fate machine cap2
La traduzione
è stata betata da Brassica, puntigliosa come al solito; per
eventuali errori incolpate Novecento. Quest’ultima ha atteso
a postare il secondo capitolo – avendo imparato che bisogna
creare il bisogno nell’utente prima di diffondere il prodotto
(eh, eh…) – e ringrazia coloro che hanno recensito
il primo, sperando possa piacer loro altrettanto questa seconda parte.
Trovate l’originale alla pagina.
Questo è il futuro. Questo è
ciò che
accade a Wilson e House all’interno della Macchina:
Il bagliore rosso cresce e si rafforza, divenendo
splendente e
infuocato. Entrambi gli uomini devono chiudere gli occhi e coprirsi le
palpebre con le mani. Quando la luce si affievolisce, ne è
rimasto
solo uno.
Lui fissa il cumulo di ceneri ai suoi piedi.
“No,” dice, non arrabbiato
dapprima, non sorpreso.
Solo sicuro, assolutamente sicuro che questo non è reale.
“No,” ripete.
Pochi momenti di riflessione ed esame, ed inizia a
pestare i pugni
sulle pareti di metallo, martellando contro la liscia pancia della
macchina.
“Hai preso lui?!” urla.
“Tu stupido
fottuto pezzo di merda!”
Continua a sbattere i pugni contro la fredda parete
argentea. Quando
questi si coprono di lividi e si affaticano, getta tutto il suo peso
contro la cosa, spalla e fianco, grugnendo come un linebacker1.
“Stupida bastarda! Hai
sbagliato!”
Sta perdendo le forze ora, e crolla a terra, a
sedere tra le ceneri e
desiderando svanire.
La Macchina sembra percepire questo. Un click, da
qualche parte in
profondità nelle sue budella, ed una brillante luce verde
inonda la camera.
Lui alza gli occhi al soffitto, il congegno
metallico un labirinto di
tubi e cavi. Un sottile braccio robotico snodato scende, aprendo e
chiudendo un singolo occhio fotografico di fronte a lui. Questo lancia
un chiaro sguardo all'uscita.
“Non me ne vado,” dice lui
audacemente.
Questo si apre e richiude di nuovo. L'occhio ronza
interrogativo.
“Non ho intenzione di
andarmene.” Afferra i lisci
bulloni del pavimento. “Non puoi continuare ad ammassare come
pecore la gente qui dentro se rimango. Dovrai uccidermi.”
Il braccio si sposta bruscamente di lato prima di
risalire. Una voce
calma, femminile ma non umana, fluisce attraverso un altoparlante
nascosto: Regola Uno.
Due devono entrare, uno deve uscire.
“Sì, la Regola Thunderdome2,”
dice
disgustato. “Non m’interessa. Non me ne
vado.” Passa invano la mano tra le ceneri sul pavimento,
afferrandone manciate come sabbia sulla spiaggia.
Tu
sei sicuro?
Un cenno affermativo, un respiro ansante.
È
un'occorrenza inusuale. La Macchina suona sospettosa.
“Eravamo uomini inusuali,”
risponde lui.
La Macchina tace per un lungo istante. Sta
calcolando? Sta svolgendo
algoritmi e mappando gli andamenti che possono seguire?
Non
pregiudica lo Scopo, conclude infine, e il bagliore rosso
ritorna.
Lui rovescia la testa all'indietro, lasciando che
il calore gli
riscaldi il volto e asciughi l'umidità sulle sue guance.
Stringe un pugno di ceneri al petto, proprio sul cuore.
“Grazie,” sussurra prima che il
rosso diventi nero.
N.d.T.: 1. Un linebacker è un
giocatore della seconda linea di difesa nel football americano.
2.
L’Autrice fa riferimento al
film “Mad Max 3: Oltre la sfera del tuono”, il cui
titolo originale è “Mad Max 3: Beyond
Thunderdome”. La Thunderdome è un’arena
in cui i combattenti devono seguire un’unica regola, tradotta
nella versione italiana con: “Due combattono, uno
vive”.
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