L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la Morte

di Alyx
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L' Ultimo Nemico Che Sarà Sconfitto E' La Morte

Capitolo 39
Fuga




Questo capitolo è dedicato tutto a voi, perché, se esistete ancora, avete aspettato ehm, 7 mesi questo aggiornamento.

 Prendetelo come un parto precoce.


*


Qualcuno si ricorda cosa è successo fino a qui? Bene, perché io ho avuto finalmente le palle di andare a rileggere. Ma sopratutto ho avuto le palle per riprendere a scrivere.

I Mangiamorte hanno attaccato Hogwarts poco dopo il rientro dalle vacanze natalizie degli studenti. 
Voldemort in persona si infiltra nel castello per raggiungere l'ufficio di Silente. 
James e Lily, aiutati da Alice e Frank, riescono a sconfiggerlo, per proteggere il loro preside -che si rivela poi assente- , ma James viene all'ultimo minuto rapito da Voldemort. 
Rinchiuso nella sua prigione viene torturato e scopre il cadavere del padre insieme a lui nella cella. 
Al castello i suoi amici sono nella disperazione più totale mentre di Silente ancora non c'è traccia. 



*


Do you feel cold and lost in desperation?
You build up hope,
But failure’s all you’ve known.
Remember all the sadness and frustration

And let it go.

{Iridescent - Linkin Park}








-Lily? Cosa stai facendo?
La rossa di immobilizzò, ferma in mezzo alla Sala Comune deserta, com'era prevedibile che fosse a quell'ora di notte -mezzanotte passata.
-Cosa ci fai vestita a quest'ora?- chiese leggermente preoccupato Sirius in piedi mezzo addormentato sulle scale del suo dormitorio.
La ragazza si volse verso di lui. 
-Devo andare a cercarlo.- rispose il tono macchiato dalla disperazione. -Non posso aspettare ancora. 
-Non sai nemmeno dove andare.- cercò di farla ragionare. 
Gli occhi di Lily si illuminarono, una scintilla spaventosamente familiare per Sirius. Sembrava quella di James, quando si preparava per combinare qualcosa. 
-Lily...
-Non mi fermare, Sirius. Non ora.
-Ti prego, ripensaci. È pericoloso. Non puoi andare là fuori, non da sola. 
Lily si limitò a fissarlo, quasi passiva, e cadde il silenzio. 
Passarono alcuni istanti prima che Sirius si decise a parlare ancora. -Dammi cinque minuti. 



-Non dovevamo andarcene? Che ci facciamo nei sotterranei?- sibilò teso Sirius. 
Lily fissava davanti a sé il buio del corridoio, rischiarato solo dalla debole luce della sua bacchetta. 
-Avevi ragione quando dicevi che non so dove andare. Ma forse so da chi farmelo dire.- sussurró Lily rallentando il passo di fronte alla parete. 
Sirius capì. Dormitori Serpeverde.
-Come facciamo a entrare? Non abbiamo la parola d'ordine.
Improvvisamente Lily afferrò Sirius per il colletto della camicia, e lo schiacciò alla parete accanto a lei. 
Sussurrò un -Nox appena udibile e il corridoio cadde della più completa oscurità. 
-Muoviti!- sussurrò una voce a pochi metri da loro. Una coppia di studenti apparentemente del quinto anno, corse nel buio fino all'entrata dei dormitori. 
-Puritas- borbottò l'altro studente infiltrandosi nella porta segreta, accedendo alla Sala Comune.
Lily si voltò verso Sirius, il fiato ancora controllato per non farsi scoprire. -Dicevi?
Sirius la fissò curioso. -Come sapevi che ...?
-Turni dei prefetti.- lo interruppe per poi scivolare nel buio fino al muro opposto. -Puritas.- ripeté. 
Entrò seguita poco dopo da un esterrefatto Sirius Black. 
La luce verde diffusa nella stanza rendeva i dormitori estremamanete minacciosi. Lily represse un brivido, voltandosi verso l'amico.
-Devo trovare Severus.- annunciò. 
Sirius si irrigidì. -Perchè?
-Lui... Me lo dirà. 
-Perchè ne sei così sicura?
Lily si zittì.
Attraversò la stanza, salendo le scale dei dormitori maschili. Sapeva dov'era la stanza di Piton. Severus l'aveva portata lì un paio di volte, quando erano ancora amici. 
Il cuore le si strinse in una morsa di tristezza solo un per attimo. Si voltò verso Sirius, ancora in basso dietro il divano della Sala Comune. 
-Aspettami qui. E non farti scoprire. Torno tra un attimo. 
-Stai attenta. 
Lei annuì. 
Prese un bel respiro e lentamente aprì la porta della stanza dei prefetti. 
Era tipico di Severus isolarsi dagli altri. Quando tutti sceglievano di rimanere coi loro compagni, sapeva che Piton non l'avrebbe fatto. Sperò con tutto il cuore di non essersi sbagliata. 
Camminò in punta di piedi fino al letto. Scostò leggermente le tende del letto a baldacchino in mezzo alla stanza. 
Sospirò quando scorse la figura spaventosamente familiare dell'ex amico, assopita sul materasso.
-Severus.- chiamò alzando leggermente il tono di voce. Si pentì subito di averlo chiamato per nome.
Il ragazzo sussultò, spalancando gli occhi nel buio. -Lily?
-Sì. 
Lui strabuzzò gli occhi. -Che ci fai qui? Perché...?
-Devi dirmi dove nascondono James.- mirò dritta al punto la ragazza.
Severus si irrigidì. -Non posso. 
-Sì che puoi. 
-No. 
-In nome dei vecchi tempi, Severus.- il suo tono era glaciale e supplicante allo stesso tempo. 
-Proprio in nome dei vecchi tempi non te lo dirò Lily.- disse duro il Serpeverde. -Nonostante quello che è successo io ti voglio ancora bene. Se te lo dicessi, ci andresti di sicuro. 
-È questo lo scopo, Severus.- calcò sul suo nome con uno strano accento, troppo rigido e freddo da come Piton lo ricordava. 
Gli venne quasi da piangere pensando a quando il suo, era l'unico nome in grado di consolarla, di farla sorridere.
-Ti ucciderebbero. E non voglio che tu muoia. 
-Io non morirò.- di innervosì Lily. -Dimmelo, Severus. 
-Non lo farò. 
La ragazza istintivamente lo colpì, tirandogli un violento schiaffo. Non aveva mai alzato le mani contro di lui, pensò Severus amareggiato.
Come potevano essere cambiate così tanto le cose tra di loro? 
-Sono a corto di pazienza, Severus.- minacciò Lily più seria che mai. -Dimmelo, farò qualsiasi cosa in cambio. Qualsiasi cosa, per salvare James. 
Le sue parole furono come pugnali nel cuore di Piton. 
Quando era successo? Come poteva essere che Lily amasse così tanto quell'essere, quel pallone gonfiato, quel...
-Non sarò io a buttarti tra le braccia della morte, Lily.- Si sarebbe rimangiato presto quelle parole. 
-Qualsiasi cosa, ho detto. Cosa vuoi Severus? Cosa vuoi in cambio?
Lui abbassò lo sguardo. Te
-L'unica cosa che vorrei, non posso più averla. 
-Dimmelo. Te la darò. 
Severus scosse la testa, alzando lo sguardo su di lei. 
Aveva ancora quelle lentiggini adorabili sulle guance, quegli occhi di quel verde straordinario, quei capelli infuocati e indomabili. 
Vide nei suoi bellissimi occhi una scintilla di rabbia repressa, di incredibile determinazione. 
Non era più una bambina. Era diventata una donna, Lily. E Severus si chiese perché non potesse essere la sua donna. La amava così tanto. 
-Lasciami stare, Lily. Torna a dormire. 
Lily si mise in ginocchio sul materasso. -Ti sto supplicando, Severus. Dimmelo. 
Lui scosse la testa. -Moriresti. 
La ragazza rise amaramente. -Non vedi? Sto già morendo. Senza di lui. Non posso vivere, senza James. Devo cercarlo, devo trovarlo. E se...- la voce le morì in gola per un attimo. -E se fosse già morto, morirei da lui. Perché non capisci Severus? Perché non mi capisci? Una volta lo facevi così bene. 
Piton non aprì bocca, limitandosi a fissarla. Ogni parola che diceva Lily, lo feriva un po' di più. 
-Ho bisogno di cercare di salvarlo, Severus. Oppure la mia vita non ha più senso. Voglio andare da James. Ti prego, Severus. 
Lily gli artigliò un polso, facendolo sussultare. 
Erano anni che non si toccavano. E la sua pelle era morbida esattamente come la ricordava. 
Il solo pensiero che Potter potesse toccarla tutte le volte che voleva, e come potesse toccarla, gli annebbiò un attimo la vista. 
-Lily...- la chiamò terrorizzato e assuefatto da quel contatto. 
-Ti scongiuro. Ti darò qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa in cambio. 
-Non morire.- sussurrò allora Severus. -Tutto quello che voglio è che tu non muoia. Anche se dovessi trovarlo senza vita. Devi tornare, viva
Lily deglutì, annuendo debolmente. -Te... Te lo prometto. 
Scese un attimo di silenzio. Lily si ritrasse, accorgendosi solo in quel momento di essere troppo vicina a Severus. 
-Dove lo nascondono, Severus? Dove?- chiese con urgenza, quasi disperata. 
-Nel Maniero dei Lestrange.- sussurrò, lo sguardo basso sul pavimento, Severus Piton. 
Lily balzò in piedi. 
-Grazie. Ti devo la vita, Severus. 
Corse verso la porta e la aprì. Prima di uscire si voltò verso il ragazzo, che la stava fissando. -Tornerò, Severus. Ma tutto sarà esattamente come prima, lo sai vero? 
Piton annuì. La testa che gli faceva troppo male per fare altro. 
La porta si chiuse e fece fatica a sentire i passi di Lily che si allontanava. Si distese sul letto. 
Come aveva fatto a caderci di nuovo?



James si alzò traballante sulle gambe. Gli faceva male tutto. 
Si impose di non urlare, di non piangere ancora quando per poco non inciampò nel corpo di suo padre. 
Si guardò intorno. La cella era completamente chiusa, fatta eccezione per una grata stretta, sul lato nord. Cercò di spaccarla, ma senza bacchetta non poteva fare niente. Quando si allontanò aveva le mani tagliate, il sangue che gli colava nei polsi. 
Sobbalzò sentendo dei passi scendere dietro la porta. Quando questa si aprì, James ringhiò. 
Narcissa Black, più pallida che mai, stava sull'uscio, rigida e seria. -Vieni. 
James corse fuori, corse nel corridoio cercando un'uscita, i polmoni che gli esplodevano per lo sforzo di muovere così velocemente le gambe. 
Improvvisamente un dolore atroce gli premette sulla schiena, facendolo cadere rovinosamente a terra. 
Narcissa dietro di lui, la bacchetta tesa davanti a lei, lo guardava con aria di rimprovero. 
-Non mi hai lasciato scelta, Potter. Ed ora seguimi. La mia non era una proposta di fuga.
James si alzò, inciampando nei suoi stessi piedi. Si strofinò la bocca con il polso, macchiandosi ancora di più di sangue. 
-Perchè sei qui, Black? Tu non sei come loro. 
Lei si voltò, rapida e minacciosa. -Stai zitto. E risparmia il fiato per il Signore Oscuro. 
James non diede segno di essere spaventato, nonostante dentro tremava. 
-Non avrete niente da me. Esattamente come non avete avuto niente da mio padre.- cercò di non far tremare la voce. 
Narcissa lo guardò impietosita. -Mi dispiace per quello che ti hanno fatto. Se ti può consolare, non avrei mai voluto che lo vedessi. 
-Menti.
Lei si strinse nelle spalle, facendo ondeggiare i capelli quasi bianchi. -Non mi cambia niente se mi credi o no, James Potter. Ma ti conviene tenermi stretta, visto che sembra che io sia l'unica ad avere un po' di pietà nei tuoi confronti.
James deglutì. 
-Non ho bisogno della tua pietà.
Ho bisogno di sapere se Lily sta bene, e basta. 
-Non ne sarai più così sicuro la prossima volta che mi vedrai, Potter.
Detto questo Narcissa spalancò una porta pesante, facendolo entrare in un salotto enorme, immerso nelle tenebre. 
In fondo, seduto su una grande sedia c'era il suo più grande terrore: Lord Voldermort. Che sorrideva freddo, il suo inseparabile serpente artigliato addosso. 
-Guarda Nagini. È arrivato. Non vedevamo l'ora, non è vero?
Il sangue di James gelò nelle sue vene. 



Moody imprecò, quasi inciampando in un arnese dell'ufficio di Silente. 
-Dove sei stato, Albus?! Dov'eri mentre la tua scuola veniva attaccata?!
Il preside si irrigidì appena. 
-A cercare, Alastor.
-Cosa esattamente?- ringhiò arrabbiato. 
-Sto cercando un modo per sconfiggere il Signore Oscuro.
L'Auror si avvicinò al professore. 
-Spero per te, Albus, che tu stia facendo progressi, perché per colpa tua adesso siamo a quota due Potter dispersi. La signora Potter sta impazzendo. I miei Auror stanno cadendo uno dopo l'altro. Voldemort si fa ogni ora più potente e non so più cosa fare per proteggerci tutti!- sputò fuori Moody. 
-Non è facile scoprire i segreti del Signore Oscuro, Alastor, lo sai bene.- disse comprensivo il preside. 
-L'unica cosa che so bene, al momento Albus, è che siamo tutti in pericolo. Che Hogwarts é stata attaccata, e questo non doveva succedere. La gente non si sente più al sicuro da nessuna parte. Voldemort sta arrivando ovunque. 
Silente sbatté le palpebre, nascondendo per meno di un secondo i suoi occhi straordinariamente azzurri sotto gli occhiali a mezzaluna. 
-Sono tempi bui questi, ma non dobbiamo perdere la speranza, Alastor. Dorcas sta facendo un buon lavoro con gli studenti dell'ultimo anno. Ci stiamo preparando tutti al peggio, e molti studenti si stanno schierando. 
Moody sospirò. -Sai chi sono i potenziali Mangiamorte, non è così Silente?
Il preside lo fissò un attimo. -Non posso cacciare nessuno dalla scuola. Finché saranno qui, Hogwarts è la loro casa. E io combatterò fino alla morte per fargli capire qual'è la cosa giusta da fare.  



La pallida luna, appena una falce, illuminava appena la Foresta Probita.
Lily si aggrappò istintivamente a Sirius, per non cadere per terra. 
-Tutto bene?- chiese teso il ragazzo.
La rossa annuì. -Sono solo inciampata. 
Sirius spaccò un ramo che impediva loro di andare avanti. Una goccia di umidità cadde sul naso di Lily. 
-Perchè proprio i Lestrange?- chiese a bassa voce la ragazza facendo irrigidire Sirius. 
-Sono sempre stati degli estremisti. Mia cugina per prima.- borbottò lui. -Non mi stupisco che sia proprio quello il loro Quartier Generale. 
-Sever- Piton- si corresse Lily. -non ha mai parlato di Quartier Generale. Gli ho solo chiesto dove si trova James. 
Sirius sospirò. -Non essere stupida, Lily. Lo sai benissimo perché hanno preso James. 
La voce le tremò. -Avrebbero voluto prendere me, non è vero? 
-No!- disse orripilato Sirius. -Perchè lo dici?!
-Perchè se James non collaborasse... 
-Non lo ucciderebbero.- La interruppe violentemente. -Non subito.
Ci furono alcuni attimi di silenzio. 
-Senti, Lily.- Sirius si fermò improvvisamente voltandosi verso la ragazza, che gli finì inevitabilmente addosso. -Oserei dire che è una fortuna che abbiano preso lui. Avranno più pazienza se non collabora. Fiduciosi di fargli cambiare idea. Se avessero preso te, ti avrebbero uccisa senza fare troppe storie dopo pochi tentativi. Per questo, noi riusciremo a salvarlo, chiaro? Abbiamo ancora tempo.
Lei annuì. 
-Andiamo. Tra poco potremo materializzarci.
Sirius riprese a camminare tra le tenebre della Foresta Proibita, precedendo Lily. 
-Sirius?
-Sì?
-Come fai a conoscere il Maniero dei Lestrange?
Il ragazzo non si voltò nemmeno, mentre le rispondeva. -Questione di alleanze di famiglia. 
Lily annuì, poi si accorse che lui non poteva vederla, girato com'era. -Capisco. 
-No, non puoi capire. Ma apprezzo lo sforzo. 
C'era una nota dolente nella voce del ragazzo, che fece stringere il cuore di Lily.
-Mi dispiace Sirius. 
Non sapeva molto del suo passato, ma abbastanza per dispiacersi. 
Lui fece spallucce. -Ormai è andata, no? Non sono più la mia famiglia. James...- deglutì un nodo di paura. -James, lo è. 
Lily lo raggiunse e poggiò una mano sul suo braccio. 
-C'è abbastanza posto nel cuore di James, per tutti e due. Sai vero, che non ti abbandonerà mai per me?
Sirius sorrise amaro. -Non sarà più la stessa cosa. Quando finirà la scuola, dovrà scegliere. Sarà obbligato a farlo. E non sceglierà me, Lily. 
La rossa fece per parlare ma lui la interruppe. 
-Possiamo materializzarci. Regitti. 
Un attimo dopo, vennero risucchiati nel vuoto. 



James aveva cercato, l'aveva fatto davvero, di non urlare, ma ormai il dolore era diventato insopportabile. 
Le maledizioni del Signore Oscuro gli stavano spaccando le ossa, una dopo l'altra, con lentezza estenuante. 
Per un attimo si chiese se anche suo padre aveva sofferto così tanto. 
-Andiamo, James.- lo canzonò Voldermort. -Dimmelo. È così facile. Un misero indirizzo, una piccola indicazione, poche flebili parole e sarai libero.
James strinse i denti. -No. 
Un lampo di irritazione passò per gli occhi serpenteschi del Mago Oscuro. 
-Ti avviso, Potter. Sto perdendo la pazienza. Crucio!
Il corpo di James fu trafitto da milioni, miliardi di pugnali. Le loro punte affilate gli penetravano la pelle fino al manico, gli sfioravano le ossa, stridendo sul loro primo strato di calcio. Il cervello gli scoppiava dal dolore. Urlò
-Quanto ancora resisterai, James?- domandò Lord Voldemort. -Sei abbastanza vicino alla pazzia?
James ringhiò. 
-Andiamo, perché li proteggi ancora? Sono spacciati. Lo sono sempre stati. Come tuo padre
L'adrenalina diede a James la forza di alzarsi e scattare verso il mago. 
-Fermo lì! Crucio!
James collassò sul pavimento con un gemito. 
-Non lo avrei ucciso, davvero. Ma non mi ha dato scelta.- sibilò mellifluo. -Ma tu non vuoi morire, vero James? Tu vuoi vivere, tornare dalla tua ragazza rossa. Lo so che lo voi. 
-Basta.- sussurrò James tappandosi disperatamente le orecchie, riverso sul pavimento viscido. -Non parlerò. Uccidimi e basta. 
-Sei stanco, James? Riusciresti questa volta a resistere a un Imperius? 
Voldermort puntò verso di lui la bacchetta. -Perchè non riproviamo? Imperio.
La mente di James si offuscò completamente. Gli sembrò di stare dentro una bolla di sapone. Una bolla d'aria. Per un attimo riuscì a non sentire il dolore. 
Dimmelo. Disse una voce nella sua testa. Dove si trova il Quartier Generale dell'Ordine della Fenice?
James schiuse le labbra. 
Cosa c'era di male nel dirglielo? Era solo una stupida casa, con dentro delle stupide persone illuse di salvare il mondo.
Eppure... Doveva farlo per Lily. 
Lily doveva restare al sicuro. Lui non doveva saperlo, o Lily sarebbe stata in pericolo. 
La bolla scoppiò e il dolore lo investì violento come un treno. James sentì il fiato morirgli nei polmoni e gemette. 
-Basta!- disse una voce. -O lo ucciderai. E non otterrai ancora niente. Ti serve vivo il ragazzo. Lascialo tornare nella cella, padrone. 
Narcissa
Voldemort rise. -Ti piace il ragazzo, Narcissa? È per questo che lo stai difendendo? 
-Io...
-A chi non piace James Potter?- ridacchiò il Mago. -Su, Narcissa. Riaccompagnalo nelle sue stanze. O dovrei dire celle?
Un braccio lo tirò su con forza e lo fece appoggiare al corpo del proprietario. 
Narcissa
-Grazie.- sussurrò flebile James. 
La ragazza scosse la testa, trascinando James fuori dal salone, il pavimento imbrattato del suo sangue. 
-Non farlo. Non ringraziarmi, Potter. Non lo faccio per te. 
Avrebbe voluto dirgli -Bugiarda, ma non ce la fece. 
Si accorse vagamente di essere stato adagiato piano sul pavimento, minuti dopo. Narcissa, in ginocchio accanto a lui, aveva le mani tese sul suo corpo, la bacchetta stretta in una mano, cantilenava una strana formula. 
Sentì la pelle rimarginarsi piano e il dolore farsi più sopportabile. 
Voleva ringraziarla, ma non lo fece. Tuttavia trovò la forza per afferrarle il polso, quando ebbe finito. 
-Narcissa. 
-Non toccarmi.- sussultò lei. 
-Io...
-Non... Stai zitto. 
-Perchè lo stai facendo?- domandò cercando di aprire gli occhi e fissarla. 
Lei rimase in silenzio. -Non ti interessa. 
La ragazza si alzò, pulendosi le mani nel vestito nero. 
Aprì la porta della sua prigione e fece per uscire. Si voltò sulla soglia. 
-Non ti prometto che sopravviverai, Potter. 
-Se non dovessi farlo,- ansimò il ragazzo. -Lily...
Narcissa scosse la testa, facendo ondeggiare i capelli lunghi. -Non posso. 
James sospirò, chiudendo gli occhi e abbandonando la testa all'indietro. 
Narcissa constatò che, nonostante tutto,  sembrava un Dio. 
Chiuse la porta dietro di sé e si avviò ai piani superiori.  Dove si stava andando a cacciare? 



Annabeth venne svegliata di soprassalto da alcune insistenti pressioni al braccio. 
-Annabeth! Sveglia! Annabeth! Ti prego!
Alice
-Cosa...?- domandò assonnata. -Che succede?
Alice stava piangendo. -Io... Io mi sono alzata. Dovevo solo andare in bagno e... - singhiozzò. -Ho visto il letto di Lily sfatto... In bagno non c'era nessuno. James... James non c'è. Non... Non... Dov'è finita? Annabeth!
La ragazza fece fatica a capire cosa la bionda stesse dicendo. 
-Alice? Non...
-Dov'è Lily? Dimmi che l'hai vista!
Annabeth sbatté le palpebre. -Cosa? No, io...
Alice si passò istericamente le mani nei capelli corti. -Annabeth! Dobbiamo cercarla! Prima...- singhiozzò. -Prima che sia troppo tardi! Ti prego! 
Si alzò ancora stordita dal letto, mentre Alice si precipitava giù dalle scale del dormitorio. 
Lanciò un'occhiata alla sveglia. 3.44
Si infilò velocemente la vestaglia. Uscì dal dormitorio, avviandosi verso quello dei maschi. Sirius l'avrebbe aiutata. 
Salì di corsa le scale, decisa a bussare alla porta dei Malandrini, ma la porta era già aperta. 
Allarmata entrò di corsa nella camera. 
Remus e Peter erano in piedi nel mezzo della stanza. Frank stringeva tra le braccia Alice, vicino al bagno. 
Annabeth si guardò febbrilmente intorno. 
-Dov'è Sirius? Che succede?
Remus le si avvicinò, preoccupato.-Non c'è. 
-Cosa?- la ragazza si strinse nella vestaglia, reprimendo un brivido. 
-Sirius.- ripeté urgente Remus. -Non c'è. 
Lei scosse la testa. -No, non è possibile! Ieri mi ha... mi ha accompagnata fin qui quando sono uscita dall'Infermeria. Dove... Dove è andato?
-Non lo so!- dichiarò nel panico Remus. Peter pigolò qualcosa di incomprensibile. 
-È sparita anche Lily! Dove...
Il lupo mannaro la interruppe. -Cosa? Anche Lily?
-Sì!
-No, ti prego. Dimmi che non è vero!- Remus imprecò. Annabeth non l'aveva mai sentito imprecare. -Dimmi che non sono così idioti quei due!
Il ragazzo si precipitò verso il comodino di Sirius, tirandone fuori la Mappa del Malandrino. 
La aprì, le mani che tremavano leggermente. 
-Peter! Vieni a farmi luce!
Il ragazzino saltellò verso l'amico afferrando la sua bacchetta sul comodino, e squittì un lamentoso -Lumos!
Remus sfogliò rapidamente tutta la carta, borbottando sottovoce ogni tanto imprecazioni contro gli amici e il mondo intero. 
Intanto gli altri si avvicinarono. Annabeth guardò scettica i fogli, capendoci ben poco. 
-Non ci sono!- urlò Remus, portandosi le mani piene di cicatrici tra i capelli. -Nessuno dei due. 
La Mappa cadde giù dalla scrivania, piegandosi su sé stessa. 
-Maledizione!
-Dove sono andati, Remus?!- chiese nel panico Alice. 
-Da James.- sussurrò sottovoce il lupo mannaro, sbiancando. -Non può essere altrimenti. 
Alice gemette di disperazione, Annabeth era entrata in uno stano stato di trance. Le voci dei suoi compagni le arrivavano soffuse alle orecchie o non le arrivavano affatto. 
Sirius. 
Era appena andato tutto a posto, perché doveva accadere tutto quello? Perché doveva essere sempre così cocciuto quel ragazzo? 
È il suo migliore amico. Cercò di ripetersi. 
Decisa più che mai, si girò verso l'uscita, avviandosi fuori.
Remus la afferrò per il polso. -Dove stai andando?
Aveva delle occhiaie spaventose e la pelle pallida e bluastra. Quanto tempo era che non dormiva decentemente?
-Dalla McGranitt. Subito. Magari può aiutarci.
Ma mentre camminava per i corridoi, il passo veloce come se la stesse rincorrendo l'inferno, lo sapeva. 
Sapeva che ormai era troppo tardi. 















Angolo dell'Autrice: -che, incredibile ma vero, non è morta.
Fa strano essere di nuovo qui, dopo tutti questi mesi. 
7. 7 mesi di attesa per questo capitolo assolutamente inutile.
E la cosa peggiore è che non so se è quando troverò il tempo per scriverne un'altro. 

Oggi è stata la noia a farmelo scrivere. Non so se mi recapiterà più molto spesso di annoiarmi, una volta finite le vacanze di Pasqua. 
Comunque, prendetelo come un regalo appunto, di Pasqua. :D

Se ci siete ancora, ringrazio infinitamente le 11 scorse recensioni. Mi dispiace un casino. Mi sento malissimo, perché sono stata vergognosa.
Non voglio illudevi quindi non vi dico quando tornerò, spero presto. Era una vita che non scrivevo così di Jily.
Ringrazio, anche se non lo vedrà mai, Trich che mi ha messo una assurda voglia di scrivere Jily grazie alla sua assurda idea del coso 63. :) 

Per chi volesse seguirmi da un'altra parte, ho in corso una long sui One Direction, Are you brave enough?, se potesse interessarvi. Lì non mi assento spesso. (Ho l'editor spastico e non ho le palle di mettervi il link, sorry. Se cliccate sulla mia pagina è lì, non scappa.)

Sappiate che vi voglio sempre un bene dell'anima, e che questa storia mi rimarrà sempre nel cuore, visto che è stata la prima. 
È stato un piacere tornare :) 
Spero di non sparire ancora così. 
Un bacione enorme a tutti e Buona Pasqua. :)

Alice 






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