Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Reina    31/10/2007    2 recensioni
Quando bene e male hanno un significato ben diverso da quello che gli viene generalmente attribuito. Quando a distanza di 12000 anni la tragedia rischia di ripetersi ancora una volta e due anime devono lottare per proteggere il loro amore... un amore che per alcuni, invece, è sinonimo di peccato. Attenzione: Il penultimo capitolo è stato modificato. Per coprendere al meglio alcuni avvenimenti ne è consigliata la lettura.
Genere: Triste, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Angolo dell’autrice

Angolo dell’autrice

 

Perdonatemi tutti per il ritardo, ma come universitaria pendolare non sono sempre riuscita a scrivere con grande continuità il capitolo, ma finalmente ci siamo.

Per questo 23° esimo capitolo ho deciso di predisporre una svolta alle questioni di coppia (poi ci sarà una cosuccia che alcuni sanno e che di fatto è stata posticipata per questioni di copione) che potrete ammirare nel prossimo capitolo.

Ora, potrà sembrare che stia mi stia dilungando con cose futili, ma ci sono cose che proprio non posso tagliar fuori e che avranno una loro importanza per questa e altre serie.

Dopo tutto non posso riassumere tutto in tre righe prima di mandarli al massacro.

Ci sarà una new entry tra i personaggi della serie originale di Slayers.

Si tratta di Philia Ul Copt, è un drago dorato, nella forma antropomorfa ha l’aspetto di una fanciulla estremamente femminile con lunghi capelli dorati e occhioni azzurri. Ha un fiocchetto rosa legato all’estremità della coda (finalmente) solo visibile nella forma draconica. Può sembrare una delicata fanciulla indifesa. Almeno finché non estrae da sotto la gonna la sua mazza chiodata, tenendola appesa alla giarrettiera, con cui si diverte a prendere a mazzate Xelloss con cui litiga molto spesso. Per molto tempo è stata una vestale al servizio del re dei draghi di fuoco, prima di scoprire quanto fatto dai membri della sua stessa razza ai draghi ancestrali.

Per questione di copione si è unita tempo fa al Clan Chaos Dragon.

Attualmente sto valutando se far entrare in scena anche altri personaggi di Slayer.

Spero che questo capitolo sia all’altezza delle vostre aspettative.

 

X Topomouse: Ti posso assicurare che per quel che ho in mente io l’incrocio Inuzuka e Nekoi non sarà mai come te lo immagini.

X KK e Lord: aveva in mente grandi cose per Gaara, ma mi sono limitata ad una gag piuttosto breve.

Grazie ancora a tutte e tutti coloro che seguono anche senza recensire.

 

Chapter 23: Trick or Treat?

 

Mancavano meno di otto ore alla festa.

In città un clima euforico era dilagato a macchia coinvolgendo chi più chi meno i suoi abitanti.

Madri che sciamavano per negozi per comprare costumi per i propri pargoli, padri costretti a scavare grosse zucche arancioni da mettere davanti a casa perché le mogli non vogliono che i vicini ne abbiano di più belle.

Scheletri di plastica inchiodati alle pareti e pipistrelli finti pendevano nelle case dove si sarebbero svolti party minori e festoni di carta dal gusto discutibile dei negozi.

Alberghi erano strapieni per i turisti che non si volevano perdere l’evento, piccoli concili di guerra per affrontare arpie dagli artigli troppo lunghi che avevano adocchiato ragazzi considerandoli aree non troppo off limits.

Da non dimenticare i fidanzati messi in fuga da orde di ragazze impazzite alla ricerca di qualcuno da accaparrarsi.

Le cose andavano diversamente a diverse miglia da Kusagakure.

Quello che si poteva vivere nelle radure al limitare dei boschi era un silenzio a dir poco grottesco dove l’anziana signora ammantata di nero danzava sulla musica del silente valzer della morte.  

A diverse ore dallo svolgimento della battaglia un gruppetto di i cadaveri dei nemici erano stati raccolti in mucchi e gli era stato dato fuoco.

Per gli alleati caduti in battaglia era stata riservato la cortesia di una pira funebre.

Si poteva ancora udire i corvi gracchiare soddisfatti dopo aver banchettato.

Amici, nemici, per loro non faceva alcuna differenza, restavano pur sempre cibo.

Miori si stava faceva bellamente gli affari suoi passeggiando sulla superficie d’acqua dell’unico corso d’acqua vicino al campo di battaglia.

Si sentiva ancora inebriata da tutto il sangue che aveva visto scorrere e rideva.

Rideva degli Akuma traditori della loro stessa razza che si erano divertiti a rovinarle l’esistenza e ora era cibo per i vermi.

Rideva degli stupidi draghi dorati che credevano di guadagnarsi una medaglia al valore attaccando loro esseri inferiori [Poveri stolti! Si credevano tanto altolocati da permettersi il privilegio di guardarla dall’alto al basso e giudicare se fosse degna di esistere]

Rideva di sé stessa e di quanto era diventata [Una giovane bestia che nel suo nuovo ruolo di attrice mascherava la bramosia del sangue e della violenza rivestendosi di banale normalità].

Aveva ammirato abbastanza il rosso acceso degli aceri che in controluce sembravano le fiamme di un incendio.

Ora voleva vedere di che colori madre natura aveva dipinto i boschi dei dintorni di Konoha.

Era piacevole ammirare qualcosa raggiungere il massimo splendore prima della decadenza.

- Che testardi…

Rise ancora.

Alla fine aveva deciso di lasciarsi evocare da colui che da una buona mezz’ora la stava richiamando.

“Ora, durante il rituale ti sentirai tirare.”Aveva detto Valgarv quando le aveva spiegato il procedimento “A quel punto tutto ciò che hai da fare è lasciati scivolare via. Non c’è nulla di pericoloso in un’evocazione se non quello che potresti fargli tu a loro”

Lasciarsi trascinare dalla corrente.

Sembrava divertente.

*   *   *

La gabbia era stata aperta ma la tigre era ancora preda.

Itachi si muoveva a stento, o meglio, l’akuma che possedeva il suo corpo stava tentando di muoverlo ma era troppo debilitato dal digiuno forzato e le soluzioni ricevute tramite flebo lo avevano tenuto vivo ma non sufficientemente in forza per poter affrontare un combattimento. O semplicemente esercitare lo Sharingan.

I suoi aguzzini erano stati abbastanza furbi da usare su di lui arti che gli impedissero di sfuggire dal suo contenitore e si divertivano a giocare al gatto e al topo seguendolo a distanza.

L’Itachi Uchiha conosciuto da tutti e temuto come pochi, era talmente debole che lo avrebbe steso anche un Genin fresco di accademia. 

Era bastato pochissimo per far spargere la notizia.

Lo strillo isterico di una casalinga aveva attirato l’attenzione generale.

Con uno sforzo considerevole aveva raccolto tutte le sue energie e aveva corso per mettere più distanza tra lui e gli inseguitori.

Piogge di Kunai gli bloccavano la via e non poteva trattare con chi non sapeva e che lo avrebbe ucciso senza indugi.

Scappava senza sapere dove stava andando.

Era troppo preoccupato a salvarsi la pelle per accorgersi conto che quella stessa pioggia di kunai lo stava guidando per un percorso studiato.

Se ne rese conto quando fu troppo tardi.

Una serie di esplosioni lo mandarono a sbattere contro una staccionata.

Nella fuga l’akuma aveva esaurito tutte le sue energie e ora tutto ciò che poteva fare era giacere a terra ansimando.

Avrebbe riso se ne avesse avuto le forze.

Che pena si faceva.

Si era condannato da solo quando era caduto in trappola.

Lo vedeva chiaramente l’odio del fratellino tinto in quelle iridi sanguigne.

Stranamente non lo vedeva negli occhi dei suoi amici che lo trattenevano mentre nelle sue orecchie si diffondeva un ronzio fastidioso.

Chissà come avrebbe reagito se avesse saputo che era LUI, che per anni aveva vissuto in quel corpo ad aver commesso il massacro del suo clan.

- SPOSTATEVI!!!

Dei sacerdoti e delle sacerdotesse, otto in tutto, si erano disposti a semicerchio per sbarrargli la strada.

Dietro ad ognuno di loro un gruppo di tre Jounin e un Ambu era pronto ad entrare in azione.

Nascosti tra la folla di spettatori appena riunita e sui tetti altri jounin coprivano le spalle ai colleghi ed erano protetti a loro volta da diversi  Chunin.

La corsa dell’akuma era decisamente giunta al capolinea.

Tra di gli otto riconobbe la miko dai capelli ricci che aveva affrontato più volte fino alla cattura.

Il sacerdote che era posizionato al centro fece rotolare davanti a sé un quarzo piuttosto grosso, un attimo prima di proferire parola.

- E così mi avete smascherato. Devo dire che questo corpo mi ha dato parecchie soddisfazioni. Un clan massacrato e sette anni di onorata carriera criminale.

- Arrenditi… e abbandona quel corpo.

- Mai.

- E allora ce lo riprenderemo con la forza.

In simultanea tutti e otto cominciarono a recitare una formula che ad orecchie profane sembravano prive di senso.

Agli occhi di chi non sapeva era Itachi quello che aveva cominciato a contorcersi.

Si graffiava la faccia, affondava le unghia nella carne.

Inarcava la schiena urlando in preda al dolore.

Il mantra continuava mischiandosi a quelle urla.

Madri premurose coprivano le orecchie ai figli mentre li trascinavano via.

Le urla dapprima umane divennero un suono gutturale, disumano, che non aveva niente a che vedere con esseri di quel mondo.

Dalle sue labbra così sottili e perfette uscì fumo violaceo che ondeggiando salì fermandosi quando non fu visibile da tutti.

Sia i sacerdoti che i loro protettori poterono distinguere due occhi e una bocca.

Un Jounin raggiunse in scivolata il corpo privo di sensi di Itachi, puntando verso l’alto un braccio in cui impugnava un talismano di carta.

Con un’ultima strofa di quella preghiera incomprensibile il parassita venne trascinato verso il cristallo.

- Maledetti. Vi pentirete per questo affronto.

Tuonò il parassita prima di venir imprigionato nel quarzo.

In un attimo gli occhi di chi ancora non sapeva decretò Itachi vittima.

Sasuke che aveva assistito inorridito a tutta la scena si sentì improvvisamente più leggero.

- Fatemi passare.

Spintonava tentando di raggiungere il corpo privo di sensi del fratello.

Un team medico era già accorso per apprestare le prime cure al ferito e si apprestava a portarlo via in barella.

- Aspettate.

- Aspettate… veniamo anche noi.

Sari, ovvero la miko dai capelli ricci afferrò Sasuke per il polso e lo prese a braccetto.

- Sono Sari Uchiha e l’uomo che state portando via è mio marito… e questo è mio cognato.

Disse indicando Sasuke.

- Aspetta un momento… credo di non aver capito bene.

Se avesse visto Kakashi andare in giro con un perizoma si sarebbe stupito di meno.

- Puoi ripetere?

*   *   *

Nel palazzo dei Dark Lord, youkai e Mazoku minori lavoravano laboriosi per ultimare i preparativi della festa.

In una saletta isolata da quel caos Xellos stava fissando interrogativo Ino, Tenten e Hinata pacificamente sedute su un delizioso divanetto vittoriano a spizzicare pasticcini, mentre Philia, una dragetta dorata seduta su una poltroncina poco distante sorseggiare tè.

- Datemi una buona ragione per cui IO dovrei essere qui, ora, ad aiutare VOI

Philia staccò le labbra dalla tazzina esibendo un sorriso che era tutto un programma, prima di portare la mano alla spacco della gonna, precisamente all’altezza della giarrettiera a cui solitamente appendeva la sua mazza chiodata.

- Strano. È quello che mi sto chiedendo io. Un attimo prima ero nel mio bel letto, al calduccio, e ad un tratto mi trovo nel bel mezzo di una radura con quelle tre che mi guardano come un fenomeno da baraccone.

- Ehm… errore di procedura.

Xellos inarcò il sopracciglio e Miori fu quasi lieta di avere una scusa per rifare i connotati alle tre.  

- Direi che siete state abbastanza fortunate che ad essere evocata sia stata Philia.

- Grazie Xellos. Molto confortante. La prossima ci vai tu al mio posto, vero?

- Non se non posso avere le loro anime in cambio.

- Oh, sta tranquillo. Se mettono le loro zampacce su un altro libro si magia gli sigillo i poteri. Ce le vedo proprio come casalinghe.

Rispose il demone serissimo.

Le tre rabbrividirono ad una simile prospettiva.

- Abbiamo capito. Niente più magie.

- Me lo auguro e ora parlate. Cosa volete.

- Abbiamo assoluto bisogno di una mano esterna con i costumi.

- Perché.

Miori diede prova di essersi immedesimata perfettamente nel suo ruolo di demone freddo e calcolatore.

Ino si alzò e con occhini da cucciolo avanzò con braccia spalancate mimando il gesto di un abbraccio.

- Ma perché siamo amiche. E le amiche si aiutano nei momenti di difficoltà

- *Ruffiana* e sentiamo. Da cosa ti vorresti travestire.

- Da coniglietta… o da lolita.

- Fa pure… se vuoi sembrare una zoccola.

- Non voglio sembrare una zoccola. Mancano poche ore alla festa! Non abbiamo un costume che sia uno e dobbiamo competere con delle arpie, ma non vogliamo essere scambiate da puttane. Pretendo troppo?

- *Ovviamente sì.*

- *Zellos… quelle non sanno proprio che aria tira alle feste di Zelas* Vediamo cosa si può fare. Che ne dici Xel?

- Chi ha detto che accetto?

- *Andiamo. Tanto non abbiamo niente da fare. Ti sto offrendo un modo per ammazzare il tempo durante la festa. Già me li vedo. I tre cavalieri senza macchia e senza paura ammazzare di botte gli invitati per proteggere le loro belle. Il massimo!!!*.

I due erano vicini e sembravano confabulare.

- Va bene. Visto che senza di me non andresti da nessuna parte.

- *Ora fai il modesto?*

- Ti darò una mano

- Fantastico. MICI A RAPPORTOOOOOOOOO!!!!

L’urlo di Miori fu così forte da sovrastare il caos del salone.

Sette gatti entrarono nella saletta in derapata dopo una virata ad angolo retto pronti ad eseguire il loro compito.

I due demoni e il drago se la ridevano mentre due gatti per ragazza per prendere le misure facevano scivolare il metro da sartoria lungo i loro corpi stringendo di colpo attorno petto vita e fianchi, e ad ogni stretta corrispondevano insulti finissimi.

A lavoro ultimato il settimo gatto porse il taccuino alla priestess e lasciarono la stanza in tutta fretta.

- Benissimo. Firmate questi moduli.

I fogli erano scritti con rune demoniache, ma concessero il beneficio del dubbio ai due demoni e firmarono senza indugi.

TenTen inarcò le sopracciglia vedendo nelle mani del General-Priest una cordicella di velluto giallo che pendeva dal soffitto, sicura che un attimo prima non ci fosse.

- Che cos è che c’è scritto sopra?

- Che ci lasciate carta bianca.

Le tre non ebbero neppure il tempo di proferire parola, perché nel preciso istante in cui Xellos tirò la cordicella sotto ai loro piedi si aprì una botola.

Delle urla delle ragazze si udì solo un confuso miscuglio di suoni deformati dallo scivolo che le avrebbe condotte in una piscina termale d’acqua calda.

- Adoro questo trucco.

 

- Non ho parole. Dovremmo farlo più spesso.         

Furono le parole biascicate dalla Yamanaka mentre un massaggiatore spalmava oli profumati sulla schiena.

Sull’altro lettino, Hinata si stava sciogliendo tra le mani esperte del suo, non riuscì a formulare un pensiero coerente se non “assunti”.

- Ma era…PROPRIO… necessario

Miori, completamente avvolta da un mantello di velluto nero e il cappuccio calato sulla testa  sbraitava a destra e manca ordini riguardo ai loro costumi direttamente dalla soglia della stanza.

- …e vedete di aver tutto pronto entro un’ora. Chiaro? Dicevi?

TenTen sotto effetti di sonniferi era stata affidata alle amorevoli cure di un esperto parrucchiere che tra una lozione e l’altra stava applicando dei bigodini le ciocche della ragazza in bigodini.

- Mi chiedevo se fosse stato proprio necessario narcotizzare Ten?

- Scherzi? Figurati se si lasciava acconciare i capelli. Vedrai, alla fine sarà soddisfatta. Lo sarete tutte.

- E tu? Come ti vesti. E Mameha?

- Lo vedrete.

- Poche scuse. Fatti o mi metto ad urlare.

- Che cara. Mi stai dando spontaneamente una scusa per sgozzarti (sorrisino innocente).

- Non se assaggerai per prima la forza dell’amicizia e della solidarietà (ghigno sadico).

- Provaci. Dovresti esserci grata per quello che già stiamo facendo. È stato un po azzardato venire solo adesso. Se foste arrivate qualche giorno fa avremmo fatto di meglio. Temo che dovrete accontentarvi. *snap* Cid.  

A varcare la soglia fu un essere di statura estremamente bassa che ipotizzarono essere un nano.

Dalla loro posizione le ragazze non poterono vedere molto del suo corpo, a parte il viso ridotto ad una ragnatela di rughe e un’aureola argentata sulla nuca quasi completamente pelata e liscia come un uovo sodo.

- Ha chiamato.

- Avete terminato i preparativi? Sia quelli della festa che i costumi.

- Ovvio ragazzina. Per chi mi hai preso.

Quel nano doveva essere o molto sicuro di sé o molto stupido.

Se non fosse stato per le tre kunoichi lo avrebbe punito per quella mancanza di rispetto sgozzandolo sul posto.

Molto probabilmente se ne era reso conto e se ne stava approfittando, senza però considerare che la sua sorte dipendeva dall’umore che lei si sarebbe ritrovata a fine serata.

- Bene. Ora datti da fare. Voglio che le rendiate degli splendori.

Cid ispezionò a distanza le ragazze prima di deformare la faccia in una smorfia divertita.

- Tranquilla capo. Renderemo quelle mocciose delle bombe talmente sexy da convincere gli sporchi traditori a riattraversare la sponda.

 

*   *   *

Quel sera di fine ottobre si diede inizio ai festeggiamenti.

I bambini sfilavano con i loro costumi di colori sgargianti, sperimentando la gioia del “dolcetto o scherzetto?”  sotto lo sguardo attento dei genitori che non li mollavano un attimo.

Al contrario di un gruppetto di quattro individui vestiti in toni scuri per mimetizzarsi al meglio nella notte.

La loro meta era il palazzo creato dai demoni nel corso delle ultime settimane, e che questioni tattiche era situato proprio dietro al monte su cui spiccavano i volti dei cinque Hokage. Per raggiungerlo era necessario prendere i passaggi preesistenti, già usati anni prima durante lo scontro con Suna.

- Come hai potuto perderti Gaara.

Shikamaru era esasperato dopo l’ennesimo giro del quartiere inveiva con un Naruto imbronciato.

- Mi sono voltato un attimo. Che ne potevo sapere che spariva.

- Signore. Tu che sei buono ti prego dacci un segno. Dicci dove si è andato a cacciare.

Dio vede e provvede.

I quattro un po’ sconcertati si videro sfrecciare davanti una bambina travestita da coccinella che urlava come un’aquila seguita a ruota dalla madre.

Anche senza girarsi verso il sensori provenienza di madre e figlia, sentirono un tizio di dubbia reputazione con impermeabile lungo fino a terra e in testa un cappello dalla tesa tonda e ampia urlare “I’M THE UNDERTRAKER!!!!”

- Da quella parte!!!

 

- Porca pupazza.

Il palazzo era un enorme edificio a forma di tronco di cono strutturato su tre piani.

Dall’esterno poteva vedere solo il possente portone di legno e bifore a gruppo di dieci per ogni piano; oltrepassato il portone, si potevano prendere le scalinate che conducevano ai piani sovrastanti o percorrere un lungo corridoio e accedere al salone delle feste.

Per accedere al salone bisognava prima sopravvivere alla musica sparata a palla ancor prima di infiltrarsi tra la massa e dedicarsi allo sport nazionale dello “Spostati”. Alternativa interessante era quella di assediare un privé per dedicarsi a piacevoli incontri con procaci fanciulle.

Al secondo piano si poteva ammirare il vasto assortimento di VIP alati, zannuti, squamosi, pelosi o dotati di particolarissime appendici, parzialmente intravedibili dal parapetto che dava sul salone da ballo ma che tutti prendevano per nobili schizzinosi con poca voglia di mischiarsi alla massa.

Per ovvie questioni di sicurezza lì l’accesso non era consentito agli esseri umani.

Come spiegare ad una povera madre che il figlio nel giro di una notte aveva preso la via di una dieta a base di sangue? O di non far fare la ceretta al figlio se nei giorni di luna piena di colpo diventava peloso?

Dal terzo piano ultimo decine e decine di mazoku tenevano sotto controllo la situazione, pronti a sedare risse sul nascere, seguendo le direttive dei vari general e priest che sporgevano dai parapetti come avvoltoi. Dei Dark Lord neppure l’ombra.

Sulla pista da ballo si era concentrata un alto quantitativo di belle ragazze in completino così mini da esigere denunce per istigazione allo stupro.

- Li vedi?

- Saranno ancora nell’atrio. No. Kiba e Shikamaru sono appena entrati. Gli altri sono fermi sotto la volta dell’ingresso del salone.

Dal balcone del terzo piano Miori riusciva a vedere che i ragazzi vestivano con colori scuri a parte Lee che con una tutina gialla sembrava una canarino in mezzo ad uno stormo di corvi.

- Da cos’è che li avete vestiti?

- Mai visto Matrix?

- Una volta. Ragazzi, vi prego, non dirmi che Xellos gli avete dato anche le pistole.

- Piccola. Capisco che imparano in fretta, ma sarebbe stato come dare una granata ad un bambino. E poi se volevamo scatenare una carneficina li facevo saltare in aria direttamente.

Silenzio della Priestess.

- Ok. A Shikamaru ne ho data una con proiettili soporiferi. Ma lo sai che Lee con quella tutina gialla fa molto…

 

- D’ora in avanti chiamatemi Lee… Bruce Lee.

Shikamaru non ebbe il coraggio di ribattere, fortunatamente c’è sempre qualcuno che può farlo al tuo posto.

- Per favore, Lee, cambia pusher…

Brontolò Kiba prima di ripiegare su una certa Nekozai e il suo striminzito tubino vinaccia, su cui non poté non aver da ridire.

- Quei due sembrano fidanzati.

- Fossi in te mi preoccuperei dei miei di affari.

Shikamaru era già in modalità body guard. 

Ino non ebbe il tempo di mettere piede in sala che aveva già calamitato su di sé lo sguardo di tutti.

Indossava un body bianco, di quelli scollati da coniglietta, con uno strascico di tulle bianco e organza celeste cucito attorno a fianchi e glutei, lungo fino ai polpacci.

Nara constatò che per una volta aveva scostato la ciocca che faceva tanto “guercio” e che sia i guanti di seta lunghi fin sopra i gomiti che i fermagli in madreperla con cui si era fissata alcune ciocche ai lati della testa le conferivano un tocco di classe.

 

- Gran bel pesciolino.

- Finalmente qualcuno ha riconosciuto la mia opera.

 

Anche la giovane erede del Clan Hyuga avrebbe potuto trasudare di classe se non fosse stata troppo timida per indossare qualcosa di troppo provocante, ma per ogni persona c’è il suo genere più appropriato.

Con lei avevano voluto esaltare la sua candida bellezza angelica con un semplice abito bianco e perline di cristallo infilate nei capelli per fissare una ventina di minuscole treccine.

 

- Sembra tanto il costume della protagonista di Romeo+Giulietta

- Copiato spudoratamente.

- Però in quattro ore avete fatto un buon lavoro. Soprattutto con quella Mad Hatter .

 

Naruto si stava rifacendo gli occhi su Hinata e Neji lo avrebbe ucciso sul posto.

Se non si fosse ritrovato tra due fuochi.

- Scusa se ti ho fatto aspettare.

Un cappello a cilindro sopra a capelli ricci ben definiti un po’ scompigliati che le davano un’aria selvatica e tentatrice, niente boccoli che ricordassero un bambola di porcellana.

Col il capo chino la tesa del cilindro copriva la parte superiore del volto e quanto riusciva a vedere erano labbra dipinte di un rosso carminio.

Sul momento neji credette che una ragazza stesse cercando di abbordarlo.

- Credo che tu abbia sbagliato persona.

- Ma come Neji-kun non mi riconosci? Sono io… TenTen.

L’icona del sogno proibito.

Gambe snelle che sbucavano da una Minigonna di pelle nera, l’incavo dei seni esaltati dalla liscia seta del corpetto color crema, che faceva timidamente capolino da sotto il frac bordeaux.

Delicati piedini calzavano scarpe di un tacco così alto che mai più l’avrebbe vista indossare.

Kiba abbandonò il dibattito con Chiharu per ammirare la maestra d’armi.

- Dio esiste!!!

Neji folgorò l’Inuzuka con gli occhi.

- Farò finta di non aver sentito.

Non aveva scelta.

- Uzumaki. Per stasera ti permetto di far compagnia a mia cugina. Ma fa anche solo in modo che le succeda qualcosa…   

La minaccia rimase in sospeso.

TenTen si era buttata nella mischia e lui si era lanciato all’inseguimento.

- *Alla fine siamo rimasti noi due e la volpe*

- *Le volpi!!*

- *Molto confortante.*

-*Puoi giurarci lucertolone. Forza Rintintin torna alla cuccia.*

-*Ma vacci tu volpe spelacchiata. E poi spiegami chi sarebbe questo Rintintin*

-*Un cane.*

*E tu mi stai paragonando a un cane?*

*Dopo 12.000 anni passati con la stessa donna!? Esattamente Fufi.*

-*Voi due… un po’ di silenzio per favore?

*Ho detto che NON sono un cane. E poi dovrei dire lo stesso di te.*

*Ma io sono una volpe.*

-*REEEEN CHIUDI QUELLA FOGNA!!! *

-*Bravo Naruto. Tu si che sai essere diplomatico*

-*Chi è che parla!?*

- Chi vuoi che stia parlando.

- Ah! eri tu. Che vuoi.

- Io niente. Ren e Kuryo stavano litigando tra di loro per via telepatica senza isolarci così abbiamo sentito tutti le stesse cose. Un po’ come si fa con le ricetrasmittenti durante le missioni.

-*Esatto Fufi*

-*Ren… taci !!*

- Esatto. E cerca di non perderti Hinata se non vuoi finire evirato da Neji.

- Merda. Ci si vede.

- Non cambierà mai.

- * Ehi Naru. Prima Miori mi ha detto che scenderà a fare la ronda più tardi. Glielo diciamo?*

- *Ma lascia che si facciano i cazzi loro per una volta*

Trovare la sua Sakura-chan non era facile come credeva.

Rosa confetto, rosa shocking, salmone, pesca… sembrava che il mondo intero fosse in combutta con lui.

In un momento del genere cosa non avrebbe dato per avere la vista ad infrarossi. 

Sasuke stava cercando la rosa da neanche mezzora, che vide uno degli invitati venir sparato in orbita alla velocità di un missile cruz. La folla si apri come il mar rosso con Mosè e scoprì che l’autore del lancio era un Neji estremamente incazzato.

- Fiuuuuuu! Bel lancio.

- Quel porco ha tentato di fare la mano morta alla MIA TenTen.  

- Neji Hyuga geloso. Lo no avrei mai detto.

- Fa poco lo spiritoso e preoccupati più del tuo territorio.

Con una mano attanagliata alla spalla della sua ragazza e il genio Hyuga sfoggiò uno sguardo assassino che scoraggiava tutti i temerari play boy che condividevano la loro stessa aria.

- Se la stai ancora cercando ti sta aspettando vicino al tavolo dei rinfreschi.

E se ne andò così dicendo, con TenTen che gongolava alle spalle del fidanzato iperprotettivo.

Lo avrebbe ringraziato più tardi.

Puntando il tavolo dei rinfreschi la intravide mentre si versava una bevanda colorata non necessariamente analcolica.

A giudicare dalle orecchie finte si era travestita da gattina, con un collarino di cuoio attorno al collo, lunghi guanti in pelle chiusi da cinghie e un abito di seta color pesca bordato di pizzo nero.

La trovava molto carina con i capelli leggermente arricciati e il trucco leggero.

Fino a quando il gruppo di ballerini non si spostò e scoprì che l’abitino tanto carino arrivava a malapena sotto i glutei ben evidenziati da dei microshort neri traslucidi.

Solo gli dei potevano sapere come fosse in grado di camminare con tacchi così altri.

- *MA ALLORA CE L’HA UN CULO*

- *Mi spieghi cosa facevi mentre limonavamo?*

- *Mi facevo un solitario…*

- *Scusa. Non avevo pensato che anche tu avessi certi bisogni*

- *…con le carte. NON INTENDEVO QUELLO!!*

Ci volle pochissimo perché si resero conto di non essere i soli ad ammirare tali grazie.

- *E ora che si fa?*

- CLANKCLANK *UCCIDIAMOLI TUTTIIIII!!!*

 

- Rissa in arrivo. Tutti ai propri posti!!!

- Aspettate un momento. Dove è finito il kazekage?

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Reina