Autrice: Zazar90
Titolo: Bob Dylan meets the Beatles
Rating: Giallo
Personaggi: Bob Dylan e i Beatles
Note: Questo capitolo appartiene ad un'altra mia fanfiction che si
trova in questa sezione, "Foxy Lady". Togliendo un po' di dettagli ho
deciso di riproporlo in questa raccolta, buona lettura!
Era il 30 agosto 1964. Bob Dylan si stava dirigendo insieme al suo
entourage nella suite dei Beatles all’Hotel Delmonico. Il suo
avanzare era come sempre deciso e sicuro di sé, mascherando
qualsiasi ombra di insicurezza dietro alle lenti dei suoi fedeli
occhiali scuri. Un’orda di fan si levò al suo
passaggio, tentando in ogni modo di strappargli se non un autografo,
perlomeno uno sguardo.. Ma il suo volto rimaneva serrato in una
posizione da automa, senza lasciarsi sfuggire un minimo segno
espressivo.
“Quindi
è stato proprio John Lennon a chiederti di
contattarmi.” domandò il musicista ad Al
Aronowitz, un importante giornalista incaricato dal Saturday
Evening Post di
seguire i Beatles in tournée. Quest’ultimo fece
cenno d’intesa e lo intimò di seguirlo in mezzo ai
poliziotti.
“Ebbene
si.. Mister Lennon è rimasto molto colpito dalle vostre
canzoni.”
“Beh..
Quello già lo sapevo.” sbuffò Bob,
attraversando la falange di poliziotti pronti a proteggerlo dai fan.
Mesi prima infatti, durante un suo concerto alla Royal Festival Hall di
Londra, gli era arrivato un telegramma dallo stesso Lennon, nel quale
ammetteva che gli sarebbe piaciuto essere lì con gli altri,
se solo non fossero stati impegnati con le riprese del loro film.
“È
emozionato, Mister Dylan?? Questo è il vostro primo incontro
con i Beatles..”
“Io
emozionato??” una smorfia sghemba spuntò fuori in
quel viso di fanciullo. “I Beatles mi piacciono molto, ma I
want to hold your hand non
ha di certo la profondità della mia
Don’t think twice, it’s all right.”
Ancora
non era consapevole di cosa stesse andando incontro.. Ancora non sapeva
che quell’avvenimento sarebbe stato così
importante da cambiare il corso della storia della musica.
“Bob
Dylan.. Cioè, cazzo. Bob Dylan!!!”
John
non riusciva a stare un attimo fermo. Era seduto insieme ai suoi
compagni e al loro manager Brian Epstein, avevano appena finito di
cenare. George pure era parecchio agitato e si rigirava nervosamente la
forchetta fra le dita, guardandosi di continuo intorno.
“Ma
quando arriva??”
“Mah,
quello secondo me si sta facendo aspettare di proposito..”
borbottò Ringo, curiosando la sala con i suoi occhioni
azzurri. Il suo sguardo però cadde sulla figura pensierosa
di Paul, maggiormente interessato alla contemplazione di un bicchiere
mezzo vuoto.
“Tutto
a posto, Paul??” domandò Epstein, chinandosi verso
di lui. Il giovane sussultò un poco, poi sbatté
più volte le palpebre.
“Si,
si.. Tutto a posto.” mentì, sistemandosi la
cravatta.
“Oh,
cazzo!!! È arrivato Bob Dylan!!!”
Fu
lo stesso Aronowitz a fare le presentazioni. Un Bob Dylan
più che deciso, ma meno alto del previsto, strinse le mani
dei quattro Beatles, senza neppure togliersi gli occhiali. Dopotutto,
il suo personaggio veniva assolutamente prima delle buone maniere.
“Mister
Dylan.. Lei, lei è davvero un mito!!” ammise
timidamente George, senza staccare gli occhi dalla sua figura.
“Cioè.. The
Freewheelin’,
che spettacolo quel disco!!! L’abbiamo rovinato a furia di
ascoltarlo!!!”
“Ah
si, eh??” ridacchiò Bob, alzando un
sopracciglio. Harrison mosse più volte il capo, in
modo affermativo.
“Che
figura ci fai fare, George??” scherzò John,
colpendolo rapidamente sulla nuca. Il più giovane dei
quattro allora si morse un poco il labbro inferiore, seppur sorridendo.
“Ma..
Voi inglesi come siete soliti divertirvi??”
domandò improvvisamente Dylan, infilandosi le mani in tasca.
Paul lanciò un’occhiata al suo manager e si
rivolse pure lui al musicista.
“In
che senso??”
Bob
trattenne un risolino e si avvicinò maggiormente a lui, in
modo da potergli sussurrare in un orecchio.
“Che
ne dite di farci uno spinello??”
“Uno
spinello??”
Il
bassista parve piuttosto basito dalla sua proposta.
“Si,
uno spinello. Che c’è, hai paura??”
“No,
no.. Ma che dici.”
Eppure
Dylan non sembrava tanto convinto..
“Non
dirmi che.. Non avete mai fumato!!”
Al
suono di quella frase, John e George si guardarono divertiti. Loro
almeno avevano provato l’erba.. Anche se non di ottima
qualità.
“Beh??
Cos’è quella faccia??” si
indispettì McCartney, storcendo il naso. Il musicista
americano scoppiò quindi in una sonora risata.
“Non
ci credo.. Lo dite pure nella vostra canzone!! Come fa quel pezzo.?? I
get high! I get high!!”
E
canticchiò sulle note di I
want to hold your hand,
pienamente convinto. Anche se.. I Beatles non lo erano altrettanto.
“Forse
vuoi dire.. I can’t hide!!!!” corresse John, sempre
più perplesso. Dopodiché, furono gli altri
Beatles stavolta a ridere, mentre Bob iniziava goffamente a rollare il
primo spinello, facendo cadere addirittura un po’ di
marijuana. Aveva cercato di fare il gradasso con loro, ma i suoi
risultati erano stati più che disastrosi.
“Tieni,
Lennon.. Fuma!!”
Bob
passò il primo spinello a John, dopo aver fatto un lungo
tiro di prova. Quest’ultimo però non sembrava
fidarsi molto e si voltò di scatto verso Ringo.
“Provalo
tu per primo.”
“Perché
io??” si impaurì, con voce piagnucolosa. Lennon
roteò gli occhi all’indietro e gli porse lo
spinello proprio di fronte alla bocca.
“Sei
o non sei il mio assaggiatore??”
“Infatti
non lo sono!!!”
“E
fuma!!!!” lo incitò dunque il chitarrista,
fulminandolo con lo sguardo. Ringo sospirò con volto
rassegnato e si portò la canna fra le labbra, iniziando a
fumarla come una sigaretta.
“Si,
ma passa!!!” si innervosì John, notando che ci
aveva preso gusto. Bob ghignò divertito e iniziò
a rollarne un altro.
Era
uno dei momenti più alti dell' esistenza di Bob Dylan e
quell' incontro cambiò il corso della storia della musica:
Bob da allora riadattò in senso
«beatlesiano» il suo modo di fare rock' n' roll,
mentre i Beatles cominciarono a scrivere testi seri e profondi come
quelli delle canzoni di Dylan.
Non
ci volle molto perché fossero tutti fumati persi. McCartney
disse di aver scoperto il significato dell’esistenza e
cercava una matita per scriverlo. Starr ridacchiava. Brian Epstein
diceva che si sentiva alto fino al soffitto.
Il
giorno dopo, alla luce fioca del mattino, McCartney guardò i
suoi appunti a matita per scoprire il significato della vita distillato
in una sola frase: «Ci sono sette livelli».
Nei
giorni successivi Bob e i Beatles si videro spesso, in albergo e in
giro per New York. Da allora nacque un legame d' amicizia
particolarmente stretto tra Dylan, Lennon e Harrison. Quando i Beatles
suonarono al Paramount Theater, il 20 settembre, Bob andò a
vedere i suoi nuovi amici in azione. Era un pandemonio, con un pubblico
di ragazzine scatenate che strillavano così forte che era
praticamente impossibile riuscire a sentire il gruppo. Bob, che era
piccoletto, stava in piedi su una sedia in uno dei corridoi laterali
per riuscire a vedere meglio. Notò con soddisfazione che il
concerto era l'opposto dei suoi, in cui il pubblico ascoltava in
silenzio ogni parola e applaudiva alla fine.
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