Si era voltata quando lui l’aveva chiamata: non l’aveva mai
fatto prima, aveva sempre adottato la tattica dell’indifferenza contro tutto e
tutti.. ma con lui no, forse perchè lui era l’unico da cui gli insulti facevano
davvero male.
E, non che si aspettasse nulla di diverso naturalmente, era
stato l’ennesimo insulto ad uscire dalla bocca di Malfoy; l’aveva guardato, poi
si era voltata, senza rispondergli: non poteva dargli la soddisfazione di
vederla piangere.
Lui se n’era andato, con un ultimo sguardo di disprezzo:
d’altronde, come biasimarlo? Erano le due persone più opposte che potessero
esistere.
Non ci credete? Ok, leggete qui.
Lui: bellissimo.
Lei: bruttina.
Lui: arrogante.
Lei: timida.
Lui: presuntuoso.
Lei: modesta.
Lui: purosangue.
Lei: mezzosangue.
Lui: serpeverde.
Lei: grifondoro.
Lui: popolare.
Lei: invisibile.
Dobbiamo andare avanti? Meglio stendere un velo pietoso,
fidatevi di me.
Eppure, nonostante le mille differenze tra di loro, qualcosa li
legava: la loro solitudine, evidente o celata che fosse; ma, per il momento, era
troppo presto perchè loro se ne accorgessero.
Frequentavano la scuola di Magia e Stregoneria da ben 7 anni,
anni in cui non si erano mai rivolti la parola, se non includiamo gli insulti
quotidiani che lei riceveva dal biondo.
E, per tutti quegli anni, lei non gli aveva mai risposto: mai,
neanche una volta, aveva ribattuto ad un suo insulto, mai una volta l’aveva
guardato con odio o con disprezzo. L’aveva sempre evitato, e, quando non poteva
far finta di nulla, si limitava a rivolgergli un’occhiata penetrante o, cosa che
lo faceva andare su tutte le furie, gli sorrideva.
Sì, erano i suoi sorrisi che facevano arrabbiare Malfoy più di
ogni altra cosa: come era possibile sorridere a qualcuno che stava
volontariamente cercando di farti soffrire? Ma la Granger era così, sembrava che
gli insulti, gli scherni, insomma, che tutto le scivolasse addosso, come se non
fosse rivolto a lei, come se lei fosse.. invisibile.
Sì, la Granger era effettivamente invisibile: cioè, sapevi che
c’era, soprattutto se avevi bisogno di copiare i compiti.. ma, in classe ad
esempio, nessuno si accorgeva se lei era presente o meno.
Come se a nessuno importasse la sua presenza.
E, effettivamente, era davvero così.
Ma, se anche la cosa la faceva soffrire, lei non ne dava
dimostrazione: più forte di tutto, forte della sua solitudine, andava avanti con
un sorriso.
La cosa veramente strana, in quella mattina d’ottobre, era
perchè Draco Lucius Malfoy, seduto su una poltroncina davanti al fuoco nella sua
sala comune, con tutte le cose che poteva fare, stesse pensando proprio alla
Mezzosangue.
- Come se non ci fossero cose più importanti su cui riflettere!
- si disse il biondo, scuotendo la testa.
Ma, per quanto si sforzasse, il volto della Granger gli
rimaneva impresso in testa, e non sembrava avere intenzione di andarsene.
- Oh, al diavolo! - imprecò Malfoy a denti
stretti.
Uscì dalla sala comune a grandi passi, e percorse i
sotterranei.
Sì, ma adesso, che fare?
Indeciso, decise di passeggiare un pò per i corridoi: con un pò
di fortuna, avrebbe trovato qualche Grifondoro del primo anno da
terrorizzare.
Cominciò a girovagare per i corridoi, ma di grifoni neanche
l’ombra: com’è che, quando si aveva bisogno di loro, sparivano sempre?
Stava ancora camminando, quando qualcosa attirò la sua
attenzione; tornò sui suoi passi, mentre gli occhi gli si spalancavano per lo
stupore.
All’interno della Stanza delle Necessità, stanza che lui
conosceva molto, forse anche troppo bene, qualcuno stava..
cantando.
O meglio, stava componendo una canzone, visto che si sentivano
solo pezzi di frasi sconnesse, ancora in cerca di una melodia definitiva.
Draco accostò l’orecchio alla porta, per cercare di capire
meglio.