CAPITOLO 6 – ADDIO
Correva veloce, il demone.
Guidato da un odore di sangue che gli era familiare. Ora si
era fatto più forte, era arrivato. La scena che gli si parò
davanti non era una delle migliori. Riverse a terra in una pozza di
sangue, con profonde ferite su tutto il corpo, vi
erano due donne assolutamente identiche. Le riconobbe come…
- Kagura…
Eppure c’era
qualcosa che non andava. La Kagura in
questione non era una sola, ma due. La mente del demone volava veloce e capì che cosa era successo.
Voleva fare qualcosa. Doveva fare qualcosa. Poteva fare qualcosa. Avvicinò i due corpi, poi estrasse una spada e sperando, pregando,
la conficcò nel terreno. In un primo momento non successe niente, poi
una luce buona, argentea, uscì dalla spada e avvolse i due corpi che si
levarono da terra e si unirono in un unico che si adagiò delicatamente al
suolo. Il demone rinfoderò la spada e si sedette, poi
dolcemente appoggiò la testa di Kagura sulle sue
gambe. Dormiva, o forse era morta. Le ferite sul suo corpo non erano scomparse, ma forse riunendo le due metà le aveva
regalato dei momenti in più di vita. Ecco ora si stava svegliando.
- … Sesshomaru
…?
Ma non ci fu bisogno di risposta
lo vide da sola chi era.
- Grazie… - Provò a rialzarsi.
Lui non la ostacolò, nonostante vide come le sue gambe ferite tremassero dalla fatica di reggerla in piedi. Anche il demone si alzò.
- Buffo, è la seconda volta che ci incontriamo nello stesso luogo e io sto sempre per
morire…
Silenzio.
- Se solo non avessi dato retta a quello spettro… Quelle due stupide non
avrebbero creato questo casino…
Il demone si volse dandole le
spalle.
- Sesshomaru…
Lo prese per la spalla e lo
costrinse a voltarsi. In quel momento le gambe non ressero più e si aggrappò
forte a lui che l’abbracciò. In un attimo le loro labbra erano
vicine e ancor più presto si baciarono. Lasciarono che i loro corpi
scivolassero sul terreno, lentamente.
Ora loro si amavano, lasciandosi
trasportare da quel lungo bacio che aveva cancellato tempo e spazio e che
nessuno poteva fermare.
I loro capelli s’erano
intrecciati a formare una specie di aureola corvina e
argentea. Il cane era divenuto vento e il vento il cane.
E in quel momento così magico e
stupendo per loro piangevano. Calde lacrime scendevano dai loro occhi e s’univano all’insieme.
- Aaaah…
- Urlò lei allontanando l’altro. – Scusami, ma sento che ormai sia giunta la mia ora … - Disse con un dolce sorriso sulle labbra e occhi
che mostravano un’infinita tristezza.
- Addio…- E queste furono le sue
ultime parole poiché pian piano il suo corpo svanì trasportato da un vento
primaverile accompagnato da piume, petali di fiori e lacrime.
E così la rivide ancora una volta
allontanarsi da questo mondo. Ma, se la prima volta
non disse nulla, questa volta, inginocchiato sul prato, disse, con voce molto flebile,
che pareva un sussurro, un’unica parola: - Addio…
Questo è l’ultimo atto della mia
storia. Spero che sia piaciuto o, meglio, che tutta la storia
vi sia piaciuta. Vorrei ringraziare tutti coloro
che l’hanno letta, ma credo che un grazie particolare lo debba volgere alla mia
super amica wawa-chan che, con estrema pazienza, ha
ascoltato tutte le idee per questa vicenda. Se, per caso, vi è piaciuto il mio
stile nello scrivere, vi aspetto nella storia “ Le bambole di pezza” . Ancora grazie da darkimera. Bye Bye. ^ ^