significava che non doveva preoccuparsi? Non ne era così sicuro!

“ Ehi Gajeel!” si sentì chiamare.

“ Vieni a sederti con noi!” lo intimò Natsu, in ginocchio sulla sedia.

Sbirciando un ultima volta il tavolo di Levy, si sedette con i ragazzi.

Neanche il cibo, però, era riuscito a placare i suoi dubbi: aveva mangiato poco niente, cosa assai rara da parte sua!

“ Gajeel tutto bene?” gli chiese Gray, posando il cellulare sul tavolo( dopo aver probabilmente scritto a Juvia!).

“ No, non proprio!” borbottò, appoggiandosi col gomito al tavolo.

“ Chfe sfhuccedfe?” chiese Natsu, mostrando una raccapricciante scena di se mentre mangia.

“ Credo che Levy abbia qualcosa che non va, ma non vuole dirmelo!”

“ Cosa credi che sia?” chiese il rosato, una volta mandato giù il boccone.

“ Non so, ma sicuramente qualcosa di serio!”

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Devi aspettare che sia lei a parlarti, non pressarla!

Le parole di Gray continuarono a ronzargli per la testa tutta la notte: questo, aggiunto al fatto che il suo compagno di stanza russava, lo costrinsero ad alzarsi e ad uscire.

L’aria gelida gli penetrava fin dentro le ossa, ma almeno gli schiariva le idee.

Andò spedito sul balcone sul retro dell’albergo: fu enormemente sorpreso quando, avvolta dalle coperte e rannicchiata su una sdraio, trovò la causa dei suoi problemi!

Si avvicinò cauto alla ragazza: “ Che cosa ci fai qui?”

Levy sobbalzò, riconoscendo la voce del moro! Si voltò sbalordita e ansiosa al tempo stesso.

“ G-Gajeel!”

Lui continuava a guardarla: “ B-Bhe, p-potrei farti la stessa domanda!” lo additò in fine.

“ Il mio compagno di camera russa!” rispose secco.

“ Oh!” disse lei sconsolata…chissà perché aveva creduto che lo avrebbe messo in difficoltà.

“ Tu invece?”

Lei sospirò, arresasi al fatto che non poteva più mentirgli: “Vedi,” alzò lo sguardo malinconico verso il cielo stellato, “ oggi è l’anniversario della morte dei miei genitori!”

“ Cosa!?” fece lui, cambiando completamente espressione.

“ Sono già passati tre anni, non riesco a crederci!” disse, con un velo di tristezza nella voce.

Gajeel si sedette di fronte a lei: “ Non ne sapevo nulla!”

“ Non devi preoccupartene, non volevo lo sapessi! Perdonami se questi giorni sono stata così distante, ma tu riuscivi a leggere il mio sguardo e non potevo fingere che andasse tutto bene!” disse guardandolo.

“ Io ci ho provato Gajeel…ci ho provato sul serio,” riprese poi tra i singhiozzi, “ ho provato a stare davanti alla realtà di questi giorni, ho provato a fare i conti con me stessa, come aveva detto Yosuke, ma…non ce la faccio!” concluse, scoppiando a piangere.

“ Loro mi mancano così tanto!” le lacrime le scendevano calde sul viso e il suo corpo tremava.

Gajeel la guardava: le poggiò una mano sulla testa, mentre con l’altra le asciugava le lacrime dai teneri occhi verdi. “ Tuo fratello ha ragione, non continuare a guardarti indietro in questo modo! Tu stessa l’hai detto; vale per tutti e non per te?”

“ M-Ma…”

“ Capisco benissimo la tua tristezza, Levy, ma che cosa rimane dei tuoi genitori? Non il ricordo, giusto? Non si può vivere di soli ricordi, perché altrimenti si muore dentro…quindi cosa resta?” le chiese serio.

La ragazza lo guardò dritto nei suoi occhi color rubino: “ Cosa rimane, Gajeel?”

“ Un amore infinito!” concluse con quel suo solito ghigno, ma che alla ragazza parve rassicurante e amorevole.

Sorrise e lo abbracciò forte: “ Si, hai ragione!”

Era vero, il moro comprendeva bene cosa volesse dire sentire la mancanza di qualcuno, vivere sentendo un enorme vuoto nel proprio cuore; lui stesso aveva perso i suoi genitori tanto, tanto tempo fa.

Prendendole la mano, rientrarono in albergo.

Per i successivi due giorni, l’azzurra si sentì estremamente leggera e grata, di avere accanto qualcuno come Gajeel che, nonostante il suo pessimo carattere, sapeva sempre come farla smettere di piangere.

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“ Yosuke io esco!”

Presa sotto braccio la borsa di scuola, aprì la porta e si avviò verso la fermata dell’autobus.

Mentre aspettava, le si fermò davanti una macchina scura: il finestrino si abbassò mostrando alla ragazza un uomo sulla quarantina, ben vestito con capelli lisci e neri, occhi color perla e con uno strano sorriso.

“ Levy Mcgarden? Chiese.

“ S-Si?” rispose lei tirandosi un po’ indietro, visti i suoi precedenti.

“ Molto piacere, mi chiamo Jamie Redfox!”

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Capitolo aggiornatoooooo! Incredibile, mi sembra passata un’eternità!

Bene bene bene…mi scuso per il ritardo, so che molti di voi mi credevano morta! Vi piacerebbe vero? comunque sia, il capitolo non è un gran che, lo devo ammettere, ma volevo iniziare a mettere a nudo il passato dei due ragazzi, così da iniziare la seconda parte della storia. Non preoccupatevi, spiegherò meglio altre cose più avanti.

E…colpo di scena! Chi è l’uomo che si è presentato a Levy?? Vi do una dritta: non è il padre! Bene, aspetto i vostri commenti, i vostri saluti per la mia resurrezione e alla prossima! Baci, Kuro_rin

  
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