do me a favor
#3°
capitolo
'you asshole'
Pov
Kristen
Ho
sempre vissuto alla giornata. Non sono mai stata quel genere di
ragazza che si chiede cosa ne sarà di lei fra qualche anno,
fra un
paio di settimane, il giorno dopo, ho sempre pensato che fosse una
cosa inutile. A cosa serve preoccuparsi? A niente. Le persone che si
preoccupano invecchiano prima, si ammalano e muoiono giovani, io
invece non voglio niente di tutto questo. O almeno, pensavo di non
volerlo, perché adesso sono in ansia;
essere in ansia per me
è una cosa completamente nuova. Sono circa le quattro del
mattino,
fuori il sole non è ancora sorto e io indosso i vestiti che
l'amica
di Robert mi ha fatto indossare per andare a trovare la famiglia di
Robert, sono seduta sul mio letto da almeno un'ora buona e mi sto
tormentando le mani da altrettanto tempo. Io non mi preoccupo mai,
ma oggi farò un'eccezione. La sola idea di incontrare quelle
persone
mi fa stare male. Dovrò fingere di essere una persona che
non sono –
cosa che va praticamente contro tutti i miei principi (i pochi che mi
rimangono) – e dovrò anche fingere di essere
innamorata di Robert.
Quello
non sarà tanto difficile..
Sciocca,
sciocca, sciocca!
Mi
tengo la testa fra le mani e cerco di calmarmi.
Non
posso finire di nuovo in una situazione come questa.
Vuoi
finire di nuovo come con Chuck, idiota?
No,
Cristo, no.
Morirei
un'altra volta.
Mi
alzo e vado verso la libreria. In mezzo ad alcuni libri c'è
un
quaderno, è parecchio grosso e consumato, ha resistito a un
anno di
lacrime e urla. Apro la prima pagina. È una specie di lista
delle
cose che ho fatto da quando ho conosciuto Chuck a quando abbiamo
avuto la nostra grande litigata finale. Ci sono frasi come "oggi
io e Chuck abbiamo parlato e lui ha detto che sono carina" o
"oggi, io e Chuck abbiamo fatto l'amore ma poi lui
è dovuto
andare via perché aveva altre cose da fare", poi,
con il
tempo, ho capito che tutte le parole che mi diceva erano bugie e che
quel "fare l'amore" non era altro che il più basso, il
più
sporco e il più squallido sesso che una donna possa mai
fare, quel
genere di sesso che nessuna ragazza vorrebbe perché vuol
dire che
appena avete finito ognuno va sempre per la sua strada, non
c'è
amore, non ci sono coccole né baci. È solo un
prendersi quello che
si vuole e basta. O almeno era così per lui. Io mi illudevo,
io
pensavo che ci fosse amore nelle sue mani, nelle sue carezze, ma poi
ho capito che non era così, che mi ero illusa, che avevo
rovinato
per sempre la mia prima volta.
Il
mio più grande rimpianto.
Mi
veniva da piangere.
Come
avevo potuto essere così stupida?
E
adesso stai per fare di nuovo la stessa stronzata.
No,
mai.
Una
volta basta e avanza.
Gli
uomini vogliono una cosa sola.
Sono
tutto un prendere e mai un dare.
So
come sono gli uomini, ho avuto a che fare con altri dopo Chuck, ed
è
sempre la stessa storia. Nessuno è disposto ad impegnarsi, a
prendersi cura di un'altra persona, sono tutti troppo egocentrici per
ascoltarmi.
E
Robert non è che l'ultimo della mia lista nera.
Mi
asciugo una lacrima che è sfuggita al mio controllo, vado in
bagno
per farmi di nuovo il trucco e poi mi infilo le scarpe ed esco di
casa. Per arrivare fino all'ufficio di Robert ci vogliono almeno
quaranta minuti a piedi, se non di più e io me li faccio
tutti sui
tacchi. Mi sento una sciocca. Eccomi, tutta elegante, che cammino da
sola con i tacchi alti alle quattro e mezza di mattina, chi mi
vedrà
penserà che sono una pazza e forse lo sono davvero e ancora
non me
ne sono resa conto. Cerco di prendere solo strade isolate, anche se
so benissimo che non è la scelta più saggia, con
questi tacchi non
potrei mai mettermi a correre e non potrei neanche abbandonarli in
mezzo alla strada per farmeli rubare visto che non sono miei.
Sento
il cellulare vibrarmi nella minuscola borsetta che Julie mi ha dato
ieri, è bianca con delle perle. Mi fermo e apro la borsetta
per
prenderlo. È Robert.
«Non
sono in ritardo» dico, a mo' di saluto.
«Nessuno
ha insinuato che tu lo fossi, Kristen». Dio, la sua voce mi
fa
sempre un effetto troppo forte ogni volta che non lo sento per troppo
tempo e per telefono posso anche non trattenermi e arrossire.
«Sto
per arrivare nel tuo ufficio come deciso, perché mi hai
chiamato?».
«Sono
in macchina. Dimmi la via in cui sei».
«Ma..».
«Dimmi
la via, Kristen».
«Non
mi ci vuole molto, che differenza ti crea se..».
«Non
iniziare, per favore», insieme al solito tono autoritario
posso
percepire anche una leggera punta di irritazione e anche fretta.
È
nervoso per il pranzo con i suoi? «Oggi non
accetterò nessun
comportamento da bambina, ci siamo capiti?».
Il
tono di voce freddo è come uno schiaffo. «Volevo
solo..».
«Dimmi
quella cazzo di via, Kristen!».
Per
un attimo, sono tentata dal chiudergli il telefono in faccia. Mi ha
urlato contro, mi ha praticamente aggredito per telefono come se
fossi l'ultima delle sue dipendenti. Perché non usa una di
loro per
interpretare tutta questa messinscena invece che prendersela con me?
Non capisco. Prendo un bel respiro ma è inutile, il mio
umore è
ufficialmente rovinato per il resto della giornata ed è
tutta colpa
sua.
Mi
guardo intorno finché non trovo una targa con il nome della
via.
Gliela dico. Sto per chiudere la telefonata quando lui aggiunge:
«Grazie. Visto? È tutto più semplice
quando collabori. Sarò lì
fra pochi minuti, non muoverti» e chiude la telefonata.
«Fanculo,
stronzo» dico, anche se non può più
sentirmi.
Me
ne resto ferma immobile per non so neanche io quanto tempo. Non ho
con me neanche il mio ipod perché in questa cazzo di
borsetta non ci
stava neanche il mio cellulare un altro po'. È ridicola. Io
sono
ridicola, sono qua ad aspettarlo come un cane ammaestrato aspetta che
il suo padrone gli dia l'ordine di muoversi e mi sento esattamente
così, Robert mi sta comandando e io non permetto a nessuno
di farlo.
O almeno, non lo permetto più. Sarebbe
come..
Il
suono del clacson di una macchina che si è appena accostata
davanti
a me interrompe il flusso dei miei pensieri.
Il
finestrino dei posti di dietro si abbassa ed ecco sbucare il viso
perfetto di Robert.
«Sali».
«Buongiorno
anche a te, eh» dico, aprendo lo sportello.
Robert
si fa da parte per farmi sedere. «Non mi pare che tu mi abbia
augurato una buona giornata quando mi hai risposto al
telefono».
«Almeno
io non sono uno stronzo egocentrico» dico, prima di potermi
tappare
la bocca con la mano. Ma che diavolo mi prende? Stamattina non ho
ancora collegato il cervello con la mia bocca, cosa che mi capita
spesso a dire il vero.
Robert
mi guarda sbalordito. «Come mi hai chiamato?».
«Non
è la prima volta che ti do dello stronzo, non fare tanto
l'incredulo».
«Pensavo
che non l'avresti più fatto, però».
«Speranza
vana. Se tu ti comporti come uno stronzo, io te lo dico».
Robert
si solleva un po' dal sedile e si sporge per parlare con il
conducente per dirgli di partire. Quando torna a sedersi, non mi
guarda.
«Non
usare questo linguaggio a casa di mia madre» dice, dopo
almeno dieci
minuti di assoluto silenzio nei quali ho potuto ammirare lo
spettacolo che è New York prima dell'alba.
«Tu
le dici le parolacce».
«Kristen»,
si volta verso di me e mi fulmina con lo sguardo, inchiodandomi sul
posto. Non pensavo che uno sguardo potesse fare un effetto del genere
ma gli occhi di Robert hanno come un comando diretto con il mio
corpo, basta un suo sguardo per pietrificarmi e farmi stare al mio
posto. Appena me ne rendo conto ne resto spiazzata, non voglio una
cosa del genere fra noi due. «Ti avviso adesso: fai una delle
tue
scenate a casa di mia madre e sarà l'ultima che farai, ci
siamo
capiti?».
Mi
ritrovo ad annuire senza neanche rendermene conto.
«Bene»
dice, rilassandosi visibilmente.
«Mh...».
«Hai
dormito bene?» mi chiede, cambiando completamente argomento e
anche
personalità, adesso è molto più
tranquillo e usa un tono di voce
sinceramente interessato. Questi suoi cambi d'umore mi mettono a
disagio, come se fossi io quella strana.
Annuisco,
voltando lo sguardo verso il finestrino.
Cerco
di allungare la gonna, adesso sono davvero a disagio.
Questa
dannata gonna non vuole scendere, cazzo.
«Vuoi
che ti ripeta come si chiama mia madre o te lo ricordi?».
«M-Me
lo ricordo», non lo guardo in faccia, se lo facessi so
benissimo che
crollerei.
«Quello
di mio padre e delle mie sorelle?».
Annuisco.
Non
so che dire, così resto in silenzio.
Vorrei
essere sulla mia moto, libera, con il vento che mi manda i capelli
all'indietro. Vorrei non essere in questa macchina, con Robert, con
il suo autista personale e con il suo maledetto cattivo umore e il
suo fare prepotente che mi fa sentire come una bambina. Non lo sono,
sono praticamente un'adulta e sto decidendo cosa fare della mia vita
e invece lui mi manda in confusione, basta un leggero cambio del suo
tono di voce per farmi entrare in panico, non so più che
fare e mi
ritrovo ad ubbidire ai suoi odiosi ordini.
«Perché
non parli? Sei silenziosa».
Cosa?
«Non mi sei sembrato un tipo da "conversazione in
macchina"»
dico, con un leggero tono seccato. Non voglio parlare con lui,
finiremo con il litigare e non sono dell'umore giusto per vincere una
discussione.
«Tu
non sai molto di me, Kristen, devi ammetterlo».
Il
tono in cui lo disse mi fece voltare verso di lui.
Era..
malinconico.
E'
vero, non so molto di lui ma perché lui non mi permette di
conoscere
molto oltre alla bella facciata che si è costruito attorno a
se.
Un
po' come me.
«E'
vero..» dico.
«Si.
E' vero».
«Forse..
dovrei cercare di.. ecco, uhm..».
«Non
sforzarti troppo per me, Kristen, ti assicuro che non me lo
merito»,
si volta dall'altra parte e adesso è lui a ignorarmi
guardando fuori
dal finestrino.
Cosa
vuol dire che non se lo merita?
«Robert?».
«Si.
Si, Kristen?».
«Ti
sei offeso per come ti ho chiamato prima?».
Lui
ride, ma è una risata quasi più malinconica del
tono che ha usato
prima. «Hanno usato nomi peggiori per definire la mia
persona, stai
tranquilla».
Non
so che dire, quindi non dico altro finché non arriviamo a
destinazione. La macchina si ferma davanti a un enorme cancello nero
in ferro battuto alto almeno cinque metri ai cui lati si estendono
metri e metri di muro per nascondere cosa si trova al di là
del
cancello. Vedo John abbassare il finestrino e sporgersi per parlare
con qualcuno – sicuramente un microfono collegato con la casa
–
poi chiude di nuovo il finestrino e il cancello si apre, la macchina
riparte.
Al
di là del muro c'è un terreno enorme,
completamente verde con
alberi altissimi e in lontananza si vede una specie di.. direi
castello se non sapessi di trovarmi ancora nel ventunesimo secolo.
Non posso fare a meno di aggrapparmi al finestrino per non perdermi
neanche un centimetro di quello spettacolo.
Sento
Robert ridere e solo in quel momento mi rendo conto che probabilmente
devo sembrare ridicola, una bambina.
Mi
ritraggo dal finestrino, sistemandomi la gonna per la centunesima
volta.
«Siamo
arrivati», la macchina si ferma davanti all'enorme casa e
Robert
apre lo sportello e scende poco prima che la porta della "magione"
si apra e ne esca una donna correndo sui tacchi. Corre incontro a
Robert e lo abbraccia come se non lo vedesse da una vita e lui
ricambia l'abbraccio, anche se lei è parecchio
più bassa di lui,
quasi quanto me. Deve essere sua mamma, la signora Pattinson, Clare.
I
due parlano e io non sento niente perché resto in macchina,
con il
battito cardiaco che lentamente accelera. Sta succedendo davvero,
sto davvero per fingere di essere la fidanzata del figlio di quella
donna che sembra così felice di rivedere Robert dopo
chissà quanto
tempo. E io non sono brava a fingere, ma in che cosa mi sto
andando a cacciare?
Prendo
un lungo respiro e sollevo una mano per aprire lo sportello della
macchina ma Robert mi anticipa e lo fa per me, aiutandomi a uscire
porgendomi la mano. Quando lo guardo noto che mi sta sorridendo, in
un modo che non fa che farmi entrare ancora di più in
agitazione.
«Mamma,
lei è Kristen» mi presenta, attirandomi a
sé e cingendomi la vita
con un braccio. Oddio, le sue braccia intorno a me, oddio, oddio,
oddio.
Clare
sembra sul punto di scoppiare a piangere. «Kristen...
Kristen, sono
così felice di incontrarti! Così felice!»
per un attimo
penso che stia per abbracciarmi e invece continua a parlare,
«Ma non
restate qua fuori, in casa moriamo dalla voglia di conoscere questa
bellissima ragazza!» ci sorride e si volta per farci strada
dentro
casa.
Robert
mi stringe il fianco e insieme entriamo dentro.
Ho
il cuore che batte a mille.
E
se andasse storto qualcosa?
E
se non fossi abbastanza brava?
E
se mi odiassero?
E
se dicessi qualcosa di male senza volerlo?
E
se..
E
se, se, se, se.
Casa
Pattinson vista da dentro sembra ancora più grande.
È proprio come
l'immaginavo, elegante, in stile un po' vittoriano ma c'è
qualcosa
nell'aria che si respira all'interno che la rende ancora una casa
normale, vissuta.
Clare
ci porta in soggiorno – grande come casa mia –
dove, sedute sul
divano rosso ci aspettano due ragazze giovani, entrambe bionde,
entrambe con le gambe accavallate e con gli occhi puntati su un
telefonino di ultima generazione. Quando ci sentono entrare una delle
ragazze solleva lo sguardo e i suoi occhi azzurri si spalancano.
«Rob!» strilla, balzando in piedi.
Robert
mi stringe di più a sé. «Ciao,
Lizzie».
Lizzie.
Sua
sorella, quella più piccola.
Okay,
ci sono, posso farcela.
«Oddio»,
Lizzie si porta le mani al viso e strilla come una bambina.
«Non
fare scenate, non mi vedi solo da Natale».
«Oddio,
Lizzie.. piantala, ti prego», l'altra sorella –
Victoria – si
scosta i capelli biondi dal viso e lentamente solleva lo sguardo su
di noi. Sorride al fratello e anche a me. «Come ti va,
fratellino?»,
anche lei ha due grandi occhi azzurri, che assomigliano molto a
quelli del fratello. Anche Clare è bionda e anche lei ha gli
occhi
azzurri, deve essere una caratteristica di famiglia. Mi sento a
disagio con i miei occhi verdi e i capelli castano-ramato
scompigliati in confronto ai loro.
Sento
Robert ridere, «Non c'è male».
Lizzie
si avvicina di qualche passo e mi scruta con attenzione. «Lei
è...?».
Decido
che forse è il momento giusto per dire qualcosa, visto che
non ho
ancora aperto bocca da quando siamo arrivati qua. «Kristen.
P-Piacere» mi scosto da Robert e le porgo la mano, la
presenza di
Robert al mio fianco mi rende terribilmente nervosa.
Lizzie
osserva la mano che le sto porgendo e penso che forse sia tipo
disgustata da me ma poi mi sento le sue braccia avvolgermi come una
piovra, attirandomi un abbraccio fraterno, come se fossimo amiche di
vecchia data. «Non hai idea di quanto ho aspettato di poterlo
fare
ma Rob è un tale disastro con le ragazze, le fa sempre
scappare via
in lacrime e non ne ha mai portato una in casa anche se ne ho
conosciuta qualcuna ma tu non sei neanche lontanamente come ti
aspettavo e sei decisamente la più carina di tutte, posso
assicurartelo. Scommetto che siete molto innamorati» mi
lascia
andare e mi sorride complice. Sento le guance andarmi a fuoco.
Sento
la voce di Robert che mi viene in soccorso. «Lizzie, lasciala
stare,
la stai terrorizzando».
Ma
lei lo manda al diavolo con un gesto della mano. «Non dire
sciocchezze, lei mi adora già. Non è
vero?» sfodera un sorriso
così simile a quello del fratello che per un attimo resto
confusa.
«Uhm..».
«Visto?
L'ho lasciata senza parole. Devi sapere che Robert mi adora alla
follia, sono la sua sorellina e mi ama ma non mi permette mai di
mettermi in mezzo alla sua vita sentimentale.. non che ci sia molto
di cui parlare, Robert è, come la chiamano mamma, mamma e i
giornali
scandalistici più frivoli, "lo scapolo d'oro di New
York!"».
Sento
Robert sbuffare infastidito.
Non
avevo mai fatto caso al suo nome sui giornali scandalistici.
È
davvero così famoso a New York? Come un attore? Forse no, ma
sicuramente molte persone morirebbero per ottenere una sua foto
mentre fa qualcosa di inappropriato.
«Oh,
davvero?» chiedo, facendo finta di sembrare sorpresa e
contenta. In
fondo, io dovrei essere la ragazza che l'ha rubato alla massa di
ammiratrici sotto casa sua.
«Eccome!
Ma tu sei molto meglio di qualunque altra ragazza d'alto borgo che
mamma avrebbe presentato a Rob durante le feste di Natele. A
proposito, vieni a Natale, vero? Devi venire assolutamente! E a
Capodanno! Oh, Dio, dobbiamo assolutamente
passare il Capodanno con me e le mie amiche.. e Rob, se vuole»,
lancia uno sguardo scherzoso al fratello, che alza gli occhi al
cielo, esasperato.
Per
fortuna, in quel momento viene in mio soccorso Clare e un uomo che
sembra Robert fra qualche decina d'anni. Richard, suo padre. Stessi
occhi di ghiaccio, stesso portamento sicuro di sé, stesso
sguardo,
stesso portamento. «Chi è questa bella signorina,
figliolo?», si
avvicina a me e mi porge la mano. Clare, al suo fianco, è
tutta un
sorriso. «Io sono Richard» si presenta.
Robert
allontana impercettibilmente da suo padre, avvicinandomi a lui. Non
protesto. Gli occhi di Richard non sono cattivi, ma mettono in
soggezione.
«Sono
Kristen, piacere..» dico.
«Kristen..?».
Solo
dopo un po' capisco che vuole sapere il mio cognome.
«Kristen
Stewart» risponde Robert al posto mio.
«Oh,
davvero? Fai parte degli Stewart del Texas? Tuo padre è nel
petrolio, ragazza mia?».
«Uhm,
ecco.. no», inizio ad agitarmi sul posto e Robert se ne
accorge.
«La
madre di Kristen è una casalinga, papà, ma suo
padre lavora fuori
città, all'estero», è incredibile come
si sia inventato questa
cazzata di punto in bianco, e senza neanche mettermi al corrente
della bugia che avrebbe raccontato ai suoi genitori sul mio conto.
«Di
cosa si occupa esattamente?», Richard ha assunto un tono
professionale, come se la conversazione fosse un solo un colloquio di
lavoro, il mio.
«Affari,
papà. Non entriamo nei dettagli, okay? È una
visita di piacere, non
di lavoro».
Clare
accarezza il braccio del marito, che si volta a guardarla con uno
sguardo adorante. «Rob ha ragione, tesoro, è un
pranzo domenicale,
non bisogna parlare d'affari. Venite, faremo colazione tutti insieme
e poi una bella passeggiata in giardino mentre aspettiamo che il
pranzo sia pronto».
Clare
ci guida tutti in sala da pranzo, degna di un ricevimento di gala. Il
tavolo è troppo grande per stare tutti vicini ma Robert
sistema la
sua sedia vicino alla mia, spostando anche il mio piatto, i miei tre
bicchieri e le posate più vicino ai suoi. Sento lo sguardo
di Clare
e Richard fisso su di me mentre mi siedo e cerco di sembrare
più
tranquilla di quanto in realtà sono.
«Allora,
Kristen... raccontaci qualcosa su di te» disse Clare, mentre
una
giovane cameriera ci serviva la colazione. Era carina, un paio di
anni più di me e indossava una divisa da cameriera con una
gonna
nera un po' troppo corta e che si stava mangiando Robert con gli
occhi. Clare la congedò con un «ora siamo apposto,
Shally», lei
annuì e uscì dalla stanza ma non senza aver prima
sbavato dietro a
Robert ancora un altro po'. Dio, una foto sarebbe durata di
più, che
dici biondina?
«Su
di.. me?», che c'era da dire su di me a parte niente?
«Certo,
su di te, cara».
Lizzie
e Veronica mi
guardavano in attesa, Lizzie non stava letteralmente più
nella pelle
di sapere qualcosa in più su di me, la presunta fidanzata
del
fratello maggiore.
«Io..
ho..».
«Kristen
sta studiando per
aiutare il padre, mamma. Devi vedere come è impaziente di
iniziare
a lavorare, è una ragazza così
ambiziosa», mi circonda le spalle
con un braccio, attirandomi ancora di più a sé.
Lizzie
si lascia scappare un
gridolino, io vorrei soltanto morire.
«Studi?
Che cosa?» chiede
Victoria.
«Ehm...
arte» dico, prima
che Robert possa inventarsi un'altra bugia.
«Arte..»
ripete Richard,
osservandomi attentamente, «E come potrai aiutare tuo padre
nel
mondo degli affari con una laurea in... arte?».
«Suo
padre si occupa anche
di finanziare alcuni musei» interviene Robert.
Tiro
un sospiro di sollievo.
«L'arte
è una cosa
bellissima!» dice Clare, sorridendomi, «Io ho un
sacco di quadri in
casa, mi piacerebbe sapere il tuo parere su alcuni».
«Con
piacere».
La
colazione continua
lentamente, Richard e Clare continuano a chiedermi cose su di me e
sulla mia famiglia e io faccio fatica a rispondere a tutte le domande
ma per fortuna c'è Robert che risponde praticamente sempre
al posto
mio. La sua presenza, che all'inizio mi dava fastidio e mi metteva a
disagio, adesso mi conforta perché so che non permetterebbe
mai di
farmi fare una figuraccia perché tutta questa sceneggiata
serve a
lui, non a me. Lizzie è quella che mi conquista subito, fa
sopratutto domande di tipo romantico che sono le più facili
e posso
prendere spunto dai miei libri per addolcire un po' la mia storia con
Robert.
«Quindi
vi siete conosciuti
e vi siete subito innamorati?».
«Io
si», Robert mi bacia sulla guancia e mi accarezza un fianco. Dio,
le sue mani, come sono calde.. come vorrei che non fosse solo...
no.
Stiamo camminando nel corridoio, abbiamo appena finito il pranzo e
ora Victoria ha avuto l'idea di fare una bella passeggiata in
giardino tutti insieme.
«Oddio,
Rob! E tu,
Kristen?».
«Robert...
è un ragazzo così.. premuroso, non avrei mai
pensato di conoscere
una persona come lui» dico, facendo del mio meglio per
sembrare
innamorata.
«E'
stato un tale piacere conoscerti, Kristen», Clare mi
abbraccia,
cogliendomi completamente di sorpresa. Mi tiene stretta anche per
troppo tempo. Quando si stacca, ha gli occhi lucidi e si affretta a
lasciare il posto a suo marito, che mi sorride con un'aria davvero
sincera
– nelle ultime ore ho scoperto che non è
così freddo e
professionale come sembra, a parte quando si tratta di parlare con
Robert, in quel caso sembra che il loro unico argomento di
conversazione sia il lavoro o gli affari. Lizzie mi abbraccia su
entrambe le guance e mi fa promette che la chiamerò presto;
Victoria
mi saluta per ultima, non mi abbraccia, ma le sue parole sono le
più
sincere della giornata: «Ti auguro di liberarti di mio
fratello il
più presto possibile, sei troppo in gamba per
lui».
Robert
mi prende per mano e
insieme entriamo in macchina, dove ci aspetta il suo autista che
mette subito in moto.
Quando
la macchina è ormai lontana da casa di Robert sento una
strana
sensazione farsi largo. La famiglia di Robert mi piace, è un
po'
troppo formale per i miei gusti, certo, ma sua madre ama con tutto il
suo cuore i suoi figli, Richard ama il suo lavoro e la sua famiglia,
Lizzie è piena di vita mentre Victoria è
ambiziosa, con i piedi per
terra e simpatica, persino spiritosa e allegra nel momento giusto. A
parte tutte le bugie che abbiamo detto, ci siamo divertiti. Io
almeno, si. Okay, forse divertito
non è la persona giusta, sarebbe meglio dire che dopo un
paio di ore
mi sono sentita abbastanza bene da riuscire a mentire più
facilmente
ma mentire continua a non piacermi e a mettermi a disagio. Robert
invece era nel pieno controllo della situazione come sempre.
«Sei
silenziosa».
«Stavo
pensando alla tua
famiglia..» ammetto, guardandolo. Lui lo sta già
facendo, serio.
«Lo
so, è terribilmente
appiccicosa, ecco perché non passo molto tempo con loro. Amo
essere
indipendente da tutti loro», il suo tono di voce è
così freddo e
distaccato che per un attimo mi torna in mente il modo in cui il suo
braccio era intorno alle mie spalle mentre pranzavamo, come mi ha
tenuto la mano mentre passeggiavamo in giardino e come mi ha baciato
sulla tempia mentre rispondevo a Lizzie. Tutte cose finte, eppure
potevo sentirlo vicino a me, al contrario di adesso.
«Io
li trovo simpatici».
«No,
non è vero. Eri
nervosa e volevi andartene».
«Come
fai a saperlo? Come
fai a dire cosa posso provare? Oh Robert.. io penso seriamente che la
tua famiglia sia carina, certo.. tuo padre è uno
stacanovista ma tua
madre è così affettuosa e le tue sorelle sono
simpatiche. Non
capisco questo tuo odio verso la famiglia», mentre la
macchina
scorre veloce sento che ho il bisogno di parlare un po' con lui, sul
serio, senza fingere. Dopo ore e ore di recita voglio tornare alla
realtà.
«Non
sono affari tuoi,
Kristen».
«Dio,
quanto sei
stronzo..», mi giro verso il finestrino, mordendomi una
pellicina.
Sospira
e lo sento
sistemarsi meglio sul sedile. «Che cosa ti interessa
sapere?».
«Niente..».
«Volevi
sapere perché odio
così tanto la mia famiglia, giusto? Non la odio».
«Ah
no?».
«No.
Solo che non mi piace
passare tempo in famiglia, è deprimente», adesso
è lui a guardare
fuori dal finestrino con aria malinconica.
«Dovresti
essere felice di
avere una famiglia, invece che lamentarti come un bambino viziato.
Oh, scusami!, tu sei un bambino viziato, solo un
po'
cresciuto», "cresciuto bene" vorrei
aggiungere ma
mi trattengo.
«Pensavo
che avessi
superato questa parte», sbuffa, evidentemente infastidito.
«Che
parte?».
«Quello
dove tu non fai
altro che insultarmi».
«Se
non vuoi che io ti
insulti non fare lo stronzo o il presuntuoso, te l'ho già
detto».
Lui
non dice niente e
restiamo in silenzio per il resto del viaggio. Oddio, vorrei
rimangiarmi quello che ho appena detto ma non posso, ormai è
uscito
dalla mia bocca e infondo non è una bugia, lo penso davvero.
Robert
si lamenta un sacco della sua famiglia ma che ne sa lui? Almeno lui
ha una famiglia, una famiglia che gli vuole bene ed è pure
unita e
si ama.
Il
cellulare vibra contro la
mia gamba da dentro la borsetta.
Lo
tiro fuori; è un numero
sconosciuto.
"Possiamo
vederci? È
urgente. Chuck".
Il
cuore prende a battermi
all'impazzata.
Oddio.
Oh,
cazzo, no. Non può
essere.
All'improvviso,
la grande,
lussuosa e spaziosa macchina di Robert mi sembra troppo piccola e
vorrei scappare via.
«Tutto
bene? Sei
sbiancata..».
No,
che non va bene, Robert!
No,
ti prego... tengo ancora
il cellulare fra le mani e provo a concentrarmi, magari ho letto male
o ho confuso il nome. Ma no, è proprio lui. Chuck. Eppure
non ci
credo, è ancora troppo strano. Da quanto non ci parliamo?
Saranno
mesi, forse anche un anno, sono troppo sconvolta per pensare con
lucidità.
«Kristen?».
La
voce di Robert mi riporta
alla realtà.
Infilo
di nuovo il cellulare
nella borsa e cerco di darmi un contegno.
«Tutto
okay. Voglio tornare
a casa» dico.
«Non
hai toccato cibo a
cena, pensavo di mangiare qualcosa nel mio appartamento».
«N-No...
io.. devo andare a
casa, è successa una cosa e.. devo tornare subito a casa
mia, per
favore» - non mi preoccupo neanche che scopra dove abito, in
questo
momento è l'ultimo dei miei pensieri e gli dico il mio
indirizzo
cercando di non balbettare ma è inutile, il solo pensiero di
Chuck è
bastata per farmi perdere tutto il mio buon senso e anche la mia
sanità mentale.
«Cos'è
successo?».
«Non..
non sono affari
tuoi, cazzo».
Mi
afferra per il gomito e
mi costringe a girarmi completamente verso di lui, i suoi occhi sono
due lastre di ghiaccio. «Dimmi. Cosa. E'. Successo.
Adesso!» mi
ordina.
«Non
sono affari tuoi,
Robert!».
«Si,
invece! Lavori per me,
devi dirmi cosa sta succedendo!».
«Non
sono una tua fottuta
dipendente! Lasciami andare, subito».
«Chi
era al telefono?» mi
chiede, freddo, ignorando completamente la mia richiesta e stringendo
ancora di più la presa.
«Nessuno».
«Dimmelo».
«Non
sono cazzi tuoi,
fanculo».
«Lo
sono, invece. E adesso
dimmi chi era perché altrimenti ti prendo il telefono e lo
scopro da
me e tranquilla che lo faccio senza problemi» e il suo tono
minaccioso è così convincente da spingermi a
dirgli la verità, o
almeno in parte.
«Una
persona che
conoscevo...».
«Un
tuo ex?».
Annuisco.
Lo
vedo irrigidirsi.
«Cosa
cazzo vuole da te?»,
è così strano sentirlo imprecare che quasi
scoppio a ridere, o
almeno lo farei se non fossi completamente fuori di testa, confusa e
indecisa.
«E
a te cosa importa?»,
cerco di sembrare divertita dal modo in cui sta prendendo la
questione ma lui non sembra per niente divertito, anzi.
I
suoi occhi si fanno ancora
più freddi mentre mi lascia andare il braccio e torna a
sedersi
composto sul suo sedile. «John, portaci al mio
appartamento».
«COSA?
No! Devo tornare a
casa mia!» protesto.
«Non
se ne parla, mi
spiace».
«Come
sarebbe a dire che ti
dispiace? No, io devo tornare a casa mia subito! Non puoi
impedirmelo! Fammi scendere!» urlo.
«Non
ti permetterò di
vederlo» dice, serio.
«P-Perché?
Sei fuori di
testa...».
«Dalla
faccia che hai fatto
quando hai letto il messaggio presumo che non sia proprio un classico
bravo ragazzo e non ti permetterò di stare vicino a un
coglione che
potrebbe metterti le mani addosso».
«Ti
faccio notare che mi
hai appena lasciato il braccio, stronzo».
«Non
era quello che
intendevo».
Ci
metto un po' a capire.
Sento le guance prendere colore.
«Non
sono affari tuoi con
chi vado a letto, Pattinson».
«Lo
sono eccome».
«Tu
sei fuori di testa».
«Mi
ringrazierai quando
tornerai a pensare lucidamente».
Apro
la bocca per dire
qualcosa ma la richiudo subito quando sento il cellulare prendere a
vibrare nella borsetta. Stavolta però non smette subito ma
continua,
è una chiamata. Ci metto un po' a capirlo e in quel lasso di
tempo
Robert si è già allungato verso il mio posto e ha
già risposto
alla chiamata.
Pov
Robert
«Pronto?
Chi parla?».
«Robert!
No!» - allontano
Kristen con una mano, spingendola gentilmente verso la portiera
mentre una voce maschile comincia a parlare dall'altro lato del
telefono.
«Kristen?
Ci sei?».
«Non
sono Kristen e tu chi
cazzo sei?».
«Non
sono cazzi tuoi. Dov'è
Kristen? Devo parlarle» - il tono di voce incazzato e la voce
impastata mi suggerisce che il ragazzino qua ha bevuto un po'.
«Adesso
Kristen è
impegnata, dì pure a me».
«No,
devo parlare con lei..
cazzo».
«Chi
sei?».
«Chiedilo
a lei, scommetto
che è là vicino a te, quella
puttana...» - stringo forte il
telefono per reprimere il bisogno di uccidere a cazzotti questa testa
di cazzo.
«Non
chiamarla in quel
modo» ringhio. Noto che Kristen sta ascoltando attentamente
la
conversazione, fissandomi con gli occhi spalancati.
«E
tu chi cazzo sei per
dirmi come devo chiamare la mia ragazza?».
«Lei
mi ha detto che sei il
suo ex, coglione».
«Ti
ha mentito, lo sa
benissimo anche lei che non possiamo lasciarci» e lo dice con
una
tale spavalderia che mi verrebbe da ridergli in faccia, ma mi
trattengo.
«Ah
si? E come mai?»
chiedo, ironico.
«Senti,
non sono cazzi
tuoi, davvero. Quindi adesso passami Kristen».
«Non
ti passo proprio
nessuno e ti consiglio di smetterla di chiamarla e di sparire dalla
sua vita se non vuoi finire in seri guai».
«E
tu saresti il nuovo
fidanzato?» mi prende in giro, ridacchiando come un coglione.
«Io
sono migliore di te, è
tutto quello che ti interessa sapere. Buona giornata» -
chiudo la
chiamata e restituisco il cellulare a Kristen, che continua a
fissarmi a bocca aperte e gli occhi sgranati, incredula. Le sorrido e
le chiudo il telefono fra le mani, premendo le mie sopra le sue, come
a proteggerle. «Se ti chiama o ti manda di nuovo un
messaggio,
dimmelo subito e me ne occuperò io, va bene?».
«Non
avresti dovuto farlo,
Robert...» dice, riprendendosi.
«Fidati,
so badare a me
stesso».
«Non
sai chi era.. Chuck
è..».
«Si
chiama Chuck?
Cognome?».
Lei
scuote la testa, «Non
metterti in mezzo».
«Per
ora mi accontenterò
di questo, ma se ti chiama un'altra volta dovrai dirmi tutto di lui
in modo che possa occuparmene seriamente».
«Perché
lo fai?».
«Lavori
per me, non voglio
che ti succeda niente» - e mentre lo dico sento che
è vero, non
voglio davvero che le succeda niente. Oggi, per tutto il tempo in cui
siamo stati a casa dei miei genitori, ho sentito una specie di
alchimia con Kristen, come se tra noi ci fosse un feeling innegabile;
mi sento davvero bene con lei e non mi è risultato per
niente
difficile dover fingere che fosse la mia ragazza visto quanto
è
bella. Certo, appena siamo usciti è tornata la solita
Kristen,
quella che mi prende in giro e mi insulta e pensa che io sia solo uno
stronzo egocentrico, ma per quelle poche ore è stata
gentile, carina
e disponibile e mi ritrovo a pensare che forse vorrei vederla in quel
modo più spesso.
La
voglio.
«Mi
tratti come se fossi
una tua dipendente, è orribile».
La
voglio a casa mia, nel
mio letto.
«Solo
quando sei a casa dei
miei genitori o dobbiamo fingere di stare insieme» - tengo
ancora le
mie mani sopra le sue, le premo un po' di più e lei
arrossisce e mi
guarda confusa - «ma quando la commedia finisce mi piacerebbe
conoscerti davvero, Kristen; intendo fuori dal 'lavoro', come due
persone normali».
Kristen
lascia le mie mani
come se scottassero, indietreggiando contro lo sportello della
macchina, «Cosa
vuoi dire?».
«Niente,
solo che voglio conoscerti
un po' meglio».
«Sai
anche troppo su di me,
Robert».
«Non
so niente su di te».
«E
resterà così! È un
lavoro, ricordi? Io fingo di essere la tua fidanzata, faccio la
carina con i tuoi genitori e le tue sorelle ma quando esco da quella
casa io torno a essere una semplice ragazze e tu torni a essere il
ragazzino milionario con un impero da gestire e nessuna voglia di
corrermi dietro, chiaro?».
Le
sue parole mi fanno male.
Mi considera davvero così? Tutto quello che ha fatto davanti
ai miei
genitori era così finto? Sapevo che stava fingendo ma
sentirglielo
dire è difficile e fa male, anche se non dovrebbe. Bene.
Vuole fare
la stronza? So essere molto più bravo di lei in questo.
«Come
vuoi».
«Bene..».
La
macchina si ferma davanti
al mio appartamento. Esco dalla macchina senza aspettare che venga
Thomas ad aprire il mio sportello e filo dentro fermandomi solo agli
ascensori, dove aspetto Kristen. Lei arriva qualche minuto dopo,
guardandosi attorno con un'aria spaesata.
Clicco
il pulsante per
chiamare l'ascensore.
«Potevo
benissimo tornare a
casa mia» dice, imbronciata. Un tenero broncio.
«Con
un ex fuori di testa
in giro? Scordatelo. Lavori pur sempre per me e io ci tengo ai miei
dipendenti, anche fuori dall'orario lavorativo».
Lei
non dice niente e
cammina in silenzio dentro l'ascensore quando le porte si aprono
davanti a noi.
Il
nostro silenzio è
interrotto dal suo cellulare che prende a vibrare.
«Dammelo»
le ordino.
«No,
non..» - le strappo
la borsetta di mano senza troppe cerimonie, aprendola e prendendo il
cellulare. Di nuovo lo stesso numero di prima.
Ma
stavolta è un messaggio – "Sono
sotto casa tua e non me ne vado finché non parliamo, esci!".
«Cristo,
è peggio di
quanto pensassi..».
«C-Che
ha scritto?»,
Kristen cerca di guardare da sopra la mia spalla ma è troppo
bassa.
Mi infilo il suo cellulare in tasca; le porte dell'ascensore si
aprono e io entro dentro, seguito da Kristen che inciampa nei tacchi
cercando di stare al mio passo.
«Dimmi
cosa c'era
scritto!».
«Il
tuo ex è un pericolo
per te».
«Dammi
il mio cellulare,
Robert! Adesso!».
«Non
posso, devo
controllare se ti manda messaggi o chiamate» - mi metto a
controllare nel frigo se trovo qualcosa da bere. Per fortuna la donna
di servizio è andata a fare la spesa come le ho detto e
adesso il
mio frigo è colmo di tutti i miei cibi preferiti. Ma adesso
ho sete
quindi tiro fuori una bottiglia di vino rosso e me ne verso un
bicchiere.
«Gradisci?».
Kristen
si prende il viso
fra le mani per poi tirarsi indietro i capelli, scompigliando la
capigliatura fatta per andare a pranzo dai miei.
«Tu
sei fuori di testa, tu
sei un pazzo squilibrato... e ora dammi il mio telefono!».
«Ti
consiglio di abbassare
la voce e goderti la serata, ti terrò qui finché
non avrò mandato
qualcuno a casa tua per controllare che il tuo ex sia andato
via».
«Ma
che cazzo te ne fotte a
te? Me lo spieghi? Sul serio, non sono affari tuoi, Robert! Sto
dicendo sul serio, voglio tornare a casa mia, ho sonno, voglio farmi
una doccia e andarmene a dormire e dimenticarmi di tutta questa
giornata il più in fretta possibile..».
Non
voglio che dimentichi
il tempo che hai passato con me.
Ma
quel pensiero è troppo
intimo, troppo sentimentale per i miei gusti.
Non
sono quel genere di
persona, non lo sono mai stato.
Nessuna
delle mie 'fidanzate' mi ha mai definito un tipo romantico o
premuroso, più che altro elogiavano il sesso che facevamo e
la mia
carta di credito. Ma a Kristen non interessa niente di tutto questo,
anche perché non l'ho neanche mai baciata – non
ancora,
cazzo
– anche perché me l'ha
proibito.
«Se
vuoi farti una doccia
puoi farla qui e puoi usare la camera degli ospiti se hai
sonno»
dico, dandole le spalle e prendendo un sorso del mio vino. Devo darmi
una calmata, questa ragazzina sta prendendo anche troppo del mio
tempo e della mia pazienza.
«Voglio
stare a casa
mia..».
«Questa
casa costa più
della tua, cazzo!» urlo, esasperato. Perché vuole
scappare via? Che
ho che non va? Posso offrirgli il mondo, porca troia. «Puoi
fare il
bagno che desideri e stare in doccia anche due ore, se vuoi e dormire
in un letto con un cuscino in piume d'oca e tu vuoi tornare a casa
tua? Dimmi che stai scherzando, per favore. Non capisci che sto solo
cercando di assicurarmi che tu non finisca nei guai con il tuo ex?
Lavori per me, cosa succederebbe se tu finissi in ospedale? Cosa dico
a mia madre?», e non voglio che lui si avvicini a
te.
«Smettila!»,
si avvicina a
me e mi strappa di mano il mio bicchiere, cogliendomi alla
sprovvista, «Smettila di comportarti come se fosse colpa mia,
come
se fossi io a dirti di prenderci cura di me.. che poi tu non ti
prendi cura di me, tu ti prendi cura di una tua dipendente,
ma io non sono niente di tutto ciò! Mi sono stancata! Non
trattarmi
come se io fossi una cazzo di scema che ha bisogno di essere guidata
ovunque, io so prendermi cura di me benissimo anche da sola. E
sopratutto», mi punta un dito contro, guardandomi con una
tale
rabbia negli occhi che non riesco a fare altro che ascoltarla mentre
parla senza ribattere o difendermi, «smettila di avere quei
tuoi
maledettissimi sbalzi d'umore perché mi stai mandando al
manicomio!».
Bum.
E
niente, il mio
autocontrollo crolla.
La
vicinanza di Kristen mi
manda fuori di testa.
E
sarà il suo odore, il suo
profumo di vaniglia e fragole, il fatto che indossi ancora l'abito
che aveva per pranzare dai miei, i ricordi di come era morbida e
bella fra le mie braccia anche se solo per finta, ma io non ce la
faccio più e crollo.
Le
stringo i fianchi con
forza, attirandola a me.
«C-Cosa
stai facendo?» mi
guarda, accigliata.
«Secondo
te cosa fa venire
i miei 'maledettissimi sbalzi d'umore'?» - le accarezzo i
fianchi e
la premo contro il mio petto, si adatta perfettamente - «Sei
tu,
bellezza. Sei tu che mi stai mandando al manicomio. Te, la tua lingua
biforcuta, le tue parolacce, il modo in cui mi fai impazzire e come
riesci a tenermi testa.. sei tu, da quando ti conosco, sei sempre e
solo tu...».
«No,
io..».
Premo
con forza le mie
labbra contro le sue.
Ci
metto un po' a ricambiare
il bacio e mentre le sue labbra si adattano perfettamente alle mie,
come due pezzi mancanti che si ritrovano dopo troppo tempo, le cingo
la vita con un braccio e senza staccarla da me la porto verso il
corridoio e poi nella mia camera da letto.
«Tutto
questo non va
bene..» sussurra contro le mie labbra, ha il viso arrossato
ma non
sembra dispiaciuta.
«Va
bene eccome, voglio
baciarti da quando ti ho vista.. e non solo», la faccio
girare e la
stendo sul letto senza smettere di baciarla.
Kristen
inizia a ricambiare
sul serio il bacio, affondando le mani fra i miei capelli
avvicinandomi di più a lei, alle sue labbra. Come se io non
volessi
fare lo stesso, come se finalmente mi sentissi davvero bene, me
stesso.
Con
un calcio, mi sbarazzo
delle scarpe e lei fa lo stesso. Mi stacco da lei e mi alzo,
alzandomi in piedi e osservandola mentre è distesa sul mio
letto.
«Che
stai facendo..?», è
arrossita e sembra nervosa.
«Ti
osservo, avevo
ragione».
«Su..
cosa?».
«Sei
la donna più bella
che io abbia mai incontrato e sai cosa ti rende ancora più
bella? Il
fatto che tu sia distesa sul mio letto» - mi tolgo le scarpe
e
inizio a slacciarmi i pantaloni togliendomi la cintura. Mi piego sul
letto e premo di nuovo le labbra sulle sue, cominciando a sbottonarle
la camicetta.
«Rob..
Rob, aspetta»
appoggia le mani sul mio petto, allontanandomi.
«Cosa?
Dimmi..».
«Non
so, uhm, non se.. è
la cosa giusta?» mi guarda, confusa e forse anche un po'
spaventata.
«Perché
non dovrebbe? Ti
voglio, adesso», riprendo a sbottonarle la camicia ma lei mi
ferma
di nuovo, bloccandomi le mani e portandole sul suo viso.
«Lavoro
per te, ricordi?
Questo.. complicherà solo le cose».
«Sesso
e lavoro possono
essere divisi, piccola», cerco di farle il mio sorriso sexy
più
convincente ma lei sembra solo ancora più convinta del
contrario. La
vedo ritrarsi, quasi spaventata; lascia andare le mie mani, che
cadono ai lati del suo viso.
«Non
sono quel genere di
ragazza...».
«Puoi
diventarlo», mi
pento un secondo dopo di averlo detto.
«Che..
schifo. Oddio,
togliti di dosso!» cerca di spingermi via ma io resto fermo
sopra di
lei.
«Kristen,
scusa, non volevo
dire quello.. è solo che voglio questo da quando ti ho
vista. Dico
sul serio: lavoro e sesso possono essere divisi, non perderai il
lavoro e continuerò a pagarti, okay?».
«No!».
«Qual'è
il problema? Mi
vuoi, lo so».
Arrossisce
e lì capisco che
ho ragione.
Oh
Dio, avevo ragione,
dietro tutta la sua spavalderia e la sua lingua biforcuta
c'è una
ragazza, con dei bisogni che posso soddisfare se mi gioco bene le mie
carte.
«Te
l'ho detto, non sono
quel genere di ragazza, Robert..».
«Avanti,
Kristen..» - le
bacio il collo, lasciandole una scia di baci dalla spalla fino alla
mandibola. La posso sentire chiaramente rilassarsi sotto i miei baci
- «Lasciati andare».
«No..»
- ma non convinta
neanche lei.
«Si»
- continua a baciarla
fino ad arrivare alle sue labbra - «Si, che puoi».
Affonda
di più nel letto,
piegando le gambe. «Sei il peggior stronzo che io abbia mai
incontrato», ha un sorriso malizioso in volto.
«E
tu sei meravigliosa, la
più bella di tutte», finisco di sbottonarle la
camicetta,
lasciandola aperta su un reggiseno in pizzo nero che non deve
sicuramente essere stato una sua scelta ma che le sta d'incanto.
Sorriso e inizio a baciare ogni centimetro di pelle libera mentre lei
torna a immergere le mani fra i miei capelli.
Mi
sfilo la camicia e faccio
lo stesso con la sua.
Resta
solo la gonna a vita
alta e i miei pantaloni.
Traccio
una linea sulla sua
pancia piatta, morbida e calda con il dito e la sento rabbrividire.
Le
metto una mano dietro la
nuca, sollevandola un po'. La bacio e con le mani mi occupo di
liberarmi del reggiseno. Lei si appiattisce contro il mio petto, come
per proteggersi dalla mia vista e procurandomi una bellissima
sensazione di pelle contro pelle. Allora anche tu hai
vergogna e
timidezza, piccola furbetta. Gioca con i miei capelli mentre
le
sbottono i bottoni sul davanti della gonna. «Su il sedere,
piccola,
liberiamoci di questo affare» le sussurro all'orecchio e lei,
dopo
un attimo di esitazione, fa come le dico e anche la gonna va a finire
insieme alle nostre camicie, sul pavimento in legno della mia camera
da letto. Kristen si siede sulle mie ginocchia, appoggiando le mani
sui bottoni dei miei pantaloni. Solleva il viso e guarda il mio,
sorridendo timida.
«Fai
pure, bellezza» la
incoraggio.
Lei
annuisce e inizia a
sfilarmi i jeans e io l'aiuto.
Finalmente
libero, mi sdraio
di nuovo sopra di lei.
Kristen
si morde il labbro,
nervosa, mentre io non potrei essere più felice. Amo avere
la
situazione sotto il mio controllo, lei non ha idea di quanto io abbia
aspettato per questo, è da quando l'ho vista la prima volta
che lo
voglio. La bacio e sento che anche lei ha bisogno di me quando io ho
bisogno di lei e me ne accorgo ancora di più quando la mia
mano
scende in mezzo alle sue gambe e la sento gemere. Mi avvicino al suo
orecchio, «Non trattenerti, non farlo» - Kristen
è completamente
presa dalla situazione e noto la sorpresa nel suo gemito quando
infilo due dita sotto il tessuto in pizzo. Si contorce sotto il mio
tocco, aggrappandosi prima al lenzuolo ai suoi lati e poi alle mie
braccia, appoggiando il viso contro il mio bicipite, cercando di
nascondere i suoi deliziosi gemiti.
«Non
farlo».
«Robert...
ti prego, uhm,
Rob..».
«Non
trattenerti, piccola».
Quando
capisco che è
pronta, mi sfilo i boxer e faccio fuori anche le mutandine in pizzo
di Kristen, che è ancora presa da quello che le mie dita le
hanno
procurato pochi secondi fa.
«Rob..».
«Ti
voglio».
«Non
sono ancora convinta
che sia una buona idea...».
Porto
di nuovo la mia mano
in mezzo alle sue gambe, accarezzandola piano. «Il tuo corpo
non è
della tua stessa idea».
«S-Smettila..
uhm», si
morde di nuovo il labbro, forte.
«Lasciati
andare.. non
pensare».
«Non
è facile».
«Ti
aiuto io», tolgo la
mano e mi posiziono in mezzo alle sue gambe. Lei
intreccia le gambe dietro la mia schiena e io non mi
trattengo dall'accarezzarle una gamba.
«Rob...».
Il
modo in cui pronuncia il
mio nome è la goccia che fa traboccare il vaso e non posso
aspettare
un istante di più. Affondo dentro di lei come se fosse una
questione
di vita e di morte. Kristen affonda ancora di più nel letto
per poi
sollevare il bacino per venirmi incontro, aggrappandosi alla mia
schiena mentre prendo ritmo.
«No..
no, Rob, per favore».
Accelero,
completamente
preso dalla situazione.
Veloce,
veloce, veloce,
sempre di più.
«Rob..
no, p-per favore..
Rob!» - la voce tremante e spaventata di Kristen mi fa
tornare in
me.
«C-Cosa...?».
«Non..
veloce. Non così..
forte. Per favore» mi prega, guardandomi negli occhi.
Occhi
spaventati.
Pieni
di brutti ricordi.
Mi
ritrovo ad annuire,
accarezzandole il viso con le nocche.
Lentamente,
riprendo, più
dolce, meno veloce.
Osservo
attentamente il suo
viso finché non vedo l'ansia e la paura sparire e venire
sostituite
dal piacere.
«Così..?»
le chiedo.
«Si..
si, così. Rob, Rob,
Rob..».
«Dio,
tu non sai quanto sei
meravigliosa».
«Rob..
sei.. sei
bellissimo..», mi accarezza il viso, come nessuna donna ha
mai fatto
mentre facevamo sesso, in modo dolce, premuroso, un genere di
attenzione che mi spaventa e mi mette in soggezione, «si..
Rob,
grazie..» - chiude gli occhi e si lascia andare, tremando
sotto di
me e io la raggiungo poco dopo, crollandole sopra.
Cerco
di non pesarle troppo,
ma sono sfinito.
La
sento respirare contro il
mio colle, le sue mani ancora premute sulla mia schiena, si muovono
agitate, dalle spalle ai capelli, alla schiena, alla vita, al mio
viso.
Quando
riprendo le forte, mi
sdraio sul un lato, cercando di respirare bene.
«Non
mi sono mai sentito
tanto bene, cazzo».
Kristen
gira il viso verso
di me, ha i capelli scompigliati, il viso arrossato, le labbra gonfie
per i baci, ma i suoi occhi sono limpidi. «E' stato
bello» dice,
arrossendo ancora di più; si avvicina e fa per appoggiare il
viso
contro il mio petto ma io mi scosto.
Non
ho mai permesso una cosa
del genere.
Non
dormo con le donne con
cui faccio sesso.
Persino
con la mia ultima
fidanzata appena finito ognuno stava dal suo lato.
Non
sono mai stato bravo a
coccolare una donna.
So
soddisfarla dal lato
fisico, ma da quello sentimentale non ho neanche mai provato.
«Oh...»
- il suo sorriso
muore mentre lei si solleva, afferrando il lenzuolo per coprirsi il
petto.
«Ehi,
è stato bellissimo»
dico, per rassicurarla.
«Mh,
si...».
«Puoi
dormire nel mio
letto, con me, ma.. non sono per quel genere di cose,
bellezza».
«Quali..
cose?».
«Sai..
coccole, baci e
carezze post-sesso. Non fanno per me».
Kristen
si stringe il
lenzuolo al petto ancora di più e noto i suoi occhi farsi
lucidi.
Oh, merda. «O-Okay... allora..», si guarda intorno,
confusa, come
se vedesse la stanza per la prima volta e infatti è
così. «Io vado
a farmi una doccia...», si solleva e usa il lenzuolo come una
tunica
greca per coprirsi, improvvisamente timida.
Sembra
così.. triste.
Forse
ha ragione a chiamarmi
stronzo.
Io
so di esserlo, solo che
prima non mi aveva mai creato problemi.
Ma
adesso, con Kristen che
cammina inciampando nel mio lenzuolo per andare a farsi una doccia
dopo aver fatto sesso con me, mi sento davvero uno stronzo ad averle
negato così sfacciatamente un po' di coccole.
«Kristen?».
Lei
si gira e vedo la
speranza nei suoi occhi.
Non
trattarla di merda.
Non
trattarla di merda.
NON.TRATTARLA.DI.MERDA.
«Hai
un culo favoloso, lo
sai?».
Il
suo sguardo speranzoso
muore come il suo sorriso poco fa.
«Grazie.....
vado a farmi
la doccia, ciao» e corre via in bagno, sento la porta
sbattere con
forza.
Pov
Kristen
Appena
la porta del bagno si
chiude lascio andare le lacrime, che iniziano a rigarmi lentamente il
viso. Sono lacrima di rabbia, frustrazione, verso lui, verso me.
Perché mi sono lasciata trascinare in questa cosa?
È la stessa
domanda, sempre la stessa da quando l'ho incontrato e ancora non ho
una risposta. E adesso ci sono pure finita a letto. E, Dio,
è stato
il miglior sesso della mia vita ma è iniziato nel peggiore
dei modi
ed è pure finito nello stesso modo. Era troppo brusco
all'inizio,
era come se io non ci fossi neanche, era concentrato solo su se
stesso; e non mi sono neanche goduta bene il momento successivo, non
un abbraccio, un bacio, un gesto d'affetto. Come se fossi solo un
oggetto da usare e poi buttare. 'Ma puoi dormire nel letto con me,
eh', ma vaffanculo. Vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo, Pattinson.
Mi
asciugo le lacrime, che
hanno completamente rovinato il trucco.
Mi
infilo dentro la doccia e
ci resto una vita, continuando a pensare alle mani di Robert su di
me, a come mi sono lasciata andare così facilmente fra le
sue
braccia. È bravo, non posso negarlo, ma è un
grandissimo stronzo.
Quando
esco dalla doccia controllo davanti allo specchio che non si noti che
ho pianto, mi infilo un accappatoio e apro la porta del bagno. Robert
indossa un paio di pantaloni della tuta, mi da le spalle e sta
parlando al telefono, sembra teso. «Non
mi importa, lo voglio lontano da quella casa, subito» - si
infila
una mano in tasca e guarda dritto davanti a sé, la schiena
dritta,
le spalle contratte - «Fai quello che ti ho detto. Tienimi
aggiornato», si gira e mi vede, un sorriso malizioso si
allarga
sulle sue labbra, «Già fatto?» chiede,
ironico.
«Avevo
bisogno di una doccia».
«L'ho
notato».
«E
di vestiti puliti».
«Me
ne sono già preoccupato», va verso l'armadio, lo
apre e tira fuori
una maglietta bianca larga e un paio di boxer da maschio. Me li
lancia. «Ecco. È roba mia, spero che non ti
dispiaccia».
«Chi
era al telefono?» - vado in bagno e socchiudo la porta per
sentire
la risposta.
«Potevi
anche cambiarti davanti a me, eh. Comunque, mi sono occupato di
mandare qualcuno a controllare casa tua».
Giusto,
gli ho dato il mio indirizzo. Che idiota.
«Non
avresti dovuto..».
«Oh,
ti prego. Il tuo ex è uno squilibrato».
Mi
siedo sul bordo della vasca. Chuck. Oh, no, chissà cosa
avrà
pensato quando Robert ha risposto al mio telefono. «Che.. che
ti ha
detto?».
«Voleva
parlare con te, ovvio».
«Non
ti ha detto il motivo?».
«No,
era troppo ubriaco».
Oh,
no.
Chuck
ubriaco non è mai una buona cosa.
Istintivamente,
mi tocco il viso.
Quante
sere passate a cercare di calmarlo, chiedendogli per favore di
sedersi e ricevendo spintoni e schiaffi in cambio.
«Quella
persona.. che hai mandato a controllarlo.. che ti ha detto?».
«Che
era sotto casa tua, aspettandoti. Ubriaco fradicio e con una
bottiglia mezza vuota in mano. Gli ho detto di trascinarlo alla
centrale di polizia».
«Cosa?
No! Sei pazzo?», esco dal bagno, furiosa.
Robert
osserva attentamente le mie gambe prima di rispondere. «E'
quello
che si merita, o preferivi scopare con lui stasera?».
E'
come se anche lui mi avesse dato uno schiaffo in piena faccia.
Senza
pensarci, afferro il mio telefono appoggiato al comodino e glielo
lancio contro ma lui lo afferra al volo. «Sei il peggior
figlio di
puttana che io abbia mai incontrato, Robert Pattinson!».
Per
un secondo penso che abbia capito il suo errore, ma un attimo dopo ha
appoggiato di nuovo il mio telefono sul letto e mi sta sorridendo.
«Poco fa, non dicevi così».
Arrossisco.
«Sei uno stronzo, cazzo. Dio, voglio andarmene!
Subito!».
«Non
penso proprio. Devi stare da me, ricordi?».
«Ma
non ci penso proprio! Fammi andare via, Robert, adesso».
«Non
finché Harry non mi avrà richiamato per dirmi che
il tuo ex è in
prigione. Nel frattempo, tu rimani qua con me».
«Tu
sei pazzo».
«Te
l'ho già detto, di te, bambolina».
Cazzo,
no.
Quel
nome, no.
Mi
lancio contro di lui cogliendolo di sorpresa.
Andiamo
a sbattere contro il muro e lo sento gemere di dolore quando la sua
schiena nuda si scontra contro il duro muro.
Inizio
a colpirlo con forza sul petto, agitando le gambe sperando di
beccarlo nel punto giusto ma Robert mi precede e mi afferra i polsi,
invertendo le posizioni.
Mi
schiaccia contro il muro, le sue mani stringono i miei polsi e li
sollevano sopra la mia testa, rendendomi terribilmente vulnerabile.
«Che
caratterino..».
«Non
di merda come il tuo, però».
«Di
nuovo mi insulti, Kristen? Anche dopo che abbiamo scopato?».
«Smettila
di usare quella parola! È come se fossi un oggetto, cazzo, e
non lo
sono».
Allenta
la presa, vedo confusione nei suoi occhi di ghiaccio. «No..
certo
che non lo sei...».
«E
allora lasciami andare!».
«Non
posso permetterti di tornare a casa, non con il tuo ex che potrebbe
farti dal male così facilmente...».
«So
difendermi benissimo da sola».
Lui
lancia uno sguardo ironico alla nostra posizione, al modo in cui mi
ha completamente in suo controllo. «Oh si, lo vedo come sai
difenderti».
«Fottiti,
Pattinson».
Robert
torna a stringere la presa e spinge il suo bacino contro il mio,
facendomi arrossire come non vorrei. «Con te? Mh,
si».
«E
io che credevo che fossi un cazzo di figlio di papà
perfettino, tu
sei m-a-l-a-t-o».
«Ti
voglio di nuovo.. resta con me stanotte» - china la testa e
prende a
baciarmi il collo, spingendo di nuovo il bacino contro di me,
premendo con forza e mordendo piano la pelle. Oh,
si..
provo a ribellarmi ma so già in partenza che non
è quello che
voglio veramente. Quello che voglio è lasciarmi andare ma ho
troppa
paura di soffrire, perché io non sono quel genere di ragazza
che va
a letto con chiunque, l'ho fatto solo con Chuck e anche quando lui
andava a letto con altre tremila ragazze io mi ritrovavo in camera
mia, aspettando che tornasse. Perché non volevo conoscere
nessuno,
non volevo soffrire, non volevo rischiare. Mi ero già
rovinata la
vita con Chuck, rischiare di nuovo era da stupidi. E adesso che
finalmente Chuck non poteva più controllarmi – o
almeno lo speravo
– avevo ancora difficoltà a lasciarmi andare con
un uomo.
«N-Non..
v-voglio..».
«Si
che lo vuoi..», mi bacia, rendendo il bacio più
profondo ogni
secondo che passa.
Mi
lascia andare le braccia
e poggia le sue mani sulla mia vita, sollevando la maglietta e
accarezzandomi i fianchi.
Sento
le gambe cedere.
«Vieni
a letto con me..», me lo sta chiedendo?
«Sei
uno stronzo...».
«Ma
lo vuoi. Sono uno stronzo, ma vuoi venire a letto con me,
ammettilo».
«Robert...»
- mi pizzica il fianco e io urlo.
«Almeno
quando ti sto baciando, lascia perdere 'Robert'. Sono Rob, per te..
solo Rob per te, Kristen.. non ci separa niente quando sei fra le mie
braccia» - e come per enfatizzare le sue parole mi conduce
verso il
letto e mi fa sdraiare sotto di lui, schiacciandomi senza
però farmi
male. «Mi dispiace per come ti ho trattata prima, ma io non
faccio
quelle cose. Non le faccio, mai. Con nessuna. Mai. Ma voglio fare
sesso con te, lo voglio in un modo disperato che non mi era mai
capitato prima con nessuna... lo vuoi anche tu?».
Si.
Si,
cazzo.
Lo
voglio ma non posso.
Come
posso fare sesso con te quando so per certo che dopo starò
una
merda?
Non
voglio una cosa del genere.
Voglio
ricominciare da capo.
Dopo
Chuck, speravo di trovare qualcuno.
Qualcuno
da amare.
E
da cui sarei stata amata.
E
invece mi trovo.. questo?
Mi
vengono gli occhi lucidi.
«Dimmi
che lo vuoi anche tu, Kristen», strofina il suo viso sul mio
collo,
sollevandomi la maglietta con una mano.
Spingo
con forza il viso dall'altra parte.
Robert
lo scambia come un permesso e inizia a baciarmi il collo.
I
suoi baci sono i migliori del mondo.
Sono
passionali ma anche dolci, alcune volte persino premurosi.
Le
sue mani sono esperte, sanno dove andare e sono attente.
Ma
non hanno amore.
Non
c'è sentimento.
Mi
sento vuota.
L'amore
non dovrebbe riempirti?
Provo
a spingerlo via con le mani ma sono debole, non voglio mandarlo
davvero via.
«Tienimi
compagnia, Kristen».
«Tu
sei pazzo...».
«Continui
a ripeterlo, ma sei ancora qua».
«Robert...».
«No»
- mi morde forte il collo.
«Rob..
per favore».
«Così
va meglio, piccola».
«Non
sono la tua piccola, cazzo».
«Chi
lo dice?» - mi accarezza il viso, un gesto dolcissimo che mi
fa
sperare.
«I-io..».
Robert
continua ad accarezzarmi il viso, guardandomi dritto negli occhi.
«Vieni
a letto con me».
«Rob..».
«Non
cambierà niente, te lo prometto».
E'
questo il problema.
Come
puoi non capirlo?
«Avanti,
Kristen..».
«Non
lo so...».
«Si
che lo sai.. lo vuoi, Kristen. Mi vuoi anche tu come io voglio
te».
«Mh..»
- la sua mano scende sul mio stomaco e gioca con il bordo dei boxer
che mi ha dato.
«Vuoi..?».
«Rob...».
«Si?».
«Si...».
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*corre
a nascondersi dall'imbarazzo*
oddio,
scusatemi.
Per
tante cose.
Allora,
la prima è:
- scusatemi
se questo capitolo è arrivato leggermente in ritardo.
- Scusatemi
se è pieno di parolacce
- scusatemi
se ci sono troppe scene di sesso (devo scusarmi?)
- scusatemi
se vi sembra affrettato, ma ho dovuto, la storia è
così
- scusatemi
ancora per il ritardo
-
scusatemi
per.. boh, qualunque cosa non vi sia piaciuta
in realtà, il capitolo
sarebbe dovuto essere diverso ma mi è venuta in mente
questa... cosa e ho dovuto scriverla, quindi.. non so,
-
spero
vi piaccia.
A
me piaciucchia, ecco.
Più
o meno.
Mh,
vi sto annoiando.
Allora,
grazie ancora per leggere questa cosa.
Per
favore, recensite perché voglio sapere cosa ne pensate.
La
storia continuerà più o meno in questo modo,
con
colpi di scena ecc ecc ovvio, ma ci saranno anche
scene
con robert e kristen che... uhm, avete capito.
Oddio,
le ho scritte malissimo, lo so, ma ho fatto del mio meglio.
Ditemelo
se sono volgari.
Buona
pasqua in ritardo, baci!
Vi
voglio bene,
alla
prossima.
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