Note
doverose.
Qui
trovate
riferimenti agli episodi V e VI della serie, le benedette shot
che ho plottato da una vita e speravo tanto di concludere, ma
ancora non riesco a finire. Per cui, due spiegazioni veloci in modo che
il capitolo non sia privo di senso.
Nel mio
headcanon, lasciando perdere i fumetti
Marvel Thor, Loki e compagnia dei film sono
le reincarnazioni dei Thor, Loki e compagnia mitologici; mi spiego
così il fatto che abbiamo un Loki fratello di Thor e non di
Odino, principe di Asgard senza figli mostruosi ecc. ecc. *handwave*
Con "sonno delle Norne" intendo un esperimento magico che in Presso fuochi di campo
blocca Loki in una sorta di coma connesso alla coscienza delle Norne,
permettendogli di vedere quel passato e lasciandogli intendere che il
ciclo si sia ripetuto più di una volta. Vai con l'angst, le
recriminazioni, il senso di colpa e la paura di finire con l'ammazzare
di nuovo Thor; Loki ripete l'incantesimo e fa
vedere tutto a Thor, ma lui lo convince che non si
ripeterà. Ora si tratta solo di verificare, muhaha.
Járnsaxa,
secondo la mitologia, diede a Thor due figli ;>
Kaunan
è una runa - e mi riferisco alla sua grafia più
antica.
[edit 2/3/14]
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Messaggi
dal passato
I
Ci sono i Guerrieri
Due e Sif che lo fissano dall'ansa di un pilastro. Non ci sarebbe
nulla di strano se lo guardassero storto – secoli di
ragazzate, la
questione
con Thor
– ma l'atmosfera è diversa. Incerta.
Ansiosa.
Loki corruga
la
fronte. Si fida del suo fiuto, per cui abbandona il suo seguito alla
distesa dorata della piazza e raggiunge il colonnato che la
racchiude, immerso nei riflessi di Asgard. Vedendolo arrivare, i tre
si scambiano un'occhiata. I saluti che riceve sono un rimbombo del
suo nome, un cenno del capo e un mezzo sorriso – l'unico
spontaneo
è Hallbjorn, il mostriciattolo rubicondo premuto contro il
fianco di
Sif: gli fa una boccaccia.
«Com'è
andata ad Álfheim?» chiede
Loki.
Sono appena
tornati dal viaggio
diplomatico. Il viaggio che avrebbero dovuto fare lui e Thor, soli.
«Bene»
risponde Volstagg, gaio.
Loki lo
scruta. «Thor è ancora là?»
«Sì»
risponde Sif, impegnatissima ad
aggiustare il peso del figlio. «Mi dispiace, Loki-Re, non
troverai
che tua madre su Hliðskjálf.»
«Oh.»
Vorrà
dire che saluterò lei,
vorrebbe aggiungere. Ma non vede Thor da un mese e quelli gli
nascondono qualcosa, ne è sicuro. Nel rimuginarvi sopra la
frase va
persa.
«Gaaa»
miagola il moccioso di Sif,
preparandosi a un'urlata da piccolo Jötun.
Che le Norne
se lo prendano. Con un
ultimo sguardo sospettoso, Loki li saluta e prosegue.
II
Járnsaxa
è alto, ceruleo e forte. Ha un profilo orgoglioso, con due kaunan
sinuose per corna; capelli neri raccolti in tiare di rame, sete Vanir
al collo. E Thor non avrebbe mai pensato di incontrarlo qui, baluardo
rassicurante in un mondo cosmopolita.
Lo riconosce
subito, benché in questa
vita non l'abbia mai visto. Segue il suo portamento elegante e
riassapora il sonno delle Norne, con tutti i suoi "furono"
e "forse saranno". Dov'è stato, per questi secoli?
Come hanno
potuto – domanda colpevole
– non incrociarsi prima?
Lo Jötun
lo vede e s'avvicina per un inchino, attraversando la corte
straniera. Indossa pelli di volpe bianca. Sorride, e suo malgrado
Thor lo rivede in un altro luogo, in un altro tempo, con due
bambini in braccio.
«Padretutto.»
Thor sente la
trama del nuovo presente
sfrangiarsi, curvando verso il vecchio destino.
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