Aveva appena dato la
buonanotte a Sherlock su skype e stava infilando le ultime cose nel suo
borsone verde scuro, l'impazienza lo rendeva eccitato e nervoso come un
bambino.
"Non vedo l'ora di essere a casa" disse Rob contento.
"Già" disse John immaginando l'espressione di Sherlock quando l'avrebbe visto.
"A mia madre verrà un infarto, non le ho detto nulla" ridacchiò Rob.
"Nemmeno Sherlock lo sa" rivelò John mettendosi il borsone sulla
spalla sana e seguendo Rob fuori dalla tenda, verso le jeep che li avrebbero condotti alla pista di decollo del loro aereo.
"Secondo me ti salta addosso appena vede il tuo piede sbucare dalla porta" replicò Rob con un mega sorrisone.
John rise, sì in effetti la cosa era plausibile.
Delle dieci ore di volo solo due le aveva passate dormendo, era troppo
agitato al pensiero di poter di nuovo toccare e soprattutto baciare
Sherlock.
Oddio, le sue labbra le ricordava bene, così piene, morbide e a
forma di cuore...si modellavano perfettamente sulle sue invece sottili.
Ecco che sentiva un rimescolamento nello stomaco tutte le volte che ci
pensava. Sbirciò dall'oblò e notò che erano
proprio sopra il cielo di Londra, mancava davvero poco.
Infatti in quel momento il pilota annunciò di indossare le
cinture di sicurezza per l'atterraggio a Heathrow che sarebbe avvenuto
tra qualche minuto.
John obbedì e sospirò sorridendo quando sentì le ruote toccare terra. Era a casa.
Prese il suo borsone e scese velocemente dall'aereo, seguendo tutti gli altri.
Una volta sceso dalla scaletta si guardò intorno e non rimase
minimamente stupito di trovare Harriet, Mycroft, Greg e Mrs Hudson
ad attenderlo.
Harriet
gli corse incontro abbracciandolo di slancio. Se non se lo fosse
aspettato di sicuro sarebbero volati all'indietro tutti e due.
"Stai bene, vero?" gli prese il viso con entrambe le mani sorridendogli dolce.
Era in vena di ricoprire il ruolo della sorella maggiore apprensiva.
"Sto bene Harry" John la fissò attentamente e notò che era perfettamente sobria.
Sentì
un calore dolce invaderlo e le sorrise di rimando. Sua sorella, la sua
vera sorella, quella che da piccoli gli rompeva le scatole, quella
insicura che gli aveva confessato piangendo di essere lesbica, quella
che lo chiamava sempre per chiedergli consigli, era tornata finalmente.
Con gli occhi lucidi la strinse di nuovo a sè e Harriet gli toccò i capelli della nuca con affetto.
"Johnny?"
"Che c'è? Voglio solo abbracciare mia sorella" si
giustificò John inspirando l'odore del nuovo profumo floreale di
Harriet.
La
sentì ridere e poi gli sussurrò all'orecchio "E' da quando sei morto
che non bevo più. Neanche una goccia. L'ho giurato alla tua tomba. Io e
Sherlock abbiamo giurato insieme di guarire per te".
John sollevò il viso e la osservò palesemente felice. "Davvero?"
Harriet
annuì. "Vedi di non fare mai più una cosa del genere, mi è quasi venuto
un infarto quando Mycroft si è presentato a casa mia raccontandomi
tutto. E non potevo nemmeno bermi un brandy per scaricare la tensione".
John ridacchiò. "Mi sei mancata piattola".
Harriet gli diede un buffetto sulla nuca per il nomignolo con cui la chiamava da piccola.
"Su va a salutare Mrs Hudson, la sto sentendo piangere" mormorò Harriet spingendolo verso gli altri.
John
prese il borsone che aveva fatto cadere a terra per evitare di finire
steso insieme a sua sorella e fece un sorriso dolce a Mrs Hudson,
quando la vide asciugarsi
freneticamente gli occhi con un fazzoletto. La raggiunse titubante.
"Oh John".
Mrs Hudson lo abbracciò stretto e John appoggiò il borsone a terra ricambiando in pieno la stretta.
"Mrs Hudson come sta?"
"Benissimo figliolo" rispose la donna staccandosi per permettergli di salutare anche gli altri.
Greg lo abbracciò sorridendo. "Ci sei mancato".
"Lo stesso vale per me" rispose staccandosi e avvicinandosi a Mycroft.
Sapeva che sarebbe stato più opportuno stringergli la mano, ma
se ne infischiò allegramente e abbracciò anche lui che
rimase rigido per la sorpresa.
"Grazie per aver vegliato su Sherlock" mormorò con gratitudine.
"Grazie a te per averlo riportato alla vita" rispose Mycroft sincero.
Mrs Hudson gli mise in mano le chiavi del suo vecchio appartamento. "Credo che qualcuno ti stia aspettando".
"Ah fratello, benvenuto nel club" commentò sulla sua presunta omosessualità Harriet alzando il pollice.
John rise e strinse le chiavi, prese il borsone e dopo aver sorriso di nuovo a tutti
corse come un pazzo fuori dall'aeroporto dove riuscì
fortunatamente a trovare subito un taxi.
"Dove la porto signore?" domandò l'autista notando la sua divisa militare.
"Baker Street, 221B di Baker Street" rispose John euforico e nervoso.
John aveva osservato Londra dal finestrino, fino a quel momento non si
era pienamente reso conto di quanto quella città gli fosse
mancata.
Era bello rivedere finalmente quei luoghi così familiari e conosciuti.
Il taxi si fermò davanti al 221B e il suo cuore saltò un
battito. Pagò l'autista, che gli disse un bentornato a casa e
poi rimase alcuni secondi a fissare la porta di legno scuro che lo
separava dalla sua vecchia vita.
Fissò l'orologio, erano le sette di mattina appena passate.
Fece un sospiro prima di infilare la chiave nella serratura e aprire la
porta. Notò che c'era silenzio. Salì le scale piano,
silenziosamente e poi entrò nel salotto che tutto sommato era
abbastanza ordinato, tranne per il tavolo che era ingombro di fialette,
vetrini, microscopio e altri oggetti come giornali, penne, persino il
teschio.
Era evidente che non aveva riordinato perchè lo aspettava il mattino dopo.
Appoggiò il borsone vicino alla sua poltrona e, dopo aver
appurato con un'occhiata che non era nemmeno in cucina, optò per
la sua camera da letto. Sperò con tutto il cuore che stesse
dormendo e di non averlo svegliato, vista la sua abitudine di dormire
due ore per notte o non dormire affatto.
Aprì piano la porta della camera di Sherlock e rimase per un
minuto sulla soglia. Sì, stava dormendo profondamente con
indosso la vestaglia blu, i boxer e nient'altro. Deglutì prima
di sorridere e avvicinarsi cautamente al letto. Da quella prospettiva
poteva ammirarlo ancora meglio. Era bellissimo, il suo angelo personale.
Si tolse gli stivali e si coricò piano di fianco a lui, girato
verso la sua parte, continuando ad ammirarlo. Sarebbe potuto stare
così per sempre.
Dopo diversi minuti notò il viso di Sherlock cambiare
espressione, arricciare il naso e mormorare il suo nome. Sapeva cosa
stava succedendo, Sherlock aveva captato un odore familiare e lo aveva
catalogato come il suo.
Sherlock spalancò gli occhi all'improvviso, trafiggendo come
lame i suoi. Rimase senza fiato per qualche istante prima che Sherlock
realizzasse che era tutto reale, che non era frutto della sua
immaginazione o un sogno e gli saltasse addosso abbracciandolo stretto
e appoggiando la testa sulla sua spalla. Sentì la punta del suo
naso percorrere il suo collo su e giù, come se lo stesse
annusando, e una risata liberatoria gli uscì spontanea.
"John" mormorò Sherlock contro la pelle dietro il suo orecchio.
La sua risata si spense di colpo, a causa del fremito originato dal suo
fiato caldo che gli solleticava quella zona per lui sensibile.
Sherlock si staccò quel tanto per poterlo guardare negli occhi,
le labbra a pochi centimetri di distanza. Rimase immobile, attendendo
la sua prossima mossa, imponendosi di non forzarlo a fare
alcunchè.
Vide i suoi occhi particolarissimi farsi sempre più grandi e
più vicini e poi chiuse i suoi nel momento in cui sentì
quelle labbra morbide e carnose sulle sue. Socchiuse la bocca e
finalmente le loro lingue si incontrarono e iniziarono a giocare
insieme. Fu solo allora che mise una mano sulla nuca di Sherlock, tra i
suoi ricci corvini, per impedirgli di allontanarsi.
Sherlock incominciò poi a barciarlo dappertutto, continuando a
ripetere il suo nome, venerandolo quasi. Era la cosa più
romantica, dolce e al contempo erotica che gli fosse mai capitata.
John scollegò il cervello lasciandosi trascinare dall'ondata
travolgente di sensazioni che Sherlock gli stava rovesciando addosso.
John aprì gli occhi e il sorriso gli comparve automaticamente
sulla faccia. Era con Sherlock, nella loro casa e finalmente si sentiva
in pace e felice. Era esattamente dove voleva essere e con la persona
che amava accanto.
E dubitava seriamente che Sherlock gli avrebbe mai permesso di
andarsene da lui. Lo aveva dedotto dal modo in cui fino a poco prima si
erano amati e soprattutto dalla stretta possessiva con cui Sherlock lo
stava abbracciando da dietro. Si appoggiò di più con la
schiena al petto caldo del consulente investigativo e chiuse di nuovo
gli occhi per godere meglio di quella sensazione di tepore, protezione
e soddisfazione post-orgasmo.
Sorrise quando sentì le labbra carnose e calde di Sherlock
baciargli l'incavo del collo, mentre la sua voce profonda e virile gli
sussurrava ancora una volta di amarlo all'orecchio.
E lui in risposta si girò e lo coinvolse in un bacio mozzafiato
che prosciugò la riserva d'ossigeno di entrambi, mentre il sole
filtrava dalla finestra illuminandoli con la sua luce.
THE END
E'
finita....spero che questo capitolo come anche tutta la storia vi sia
piaciuta. Sono contenta di essermi finalmente cimentata in una ff su
Sherlock e John, questi due come tutta la serie tv sono entrati nel mio
cuore.
Ringrazio Alesherly, Roby22 e Luxy Charm per aver recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che hanno messo la ff tra le preferite, ricordate e seguite.
Beh a presto, un bacio
Nikki Potter