PIOGGIA di
passione
e ROSE d'acqua
Nostalgico profumo di
fiori e di
natura si propagava nella tiepida aria primaverile. Le Azalee*
fiorivano
rigogliose, illuminando il caotico paesaggio della centralissima Seoul.
Anche le rose, fra breve, sarebbero sbocciate e DongHae sorrise al
pensiero.
Lui amava le rose.
Era il suo fiore preferito. Lo amava da così tanti anni che si era
persino
scordato quando, di preciso, avesse iniziato a piacergli.
Forse, da sempre.
«Mamma, mamma! Le rose
pungono!» strepitò
il piccolo DongHae, con gli occhi straripanti di lucciconi, pronti a
rigargli
il volto.
«Piccolo mio, non devi raccogliere le rose.» proferì con serenità la
donna, che
con gesti delicati e armoniosi si portò la mano del figlio sulle
labbra,
cercando di scacciare il dolore.
«Ma... Ma le rose sono così belle, mamma! Volevo soltanto toccarle!»
tentò di
giustificarsi il bimbo.
«Ti insegnerò un segreto, Donghae: le rose non permettono di
essere
toccate dagli sconosciuti, però, con il tempo, se avrai la giusta
pazienza e
imparerai ad osservarle diventando loro amico, le rose si lasceranno
accarezzare.» affermò sorridendogli complice. Scorgendo poi, lo
splendore di
quei fiori assieme al piccolo DongHae, che curioso ed impaziente
osservava il
mondo con meraviglia.
Era affascinante, quel fiore aveva
sempre celato un alone di mistero e di purezza agli occhi di
DongHae. Era
bello – Semplicemente incantevole. E
più si perdeva a scorgerne la bellezza, più non riusciva a capire cosa,
esattamente, lo attraesse tanto.
Forse erano quei colori vivaci, che perfetti come arcobaleni,
gli
donavano allegria.
Forse era la forma raccolta del bocciolo, che sembrava racchiudere
dentro
di sé un gioiello prezioso, dal valore inestimabile.
O forse ancora, era quel particolare stelo, rigido e colmo di
acuminate
spine, con solo qualche ciuffetto ribelle di morbide foglie, che
accompagnava e
proteggeva da vili sprovveduti la sua bellezza.
Tutto in quel fiore sapeva sedurlo. E
alle volte si sentiva come una piccola ape, attratta e inghiottita dal
dolce
nettare che quelle aggraziate rose donavano.
Amava la primavera poiché amava
le rose. E ogni anno aspettava impaziente l’arrivo di quella
birbante
stagione, solo per potersi sentire appagato ancora una volta, da
quel magico
incantesimo che madre natura regalava agli uomini.
Lo faceva sin da quando era un bambino.
E non c’era nulla di meglio che scorgere le rose in una giornata di
sole.
Lo aveva sempre creduto. Ed
era per questo che aveva sempre detestato le giornate
plumbee,
bagnate dalla pioggia.
La pioggia annullava l’incanto.
Quelle piccole gocce l’acqua che ricadevano fredde sulla pelle,
lavavano via
l’euritmia scaturita dalla terra e poggiandosi frementi sui cangianti
petali di
rosa, né espandevano il bocciolo, distruggendolo. La
pioggia rovinava ogni
cosa; lo aveva sempre saputo.
Solo il sole poteva far
sbocciare le rose.
Eppure, per quante rose avesse stabbiato e visto crescere, mai nessuna
aveva
avuto una vita longeva. Neppure il sole le aveva nutrite
d’amore con
l’adeguata continuità.
«Perché stai piangendo,
DongHae?» gli
chiese con gentilezza, nascondendo la preoccupazione che nel cuore di
una madre
poteva albergare ogni volta che si scorgeva il proprio figlio
singhiozzare.
«Perché… Le rose… Le rose sono appassite!» ammise fra i singhiozzi,
respirando
con fatica.
«DongHae, calmati.»
«Mi sono preso cura di loro ogni giorno ma sono morte anche se le avevo
messe
al sole!» aggiunse poi, dopo una breve pausa che gli servì per
incamerare
quanta più aria potesse nei polmoni, riuscendo a placare un poco
l’agitazione
che stringeva nel cuore.
«Vedi tesoro… Il sole è indispensabile per la crescita e il benessere
di
ciascun fiore, però è altrettanto importante anche l’acqua.»
«L’acqua?!» ripeté incredulo il piccolo DongHae, con le orecchie
tese ad
ascoltare la voce della madre.
«Sì, proprio così. Ogni fiore cresce sano e forte solo con l’energia
del sole e
dell’acqua. E’ per questo che la pioggia è indispensabile per
far
germogliare la vita.»
Quelle parole gli tornavano alla mente ancora oggi.
All’epoca non l’aveva capito.
Non aveva compreso quanto l’acqua
fosse preziosa, né quanto quelle minuscole gocce di
pioggia
fossero la pietanza
preferita delle rose che tanto amava.
Solo dopo quel giorno, spinto da desiderio crescente, si soffermò ad
osservare
la pioggia nelle giornate nuvolose e a ringraziare il "Signor
Cielo" per aver versato lacrime di gioia, saziando le sue
preziose rose.
«Perché stai sorridendo, DongHae? – domandò
HyukJae, seduto in macchina accanto all’amico. – Non credevo che il
traffico di
Seoul in una giornata di pioggia come questa, fosse tanto divertente…»
aggiunse
poi, con un leggero velo di ironia che a DongHae non sfuggì.
«Stupido. Stavo solo ripensando a una
cosa.»
«E a che cosa?» domandò il maggiore, tralasciando l’offesa subita e del
tutto
ricercata, concentrandosi, invece, sulle parole del compagno.
«Manca poco perché fioriscano le
rose.» ammise, osservando i goccioloni di pioggia bagnare i
vetri
centralizzati dell’auto.
«Uhm, hai ragione. – annuì HyukJae. – Seoul si sta colorando di
primavera.»
Riflettendoci, forse DongHae
aveva sempre amato le rose perché in qualche modo gli ricordavano
sé
stesso. A conti fatti le rose, oltre ad essere degli splendidi fiori,
erano
anche dei boccioli di vita insicuri e fragili – come il suo
cuore.
Fragili quanto lo erano le emozioni che si scioglievano nella sua
anima,
portandolo molte volte a frignare e lamentarsi, ricercando il
calore e il conforto di qualcuno.
Le rose erano uguali.
Anche loro nascondevano il loro cuore per non essere ferite e
tingendosi di
passione seducevano chi stava loro accanto, solo per poter essere
accarezzate
da chi ritenevano meritevole. Allo stesso modo, DongHae ricercava
l’amore in coloro di cui si fidava. E HyukJae era uno di
questi. Anzi
no, HyukJae per lui era come l’acqua: Indispensabile.
L’acqua era l’unico rimedio a
cui poteva aggrapparsi un cuore fragile come il suo.
L’acqua lavava via la tristezza,
e rivitalizzando le rose, donava nuovamente il sorriso infondendo il
giusto
coraggio per poter tornare a fiorire con orgoglio.
Sua madre aveva ragione: l’acqua
era davvero prodigiosa.
Sorrise ancora, e prendendo il cellulare fra le mani, velocemente
digitò ciò
che il cuore gli suggerì. E con una naturalezza disarmante, pubblicò
quel
messaggio, seguito da quella che per lui era una suggestiva fotografia,
sulla
sua pagina twitter.
“Rainy days ... Like it ^^”
Curioso
di scoprire
cosa l’amico stesse scrivendo sul proprio cellulare, HyukJae si sporse
verso
l’altro e indagando con lo sguardo non poté non leggere quel
particolare
post.
«Bugiardo!» esclamò contrastando
le convinzioni di
DongHae.
«Eh?! Ma che dici?» cinguettò l’altro, quasi incredulo a
quell’esclamazione.
«Bugiardo.» ripeté ancora una volta HyukJae, ma questa volta con un
tono più
basso, quasi un sussurro.
«Non sono bugiardo, HyukJae-ah! Io amo la pioggia.»
«No, Donghae, tu non ami la pioggia, ami le rose.»
A quelle parole, pronunciate con quella sua voce composta ma decisa,
DongHae
rimase qualche secondo interdetto, perdendosi nell’riavvolgere e
riascoltare
quel nastro che legava insieme quelle parole.
Alle volte, le parole di HyukJae avevano il potere di confonderlo.
«Hai ragione: amo le rose. Però,
ho imparato ad apprezzare la pioggia, soprattutto
quando sono con te.» enunciò scostando lo
sguardo dal display del cellulare per osservare gli occhi limpidi di
HyukJae. E
soffermarsi poi a scorgere la propria immagine riflessa nelle sue
iridi. «Sai,
credo proprio di essermene innamorato. Della pioggia, intendo.»
si corresse poi, in un morbido soffio del tutto afono.
Nell’ascoltare quelle parole, proferite con così tanta sincerità,
HyukJae non
riuscì a trattenere un sorriso. Uno di quei suoi
sorrisi tutto denti
e gengive che DongHae trovava sempre bellissimi.
«DongHae, anche io amo le rose. Ogni
giorno di più.» ammise con un leggero imbarazzo, suscitando una
reazione di
profondo stupore da parte del compagno, seguita poi da un sorriso energico e fanciullesco che
illuminò anche quei suoi occhioni sempre così
chiacchieroni.
Vederli gioire a quel modo, fece sorridere di riflesso anche il loro
scrupoloso
manager, che per quel giorno si era improvvisato, come spesso accadeva,
anche
da servizievole autista.
Non aggiunsero altro, semplicemente si
strinsero per mano, lasciandosi cullare dal calore leggero
che sgorgava da quella loro unione.
Ora le rose potevano sbocciare senza
timore, preda della loro passione.
L’acqua le aveva
dolcemente coccolate, saziandone i fragili cuori racchiusi fra quelle
preziose
gemme cremisi. La loro fragranza, lentamente, si librava nell’aria.
“Rainy days ... Like it ^^”
Scrisse due giorni più
tardi
HyukJae, pubblicando il suo messaggio su twitter, lasciandosi
travolgere da un
sorriso e da tiepidi ricordi.
Sì, anche lui amava la pioggia.
Indiscutibilmente.
Amava il confortante calore che
gli donava.
E ancor più della pioggia, amava
le rose.
Immensamente.
Amava esserne sedotto.
E giorno dopo giorno, rimaneva sempre più meravigliato da quella loro
bellezza.
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NOTE:
AZALEE* : Si dice che in Corea vi siano
sempre dei fiori tutto l'anno, grazie al clima continentale del paese
che ha
quattro stagioni distinte. Le azalee sono i rappresentanti dei fiori
primaverili
• In questa fan-fiction vi sono delle
sottili –
ma non troppo – metafore , quali "rose" e "pioggia" che mi
son servite per descrivere (senza citarli sempre per nome)
rispettivamente
DongHae e Eunhyuk/HyukJae.
• Questo racconto è nato sulla falsa riga di quei "famosi" post
spuntati
su twitter, di DongHae e HyukJae riguardanti la pioggia.
© LADY ROSIEL/ Luna Azzurra
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