Vincolo
Vincolo, sin.: legame,
relazione, rapporto, obbligo, dovere, impegno
Obi-Wan era preoccupato per Anakin.
Dal
loro arrivo a Coruscant, il ragazzino aveva preso
l’abitudine di sgusciare via ogni volta che ne aveva la
possibilità.
Il
Cavaliere Jedi sapeva che, negli ultimi giorni, il suo nuovo Padawan
aveva affrontato ogni sorta di disagio: il distacco dalla madre, la
morte di Qui-Gon, il ritrovarsi in un luogo completamente
estraneo… E sperava che quelle piccole fughe sarebbero
cessate non appena Anakin fosse riuscito ad ambientarsi.
Il
giovane Jedi si fermò in mezzo all’ampio
corridoio del Tempio, concentrandosi e cercando di individuare la
presenza del bambino nella Forza.
Più
facile a dirsi che a farsi: la distanza tra loro e la
miriade di altre presenze rendevano tutt’altro che semplice
localizzare il ragazzino.
Come
se ciò non bastasse, il legame tra Anakin e il suo
Maestro era ancora debole e stentato. Non per la prima volta e non
senza una lieve inquietudine, Obi-Wan si chiese se si sarebbe mai
rafforzato a sufficienza.
Era
davvero possibile che si stabilisse un legame saldo tra lui ed un
Padawan che, di fatto, non aveva scelto in prima persona?
Il
giovane Jedi scrollò la testa, cercando di non pensarci.
In
quel momento, gli sovvenne che Anakin sgattaiolava spesso via dal
Tempio per infilarsi nelle caotiche strade di Coruscant… A
quanto pareva, a Tatooine era sempre stato abbastanza libero di
esplorare Mos Espa in lungo e in largo, e il fatto che la capitale
galattica fosse ben più vasta, labirintica e confusionaria
non sembrava scoraggiarlo affatto.
Obi-Wan
volse lo sguardo verso le ampie vetrate del Tempio.
A
giudicare dalla quantità di luce che entrava a rischiarare
le colonne e le volte, fuori doveva esserci un sole accecante.
Probabilmente,
Anakin aveva deciso che quella era una buona occasione
per esplorare i quartieri di Coruscant.
In
un fruscio di toga, Obi-Wan si voltò e si diresse a passo
spedito verso l’uscita del Tempio.
Quando
sbucò all’aria aperta, la prima cosa che
gli saltò all’occhio fu l’azzurro
sconfinato del cielo, punteggiato del consueto viavai di astronavi.
Poi
fece per iniziare a scendere l’alta gradinata che portava
all’ingresso… E là, più o
meno a metà degli scalini, individuò Anakin.
Obi-Wan
ne vedeva il profilo, e anche a quella distanza riusciva a
distinguere la sua espressione rapita… Spostò
quindi lo sguardo sull’interlocutore del suo Padawan, e
rimase piuttosto sorpreso nel riconoscere il Cancelliere Palpatine.
L’uomo
indossava un completo bluastro riccamente decorato, e
parlava al bambino con aria amabile.
Per
qualche motivo, Obi-Wan non gradì particolarmente quella
vista. Lo infastidì, quasi, ma lui fu rapido a rilasciare
quell’emozione nella Forza.
Di
nuovo calmo come di consueto, iniziò a scendere gli
scalini, diretto verso quell’inaspettato duo.
Palpatine
fu il primo a sentirlo, e girò la testa verso di
lui, aprendosi in un sorriso ampio e amichevole. «Cavaliere
Kenobi, quale sorpresa!» lo salutò.
Anakin,
dal canto suo, fissò Obi-Wan senza fiatare.
«Cancelliere»
replicò il giovane Jedi,
accennando un inchino, per poi rivolgere un gesto di saluto al suo
Padawan.
Il
sorriso di Palpatine si fece quasi benevolo, e l’uomo
aggiunse: «Mi stavo recando a un incontro col Maestro Yoda,
quando ho incrociato il tuo apprendista…»
Continuando
a guardare Obi-Wan, poggiò una mano sollecita ed
affettuosa sulla spalla di Anakin.
Il
gesto sembrò prendere alla sprovvista il ragazzino, che
fissò il proprio Maestro con espressione abbastanza spaesata.
«Devo
dire» continuò Palpatine,
apparentemente inconsapevole del disagio del bambino, «che
è una compagnia davvero piacevole, e così mi sono
permesso di intrattenermi con lui per qualche momento».
«Capisco»
si limitò a dire Obi-Wan, in
tono distaccato. «E mi dispiace interrompervi, ma io e Anakin
avremmo certi esercizi da fare».
«Ma
certamente, certamente» concordò
subito Palpatine, zelante. «Non mi sognerei mai di
interferire nell’addestramento di questa giovane
promessa!»
La
“giovane promessa”, da parte sua,
sgusciò via dalla mano del Cancelliere, issandosi due
gradini più in alto, al fianco del proprio Maestro.
Obi-Wan
gli sfiorò il braccio, quindi accennò un
inchino. «Cancelliere…»
Anakin
si affrettò ad imitare il giovane.
«È stato un piacere incontrarvi» disse,
con convinzione.
Palpatine
gli elargì un gran sorriso. «Il piacere
è stato mio, giovane Skywalker! Oh, Cavaliere
Kenobi» aggiunse, quasi con noncuranza, «ti
dispiace fermarti un istante con me?»
«Come
desiderate» rispose cortesemente Obi-Wan, per
quanto l’idea non lo ispirasse minimamente.
Non
nutriva una grande simpatia nei riguardi dei politici, ma non
intendeva mancare di rispetto al capo della Repubblica.
Così,
si rivolse al proprio Padawan: «Anakin, vuoi
aspettarmi nella sala di meditazione?»
Il
ragazzino non parve esattamente entusiasta. Forse, aveva sperato che
quella mattina si sarebbero allenati nel combattimento.
«Sì, Maestro» rispose comunque, in tono
obbediente, poi aggrottò la fronte. «In quale? La
stessa di ieri?»
«La
stessa di ieri» confermò Obi-Wan,
senza batter ciglio.
Il
ragazzino annuì e iniziò a salire i gradini,
facendoli due a due, quasi saltellando.
Il
Cancelliere lo seguì con uno sguardo colmo di benevolenza.
Dopo
qualche istante, Obi-Wan si schiarì la gola.
«Spero non vi abbia disturbato».
Palpatine
spostò gli occhi su di lui e scosse la testa.
«No, nessun disturbo» replicò,
sorridendo. «È un giovanotto brillante, davvero
brillante. Ma non dev’essere facile, adattarsi a un ambiente
così diverso».
«Si
sta adattando» si limitò a dire
Obi-Wan.
Non
era mai stata abitudine dei Maestri Jedi fornire spiegazioni sui
loro Padawan, e il giovane non vedeva perché fare
un’eccezione col Cancelliere.
«Non
ne dubito» assicurò subito
Palpatine. «Tuttavia…»
Non
terminò la frase, limitandosi a scuotere la testa.
Obi-Wan
inarcò un sopracciglio. «Volevate dirmi
qualcosa?»
«Oh,
certo…» Il Cancelliere
iniziò a salire i gradini, e Obi-Wan lo imitò,
affiancandolo. «Sai, non ho avuto modo di ringraziarti in
maniera opportuna…»
«Ringraziarmi,
Cancelliere?» domandò il
giovane.
«Per
ciò che hai fatto per il mio pianeta,
Naboo» replicò Palpatine, soavemente.
Obi-Wan
si irrigidì appena, ma continuò a
camminare. «Mi avete già ringraziato dopo la
battaglia» osservò, in tono neutro.
L’uomo
sospirò con rammarico.
«Sì, eppure temo di non averlo fatto
adeguatamente…» Senza guardarlo,
continuò: «La perdita del Maestro Jinn
è stata una tragedia, una vera
tragedia».
Obi-Wan
si fermò. Il sole continuava a splendere alto
nel cielo, ma a lui
sembrò che l’aria fosse diventata improvvisamente
fredda.
Il
Cancelliere si accorse di non averlo più accanto solo
dopo qualche istante, e a quel punto si arrestò a propria
volta.
Era
tre o quattro gradini più in alto del giovane, e si
girò lentamente per guardare verso di lui.
Obi-Wan
ricambiò lo sguardo in silenzio.
«Mi
dispiace» disse infine il Cancelliere.
«Immagino sia stato un duro colpo, per te, Cavaliere
Kenobi».
Una
parte di Obi-Wan insorse contro quelle parole.
Il
suo dolore per la morte di Qui-Gon era forte e recente…
Ed era qualcosa che non era ancora pronto a condividere con nessuno,
nemmeno col Maestro Yoda… Parlarne con un politico come
Palpatine era l’ultima cosa che voleva.
«Vi
assicuro che non dovete preoccuparvi per me,
Cancelliere» replicò, con voce distaccata, quasi
fredda.
“Questo
non vi riguarda” avrebbe voluto aggiungere,
in un sibilo, ma sapeva che non sarebbe stato degno di un Cavaliere
Jedi.
Palpatine
lo guardò a lungo, quindi annuì con
ponderata consapevolezza. «Oh, certo, dimenticavo…
Il Codice dei Jedi: non c’è la morte,
c’è la Forza, dico bene?»
«Dite
bene» concordò Obi-Wan.
Dentro
di sé, però, avvertì un misto
di inadeguatezza e dolore.
Sì,
il Codice diceva così… E si
supponeva che lui rilasciasse la propria sofferenza nella Forza e si
concentrasse sul presente… Si supponeva che superasse il
dolore, eppure non si sentiva ancora in grado di lasciar andare Qui-Gon.
Apparentemente
inconsapevole del disagio del giovane, il Cancelliere
gli fece il gesto di unirsi nuovamente a lui.
Per
quanto riluttante, Obi-Wan lo raggiunse, e ripresero a salire.
«Io
ammiro la tua forza, Kenobi» aggiunse
Palpatine, dopo qualche istante. «Appena nominato Cavaliere,
ti sei addossato la responsabilità di prendere un
Padawan… Un Padawan da cui tutti ci aspettiamo grandi cose,
tra l’altro, e che non ha avuto la minima esperienza di vita
al Tempio come Iniziato…» Palpatine scosse la
testa. «Ammirevole, davvero».
Ormai
erano giunti in cima alla scalinata.
Obi-Wan
alzò lo sguardo sulle alte sculture in alabastro che
ritraevano i grandi Jedi del passato.
Per
una volta, i loro visi scolpiti non gli comunicarono né
maestosità né saggezza. Sembravano
solo… indifferenti.
«Vi
ringrazio» disse il giovane, distaccato, senza
che il suo volto o le sue parole rivelassero nulla del suo tumulto
interiore.
I
dubbi che aveva già messo a tacere nei giorni precedenti
tornarono a martellare con insistenza nella sua testa.
Cosa
credeva di fare? Lui stesso era stato un Padawan fino a pochi
giorni prima… cosa, in nome della Forza, gli faceva pensare
di essere pronto a prendere un allievo?
Niente,
infatti.
Non
era pronto, non lo era affatto.
Qui-Gon
gli era morto tra le braccia, e col suo ultimo respiro gli
aveva affidato un compito che andava al di là delle sue
possibilità. Non gli aveva rivolto un apprezzamento, non una
parola di conforto.
Obi-Wan
respinse quei pensieri con tutte le sue forze.
Non
gli piaceva il campo in cui si stava avventurando la sua
mente…
Basta,
si disse con fermezza. Non aveva senso rimuginare sul passato.
La Forza Vivente…
“Già,
la Forza Vivente” intervenne una
voce familiare quanto sgradevole. “Qui-Gon ti ha sempre detto
di concentrarti sul momento presente… Ma Anakin non
c’era, nel momento presente della morte del tuo Maestro.
C’eri tu.
E nonostante ciò, le sue ultime parole
non sono state per te. Sono state per il ragazzo”.
«Orbene,
credo di star facendo aspettare Yoda sin troppo a
lungo» asserì il Cancelliere, gioviale.
Obi-Wan
lo guardò. Era un’impressione, o le labbra
dell’uomo sembravano appena incurvate in un sottile
compiacimento?
«È
stato un piacere incontrarti, Cavaliere Kenobi.
Spero che avremo occasione di rivederci, nei prossimi tempi».
Non
potendo condividere né il piacere né la
speranza di Palpatine, Obi-Wan optò per un diplomatico
inchino.
«Arrivederci,
Cancelliere».
L’uomo
gli sorrise con indulgenza, quindi si
allontanò rapidamente.
Obi-Wan
rimase fermo dov’era, lottando per recuperare il
proprio consueto autocontrollo.
In
via del tutto eccezionale, però, si stava rivelando
un’impresa degna di tale nome.
Le
parole del Cancelliere avevano risvegliato emozioni che il giovane
avrebbe preferito dimenticare. Come la sofferenza per la morte di
Qui-Gon, la sensazione di abbandono, la paura di non essere pronto ad
allenare Anakin…
Obi-Wan
indugiò a lungo, combattendo quelle emozioni, e alla
fine ricordò che il suo allievo lo stava aspettando.
Quel
pensiero lo riscosse, e lui si diresse verso la sala di
meditazione.
Quando
vi arrivò, ebbe la conferma del fatto che Anakin
aveva molto da imparare, soprattutto sulla pazienza. Il ragazzino,
infatti, si stava visibilmente annoiando, e schiacciava a
più riprese il pulsante accanto all’ampia
finestra, facendo alternativamente chiudere ed aprire le tapparelle.
Obi-Wan
si schiarì la gola.
Anakin
si girò di scatto, e tolse immediatamente la mano dal
pulsante.
Così
facendo, però, lui e il suo giovane Maestro
si ritrovarono immersi nella semioscurità.
«Forse
faresti meglio a premerlo un’ultima
volta» suggerì Obi-Wan.
Anche
se non riusciva a vedere il volto del ragazzino, fu quasi certo
che fosse arrossito.
«Sì,
Maestro» si affrettò a
dire Anakin, eseguendo l’ordine.
Quando
la luce del sole tornò ad illuminare la sala, Obi-Wan
si scoprì a sorridere al ragazzino.
«Così va meglio, non trovi?»
«Sì,
Maestro» ripeté Anakin.
Obi-Wan
lo ricordò intento ad ascoltare Palpatine a bocca
aperta, e sentì che il sorriso gli moriva sulle labbra.
Evidentemente,
persino il Cancelliere era riuscito a risvegliare
l’interesse di Anakin come lui non sembrava essere affatto in grado
di fare.
Persino
quell’uomo quasi sconosciuto sembrava aver stabilito
con il ragazzino un legame più forte di quello che aveva
costruito lui.
«Sembrava
che il Cancelliere Supremo ti stesse raccontando
qualcosa di interessante, prima» accennò.
Il
viso del bambino si illuminò. «Oh,
sì» rispose lui, con entusiasmo. «Mi ha
parlato della flotta di Naboo… Delle imprese alle quali ha
assistito… Conosce parecchi piloti, sai, Maestro?»
«Ah».
Obi-Wan rivolse il proprio sguardo verso la
finestra.
Sapeva
che Anakin sarebbe stato più che felice, se lui si
fosse mai deciso a raccontargli qualche missione svolta con
Qui-Gon… Per il momento, però, non si sentiva
pronto a condividere le esperienze fatte col proprio mentore.
«Maestro?»
lo chiamò Anakin, dopo un
po’. «Qualcosa non va?»
Prima
che Obi-Wan potesse rispondere, la mente del ragazzino
sfiorò la sua.
Fu
un tocco esitante, ma chiaro come Obi-Wan non l’aveva mai
sentito.
Il
giovane riservò al bambino un’occhiata sorpresa.
Anakin,
da parte sua, sembrava confuso.
Lentamente,
Obi-Wan scosse la testa. «No» rispose,
«va tutto bene».
Era
vero, non si sentiva pronto. Era appena stato fatto Cavaliere ed
aveva appena perso il suo Maestro.
Anakin,
però, era smarrito quanto lui, se non di
più.
E
sì, forse aveva preso Anakin come Padawan
perché l’aveva promesso a Qui-Gon. Ma era anche
vero che era stato quel ragazzino a dargli la forza di rialzarsi.
In
lui, aveva trovato un nuovo proposito, una ragione per andare avanti.
Ripensando
agli ultimi giorni, Obi-Wan realizzò che le
uniche volte che era riuscito a sorridere era stato per merito di
Anakin.
E
forse… forse era anche per quello che Qui-Gon gli aveva
strappato quella promessa. Perché sapeva che avrebbe avuto
bisogno di qualcun altro, nella propria vita.
Obi-Wan
lasciò che quell’idea gli entrasse dentro,
e scaldasse quella parte di lui che l’incontro con Palpatine
aveva reso tanto fredda e dolente.
«Sai,
Anakin?» disse, abbassando lo sguardo sul
ragazzino. «Ripensandoci, forse abbiamo già
meditato a sufficienza… Oggi potremmo fare un po’
di allenamento con la spada laser, che te ne pare?»
Immediatamente,
il ragazzino si aprì in un sorriso
entusiasta. «Sì, Maestro!»
Obi-Wan
sorrise di quella sincera eccitazione, sentendo
un’inconsueta ondata di ottimismo.
“Ecco,
vedi” sussurrò una voce in fondo
al suo cuore, “anche tu puoi farlo contento”.
Il
legame si sarebbe rafforzato. Occorreva solo un po’ di
tempo.
Note:
Rimuginare sull’ultima richiesta di Qui-Gon e su quanto
Palpatine sia viscido fa MALE.
Soprattutto a me.
Ringrazio chi ha letto, sperando che non abbia perso i sensi, o dato di
stomaco, o desiderato impadronirsi della Morte Nera per cancellare
questo testo dalla faccia dell’universo.
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