soluzione
Capitolo 20. La soluzione
Mastings, che era riuscito a rompere le sbarre di titanio della gabbia,
arrivò in quel momento, e Chairot approfittò all’istante delle sue spalle per
sembrare più alto. – Madame e messieurs, - esordì Chairot. – è giunto il momento
di rivelare il nome dell’assassino. Ma prima dovete essere informati di una
cosa. – Mastings sospirò. – Tutti avevano un motivo per uccidere Siegfried
Schopenhauer. I personaggi buoni gli rimproveravano le passate azioni, i cattivi
gli rimproveravano l’essere diventato buono, ed entrambi i gruppi gli
rimproveravano l’aver imprigionato la Soul Edge. La domanda che mi posi, dunque,
era questa: chi potrebbe averlo ucciso? – Yoshimitsu commentò: - Davvero?
Strano, è stato mandato qui per trovare l’assassino di Siegfried e lei si è
domandato chi avrebbe potuto ucciderlo? Sorprendente. - - Silenzio, monsieur
Yoshimitsu. Mi dica, lei è un ladro, vero? – disse Chairot. – Certo, ma rubo ai
ricchi per dare ai poveri. – rispose Yoshimitsu. – Lei, monsieur Yoshimitsu, mi
ha subito insospettito. Lei ha dimostrato un passione per le sorpresine degli
ovetti Kinder, vero? – domandò il detective, al che il samurai rispose: - Sì,
sono un gran collezionista. E allora? - - Glielo dico io cosa significa questo!
– esclamò Chairot. – Quando il vulcano dove ci siamo incontrati per la prima
volta è esploso, ho visto qualcosa uscire, e quel qualcosa erano delle
sorpresine Kinder! – Yoshimitsu era sorpreso, ma mantenne il controllo. – E
allora? Le ho detto che sono un collezionista, il fatto che io abbia tante
sorpresine Kinder è strano per lei? – domandò Yoshimitsu. – Ebbene, monsieur
Yoshimitsu, il povero Arthur Schopenhauer possedeva la collezione completa degli
gnomi Kinder, proprio quella che lei non è mai riuscito a completare. – spiegò
Chairot, infervorandosi. – Per lei sarebbe stato facilissimo introdursi in casa
Schopenhauer, darle fuoco, uccidere Siegfried nel modo più assurdo immaginabile,
RUBARE LA SUA COLLEZIONE E POI DARSI ALLA FUGA!! Ma temo che non sia andata
così, quindi lasceremo perdere. – Voldo riprese a respirare; grosso errore,
perché così facendo attirò su di sé l’attenzione del detective. – Lei, lei ha
poco da respirare, monsieur Voldo. – disse Chairot, al che l’interpellato
rispose con un paio di sibili incomprensibili. – Ho sempre trovato sospetto il
suo Carlo Cucù. Nessuno era mai riuscito a trovarne uno, fatta eccezione per
Schopenhauer e il suo Maestro Verci. – Voldo, sentendo nominare il suo maestro,
fece le fusa soddisfatto. – Monsieur Verci era un gran collezionista, dalle
schede telefoniche, ai tappi di bottiglia, fino alle sorpresine Kinder. Lui le
ordinò di portargli Carlo Cucù, lei andò a casa di Schopenhauer E LO UCCISE
BRUTALMENTE! Grazie al cielo non è andata così, messieurs. – il detective
cominciò a passeggiare, guardando i presenti con aria indagatrice. – Perché mai
scagionare Yoshimitsu e Voldo, direte voi? Molto semplice: quando io e Mastings
siamo andati a casa Schopenhauer ho trafugato tutte le sorpresine Kinder. Ma
allora, una volta scagionati Yoshimitsu e Voldo, chi poteva mai essere
l’assassino? – tutti ricominciarono a trattenere il fiato mentre il detective
parlava così. – Quand’ecco che la mia attenzione si posò su… lei! – esclamò il
detective indicando col suo bastone Tira. – Io, bel maschione? – disse la
ragazza leccandosi le labbra e agitando la sua ruota. – No, sul tacchino volante
che l’accompagnava. – rispose Chairot addentando uno dei tacchini di Tira. –
Però, ora che mi ci fa pensare, la mia attenzione poi si posò proprio su di lei,
mademoiselle Tira. Sì, monsieur Schopenhauer possedeva la Soul Edge, e lei è una
fedele servitrice della spada maledetta, vero? – domandò Chairot girando intorno
a Tira, che lo guardava con aria bramosa. – Sì, m’immagino la scena… Mastings,
vai a prendere i filmati esplicativi che ho preparato e proiettali sulla parete
della cattedrale. – disse Chairot al suo fedele amico, che fece quanto
ordinatogli. Nel filmato proiettato c’era Tira che si strofinava le mani con
aria maligna, osservando l’ignaro Siegfried dalla finestra. – Nightmare è sempre
stato il sogno erotico di Tira, questo lo sappiamo tutti, - spiegò Chairot,
mentre la vera Tira gli accarezzava i radi capelli. – ho svolto delle ricerche
sul suo conto, mademoiselle, e ho scoperto una cosa straordinaria! Lei sosteneva
di dover trovare un nuovo corpo per la Soul Edge, ma il suo vero obiettivo era
farsi possedere da questa! – esclamò il detective allontanando da sé Tira, che
disse: - Non dica sciocchezze, signor Chairot. Perché avrei dovuto perdere me
stessa per farmi possedere da una spada? – Chairot sorrise beffardo, e rispose:
- Lei ha ingannato tutti in questo modo, lei in realtà intendeva farsi possedere
dall’incarnazione della Soul Edge, ovvero Nightmare, e qui torniamo al suo sogno
erotico. Ma monsieur Nightmare non aveva intenzione di instaurare una relazione
seria con lei, perciò lei ha pensato di ricattarlo usando la Soul Edge, quindi è
andata a casa di Siegfried e L’HA UCCISO SENZA ALCUNA PIETÀ! – strillò Chairot,
mentre i presenti guardavano con aria perplessa un video che riprendeva Tira
nell’atto di fulminare Siegfried con una lavatrice a forma di Pikachu. Tira
abbassò lo sguardo, poi disse: - E va bene, signor Chairot. Volevo avere
Nightmare solo per me, ma lui mi respingeva, perciò ho tentato di ricattarlo con
la Soul Edge. La sera dell’omicidio di Siegfried ero effettivamente vicino a
casa sua… poi però ho cambiato idea, dato che passava da quelle parti
un’attraente ragazza… - Chairot sorrise con aria soddisfatta. – Infatti, come
stavo per dire, la mia era un’ipotesi priva di fondamento. Ma quell’attraente
ragazza altri non era che… madame Sophitia! – esclamò il detective indicando,
appunto, Sophitia. – I-io, cosa c’entro io? – domandò la ragazza. – Oui, madame,
lei e sua sorella Cassandra. Monsieur Schopenhauer stava per informare il marito
di madame Sophitia del suo curioso legame con la sorella…- Chairot si fermò e
bisbigliò, rivolto a Mastings. – Metti il video di Schopenhauer che va a casa
di madame Sophitia. – dopodiché, mentre sulla parete appariva Siegfried
intento a parlare animatamente con Sophitia e Cassandra, Chairot disse: - Madame
Sophitia non poteva permettere che la sua relazione venisse scoperta, così si
recò insieme alla sorella a casa di Schopenhauer E LO UCCISE NEL MODO BRUTALE
CHE TUTTI CONOSCIAMO! – mentre gridava in questo modo il video mostrava Sophitia
e Cassandra mentre infilavano la testa di Siegfried nel cesso. – Tutto questo è
quello che non è mai successo. – disse Chairot ridacchiando. – Qui tra noi c’è
qualcuno che conosce il nome del colpevole, però… - mormorò il detective
riprendendo a passeggiare, per poi fermarsi di fronte ad Amy. – Lei,
mademoiselle Sorel! – esclamò il detective, al che la fanciulla rispose con un
perplesso: - Amy? - - Oui, mademoiselle. Lei sa il nome del colpevole, vero? –
domandò Chairot. – Lasci stare la mia Amy. – intervenne Raphael mettendosi in
mezzo ai due, ma Chairot non si fece intimidire, e spostò il padre adottivo di
Amy con un colpo di bastone in pancia. – E ora, mademoiselle Sorel, vuole dirci
il nome del colpevole? – domandò Chairot. Amy abbassò lo sguardo, sospirò e
rispose: - Amy… - - A-ha! Ebbene, ecco a voi la colpevole. – disse Chairot
indicando Amy. – Lei, come tutti, odiava monsieur Schopenhauer. Per lei sarebbe
stato facilissimo recarsi a casa sua, ammaliarlo coi suoi begli occhini PER POI
TRUCIDARLO! Questo è un chiaro esempio di ucronia, ora passiamo alle cose serie.
– spiegò Chairot, mentre tutti i presenti sbuffavano. Raphael, spazientito dal
comportamento del detective, disse: - Signor Chairot, la vuole smettere con
questi giochetti? Vuole dirci chi è il colpevole, o no? – Chairot si girò verso
Raphael e rispose: - Ma certo, monsieur Sorel, ma non credo che a lei farà
piacere sapere chi è il colpevole. - - Cosa intende dire? – domandò Raphael con
aria allarmata. – Voglio dire che lei, come tutti, aveva ottimi motivi per
uccidere monsieur Schopenhauer. – proferì Chairot. – Lui possedeva la Soul Edge,
che a lei serviva per attuare il suo bizzarro piano e… Mastings, facciamogli
vedere il video in cui Raphael va da monsieur Schopenhauer, capiranno meglio
com’è andata. – bisbigliò poi rivolto al fedele amico, che prontamente
proiettò sulla parete il video dell’omicidio; curiosamente Raphael nel video era
grasso e goffo, particolare che non sfuggì ai presenti. – Per quale motivo
Raphael è così grasso in quel video? – domandò Kilik. – Beh, non abbiamo trovato
un attore abbastanza somigliante per la parte di Raphael… - si giustificò
Chairot abbassando lo sguardo. – Ma non divaghiamo, - disse poi il detective. –
monsieur Sorel ha cercato invano di convincere monsieur Schopenhauer a cedergli
la Soul Edge. La discussione divenne sempre più animata, finchè non degenerò in
un litigio, e monsieur Sorel, SPAZIENTITO DAL COMPORTAMENTO DI MONSIEUR
SCHOPENHAUER, LO UCCISE!! Non è così, monsieur!? – gridò Chairot. – E va bene,
ammetto di aver tentato di estorcere a Siegfried la spada maledetta, ha ragione
lei praticamente su tutto. Avevo già organizzato l’omicidio, ma ho desistito,
per un unico, semplice motivo; erano già le 6 del pomeriggio, e io dovevo
mettere a letto la mia piccola Amy. – mentre diceva ciò, Raphael lanciò uno
sguardo amorevole alla sua figlioccia. – Sapete, non riesce ad addormentarsi se
non le leggo una bella favola. – spiegò Raphael. – Ma io sapevo benissimo tutto
ciò, volevo solo metterle paura. – disse Chairot sorridendo affabilmente. L’odio
verso il detective era tangibile, ma Chairot non se ne curava, e proseguì col
suo monologo: - I miei sospetti, a quel punto, caddero su mademoiselle
Valentine. Era una persona sospetta, ha sempre mentito a tutti. – disse il
detective, mentre Ivy sospirava. – Già, molti di voi la conoscevano come
Isabelle Valentine… ma in realtà non esiste nessuna mademoiselle Valentine!
Avanti, mademoiselle, vuole dire a tutti qual è il suo vero nome? – domandò
Chairot, infervorato più che mai, ma Ivy rimase in silenzio. – Ebbene, ve lo
dico io qual è il suo vero nome. Lei non è mademoiselle Valentine, lei è… -
momento carico di tensione. - … Ivy! – un paio di persone svennero per
l’emozione, ma Chairot non ci badò, e proseguì, con aria trionfante: - Oui! Lei
in realtà non è mademoiselle Valentine! Lei è Ivy! Lo dica a tutti! – Ivy
scoppiò a piangere, mentre Chairot proseguiva: - Già, perché creare un’identità
fittizia come quella di mademoiselle Valentine? Mi pare ovvio. Sotto le mentite
spoglie di Isabelle Valentine lei è giunta a casa di monsieur Schopenhauer, L’HA
UCCISO, ILLUDENDOSI CHE NESSUNO AVREBBE COLLEGATO ISABELLE VALENTINE AD IVY! –
Ivy protestò: - Ma non è andata così! - - E chi ha mai detto che è andata così?
– domandò Chairot, col solito ghigno insopportabile stampato in faccia. –
Insomma, basta! – gridarono tutti i sospettati a quel punto. – Signor Chairot,
deve dirci il nome del colpevole. – disse Xianghua.
Chairot sospirò e disse: - Ebbene, messieurs, l’assassino è tra noi, e il suo
nome è… - nessuno dei presenti trattenne il fiato, poiché erano tutti convinti
che ancora una volta Chairot non avrebbe rivelato un bel niente. - … Heishiro
Mitsurugi. – Tutti si voltarono verso Mitsurugi, che, superato il primo momento
di sorpresa, sorrise e disse: - Ma che fantasia, signor Chairot. Avanti, voglio
divertirmi: mi dica, secondo lei, perché io avrei dovuto uccidere Siegfried. –
Chairot si avvicinò a Mitsurugi dicendo: - Oui, monsieur, glielo spiegherò
subito. Il movente va cercato, prima di tutto, nella sua passione per i nomi dal
bel suono. Lei mi ha raccontato la storia del suo nome, e ricordo benissimo la
sua reazione quando ha realizzato che il mio nome è molto più bello del suo. - -
E questo cosa vuol dire? Non invidiavo di certo il nome di Siegfried Schtauffen.
– protestò Mitsurugi, ma Chairot aveva la risposta pronta. – Lei sta mentendo!
Mademoiselle Lemon, mia fidata collaboratrice, ha raccolto delle interessanti
informazioni sul suo conto: lei, prima di prendere il nome di Heishiro
Mitsurugi, si faceva chiamare Siegfried Schopenhauer! – Mastings intervenne: -
Veramente si faceva chiamare Siegfried Schtauffen. - - Non fa differenza,
Mastings. Aveva in ogni caso preso il nome di monsieur Come-Si-Chiama-Lui. –
dichiarò Chairot. – E va bene, ammetto di aver portato per breve tempo il nome
di Siegfried. E allora? L’invidia di un nome non è un motivo sufficiente per
ammazzare qualcuno, non trova? – domandò Mitsurugi, ridendo. – Ha ragione,
monsieur, ma lei non ci ha detto un’altra cosa, - continuò Chairot. – non ci ha
parlato di sua sorella! – Mitsurugi sbarrò gli occhi con aria sorpresa, poi
chiese: - Di quale sorella farnetica, Chairot? Io non ho sorelle. Non esiste
nessuna persona al mondo, a parte me, col cognome di Mitsurugi. - - Monsieur
Mitsurugi, lei ci ha rivelato che il suo nome un tempo era Mario Cazzone, lo
ricorda? – disse Chairot, ma Mitsurugi rispose: - Come vuole lei, controlli pure
se esiste una sorella di Mario Cazzone. Non troverà niente. – Stavolta toccò a
Chairot sorridere. – Lei credeva di fregarmi, vero, monsieur? Oui, il suo piano
sembrava perfetto, nessuno avrebbe mai scoperto la sua identità. È vero, Mario
Cazzone non aveva nessuna sorella, ma lei ha commesso un’imprudenza. Sul fianco
della sua nave c’era un nome, che è stato risolutivo per il caso. – Mitsurugi
intervenne: - Il nome sulla mia nave è semplicemente Mitsurugi! - - Si sbaglia,
monsieur! – esclamò Chairot. – Sotto il nome Mitsurugi c’era, difficilmente
visibile, il nome "Abbot"! – Mitsurugi rimase a bocca aperta, poi mormorò: -
Questa è pazzia… - - In seguito alla nostra discussione mi sono chiesto come mai
non ci aveva parlato del nome Abbot… così mi sono preso la libertà di indagare
su quel cognome, e cosa ho scoperto? Che ci sono due Abbot in vita. Uno è Mario
Abbot, meglio conosciuto col nome di Heishiro Mitsurugi, l’altro è… Mary Sue
Abbot! – Mitsurugi gridò: - Cosa va farneticando, Chairot!? Non ho sorelle, io,
e non vedo come questo possa centrare col caso! – Chairot lo ignorò e proseguì:
- La sorella di monsieur Mitsurugi era Mary Sue, quindi era perfetta,
bellissima, intelligentissima, dotata di poteri straordinari e amata da tutti.
Suo fratello la odiava, essendo lei così perfetta e lui piuttosto mediocre; un
giorno però, come è destino che accada a una Mary Sue, uno dei personaggi
principali di Soul Calibur si innamorò di lei. Quel personaggio era monsieur
Schopenhauer. – Chairot fece una pausa, poi riprese il discorso: - Per monsieur
Mitsurugi ciò era insopportabile. La sua perfetta sorella era fidanzata con una
delle poche persone di cui lui invidiava il cognome. Così, in un funesto giorno,
monsieur Mitsurugi uccise in mille modi diversi monsieur Schopenhauer, ma sua
sorella lo scoprì; a quel punto monsieur Mitsurugi fu costretto a uccidere anche
la sorella, per eliminare l’unica testimone, per poi nasconderne il cadavere.
Lui aveva cambiato nome molte volte, nessuno poteva ricordarsi di lui come di
Mario Abbot, e la sua ultima parente in vita era morta. Se non fosse stato per
quel nome non perfettamente cancellato sul fianco della sua nave, nessuno
avrebbe mai ricollegato lei a Mary Sue. - Mitsurugi guardavo dritto negli occhi
Chairot, e quando questi ebbe finito di parlare, disse: - Ma che fantasia,
signor Chairot. Le sue teorie sono perfette, tranne per un piccolo dettaglio:
vede, lei non ha alcuna prova. – Chairot sorrise con aria beffarda. – Monsieur,
le sue impronte digitali su tutte le armi del delitto mi sembrano una prova
sufficiente. – disse il detective, e la reazione di Mitsurugi fu immediata: -
Non è possibile, io avevo i guanti! – il guerriero si rese conto troppo tardi di
essere caduto nella trappola del detective, che continuava a sorridere.
Mitsurugi abbassò lo sguardo e disse: - E va bene… sono stato io. Ma nessuno
sentirà la mancanza di Siegfried, né di mia sorella! Siegfried aveva fatto solo
danni, tutti lo volevano morto, e mia sorella… chi potrebbe mai sopportare una
Mary Sue? – domandò, rivolto a tutti i presenti. – Monsieur, - esordì a quel
punto Chairot. – sua sorella portava effettivamente gravi danni nel mondo delle
fan fiction, ma questa non era una buona ragione per ucciderla. – - Ma io non sono morta. – intervenne una voce. Un momento
dopo apparve una bellissima ragazza: i suoi capelli erano neri, ma con riflessi
rossi, e a seconda dell’illuminazione sembravano castani, ma in certi momenti
erano chiaramente biondi. Gli occhi erano di un azzurro intenso, che a volte
diventavano di uno splendido verde o castano, anche se a tratti sembravano
grigi. Il suo corpo era superbo, piena di curve ma magra. Aveva un’aria fragile,
ma forte, i suoi occhi esprimevano timidezza, ma anche forza di volontà, e tutta
la sua figura emanava una rassicurante bontà mista a un’inquietante malvagità. –
M-Mary Sue? – balbettò Mitsurugi mentre la sorella si avvicinava. – Proprio io, Heishiro. Pensavi davvero di potermi uccidere? Ti farò
pagare caro l’omicidio del mio amato Siegfried! – disse lei, poi alzò il
braccio e schioccò le dita; un momento dopo Mitsurugi divenne un misero
mucchietto di polvere. – Mademoiselle Abbot, lei non può farsi giustizia da
sola, faccia tornare monsieur Mitsurugi in vita, la prego. – disse Chairot alla
ragazza, che domandò: - Altrimenti cosa fa? - -
Chiamo la polizia di EFP e la faccio arrestare. – rispose Chairot sorridendo
affabilmente. Mary Sue lo guardò con odio e schioccò nuovamente le dita, e un
istante dopo Mitsurugi era di nuovo vivo. – Mademoiselle, le assicuro che
monsieur Mitsurugi verrà processato e probabilmente giustiziato. – disse
Chairot, rivolto a Mary Sue, poi aggiunse: - Ma le dico una cosa, mademoiselle:
io odio le Mary Sue, e se lei prova a portare scompiglio in qualche fandom,
giuro che la farò arrestare. – Mary Sue guardò il detective e sorrise. – Perfetto. Allora alla prossima, Hercule. – disse lei, per
poi svanire in una nube di petali rosa.
- Mastings, sento che con mademoiselle Mary Sue non è finita. La
rincontreremo presto, temo. – sentenziò Chairot rivolto all’amico. – Beh,
messieurs, chi di voi mi aveva ingaggiato per risolvere questo caso? – domandò a
quel punto il detective, ma la risposta fu: - Nessuno, ha fatto tutto da solo. –
Mastings guardò Chairot con odio; il detective se ne accorse e mormorò: - Beh,
almeno abbiamo fatto un giro interessante, no, Mastings? – ma l’amico provò a
strangolarlo, inferocito com’era. Il detective per la prima volta nella sua vita
cominciò a correre, prese la gabbietta di Olcadan, balzò in sella al velocipede
e, inseguito da Mastings che gli lanciava oggetti contundenti, cominciò a
pedalare, sorridendo nel tramonto, diretto verso il suo ufficio e nuove
appassionanti avventure.
FINE
Non credevo che sarei mai riuscito a mettere la parola "fine" a questa
storia, e invece ce l’ho fatta! C’è voluto praticamente un anno, ma alla fine
anche il primo giallo di Chairot è concluso. Grazie a Arèdhel, ghigno92, A
tomejo, ale_lol, LawrenceTwosomeTime e Dagger per le recensioni, ribadisco che
senza di voi non avrei mai continuato.
|