Percentuale
Nicholas Flamel, col
passare degli anni, si era
abituato ad imparare in fretta diversi mestieri. Aveva svolto quasi
ogni tipo
di professione, e non poteva far a meno di esserne orgoglioso.
Di solito era facile.
Affittava un fondo e lo riempiva
di libri, per esempio. Oppure faceva l’erborista, sfruttando le sue
enormi
conoscenze sulla botanica e sulla medicina. Apriva un bazar, si faceva
assumere
da qualcuno o si inventava qualcos’altro una volta cambiata città.
Nicholas Flamel non si
era mai trovato senza lavoro. O
almeno, da quel che ricordava.
Ma c’è una
prima volta per tutto.
Lui e sua moglie si
erano trasferiti a Montpellier da
più di un mese, dopo essere sfuggiti al dottor John Dee. Perenelle
aveva
circondato la casa che avevano affittato di una moltitudine di
incantesimi di
protezione.
Per un po’ sarebbero
stati tranquilli, ma Nicholas
dubitava che quella quiete sarebbe durata a lungo.
Dee avrebbe trovato
altri modi per rintracciarli. La
perseveranza di quell’uomo era incredibile, ma, d’altra parte, aveva
barattato
la sua vita immortale con la sua devozione eterna agli Oscuri Signori.
Era uno schiavo.
Potente, ma pur sempre soggiogato al
loro volere.
Nicholas si era chiesto
spesso se la colpa di ciò
fosse in parte sua.
Magari non era stato un
buon maestro, o magari gli
aveva insegnato fin troppo bene.
Il suo orgoglio gli
impediva di pensarci, ma fidandosi
del dottor John Dee aveva commesso l’errore più grande della sua
lunghissima
vita.
Aveva
protetto il Codice per secoli, ma il suo compito diventava sempre
più difficile ogni giorno che passava. L’ultima volta che lui e sua
moglie si
erano scontrati con l’inglese erano stati vicini a perdere il Libro di
Abramo
il Mago e la loro stessa vita. Dee portava sempre con se alleati
potenti e
terribilmente pericolosi. Ancora una volta, l’Alchimista doveva la vita
a
Perenelle.
<<
A cosa pensi? >>
La voce
delicata eppure chiaramente incuriosita di Perenelle lo riscosse dai
suoi
pensieri. Nicholas si girò, sorridendo.
<<
Pensavo a te. A come ogni volta riesci a salvarmi la vita.
>>
La
donna si avvicinò di qualche passo e posò i gomiti sul tavolo del
laboratorio, facendosi spazio tra la carta e le essenze curative.
<<
Come tu la salvi a me. >> cominciò a rigirarsi una
piccola boccetta di vetro tra le dita. << Mi ero immaginata una
vita
coniugale meno movimentata, all’iniziò. >>
Nicholas
alzò gli occhi chiari sul sorriso storto della moglie. Le
prese una mano e la strinse.
<<
Ce l’abbiamo fatta anche questa volta. Grazie a te. >>
Perenelle
alzò il mento con orgoglio e ammiccò al marito, ma fu
distratta dalla voce squillante della padrona di casa a cui pagavano
l’affitto
dell’appartamento.
<<
No, non conosco nessun Nicholas Flamel, mi dispiace. >>
Nicholas
strinse i pugni e si avvicinò con cautela alla porta, per
sentire meglio. Perenelle si morse le labbra, come faceva sempre quando
era
agitata.
L’Alchimista
sentì il rumore di passi veloci sul vialetto e l’anziana
signora che chiudeva la porta, invitando l’ospite ad accomodarsi su una
poltrona.
Era
troppo vecchio per perdere la lucidità, perciò si soffermò a
pensare rapidamente ad ogni possibile via di fuga.
Che
sia un
emissario di Dee? Si
chiese, ma scosse appena la testa pochi secondi dopo.
No,
impossibile.
Dee non usa questi mezzi, non ha bisogno di chiedere in giro. E non è
tanto
stupido da farlo.
Nicholas
puntò lo sguardo chiarissimo davanti a sé, tendendo le
orecchie.
<<
Davvero non lo conosce? Questa è una zona frequentata. Ho
girato tutta la città! >>
<<
Se sapesse descriverlo, forse…. Ma perché è così importante?
>> chiese l’anziana signora, con la curiosità che la sua indole
pettegola
non poteva farsi mancare.
<<
Non importa… comunque, non so darle una descrizione. >>
Non
era un uomo di Dee? No, sicuramente no, ma allora perché lo cercava
con tanto accanimento?
<<
Vuole fermarsi per una notte? Ho ancora una stanza libera! Può
cercarlo domani, questo Niles Flagel o come si chiama… >>
Nicholas
sgranò gli occhi, e sul momento non seppe neppure lui per che
cosa sentirsi più irritato, se per la proposta della donna o per aver
sentito
il suo nome storpiato in quel modo.
Perenelle
ghignò appena. Non sembrava essere particolarmente
preoccupata.
<<
Nicholas Flamel. >> rispose la voce giovane di quello
che doveva essere un ragazzo, chiaramente francese, a giudicare
dall’accento.
<<
La ringrazio ma non mi fermo. Se però lei sente qualcosa su
questo Flamel, mi chiami a questo numero, per favore. >>
<<
Come vuole >> rispose squillante la donna, e dopo poco
Nicholas sentì il suono della porta di legno chiudersi facendo trillare
le
campanelle appese all’architrave.
*
<<
Questo ragazzo riesce a sorprendere perfino me. >>
Dagon
si sfilò gli occhiali da sole e alzò un sopracciglio, facendo
sembrare i suoi occhi ancora più grandi del solito. Chiuse la finestra
e si
voltò verso Machiavelli.
<<
Perché, ha trovato Flamel, finalmente? >>
Niccolò
sorrise con sufficienza.
<<
No. Sai, Dagon, non mi capita spesso di sbagliare… eppure
costui è più stupido di quanto pensassi. >>
*
Nicholas
e Perenelle rimasero in silenzio ancora per molti minuti,
ognuno immerso nei suoi pensieri.
La
Fattucchiera si sedette su una poltrona, e il marito prese posto su
una sedia di fronte a lei, per poterla guardare in viso. Sembrava molto
riflessiva, adesso, a differenza di prima.
Evidentemente
stava cominciando a prendere sul serio l’avvenimento,
come faceva in ogni caso, del resto.
La
donna alzò gli occhi e aprì la bocca, ma venne subito zittita da una
gesto pacato del marito.
Nicholas
si allungò verso il tavolo e accese la radio. Non si fidava
della gente pettegola e fin troppo curiosa che si ritrovava per
coinquilini. Era
meglio non rischiare di farsi sentire.
<<
Posso? >> chiese sarcastica Perenelle, osservando il
sorriso tirato del marito.
<<
Permesso accordato. >> rispose magnanimo l’Alchimista.
<<
Da quando Dee usa certi mezzi? >>
La
Fattucchiera ci aveva messo meno di un secondo per tornare seria.
<<
Non credo proprio che c’entri Dee in questa storia. >>
<<
Sono d’accordo. Non andrebbe mai a dire in giro che ci sta
cercando, se non ai suoi fidati informatori. In più quel ragazzo
sembrava
piuttosto smarrito… >>
Nicholas
non rispose subito, lasciando che le trasmissioni radio gli
scivolassero via dalla mente.
<<
E allora cosa vuole da noi? >>
<<
Non ne ho idea… >>
Di
nuovo calò il silenzio. Nicholas voleva solo aspettare il momento
giusto per esprimere a sua moglie i suoi pensieri, ma nemmeno lui era
sicuro di
aver avuto una buona idea.
Decise
di tentare comunque. Più ci pensava, più era convinto che ciò
che voleva fare fosse giusto quanto rischioso.
<<
Credo che dovrei parlare con quel ragazzo… >>
Perenelle
non rimase sorpresa. Si aspettava una constatazione del
genere dal marito. Ma non era d’accordo, per niente, e Nicholas lo
sapeva.
<<
Io invece credo di no. forse non sarà Dee il suo mandante, ma
francamente dubito che sia qualcuno a cui stiamo simpatici. Non per
offenderti,
Nicholas, ma non mi pare che tu abbia tanti amici che ti cercano…
>>
Nicholas
Flamel pensò per un momento alle varie sfumature
dell’avvertimento di Perenelle.
<<
Apprezzo molto la tua cautela, Perry… e sai che non sarei qui
a dirtelo senza di te. Però, credi davvero che quel ragazzo sia mandato
da
qualcuno? >>
<<
Credi davvero che non lo sia? >>
<<
Ha tanto l’aria da disperato e povero in canna… >>
<<
O magari è quello che vuole far credere. >>
Flamel
appoggiò il gomito sul bracciolo della sedia, sospirando, sempre
meno disposto a cedere.
Catturò
gli occhi della moglie con i suoi, ma non fece in tempo a
muovere le labbra che sua moglie affermò sarcastica:
<<
Magari è solo un ragazzo normale che ha scoperto che per
qualche misteriosa ragione hai deciso di non morire secoli fa. Che c’è
di
strano? Capita tutti i giorni di chiedere un autografo a un Alchimista
di
seicento anni… >>
Nicholas
arricciò le labbra in una risata muta, senza potersi
trattenere.
<<
Perry, per favore… >>
Perenelle
capì in un istante dal suo sguardo che non era riuscito a
distoglierlo dalle sue idee e a farlo ragionare. Incrociò le braccia
contro al
petto, stizzita. E preoccupata.
<<
Perenelle… >>
La
donna non incrociò i suoi occhi.
<<
Non ho mai detto che Nicholas Flamel incontrerà quel ragazzo.
>>
La
Fattucchiera lo guardò con stupore, un sorriso riconoscente dipinto
sulle labbra.
Nicholas
abbassò il volume della radio e si sporse in avanti, poggiando
i gomiti sulle ginocchia.
<<
Ecco cosa faremo…. >>
*
<<
è sicuro? Non lo conosce proprio? >>
<<
No, mi dispiace. >>
Richard
uscì dal negozio irritato. Non sapeva quanto aveva camminato,
ma gli facevano male i piedi, e finora non aveva trovato ancora nessuno
che
conoscesse Nicholas Flamel.
Non
era solito perdere la speranza o la determinazione, ma quella
situazione lo stava mettendo a dura prova. Non poteva neanche pensare
di aver
ricevuto un' informazione sbagliata riguardo la città in cui doveva
trovarsi
questo Nicholas Flamel. Non poteva pensare di essere in una situazione
così
disperata.
Ma
perché non era tornato a casa sua, perché doveva sempre mettersi in
mezzo?
Richard
sospirò. Doveva ammettere che non era affatto pentito di essere
arrivato fino a Montpellier pur di sapere la verità e trovare forse
l’unica
persona che potesse aiutarlo.
Avrebbe
fatto qualunque cosa. Era lo stesso sentimento che spinge
un’animale a masticare le sbarre della sua gabbia.
E
forse era proprio questo il problema.
Si
era gettato nell’ignoto, senza pensare alle conseguenze, seguendo le
indicazioni di un bigliettino che si ritrovato in tasca. Non sapeva con
certezza nemmeno chi glielo aveva infilato nella felpa.
N. F.
Naturalmente
aveva un’idea di chi fosse il proprietario di quella
calligrafia. Poteva essere sembrato debole e ingenuo, in quella casa,
ma
avrebbe dimostrato, almeno a sé stesso, che esisteva un Richard più
audace e
determinato.
Forse,
lo sapeva, chi aveva scritto il biglietto, che lui avrebbe
voluto trovare Flamel a tutti i costi.
Rabbrividì
terribilmente, sedendosi su una panchina di un parco, mentre
pensava con orrore che non era poi così sicuro di aver salva la vita.
*
<<
è sicuro che non sia lei a sbagliare? Quanto è certo che
Flamel si trovi a Montpellier? >>
Niccolò
Machiavelli ascoltò la voce divertita della sua guardia del
corpo con apparente indifferenza.
<<
Stai dicendo che potrei essere io nel torto, invece che il
ragazzo? >>
<<
Sa benissimo cosa intendo. >>
Dagon
si tolse gli occhiali, e Machiavelli si voltò con un sorrisetto
strafottente.
<<
Sono sicuro al settantaquattro per cento che Flamel risieda
momentaneamente in quella città, il giornalista non è sicuro di niente
e non sa
dove sbattere la testa. Fino a che le percentuali non cambiano, ho più
ragione
di lui. >>
Dagon
trattenne un sospiro. Machiavelli era una mente eccezionale, ma
delle volte era insopportabile parlare con lui.
Soprattutto
perché aveva il vizio di mettere a tacere le persone,
doveva sempre avere l’ultima parola.
Eppure
questo lo fece sorridere.
Machiavelli
lo guardò e improvvisò una faccia sconsolata, ritornando
poi a rivolgersi davanti a sé con occhi inespressivi.
<<
Ufff… pensavo che sarebbe stato meno noioso… >>
<<
La smetta, lo sappiamo entrambi che si sta divertendo.
>>
*
Richard
era immerso nei suoi pensieri, e aveva deciso che per un po’
non sarebbe tornato alla realtà. Immaginò di tornare al lavoro, a
scrivere
brevi articoli sul cambiamento climatico, o sull’inquinamento….
Si
sorprese a pensare che forse avrebbe voluto davvero scrivere
qualcosa su una questione molto meno innocente e scontata.
Come,
per esempio, un mostro
dalla testa di coccodrillo in un viottolo di Reims, uno strano tizio
patito
degli scacchi e un uomo che lancia fiamme gialle e che lo vuole morto.
Una
bella storia.
Una
bella e pericolosissima storia che non avrebbe mai messo su carta.
<<
Mi perdoni se la disturbo…. Lei non mi conosce ma… >>
Richard
si riscosse bruscamente, girò il volto in direzione di una voce
alla sua destra e con gli occhi seguì i tratti di quel volto
sconosciuto.
L’uomo
aveva i capelli neri e corti, il naso dritto, e le iridi di un
colore chiarissimo. Non aveva mai visto degli occhi più chiari.
Portava
dei jeans scoloriti stretti da una cintura in cuoio, dei vecchi
stivali da cow boy e una maglia dei Genesis, di vecchia fattura. Almeno
una
decina di bracciali multicolore gli circondavano i polsi.
<<
Infatti, non mi conosce… >> rispose sgarbato Richard,
irritato dal fatto che la sua pace momentanea fosse stata interrotta.
<<
Mi scusi… >> sorrise l’uomo, con naturale gentilezza.
<<
Soltanto, che, mi pareva di capire, lei cerca il signor
Nicholas Flamel…. Ero proprio nel suo stesso negozio quando ha chiesto
informazioni.
Richard
scattò in piedi come folgorato, il viso brillante di speranza.
<<
Sa dove si trova? Lo conosce? >>
Il
giornalista era talmente eccitato che non sapeva quale domanda porre
per prima.
L’umo
sorrise quasi intenerito.
<<
Casa mia è proprio qui davanti. Se vuole, possiamo parlare di
Nicholas Flamel. Sa, è un tipo schivo, ma sempre disposto a dare una
mano a chi
ne ha bisogno… >>
<<
Oh, io ne ho bisogno! Eccome! >> esclamò il ragazzo,
ritrovando improvvisamente la gioia di proseguire la sua quasi
disperata
ricerca della verità.
<<
Allora mi segua, prego…
>>
*
Nicholas
sorrideva cordiale. Ma dentro di sé era allibito.
Non
aveva più dubbi, quello non poteva essere un nemico. Non con quello
sguardo di gratitudine, quello sguardo di chi ha paura e sa di avere
poche
possibilità.
Ma
paura per cosa?
Era
solo un ragazzo, un ragazzo normale. Non avrebbe mai reagito con
così tanta gioia e gratitudine, se non fosse stato così.
Sapeva
che Perenelle, fino a che non fosse stata completamente certa
della sua innocenza, avrebbe pensato che fosse solo un bravo attore da
mandare
via il più in fretta possibile.
Ma
Nicholas sapeva riconoscere i bugiardi. E lui non lo era.
*
<<
Perché fa quella faccia? Il ragazzo ha trovato ciò che
cercava, no? tutto secondo i piani…. >>
Niccolò
girò il suo caffè, toccandosi il mento con una mano.
<<
Richard non ha pensato neanche per un momento che potesse
essere una trappola. Forse sospettava, anche se ne dubito, che il mio
biglietto
fosse solo un trucco per spedirlo nelle mani di Dee, e ha deciso di
rischiare…
>>
<<
Secondo me non ci ha
nemmeno pensato… >> borbottò Dagon, con sufficienza. Si
predispose all’ascolto,
incrociando le braccia al petto.
<<
Ma io mi chiedo…. >> continuò Machiavelli, parlando più
a se stesso che a Dagon. Era chiaramente stupito.
<<
Come si fa a non capire che se Nicholas è ricercato da
qualcuno che sa il suo vero nome, probabilmente si sarà inventato un
nome
falso? Pensava davvero che sarebbe servito chiedere in centoquaranta
negozi….
>>
L’espressione
di Machiavelli divenne furbesca ed estremamente divertita,
mentre congiungeva la punta delle dita. Davanti a lui passò l’immagine
di un
ragazzo dai capelli e occhi castani, radioso.
<<
Richard Anderson… >> cominciò, rivolgendosi al giovane
con voce sommessa. Dagon arricciò le labbra e non poté evitare di
rivolgere un
fugace sguardo ammirato a Machiavelli.
<<
Sei talmente ingenuo…. Che quasi mi metti in difficoltà… mi
farai impazzire…. >>
Mi
dispiace, mi dispiace.... ci ho messo
un secolo a finire questo capitolo. Non mi piace fare aspettare e
metterci così
tanto tempo, ma non era mia intenzione: )
Perdonata?
ok, allora comincio col
comunicare che se sto trattando troppo male Richard, vi prego, me lo
dovete
dire!
io
lo adoro il mio oc.... ma questo non
vuol dire che lo renderò perfetto: D
finisco
e.... ringrazio tantissimo Tefymad, che nonostante tutti i ritardi
continua ad
avere pazienza, e Khoala, che sta entrando nella cerchia dei fan!
Ciao!
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