Taglio di capelli
I’m falling apart,
I’m barely breathing
With a broken heart that’s
still beating
In the pain, there is healing
In your name, I find meaning
So I’m holdin’
on, I’m holdin’
on, I’m holdin’ on
I’m barely
holdin’ on to you
Anakin era nervoso.
Seduto
a gambe incrociate, fissava dritto davanti a sé,
verso le ampie finestre che illuminavano la stanza.
Il
modo in cui i raggi di sole si riflettevano sul pavimento era
straordinario. E non perché creava strani giochi di luce sul
disegno geometrico delle mattonelle, ma perché lo aiutava a
distrarsi dagli ultimi avvenimenti.
Il
ragazzino si morse il labbro inferiore.
Con
la coda dell’occhio, vedeva il rasoio che Obi-Wan,
inginocchiato dietro di lui, teneva in mano, e si chiese
perché il giovane Jedi indugiasse tanto a lungo.
Gli
aveva detto che i suoi capelli dovevano essere tagliati,
così da simboleggiare il suo nuovo rango di Padawan.
Allora
perché non iniziava la tosatura?
Anakin
sentì un’ansia improvvisa. La notte prima
– la notte più lunga di tutta la sua vita
– Obi-Wan gli aveva promesso che sarebbe diventato un Jedi.
Che
adesso avesse cambiato idea?
Era
così difficile capire cosa gli passava per la
testa…
Incapace
di sopportare oltre quel silenzio, Anakin fece per dire
qualcosa.
Proprio
in quel momento, però, Obi-Wan si mosse. E il
ragazzino, contro tutte le sue aspettative, sentì che il
giovane gli passava una mano tra i capelli biondi e scompigliati.
Fu
un contatto lieve, colmo di attenzione.
Anakin
si immobilizzò, preso totalmente alla sprovvista.
Poi
un leggero sospiro uscì dalle labbra di Obi-Wan, e il
giovane Jedi raddrizzò appena la schiena.
«Ci
siamo» lo sentì mormorare Anakin.
Il
rasoio venne acceso, e il ragazzino rimase interdetto
nell’udire il suono emesso dall’apparecchio. Era
uno zzzzzzz
piuttosto sommesso, ma costante al punto da risultare
martellante.
Obi-Wan
fu così delicato che Anakin si accorse che la
tosatura era iniziata solo quando vide alcuni ciuffi biondi cadere sul
pavimento.
Si
mosse appena.
«Fermo,
Anakin» lo ammonì
però la voce di Obi-Wan.
Il
bambino si bloccò immediatamente. Non aveva mai visto un
rasoio del genere, a Tatooine, e niente gli garantiva che non potesse
tagliargli il collo.
Mentre
altre ciocche cadevano a terra, Anakin fu assalito da una
nostalgia tremenda.
Ripensò
a quando sua madre gli tagliava i capelli. Glieli
spuntava appena, utilizzando un paio di forbici… E mentre
lavorava, rideva e scherzava con lui, perché sapeva che
l’inattività lo stancava in fretta.
Obi-Wan,
invece, non diceva nulla, limitandosi ad eseguire con
precisione il proprio lavoro.
Anakin
sbirciò il giovane con la coda dell’occhio.
Il
suo volto era del tutto calmo, e non tradiva la minima emozione.
A
dirla tutta, quell’impassibilità faceva sentire
Anakin a disagio.
Lui
era grato ad Obi-Wan, gli era grato con tutte le sue forze,
perché il giovane gli aveva detto che lo avrebbe
addestrato… Allo stesso tempo, però, si struggeva
nello sforzo di comprenderlo.
Con
tutta la sua buona volontà, infatti, non riusciva
proprio a capire cosa si celasse dietro a quella maschera di calma.
Insomma,
Qui-Gon era appena morto…
Anakin
pensava che Obi-Wan avrebbe dovuto sembrare…
be’, un po’ più disperato.
In
fondo, l’uomo era stato il suo Maestro. In fondo, il
giovane lo aveva visto uccidere davanti ai propri occhi.
Com’era
possibile che mantenesse tutto quel contegno?
Anakin
aggrottò la fronte, mentre il ronzio del rasoio
scendeva a grattargli il retro del collo.
Ripensò
alla sera prima… Alla cremazione di
Qui-Gon.
Quando
Obi-Wan si era girato verso di lui, Anakin aveva scorto nei suoi
occhi una tristezza inesprimibile…
Ora,
si chiese se per caso si era ingannato.
Forse
era stato solo il riflesso delle fiamme…
Per
qualche motivo, quel pensiero fu durissimo da mandar
giù. Così tanto da fargli mancare il fiato, e
quando il suono regolare del rasoio si interruppe lui non se ne rese
nemmeno conto.
Poi
le dita fresche di Obi-Wan gli sfiorarono l’orecchio
destro, e il bambino sussultò.
«Ecco»
disse sommessamente il giovane, raccogliendo
un ciuffo che aveva lasciato più lungo, «questo
servirà per la tua treccia…»
Anakin
si scoprì incapace di rispondere, o anche solo di
girarsi a guardare il Jedi.
Ci
fu un momento di silenzio, poi la voce di Obi-Wan lo
chiamò: «Anakin?»
Era
una sua impressione, o il giovane sembrava preoccupato?
Anakin
serrò le labbra più che poteva, cercando
di non lasciarsi sfuggire un suono. Chiuse gli occhi, strizzandoli
forte, e chinò la testa.
Dopo
un istante, la mano di Obi-Wan si posò sulla sua
guancia, costringendolo ad alzare il volto.
«Anakin?»
Tremante,
il bambino aprì gli occhi.
Adesso,
Obi-Wan era davanti a lui, accovacciato in modo da essere alla
sua altezza, e i suoi occhi erano colmi di apprensione.
Aveva
visto le lacrime, capì Anakin.
Lui
le sentiva, fresche e bagnate sulle proprie guance brucianti.
«Anakin?
Che succede?»
Il
ragazzino non poté fare a meno di notare che Obi-Wan
sembrava non sapere come comportarsi… Allo stesso tempo,
però, il corpo del giovane era appena teso in avanti, verso
il bambino.
«Io…»
Con somma vergogna, Anakin non
riuscì a trattenere un singulto.
Abbassò
lo sguardo, fissandolo sulla vita del Jedi di fronte
a lui, sulla spada laser agganciata alla sua cintura.
Fu
un errore: gli riportò alla mente un’altra
spada laser, un altro guardiano della pace…
Continuando
a piangere, con mugolii bassi e stentati, si
coprì la faccia con le mani.
«Anakin»
ripeté Obi-Wan, e il ragazzino
sentì che si avvicinava appena.
«Io…»
articolò, tra le
proprie dita. «Qui-Gon… mi
manca…»
Forse
fu una sua impressione, ma gli sembrò che Obi-Wan
smettesse per un istante di respirare.
Piano,
il ragazzino osò dischiudere le dita.
Obi-Wan
era immobile davanti a lui, e lo guardava senza dire una parola.
Il
suo volto, però, non era più una maschera di
impassibilità… Era un volto raggelato, il volto
di chi ha ricevuto un pugno nello stomaco, così forte da
fargli mancare il fiato.
E
in un attimo, divenne il volto di chi soffre.
In
un certo senso sollevato nel riconoscere qualcosa che poteva capire,
Anakin agì senza pensare. Si tolse le mani dalla faccia e si
slanciò in avanti, aggrappandosi ad Obi-Wan con tutte le sue
forze.
Il
giovane si irrigidì a quel contatto, ma il bambino non vi
badò.
Affondò
la faccia nella tunica di Obi-Wan, scoprendola
più calda di quanto avrebbe creduto. Sotto la stoffa e la
pelle, sentiva il battito del cuore del giovane.
Dopo
un istante, Obi-Wan lo strinse nel più saldo degli
abbracci, reclinando il viso verso la spalla del bambino.
Un
brusco singhiozzo sfuggì dalle labbra di Anakin, e lui
rannicchiò con più forza contro Obi-Wan,
chiudendo le dita sui vestiti del Jedi.
«Mi
manca…» boccheggiò.
«Mi manca…»
Le
parole gli uscirono così stentate da fargli credere che
Obi-Wan non le avesse sentite.
La
stretta del giovane, però, si rafforzò.
«Lo
so» lo sentì dire Anakin, in tono smorzato. «Lo so».
Il
bambino spinse la faccia contro la spalla del giovane, tremando
irrefrenabilmente.
E
in quel momento, gli parve che qualcosa, in Obi-Wan, si spezzasse.
«Manca
anche a me» disse il giovane, con voce
malferma, e Anakin sentì il suo respiro accanto al proprio
orecchio.
Poi
ci fu un suono, e il bambino ne fu così sorpreso che
smise di piangere.
Un
singhiozzo, capì, dopo il primo moto di stupore. Era un
singhiozzo, e non era uscito dalla sua bocca.
Ma
da quella di Obi-Wan.
Con
qualche sforzo, Anakin riuscì a riemergere
dall’abbraccio.
Adesso
era Obi-Wan che teneva nascosto il proprio volto, premendolo
contro la spalla sinistra del ragazzino. Il suo corpo, però,
era teso in maniera inequivocabile.
Anakin
provò un mare di emozioni tutte insieme. Sollievo,
perché Obi-Wan condivideva la sua pena. Sbalordimento,
perché non si sarebbe mai aspettato di vederlo piangere.
E
dispiacere… Un dispiacere immenso, perché una
parte di lui sentì che, per quanto Qui-Gon gli potesse
mancare, non gli sarebbe mai mancato nemmeno un quarto di quanto
mancava ad Obi-Wan.
Per
un attimo, il ragazzino restò immobile, senza sapere
cosa fare.
Poi
iniziò a muovere la mano contro la schiena del giovane,
imitando le carezze che sua madre gli aveva elargito tanto spesso.
Gli
parve passasse un secolo, prima che Obi-Wan smettesse di piangere.
Alla
fine, comunque, il giovane sollevò il viso dalla spalla
del bambino e si tirò indietro.
La
mano di Anakin si fermò, e il ragazzino guardò
il volto del giovane Jedi. Sulle sue guance, riuscì a
scorgere le tracce di alcune lacrime.
Obi-Wan
incrociò il suo sguardo e cercò di
sorridere. Non gli venne molto bene.
«Scusami»
gli disse, con espressione tirata.
Anakin
scosse la testa, sentendosi un po’ impacciato.
«Non fa niente».
Mentre
lo diceva, si accorse di essere sincero. Vedere Obi-Wan
abbandonarsi così al dolore lo aveva scosso, ma lo aveva
anche fatto sentire meno solo.
Il
neo-investito Cavaliere scosse il capo. «Io…
Avrei dovuto rassicurarti, non…» Fece un sorriso
storto e non aggiunse altro.
«Be’»
azzardò Anakin,
«si vede che ne avevi bisogno».
Obi-Wan
si mosse appena, e il ragazzino notò che erano
ancora incastrati in un mezzo abbraccio.
Gli
sembrò che il Jedi fosse sul punto di lasciarlo andare,
e quell’idea non gli piacque affatto, così strinse
con forza le mani sul retro della tunica di Obi-Wan.
Quest’ultimo
gli rivolse un’occhiata un
po’ indagatrice, ma non disse nulla e non si sottrasse.
Anakin
esitò. «È normale che tu sia
triste» osò dire. «Tu… gli
volevi bene».
Era
un’affermazione, ma richiedeva comunque una risposta.
Obi-Wan
lo guardò intensamente. Sulle sue guance, le tracce
delle lacrime si erano seccate, ma sembravano rilucere appena.
Alla
fine, annuì con lentezza, e una smorfia di dolore si
fece largo sul suo volto impassibile.
«Gli
volevo più che bene»
replicò, piano. «Lui era…
era…»
Anakin
assunse un’aria seria, comprendendo ciò che
il Jedi non riusciva ad esprimere. «Era la persona
più importante, per te» asserì,
semplicemente.
Obi-Wan
non disse nulla, ma Anakin vide la conferma nei suoi occhi.
«Lo
conoscevi da tanto tempo?» domandò
il bambino.
«Da
più di metà della mia
vita» replicò il giovane, e le sue labbra si
contrassero dolorosamente.
Anakin
si morse il labbro. A lui Qui-Gon mancava tantissimo, e lo aveva
conosciuto solo qualche tempo prima. Alla luce di quella nuova
informazione, non sapeva proprio come dovesse sentirsi
Obi-Wan…
«Era…»
Si schiarì la voce.
«Era come un padre, per te?»
Obi-Wan
fece un sorriso storto, troppo simile a una smorfia di
sofferenza. «Era più di questo… Vedi,
Anakin, tra un Maestro e il suo Padawan si forma un legame. Un legame
profondo, che li rende capaci di percepire l’uno le emozioni
dell’altro…» Deglutì
rumorosamente, e i suoi occhi si persero nel vuoto. «Quando
questo legame si spezza, è come ritrovarsi con una parte di
anima in meno».
Anakin
rabbrividì appena. Non poté non notare che
Obi-Wan gli aveva spiegato come si sentiva parlando in modo astratto,
come se si riferisse ad una situazione generica, e non alla propria.
E
gli suonò come un tentativo disperato di allontanarsi dal
proprio dolore, di non farsene sopraffare.
«Saresti
stato fortunato ad averlo come Maestro»
aggiunse il giovane Cavaliere Jedi.
In
qualche modo, riuscì a districare una mano dal loro
abbraccio, e sfiorò cautamente i capelli corti e pungenti
del ragazzino.
Anakin
non seppe cosa rispondere. Sì, anche lui credeva che
avere Qui-Gon come Maestro sarebbe stato fantastico, ma non gli
sembrava il caso di dirlo in quel momento.
«Spero
che sarò in grado di guidarti come avrebbe
saputo fare lui…» aggiunse Obi-Wan.
Anakin
si allarmò nel sentire tremare la sua voce. Non so
cosa fare, sembrava dire quel tremito. Non so da che parte cominciare.
«Qui-Gon
ha detto che eri pronto» disse il bambino,
d’impulso.
Obi-Wan
lo fissò, stupito, poi il suo sguardo si fece
distante. «Ha detto che ero pronto per essere un Cavaliere,
non per essere un Maestro».
Il
ragazzino si mordicchiò il labbro. Quella frase lo faceva
sentire un po’ in colpa, anche se non aveva fatto niente.
«Ma ha detto che eri pronto» insistette, dal momento che gli sembrava la sua migliore argomentazione.
Obi-Wan
corrugò appena la fronte, ma alla fine parve
arrendersi. «Già» mormorò.
«Ha detto così…»
Anakin
si aggrappò al Jedi con più forza. Sentiva
freddo al collo. «E non ti fidi di lui?»
Obi-Wan
fece uno strano, lento sorriso. «Forse non mi fido di
me».
Il
ragazzino non capì il senso di quella frase, e si
agitò appena.
Contro
il proprio petto, sentiva il battito del cuore di Obi-Wan.
Lento, doloroso…
Anakin
cercò qualcosa da dire, ma non sapeva come fare per
consolarlo.
«E
adesso?» domandò alla fine, quasi
timoroso. «Cosa succede?»
Obi-Wan
trasse un respiro. Quando parlò, il suo tono era
calmo, controllato. «Adesso ti farò la treccia.
Poi ti verranno portati gli abiti tradizionali dei Jedi. Ci
sarà una celebrazione per la vittoria, e immagino che
dovremo partecipare…»
Le
dita di Anakin affondarono nella stoffa. «E
dopo?»
Anche
il suo cuore aveva iniziato a martellare.
Il
viso di Obi-Wan, però, parve rilassarsi appena.
«Dopo, torneremo a Coruscant, e a quel punto inizieremo
l’addestramento».
Anakin
avvertì un’ondata di sollievo.
«Allora… Allora sarai il mio Maestro…
per davvero?»
Obi-Wan
sembrò preso alla sprovvista da quella domanda.
Fissò
intensamente il volto del bambino, e dopo qualche
istante il suo corpo si rilassò lentamente.
Solo
allora, Anakin si rese conto di quanto fosse stato teso.
«Certo»
rispose Obi-Wan, con voce ferma.
«Ti ho fatto una promessa, Anakin, e la
manterrò».
Il
ragazzino annuì. «Grazie»
sussurrò.
Senza
dire nulla, il Jedi gli mise una mano dietro la nuca e lo trasse
a sé, abbracciandolo con forza rinnovata.
Note:
I miei complimenti (e la mia gratitudine) a chi è riuscito
ad arrivare sin qui.
Spero di aver trattato questi due personaggi in modo almeno
decente… E che questa one-shot vi sia piaciuta…
La canzone citata in alto, comunque, è
“Broken”
dei Lifehouse.
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