Angolo dell’autrice
Perdonatemi tutti per il ritardo, ma come universitaria
pendolare non sono sempre riuscita a scrivere con grande continuità il
capitolo, ma finalmente ci siamo.
Per questo 23° esimo capitolo ho deciso di predisporre una
svolta alle questioni di coppia (poi ci sarà una cosuccia che alcuni sanno e
che di fatto è stata posticipata per questioni di
copione) che potrete ammirare nel prossimo capitolo.
Ora, potrà sembrare che stia mi stia dilungando con cose
futili, ma ci sono cose che proprio non posso tagliar fuori e che avranno una
loro importanza per questa e altre serie.
Dopo tutto non posso riassumere
tutto in tre righe prima di mandarli al massacro.
Ci sarà una new entry tra i
personaggi della serie originale di Slayers.
Si tratta di Philia Ul Copt,
è un drago dorato, nella forma antropomorfa ha l’aspetto di una fanciulla estremamente
femminile con lunghi capelli dorati e occhioni
azzurri. Ha un fiocchetto rosa legato all’estremità della coda (finalmente)
solo visibile nella forma draconica. Può sembrare una delicata fanciulla
indifesa. Almeno finché non estrae da sotto la gonna la sua mazza chiodata,
tenendola appesa alla giarrettiera, con cui si diverte a prendere a mazzate Xelloss con cui litiga molto spesso. Per molto tempo è
stata una vestale al servizio del re dei draghi di fuoco, prima di scoprire
quanto fatto dai membri della sua stessa razza ai draghi ancestrali.
Per questione di copione si è unita tempo fa al Clan Chaos Dragon.
Attualmente sto valutando se far entrare in scena anche
altri personaggi di Slayer.
Spero che questo capitolo sia all’altezza delle vostre
aspettative.
X Topomouse: Ti posso assicurare che per quel che ho in mente io
l’incrocio Inuzuka e Nekoi non sarà mai come te lo immagini.
X KK e Lord: aveva in mente grandi cose per Gaara, ma mi sono limitata ad una gag piuttosto breve.
Grazie ancora a tutte e tutti coloro che seguono anche senza
recensire.
Chapter 23: Trick
or Treat?
Mancavano meno di otto ore alla festa.
In città un clima euforico era dilagato a macchia
coinvolgendo chi più chi meno i suoi abitanti.
Madri che sciamavano per negozi per comprare costumi per i
propri pargoli, padri costretti a scavare grosse zucche arancioni da mettere
davanti a casa perché le mogli non vogliono che i vicini ne abbiano di più
belle.
Scheletri di plastica inchiodati alle pareti e pipistrelli
finti pendevano nelle case dove si sarebbero svolti party minori e festoni di
carta dal gusto discutibile dei negozi.
Alberghi erano strapieni per i turisti che non si volevano
perdere l’evento, piccoli concili di guerra per affrontare arpie dagli artigli
troppo lunghi che avevano adocchiato ragazzi considerandoli aree non troppo off
limits.
Da non dimenticare i fidanzati messi in fuga da orde di
ragazze impazzite alla ricerca di qualcuno da accaparrarsi.
Le cose andavano diversamente a
diverse miglia da Kusagakure.
Quello che si poteva vivere nelle radure al limitare dei
boschi era un silenzio a dir poco grottesco dove l’anziana signora ammantata di
nero danzava sulla musica del silente valzer della morte.
A diverse ore dallo svolgimento della battaglia un gruppetto
di i cadaveri dei nemici erano stati raccolti in
mucchi e gli era stato dato fuoco.
Per gli alleati caduti in battaglia era stata riservato la
cortesia di una pira funebre.
Si poteva ancora udire i corvi gracchiare soddisfatti dopo
aver banchettato.
Amici, nemici, per loro non faceva alcuna differenza,
restavano pur sempre cibo.
Miori si stava faceva bellamente
gli affari suoi passeggiando sulla superficie d’acqua dell’unico corso d’acqua
vicino al campo di battaglia.
Si sentiva ancora inebriata da tutto il sangue che aveva
visto scorrere e rideva.
Rideva degli Akuma traditori della loro stessa razza che si
erano divertiti a rovinarle l’esistenza e ora era cibo per i vermi.
Rideva degli stupidi draghi dorati che credevano di
guadagnarsi una medaglia al valore attaccando loro esseri inferiori [Poveri
stolti! Si credevano tanto altolocati da permettersi il privilegio di guardarla
dall’alto al basso e giudicare se fosse degna di esistere]
Rideva di sé stessa e di quanto era diventata [Una
giovane bestia che nel suo nuovo ruolo di attrice mascherava la bramosia del
sangue e della violenza rivestendosi di banale normalità].
Aveva ammirato abbastanza il rosso acceso degli aceri che in
controluce sembravano le fiamme di un incendio.
Ora voleva vedere di che colori madre natura aveva dipinto i
boschi dei dintorni di Konoha.
Era piacevole ammirare qualcosa raggiungere il massimo
splendore prima della decadenza.
- Che testardi…
Rise ancora.
Alla fine aveva deciso di lasciarsi evocare da colui che da
una buona mezz’ora la stava richiamando.
“Ora, durante il rituale ti sentirai tirare.”Aveva detto
Valgarv quando le aveva spiegato il procedimento “A quel punto tutto ciò che
hai da fare è lasciati scivolare via. Non c’è nulla di pericoloso in
un’evocazione se non quello che potresti fargli tu a loro”
Lasciarsi trascinare dalla corrente.
Sembrava divertente.
* * *
La gabbia era stata aperta ma la tigre era ancora preda.
Itachi si muoveva a stento, o meglio, l’akuma che possedeva
il suo corpo stava tentando di muoverlo ma era troppo debilitato dal digiuno
forzato e le soluzioni ricevute tramite flebo lo avevano tenuto vivo ma non
sufficientemente in forza per poter affrontare un combattimento. O
semplicemente esercitare lo Sharingan.
I suoi aguzzini erano stati abbastanza furbi da usare su di
lui arti che gli impedissero di sfuggire dal suo contenitore e si divertivano a
giocare al gatto e al topo seguendolo a distanza.
L’Itachi Uchiha conosciuto da
tutti e temuto come pochi, era talmente debole che lo avrebbe steso anche un
Genin fresco di accademia.
Era bastato pochissimo per far spargere la notizia.
Lo strillo isterico di una casalinga aveva attirato
l’attenzione generale.
Con uno sforzo considerevole aveva raccolto tutte le sue
energie e aveva corso per mettere più distanza tra lui e gli inseguitori.
Piogge di Kunai gli bloccavano la via e non poteva trattare
con chi non sapeva e che lo avrebbe ucciso senza indugi.
Scappava senza sapere dove stava andando.
Era troppo preoccupato a salvarsi la pelle per accorgersi
conto che quella stessa pioggia di kunai lo stava guidando per un percorso
studiato.
Se ne rese conto quando fu troppo tardi.
Una serie di esplosioni lo mandarono a sbattere contro una
staccionata.
Nella fuga l’akuma aveva esaurito tutte le sue energie e ora
tutto ciò che poteva fare era giacere a terra ansimando.
Avrebbe riso se ne avesse avuto le forze.
Che pena si faceva.
Si era condannato da solo quando era caduto in trappola.
Lo vedeva chiaramente l’odio del fratellino tinto in quelle
iridi sanguigne.
Stranamente non lo vedeva negli occhi dei suoi amici che lo
trattenevano mentre nelle sue orecchie si diffondeva un ronzio fastidioso.
Chissà come avrebbe reagito se avesse saputo che era LUI,
che per anni aveva vissuto in quel corpo ad aver commesso il massacro del suo
clan.
- SPOSTATEVI!!!
Dei sacerdoti e delle sacerdotesse, otto in tutto, si erano disposti
a semicerchio per sbarrargli la strada.
Dietro ad ognuno di loro un gruppo di tre Jounin e un Ambu era pronto ad
entrare in azione.
Nascosti tra la folla di spettatori appena riunita e sui
tetti altri jounin coprivano le spalle ai colleghi ed
erano protetti a loro volta da diversi Chunin.
La corsa dell’akuma era decisamente giunta al capolinea.
Tra di gli otto riconobbe la miko dai capelli ricci che aveva affrontato più volte fino
alla cattura.
Il sacerdote che era posizionato al centro fece rotolare
davanti a sé un quarzo piuttosto grosso, un attimo prima di proferire parola.
- E così mi avete smascherato. Devo dire che questo corpo mi
ha dato parecchie soddisfazioni. Un clan massacrato e sette anni di onorata
carriera criminale.
- Arrenditi… e abbandona quel corpo.
- Mai.
- E allora ce lo riprenderemo con la forza.
In simultanea tutti e otto cominciarono a recitare una
formula che ad orecchie profane sembravano prive di senso.
Agli occhi di chi non sapeva era Itachi
quello che aveva cominciato a contorcersi.
Si graffiava la faccia, affondava le unghia
nella carne.
Inarcava la schiena urlando in preda al dolore.
Il mantra continuava mischiandosi a quelle urla.
Madri premurose coprivano le orecchie ai figli mentre li
trascinavano via.
Le urla dapprima umane divennero un suono gutturale,
disumano, che non aveva niente a che vedere con esseri di quel mondo.
Dalle sue labbra così sottili e perfette uscì fumo violaceo
che ondeggiando salì fermandosi quando non fu visibile da tutti.
Sia i sacerdoti che i loro protettori poterono distinguere
due occhi e una bocca.
Un Jounin
raggiunse in scivolata il corpo privo di sensi di Itachi, puntando verso l’alto
un braccio in cui impugnava un talismano di carta.
Con un’ultima strofa di quella preghiera incomprensibile il
parassita venne trascinato verso il cristallo.
- Maledetti. Vi pentirete per questo affronto.
Tuonò il parassita prima di venir imprigionato nel quarzo.
In un attimo gli occhi di chi ancora non sapeva decretò
Itachi vittima.
Sasuke che aveva assistito inorridito a tutta la scena si
sentì improvvisamente più leggero.
- Fatemi passare.
Spintonava tentando di raggiungere il corpo privo di sensi del
fratello.
Un team medico era già accorso per apprestare le prime cure
al ferito e si apprestava a portarlo via in barella.
- Aspettate.
- Aspettate… veniamo anche noi.
Sari, ovvero la miko dai capelli
ricci afferrò Sasuke per il polso e lo prese a braccetto.
- Sono Sari Uchiha e l’uomo che
state portando via è mio marito… e questo è mio cognato.
Disse indicando Sasuke.
- Aspetta un momento… credo di non aver capito bene.
Se avesse visto Kakashi andare in
giro con un perizoma si sarebbe stupito di meno.
- Puoi ripetere?
* * *
Nel palazzo dei Dark Lord, youkai
e Mazoku minori lavoravano laboriosi per ultimare i preparativi della festa.
In una saletta isolata da quel caos Xellos stava fissando
interrogativo Ino, Tenten e Hinata pacificamente
sedute su un delizioso divanetto vittoriano a spizzicare pasticcini, mentre
Philia, una dragetta dorata seduta su una poltroncina
poco distante sorseggiare tè.
- Datemi una buona ragione per cui IO dovrei essere qui,
ora, ad aiutare VOI
Philia staccò le labbra dalla tazzina esibendo un sorriso
che era tutto un programma, prima di portare la mano alla
spacco della gonna, precisamente all’altezza della giarrettiera a cui
solitamente appendeva la sua mazza chiodata.
- Strano. È quello che mi sto chiedendo io. Un attimo prima
ero nel mio bel letto, al calduccio, e ad un tratto mi trovo nel bel mezzo di
una radura con quelle tre che mi guardano come un fenomeno da baraccone.
- Ehm… errore di procedura.
Xellos inarcò il sopracciglio e Miori fu quasi lieta di
avere una scusa per rifare i connotati alle tre.
- Direi che siete state abbastanza fortunate che ad essere
evocata sia stata Philia.
- Grazie Xellos. Molto confortante. La prossima ci vai tu al
mio posto, vero?
- Non se non posso avere le loro anime in cambio.
- Oh, sta tranquillo. Se mettono le loro zampacce su un altro
libro si magia gli sigillo i poteri. Ce le vedo proprio come casalinghe.
Rispose il demone serissimo.
Le tre rabbrividirono ad una simile prospettiva.
- Abbiamo capito. Niente più magie.
- Me lo auguro e ora parlate. Cosa volete.
- Abbiamo assoluto bisogno di una mano esterna con i
costumi.
- Perché.
Miori diede prova di essersi immedesimata perfettamente nel
suo ruolo di demone freddo e calcolatore.
Ino si alzò e con occhini da cucciolo avanzò con braccia
spalancate mimando il gesto di un abbraccio.
- Ma perché siamo amiche. E le amiche si aiutano nei momenti
di difficoltà
- *Ruffiana* e sentiamo. Da cosa ti vorresti travestire.
- Da coniglietta… o da lolita.
- Fa pure… se vuoi sembrare una zoccola.
- Non voglio sembrare una zoccola. Mancano poche ore alla
festa! Non abbiamo un costume che sia uno e dobbiamo competere con delle arpie,
ma non vogliamo essere scambiate da puttane. Pretendo troppo?
- *Ovviamente sì.*
- *Zellos… quelle non sanno
proprio che aria tira alle feste di Zelas* Vediamo
cosa si può fare. Che ne dici Xel?
- Chi ha detto che accetto?
- *Andiamo. Tanto non abbiamo niente da fare. Ti sto
offrendo un modo per ammazzare il tempo durante la festa. Già me li vedo. I tre
cavalieri senza macchia e senza paura ammazzare di botte gli invitati per
proteggere le loro belle. Il massimo!!!*.
I due erano vicini e sembravano confabulare.
- Va bene. Visto che senza di me non andresti da nessuna
parte.
- *Ora fai il modesto?*
- Ti darò una mano
- Fantastico. MICI A RAPPORTOOOOOOOOO!!!!
L’urlo di Miori fu così forte da sovrastare il caos del
salone.
Sette gatti entrarono nella saletta in derapata dopo una
virata ad angolo retto pronti ad eseguire il loro compito.
I due demoni e il drago se la ridevano mentre due gatti per
ragazza per prendere le misure facevano scivolare il metro da sartoria lungo i
loro corpi stringendo di colpo attorno petto vita e
fianchi, e ad ogni stretta corrispondevano insulti finissimi.
A lavoro ultimato il settimo gatto porse il taccuino alla priestess e lasciarono la stanza in tutta fretta.
- Benissimo. Firmate questi moduli.
I fogli erano scritti con rune demoniache, ma concessero il
beneficio del dubbio ai due demoni e firmarono senza indugi.
TenTen inarcò le sopracciglia vedendo nelle mani del General-Priest una cordicella di velluto giallo che pendeva
dal soffitto, sicura che un attimo prima non ci fosse.
- Che cos è che c’è scritto sopra?
- Che ci lasciate carta bianca.
Le tre non ebbero neppure il tempo di proferire parola,
perché nel preciso istante in cui Xellos tirò la cordicella sotto ai loro piedi
si aprì una botola.
Delle urla delle ragazze si udì solo un confuso miscuglio di
suoni deformati dallo scivolo che le avrebbe condotte in una piscina termale d’acqua
calda.
- Adoro questo trucco.
- Non ho parole. Dovremmo farlo più spesso.
Furono le parole biascicate dalla Yamanaka
mentre un massaggiatore spalmava oli profumati sulla schiena.
Sull’altro lettino, Hinata si stava sciogliendo tra le mani
esperte del suo, non riuscì a formulare un pensiero coerente se non “assunti”.
- Ma era…PROPRIO… necessario
Miori, completamente avvolta da un mantello di velluto nero
e il cappuccio calato sulla testa sbraitava a destra e manca ordini
riguardo ai loro costumi direttamente dalla soglia della stanza.
- …e vedete di aver tutto pronto entro un’ora. Chiaro?
Dicevi?
TenTen sotto effetti di sonniferi era stata affidata alle
amorevoli cure di un esperto parrucchiere che tra una lozione e l’altra stava applicando
dei bigodini le ciocche della ragazza in bigodini.
- Mi chiedevo se fosse stato proprio necessario narcotizzare
Ten?
- Scherzi? Figurati se si lasciava acconciare i capelli.
Vedrai, alla fine sarà soddisfatta. Lo sarete tutte.
- E tu? Come ti vesti. E Mameha?
- Lo vedrete.
- Poche scuse. Fatti o mi metto ad urlare.
- Che cara. Mi stai dando spontaneamente una scusa per
sgozzarti (sorrisino innocente).
- Non se assaggerai per prima la forza dell’amicizia e della
solidarietà (ghigno sadico).
- Provaci. Dovresti esserci grata per quello che già stiamo
facendo. È stato un po azzardato venire solo adesso.
Se foste arrivate qualche giorno fa avremmo fatto di meglio. Temo che dovrete
accontentarvi. *snap* Cid.
A varcare la soglia fu un essere di statura estremamente
bassa che ipotizzarono essere un nano.
Dalla loro posizione le ragazze non poterono vedere molto
del suo corpo, a parte il viso ridotto ad una ragnatela di rughe e un’aureola
argentata sulla nuca quasi completamente pelata e liscia come un uovo sodo.
- Ha chiamato.
- Avete terminato i preparativi? Sia quelli della festa che
i costumi.
- Ovvio ragazzina. Per chi mi hai
preso.
Quel nano doveva essere o molto sicuro di sé o molto
stupido.
Se non fosse stato per le tre kunoichi lo avrebbe punito per
quella mancanza di rispetto sgozzandolo sul posto.
Molto probabilmente se ne era reso conto e se ne stava
approfittando, senza però considerare che la sua sorte dipendeva
dall’umore che lei si sarebbe ritrovata a fine serata.
- Bene. Ora datti da fare. Voglio che le rendiate degli
splendori.
Cid ispezionò a distanza le ragazze
prima di deformare la faccia in una smorfia divertita.
- Tranquilla capo. Renderemo quelle mocciose delle bombe
talmente sexy da convincere gli sporchi traditori a riattraversare la sponda.
* * *
Quel sera di fine ottobre si diede inizio ai festeggiamenti.
I bambini sfilavano con i loro costumi di colori sgargianti,
sperimentando la gioia del “dolcetto o scherzetto?” sotto lo sguardo attento dei genitori
che non li mollavano un attimo.
Al contrario di un gruppetto di quattro individui vestiti in
toni scuri per mimetizzarsi al meglio nella notte.
La loro meta era il palazzo creato dai demoni nel corso
delle ultime settimane, e che questioni tattiche era situato proprio dietro al
monte su cui spiccavano i volti dei cinque Hokage. Per
raggiungerlo era necessario prendere i passaggi preesistenti, già usati anni
prima durante lo scontro con Suna.
- Come hai potuto perderti Gaara.
Shikamaru era esasperato dopo l’ennesimo giro del quartiere
inveiva con un Naruto imbronciato.
- Mi sono voltato un attimo. Che ne potevo sapere che
spariva.
- Signore. Tu che sei buono ti prego dacci un segno. Dicci dove
si è andato a cacciare.
Dio vede e provvede.
I quattro un po’ sconcertati si videro sfrecciare davanti
una bambina travestita da coccinella che urlava come un’aquila seguita a ruota
dalla madre.
Anche senza girarsi verso il
sensori provenienza di madre e figlia, sentirono un tizio di dubbia reputazione
con impermeabile lungo fino a terra e in testa un cappello dalla tesa tonda e
ampia urlare “I’M THE UNDERTRAKER!!!!”
- Da quella parte!!!
- Porca pupazza.
Il palazzo era un enorme edificio a forma di tronco di cono strutturato
su tre piani.
Dall’esterno poteva vedere solo il possente portone di legno
e bifore a gruppo di dieci per ogni piano; oltrepassato il portone, si potevano
prendere le scalinate che conducevano ai piani sovrastanti o percorrere un
lungo corridoio e accedere al salone delle feste.
Per accedere al salone bisognava prima sopravvivere alla
musica sparata a palla ancor prima di infiltrarsi tra la massa e dedicarsi allo
sport nazionale dello “Spostati”. Alternativa interessante era quella di
assediare un privé per dedicarsi a piacevoli incontri
con procaci fanciulle.
Al secondo piano si poteva ammirare il vasto assortimento di
VIP alati, zannuti, squamosi, pelosi o dotati di particolarissime appendici,
parzialmente intravedibili dal parapetto che dava sul salone da ballo ma che
tutti prendevano per nobili schizzinosi con poca voglia di mischiarsi alla
massa.
Per ovvie questioni di sicurezza lì l’accesso non era
consentito agli esseri umani.
Come spiegare ad una povera madre che il figlio nel giro di
una notte aveva preso la via di una dieta a base di sangue? O di non far fare
la ceretta al figlio se nei giorni di luna piena di colpo diventava peloso?
Dal terzo piano ultimo decine e decine di mazoku tenevano
sotto controllo la situazione, pronti a sedare risse sul nascere, seguendo le
direttive dei vari general e priest che sporgevano
dai parapetti come avvoltoi. Dei Dark Lord neppure l’ombra.
Sulla pista da ballo si era concentrata un alto quantitativo
di belle ragazze in completino così mini da esigere denunce per istigazione
allo stupro.
- Li vedi?
- Saranno ancora nell’atrio. No. Kiba e Shikamaru sono
appena entrati. Gli altri sono fermi sotto la volta dell’ingresso del salone.
Dal balcone del terzo piano Miori riusciva a vedere che i
ragazzi vestivano con colori scuri a parte Lee che con una tutina gialla
sembrava una canarino in mezzo ad uno stormo di corvi.
- Da cos’è che li avete vestiti?
- Mai visto Matrix?
- Una volta. Ragazzi, vi prego, non dirmi che Xellos gli
avete dato anche le pistole.
- Piccola. Capisco che imparano in fretta, ma sarebbe stato
come dare una granata ad un bambino. E poi se volevamo scatenare una
carneficina li facevo saltare in aria direttamente.
Silenzio della Priestess.
- Ok. A Shikamaru ne ho data una con proiettili soporiferi.
Ma lo sai che Lee con quella tutina gialla fa molto…
- D’ora in avanti chiamatemi Lee… Bruce Lee.
Shikamaru non ebbe il coraggio di ribattere, fortunatamente c’è
sempre qualcuno che può farlo al tuo posto.
- Per favore, Lee, cambia pusher…
Brontolò Kiba prima di ripiegare su una certa Nekozai e il suo striminzito tubino vinaccia, su cui non
poté non aver da ridire.
- Quei due sembrano fidanzati.
- Fossi in te mi preoccuperei dei miei di affari.
Shikamaru era già in modalità body guard.
Ino non ebbe il tempo di mettere piede in sala che aveva già
calamitato su di sé lo sguardo di tutti.
Indossava un body bianco, di quelli scollati da coniglietta,
con uno strascico di tulle bianco e organza celeste cucito attorno a fianchi e
glutei, lungo fino ai polpacci.
Nara constatò che per una volta aveva scostato la ciocca che
faceva tanto “guercio” e che sia i guanti di seta lunghi fin sopra i gomiti che
i fermagli in madreperla con cui si era fissata alcune ciocche ai lati della
testa le conferivano un tocco di classe.
- Gran bel pesciolino.
- Finalmente qualcuno ha riconosciuto la mia opera.
Anche la giovane erede del Clan Hyuga avrebbe potuto trasudare
di classe se non fosse stata troppo timida per indossare qualcosa di troppo
provocante, ma per ogni persona c’è il suo genere più appropriato.
Con lei avevano voluto esaltare la sua candida bellezza
angelica con un semplice abito bianco e perline di cristallo infilate nei
capelli per fissare una ventina di minuscole treccine.
- Sembra tanto il costume della protagonista di Romeo+Giulietta
- Copiato spudoratamente.
- Però in quattro ore avete fatto un buon lavoro.
Soprattutto con quella Mad Hatter .
Naruto si stava rifacendo gli occhi su Hinata e Neji lo
avrebbe ucciso sul posto.
Se non si fosse ritrovato tra due fuochi.
- Scusa se ti ho fatto aspettare.
Un cappello a cilindro sopra a capelli ricci ben definiti un
po’ scompigliati che le davano un’aria selvatica e tentatrice, niente boccoli
che ricordassero un bambola di porcellana.
Col il capo chino la tesa del
cilindro copriva la parte superiore del volto e quanto riusciva a vedere erano
labbra dipinte di un rosso carminio.
Sul momento neji credette che una
ragazza stesse cercando di abbordarlo.
- Credo che tu abbia sbagliato persona.
- Ma come Neji-kun non
mi riconosci? Sono io… TenTen.
L’icona del sogno proibito.
Gambe snelle che sbucavano da una Minigonna di pelle nera,
l’incavo dei seni esaltati dalla liscia seta del corpetto color crema, che
faceva timidamente capolino da sotto il frac bordeaux.
Delicati piedini calzavano scarpe di un tacco così alto che
mai più l’avrebbe vista indossare.
Kiba abbandonò il dibattito con Chiharu
per ammirare la maestra d’armi.
- Dio esiste!!!
Neji folgorò l’Inuzuka con gli
occhi.
- Farò finta di non aver sentito.
Non aveva scelta.
- Uzumaki. Per stasera ti permetto
di far compagnia a mia cugina. Ma fa anche solo in modo che le succeda
qualcosa…
La minaccia rimase in sospeso.
TenTen si era buttata nella mischia e lui si era lanciato
all’inseguimento.
- *Alla fine siamo rimasti noi due e la volpe*
- *Le volpi!!*
- *Molto confortante.*
-*Puoi giurarci lucertolone. Forza Rintintin
torna alla cuccia.*
-*Ma vacci tu volpe spelacchiata. E poi spiegami chi
sarebbe questo Rintintin*
-*Un cane.*
*E tu mi stai paragonando a un cane?*
*Dopo 12.000 anni passati con la stessa donna!? Esattamente Fufi.*
-*Voi due… un po’ di silenzio per favore?
*Ho detto che NON sono un cane. E poi dovrei dire lo
stesso di te.*
*Ma io sono una volpe.*
-*REEEEN CHIUDI QUELLA FOGNA!!!
*
-*Bravo Naruto. Tu si che sai essere diplomatico*
-*Chi è che parla!?*
- Chi vuoi che stia parlando.
- Ah! eri tu. Che
vuoi.
- Io niente. Ren e Kuryo stavano litigando tra di loro per via telepatica
senza isolarci così abbiamo sentito tutti le stesse cose. Un po’ come si fa con
le ricetrasmittenti durante le missioni.
-*Esatto Fufi*
-*Ren… taci !!*
- Esatto. E cerca di non perderti Hinata se non vuoi finire
evirato da Neji.
- Merda. Ci si vede.
- Non cambierà mai.
- * Ehi Naru. Prima Miori mi
ha detto che scenderà a fare la ronda più tardi. Glielo diciamo?*
- *Ma lascia che si facciano i cazzi loro per una volta*
Trovare la sua Sakura-chan non era
facile come credeva.
Rosa confetto, rosa shocking, salmone, pesca… sembrava che
il mondo intero fosse in combutta con lui.
In un momento del genere cosa non avrebbe dato per avere la
vista ad infrarossi.
Sasuke stava cercando la rosa da neanche mezzora, che vide
uno degli invitati venir sparato in orbita alla velocità di un missile cruz. La folla si apri come il mar rosso con Mosè e scoprì
che l’autore del lancio era un Neji estremamente incazzato.
- Fiuuuuuu! Bel lancio.
- Quel porco ha tentato di fare la mano morta alla MIA
TenTen.
- Neji Hyuga geloso. Lo no avrei
mai detto.
- Fa poco lo spiritoso e preoccupati più del tuo territorio.
Con una mano attanagliata alla spalla della sua ragazza e il
genio Hyuga sfoggiò uno sguardo assassino che scoraggiava tutti i temerari play
boy che condividevano la loro stessa aria.
- Se la stai ancora cercando ti sta aspettando vicino al
tavolo dei rinfreschi.
E se ne andò così dicendo, con TenTen che gongolava alle
spalle del fidanzato iperprotettivo.
Lo avrebbe ringraziato più tardi.
Puntando il tavolo dei rinfreschi la intravide mentre si
versava una bevanda colorata non necessariamente analcolica.
A giudicare dalle orecchie finte si era travestita da
gattina, con un collarino di cuoio attorno al collo, lunghi guanti in pelle chiusi
da cinghie e un abito di seta color pesca bordato di pizzo nero.
La trovava molto carina con i capelli leggermente arricciati
e il trucco leggero.
Fino a quando il gruppo di ballerini non si spostò e scoprì
che l’abitino tanto carino arrivava a malapena sotto i glutei ben evidenziati
da dei microshort neri traslucidi.
Solo gli dei potevano sapere come fosse in grado di
camminare con tacchi così altri.
- *MA ALLORA CE L’HA UN CULO*
- *Mi spieghi cosa facevi mentre limonavamo?*
- *Mi facevo un solitario…*
- *Scusa. Non avevo pensato che anche tu avessi certi
bisogni*
- *…con le carte. NON INTENDEVO QUELLO!!*
Ci volle pochissimo perché si resero conto di non essere i
soli ad ammirare tali grazie.
- *E ora che si fa?*
- CLANKCLANK *UCCIDIAMOLI TUTTIIIII!!!*
- Rissa in arrivo. Tutti ai propri posti!!!
- Aspettate un momento. Dove è finito il kazekage?