vamp end
Un incendio.
Le fiamme avvolgevano uno dei vecchi palazzi fatiscenti di quella
zona malmessa e quasi abbandonata della città, dove spesso e
volentieri avvenivano tutti gli scontri.
E gli A7 erano lì. Magari per via dell’insolito
incendio sarebbe saltato fuori qualche esaltato che provava ad
approfittarsi di qualche umano in difficoltà. Così mentre
i pompieri e alcuni agenti dell’ IVAUS sgombravano la zona e
controllavano che il palazzo fosse disabitato, loro si accertavano che
tutto fosse tranquillo e che la Morte Blu non sferrasse qualche attacco.
Le nevicate erano cominciate da meno di un mese e avevano
già portato qualche problema, ma alla fine era stagione, tutti
ci erano abituati.
Loro erano appena arrivati e stavano decidendo come dividersi, quando Brian la vide arrivare e rimase imbambolato a guardarla.
Lay aveva un badile poggiato su una spalla e puntava diritto verso
di lui. Un pantalone largo da uomo, un paio di anfibi, una canotta
bianca che lasciava le braccia scoperte e una sciarpa di lana nera che
le ricadeva dietro le spalle. I lunghi capelli neri legati in una coda
alta, il frangettone sulla fronte, i vecchi occhiali del mezzosangue
sulla testa e la mascella serrata. Gli occhi truccati pesantemente e lo
sguardo più scuro e cattivo del solito.
Era sexy anche così, era dannatamente sexy, la neve
attorno, il fuoco alle spalle, il cielo nero e gli occhi che stavano
perforando l’anima del povero soldato. Gli occhiali a mascherina
momentaneamente poggiati sulla fronte, per guardarla meglio.
“Gates, quella non è roba tua?” Sospirò
Rev quasi nel suo orecchio, come ad avvertirlo che anche gli altri si
erano accorti di come fissava quella vampira. Il bruno in risposta
mugugnò, avviandosi a passo svelto verso la vampira.
Gli altri lo videro seguire quella vampira sconosciuta, ma non
dissero niente. Shad borbottò al suo solito e divise gli altri
per la ronda. Con gli incendi ne venivano sempre fuori anche di tutti i
colori, meglio stare attenti, a Gates avrebbe pensato dopo.
Brian la seguì nel vicolo nel quale si era dileguata e la
afferrò per un braccio, forzando la presa per guardarla negli
occhi.
“Che diamine ci fai qui?” chiese irritato. Non gli
piaceva che corresse rischi inutili. Lei sbuffò scocciata e lo
guardò.
“Scusami tanto se la seconda uscita e bloccata!”
Aggrottò le sopracciglia, non capendo e lei buttò uno
sguardo infondo al vicolo, dove la neve accumulata aveva creato un muro
bianco che rendeva impossibile vedere la fine.
“Uhm… resta il fatto che è pericoloso”
“Devi vedere quant’è pericoloso avere dodici
fra vampiri e mezzosangue senza più uno straccio di bottiglia di
quella roba sintetica, bloccati nel bunker di un palazzo!” disse
lei frustrata, scrollando il braccio. Brian rimase di gesso e fece
cadere la mano.
“Sono bloccati?”
“Complimenti, Mister Muscolo, sei perspicace” Si
allontanò e cominciò a spalare, spostando ogni volta
grossi blocchi di neve che però erano briciole al confronto del
muro.
“Lay” La chiamò Brian, ma non ottenne nessun risultato.
“Lay, spostati..” L’avvisò di nuovo.
“Smettila di fare lo stronzo!” urlò lei, imperterrita, continuando a spalare.
Brian le mise una mano sul petto e la scansò facendola quasi fece scontrare col muro, in modo per niente delicato.
Lay si trovò bloccata contro il muro dal braccio di lui,
gli occhiali che portava quasi a mo di fascia, improvvisamente calati
sugli occhi.
Anche lui aveva gli occhiali al loro posto. Puntò il grosso
fucile verso il muro e tenette premuto il grilletto, lasciando che si
creasse una sorta di sfera luminosa con sfumature viola e blu fra i tre
pezzi di metallo presenti sulla punta, fino ad ottenere la dimensione
desiderata.
Con uno scatto del pollice, lasciò il primo grilletto e
premette il secondo facendo partire il “colpo” (se
così si poteva chiamare) e facendo sparire la neve.
In un lampo, al posto del muro bianco, solo un po’ d’acqua e qualche macchia di bruciato sul muro.
Lasciò la spalla della vampira, si tolse gli occhiali e
fece un sorriso soddisfatto, osservando il suo operato, poi si
voltò a guardare Lay.
Aveva rimesso gli occhiali sulla testa e adesso osservava
l’ingresso nascosto finalmente libero, mentre si mordicchiava il
labbro. La rabbia e il nervosismo di prima che avevano seriamente
spiazzato Brian, sembravano evaporati insieme alla neve.
Spostò gli occhi su quelli di Brian e lui come al solito si
perse in quelle iridi chiarissime con quelle leggere sfumature che
ricordavano il ghiaccio, come quegli iceberg che si vedono nei
documentari, ma con quelle rarissime pagliuzze nere sparse nelle iridi.
“Grazie Brian” Lei era l’unica a chiamarlo
così, oltre a Jim in quei rari momenti in cui mettevano da parte
il lato da supereroi tenebrosi e tornavano i vecchi amici i sempre.
Gli faceva sempre uno strano effetto sentire il suo vecchio nome, quello vero.
E poi, quella era Layla, mica una qualsiasi, vampira, umana o mezzosangue che sia.
“Figurati, L” disse quasi imbarazzato. Lei si
staccò dal muro e gli passò davanti, per entrare, ma lui
l’afferrò delicatamente per il polso.
“Ly, io….” cominciò, ma Lay lo interruppe.
“No, per favore, non lo dire. So cosa stai per dire, a te ne prego, non farlo”
“Ma…” ritentò, per essere fermato i nuovo.
“Bri, due mondi troppo diversi. Siamo di due fazioni
opposte” con una leggera spinta la fece voltare e si perse ancora
in quegli occhi di ghiaccio, lucidi e tristi, in cui brillavano le
fiamme che splendevano fuori dal vicolo.
“Non è vero! Tu non uccidi gli umani, sei buona”
Stava provando a convincerla, o a convincersi, ancora una volta.
Lui non voleva che si allontanassero, che lei sparisse dalla sua vita
come avrebbe voluto fare. Erano quasi di due fazioni opposte, certo, ma
Brian con lei tornava ad essere Brian, per l’appunto! Non era
sempre e solo una macchina da guerra! Grazie a lei aveva sentito di
nuovo di provare delle emozioni che lo avevano riavvicinato alla sua
grande passione, la chitarra. Aveva addirittura scritto delle canzoni!
Cosa che non succedeva da quasi vent’anni e gli era sembrato
incredibile… Tutto grazie a lei.
Non poteva sopportare la sola idea di viverle lontano.
Lay gli carezzò la guancia, avvicinandosi di poco a lui, a
quel corpo tanto bramato, a quel sorriso dolce e quegli occhi che
quando guardavano lei sembravano tornare giovani e bambini,
perché se c’era un cosa che aveva imparato era che il
corpo poteva anche invecchiare lentamente, ma sullo sguardo gravava
inesorabilmente il passare degli anni e le orribili cose che accadevano
sotto i loro occhi.
E adesso quel paio di occhi scuri e con i riflessi delle fiamme
che bruciavano fuori da quella piccola parentesi sicura, la guardavano
speranzosi di un'altra possibilità, di una nuova
possibilità di vita o magari semplicemente di un'altra notte
insieme, passata ad essere felici, ad avere dei sentimenti e a sentire
il cuore che pompava non solo per inerzia.
“Certo che non uccido uomini Bri, ma la mia famiglia lo fa e
se sapessero che proteggo gli altri che si sono ribellati…. non
so cosa potrebbero farmi” Brian leggeva la paura in quegli occhi
così innaturali, ma che rispecchiavano le emozioni di un
qualsiasi essere umano, o perlomeno essere vivente.
“Vieni via, con me, andremo lontano, niente più
uccisioni o famiglia vendicative, solo io e te” Sarebbe stato
bello poter credere a quelle parole, dire di si, stingere la mano di
quel bruno tenebroso e andare via, lontano da quella città in
piena rivolta.
Sarebbe stato bello, se solo fosse stato possibile.
“E dove? Sono un vampiro Bri, e sono già debole di
mio, la luce mi fa più male che agli altri, questo lo sai. E poi
tu hai una famiglia, dei figli! E io non posso lasciare i, per
così dire, ribelli….. Si farebbero uccidere o scoprire in
poco tempo che sarebbe anche peggio”
“Lay ma io ti amo…”
La ragazza chiuse gli occhi, sperando di non piangere, ma non fu
così. Le lacrime scesero silenziosamente, senza però
portare singhiozzi o altro. Le avevano insegnato ad essere troppo forte
per farsi passare per la mente l’idea di scoppiare in lacrime,
singhiozzando.
“Ti avevo chiesto di non dirlo”
“Dovevo farlo. Almeno per una volta nella vita, volevo dire
quelle due parole con un minimo di significato, e non dette per
inerzia, perché il tempo passa e ad un certo punto bisogna
dirle. Volevo che fossero vere, almeno una volta”
Si stava sputtanando. Si, perché non si trattava semplicemente di dire la verità, si stava proprio sputtanando.
Mai in tutta la sua vita era arrivato ad implorare, con le lacrime
agli occhi, mai qualcosa l’aveva distolto per più di un
secondo dai suoi doveri e dalla sua missione.
Eppure eccolo lì, a sperare che quella stupenda creatura
decidesse di fuggire via da tutto quello. Dalla sua famiglia, i suoi
figli, anche i suoi amici.
Tutto lontano, via.
Avrebbe dimenticato Synyster Gates, proprio come aveva fatto in
quegli anni con Brian Haner. Avrebbe richiuso da qualche parte nella
sua mente la macchina da guerra, quella che si era ritrovata una
famiglia senza volerla, senza farne parte e senza capire come
funzionasse.
Voleva essere vero, umano, senza dover trattenere ogni gesto, ogni
parola e ogni atto spontaneo che veniva dal petto e che veniva
puntualmente represso.
Voleva una casa che gli permettesse di vedere ogni mattina il
sole, quello vero, uscire la sera e ubriacarsi come non faceva da
quando aveva sedici anni e lui e Jim erano scappati dalla città
sotterranea.
Voleva suonare per vivere e vivere per suonare, sentendosi libero e vivo.
E voleva poter guardare quegli stupendi occhi di iceberg,
sorriderle e dirle che l’amava, in qualsiasi momento, quando
voleva.
Avrebbe imparato cosa significava davvero amare, a sopportare i
reciproci difetti e un giorno molto lontano sarebbe morto felice oppure
si sarebbe fatto trasformare, sperando che la trasformazione
funzionasse con il suo sangue negativo, così avrebbero passato
l’eternità insieme e non solo mezzo millennio.
Perché tutto questo non poteva essere possibile?
Lay gli sorrise dolcemente, le lacrime che continuavano a sgorgare dai suoi occhi colavano fino al collo.
“Brian non puoi dire così”
“Perché?” chiese lui triste e lei gli sorrise,
da dietro le lacrime che inondavano quel viso perfetto silenziosamente.
“Perché ti credo”
Brian si prese un momento per capire cosa volesse dire, ma non arrivò a nessuna conclusione.
“Perché non dovresti credermi?” chiese innocentemente il soldato.
“Non posso, perché finirei per essere egoista e
pensare solo a me e non posso” Brian abbassò il viso,
guardando la spalla di lei.
“Perché devi essere sempre così…. così…. così!” Lay sorrise, nervosa.
“Ho fatto troppi errori nella mia lunga vita, ho rovinato e
distrutto la vita di molte persone e non voglio che accada mai
più”
Con calma tornarono a dove avevano parcheggiato, col solito passo
tranquillo e disinvolto, un po’ annoiato. Brian si sentiva il
cuore a pezzi e la mente annebbiata. Si sentiva come se avesse bevuto
troppo, ma senza quell’allegria da alcol. Un po’ come
quando si era sentito male, qualche mese prima.
Era passato solo qualche mese? Era bastato così poco per mandare tutto a puttane? Diamine….
Si mise la mano in tasca e sfiorò, con le dita ancora
fasciate dai guanti, la medaglietta di Val che Lay gli aveva dato. Dopo
un’ultima stretta tirò fuori la mano dalla tasca, ma la
catena s’incastro nel guanto e la medaglietta cadde
sull’asfalto facendo un tintinnio metallico.
Brian stava per voltarsi a prenderla, ma Matt poco dietro di lui, fu più rapido.
Il caposquadra rimase allibito riconoscendo l’oggetto e il
cuore di Brian perse diversi battiti, prima di accelerare
freneticamente.
“Dove hai preso questa?” chiese osservando la medaglietta caduta, la voce che era un singulto.
“Io….” sospirò l’altro, ma la domanda tornò più insistente di prima.
“Dove l’hai presa?!” ringhiò Matt con le
lacrime agli occhi, afferrando il suo segugio per il collo e
scrutandolo a lungo negli occhi.
C’era un motivo se Shad era il caposquadra e non
perchè era l’unico davvero con la testa sulle spalle. Matt
aveva delle particolari capacità che in casi di necessità
(e a distanza abbastanza ravvicinata, facilitate anche con contatto
visivo) gli permettevano di vedere sprazzi di immagini o pensieri delle
persone con cui entrava bene in sintonia.
Gates era sempre riuscito a tenerlo fuori dalla sua testa, gli
aveva insegnato Val come fare quando non voleva che il capo si facesse
gli affari suoi, ma colto alla sprovvista non fece in tempo e Matt
poté vedere il viso di Layla nei suoi pensieri, la riconobbe e
capì tutto.
“Quella vampira …lei.... Diamine!” si voltò di scatto e cominciò a correre.
Brian rimase per un secondo impietrito prima di correre dietro al
suo capo, ma Matt era sempre stato più veloce di lui e
raggiungerlo gli fu impossibile, anche se ce la mise tutta.
Layla era appena uscita di nuovo, alcuni ragazzi non avendo niente
da fare mentre erano chiusi là sotto, si erano messi a pulire e
strane esalazioni tossiche per gli umani si erano diffuse
nell’aria, irritandole la gola, quindi aveva preferito uscire a
prendere una boccata d’aria.
L’ultima cosa che vide fu la luna che illuminava la notte scura, prima dell’urlo straziante di Brian.
“Lay! No!”
Voltò appena il viso, incrociando gli occhi scuri di Brian
e poi un dolore lancinante la colse alla spalla, poi un altro alla base
della schiena che quasi le fece saltare in aria le anche.
Brian sorpassò Shad che ancora imbracciava il fucile,
spintonandolo e raggiunse Layla, accasciata a terra e scossa da spasmi
violenti.
L’afferrò fra le braccia e la guardò, mentre
si sforzava di non ansimare e sorrideva leggermente, mentre dalle
labbra fuoriusciva un rivolo rosso sempre più grosso.
Brian non riusciva a parlare, aveva gli occhi appannati dalle
lacrime e la guardava negli occhi, mentre le carezzava i capelli scuri
e lei gli sorrideva, tranquilla, gli spasmi sempre più leggeri.
“Dì a Matt che vi saluto Val se la vedo e digli anche
che se dovesse capitare non si senta in colpa per avermi ucciso, mi ha
dato la pace, finalmente”
La mano di Lay si posò sulla sua guancia e Brian
voltò il viso per baciarne il palmo, mentre cominciava a essere
scosso dai singhiozzi. Lay voltò appena il viso e sputò
il sangue che le affollava la bocca.
Era invasa dal dolore, ma via via stava scemando. Era bello che le
ultime cose che vedeva fossero i suoi bellissimi occhi scuri. Non
avrebbe potuto desiderare morte migliore, davvero.
“No, Bri, non piangere, ti amo, sei l’unico che io
abbia mai amato in tutta la mia vita. Ci si rivede all’inferno,
uhm? E se ti rivedo prima dei quattro secoli ti inseguirò
riempiendoti di calci. Ama Michelle e ama i tuoi figli, io posso
aspettare”
“Io non credo di poterci riuscire” singhiozzò
lui. Le carezzò ancora il viso e lei accennò maggiormente
il sorriso che le colorava le labbra insieme al sangue.
“Non dire così… Dai, un ultimo bacio me lo
concedi?” la sua voce era così flebile, un sospiro
spezzato. Lui annuì e con le lacrime agli occhi le baciò
le labbra imbrattate di sangue e fredde come non erano mai state.
Quando dischiuse gli occhi trovò le sue palpebre
placidamente chiuse e il sorriso tranquillo, anche se nel viso pallido
l’unica nota di colore era il rosso del suo sangue.
Strinse forte a sé quel corpo privo di ogni forza, mentre
continuava ad emettere singhiozzi disperati e le lacrime gli rigavano
la faccia scendendo sul collo di Layla.
Pianse come non succedeva da decenni e come forse non gli era mai successo.
Sentiva il petto andare in pezzi e sanguinare insieme a lei, lì, sulla neve.
Sentì Matt avvicinarsi e lo scansò malamente.
“Non mi toccare!” urlò disperato, la voce rotta
e incrinata mentre continuava a stringere convulsamente quel corpo
gelido e a dondolare come se la stesse cullando.
“Brian, ha ucciso Val!” urlò Matt, cercando una giustificazione.
“E tu hai ucciso me!” urlò Brian e Matt non capì cosa intendesse.
Posò delicatamente il corpo di Layla per terra, unì
ancora le loro labbra e sussurrò un “Arrivo subito,
amore”.
Afferrò la sua pistola dalla fondina, caricando il colpo e
puntandosela sotto la mascella, ma Matt afferrò l’amico
per le spalle e lo incollò all’asfalto, provando a
togliergli la pistola e facendo partire il colpo verso il cielo.
“Togliti! Se non mi lasci ti ammazzo!” Brian
continuava ad urlare disperato, fino a che la pistola non
scivolò lontano e Brian si ritrovò aggrappato
all’amico, mentre continuava a piangere senza più un
briciolo di voglia di vivere.
Scivolarono entrambi fino a ritrovarsi per terra e Brian
allontanò l’amico bruscamente per stringersi di nuovo al
corpo di Layla, strofinando il viso bagnato di lacrime contro quello di
lei imbrattato di sangue.
Da quel giorno in avanti, Synyster Gates non sarebbe più esistito, ma anche Brian Haner avrebbe avuto vita breve.
Alla centrale accolsero Matt come un eroe, aveva ucciso una
Lightblue, uno dei loro acerrimi nemici, non potevano che esserne
felici e riconoscenti, premiandolo con diverse medaglie che avrebbero
dovuto portare prestigio e che a Brian sembravano dei pezzi di metallo
insulsi e inutili.
Dovevano dare una medaglia anche a lui, ma non andò alla
premiazione, preferì passare una giornata con la piccola Evie,
quella dolcissima mezzosangue che, proprio come lui, era stata
abbandonata e scrutava curiosa il mondo con i suoi grandi occhioni
azzurri.
Dopo quel fatidico giorno, Brian si premurò di fare alcune cose.
Trovò tutti i ribelli e si occupò personalmente di
trovare un posto per loro nella città sotterranea o in altre
centrali dell’IVAUS, a loro scelta.
Trovò una casa a tutti i bambini mezzosangue e alcuni
decisero di voler provare con l’addestramento come alcuni vampiri
tipo Tj che lo aiutò molto in queste cose ed entrarono fra le
loro linee.
Afferrò Matt e Michelle, si misero tutti e tre da soli in
una stanza e spiegò con calma tutto quello che aveva provato per
Val, senza il minimo pudore o vergogna. Spiegò a Michelle che
l’aveva sposata solo perchè era la sorella di Val e a Matt
che non aveva mai provato a mettersi fra loro due, ma anche che non
aveva mai smesso di amarla fino all’arrivo di Layla.
Al ragazzo disse anche che aveva ucciso la sua unica ragione di
vita e che di sicuro avrebbe dovuto trovarsi un nuovo segugio,
perchè lui aveva chiuso con la guerriglia urbana e con la IVAUS.
Michelle gli tirò un ceffone e uscì dalla stanza,
per scoppiare in lacrime solo una volta allontanatasi. Aveva intenzione
di chiedere il divorzio e allontanarsi da Brian con i figli, ma sapeva
bene anche lei che non l’avrebbe mai fatto.
Matt non disse niente e con lo sguardo triste, uscì dalla stanza.
Brian sospirò e si guardò attorno. Erano due settimane che non dormiva quasi per niente e mangiava poco.
Il suo unico interessa era salvare i ribelli, proprio come voleva Lay.
In quel pomeriggio invernale freddo e imbiancato di neve, Brian
Haner afferrò il suo Revolver nascondendolo nella fondina della
giacca e uscì dal mondo sotterraneo.
Camminò con calma fino a quella stessa strada. Regalava
sorrisi ai passanti e lasciò tutti i soldi che aveva nel
portafoglio a un barbone.
Tirò un paio di palle di neve con alcuni bambini e qualche
occhiolino a un paio di ragazze bruttine che trovò in giro. Con
tranquillità e col petto leggero arrivò fino alla piazza
dove, sotto la neve, una grossa macchia scura sull’asfalto e una
sagoma di gesso erano tutto quello che restava dell’anima di
Brian.
Spostò tutta la neve, si sedette di fianco alla sagoma e
afferrò il Revolver, lasciò una carezza alla macchia e un
leggero sorriso sia accennò sulle sue labbra.
Stava nevicando, aveva ricominciato da qualche secondo. Il cielo
bianco non gli ricordava per niente i suoi occhi, ma quel freddo gli
ricordava quello che preferiva lei e il suo tocco, il suo corpo gelido
quell’ultima notte.
Aveva ragione, la neve è davvero bella.
Un colpo solo, vicino al collo, sotto la mascella, diritto al
cervello e tutta la neve attorno a lui si colorò di scarlatto.
Basta fingere inutilmente, avrebbero finalmente avuto la pace.
Il corpo di Brian fu segnalato da alcuni umani e in breve si diffuse la verità sulla storia fra lui e Layla.
Matt e Michelle, dopo qualche anno cominciarono a vivere insieme
creando una grande famiglia di vedovi di guerra allargata, ma tennero
per loro il fatto di intendersela da un po’ di tempo a quella
parte, ben prima che Brian morisse.
Micheal Haner abbandonò l’addestramento e si mise a
studiare per diventare assistente sociale ed evitare che altri
mezzosangue crescessero da soli come suo padre.
Bree divenne psicologa, affiancando il fratello nel suo progetto.
Johnny visse la sua vita come al solito al fianco di Lacey, ma il
suo primo figlio maschio si chiamò Brian Layton Seward, in
memoria del suo amico e della donna non amata abbastanza.
Zack e Roxanne continuavano a ridipingere le pareti della casa con
metodi poco ortodossi, circondati da bambini che venivano fuori come
funghi e a essere felici con poco. Il soldato imparò a suonare
la chitarra per rendere reali gli spartiti che avevano trovato a casa
di Brian.
Tom divenne un vampiro e sposò Jim in Spagna, adottarono
Evie e continuarono a vivere nel mondo sotterraneo in un’insolita
famiglia con due papà e una bellissima bambina che per qualche
assurdo motivo somigliava ad entrambi i genitori adottivi.
Maxwell Lightblue una volta venuto a conoscenza della morte della
sorella perse il lume della ragione come suo fratello gemello e dopo
aver ucciso suo padre, si suicidò.
I Lighblue finirono, definitivamente, ma non di certo la Morte Blu.
Layla non riuscì mai a far ascoltare a Brian la sua
composizione al sitar mentre lui non riuscì mai a farle sentire
come suonava la chitarra.
Brian non seppe mai chi era suo padre, pur avendolo conosciuto. Era Tj.
Si, è finita v.v (ringraziando il cielo)
Ringrazio hi ha recensito
E’ da quella scena di Lay che arriva con la pala sulla spalla che è partito tutto.
Da un Brian con una tenuta ridicola che si trovava davanti quest’amazzone armata di badile.
E’ stato un mio sogno di un po’ di tempo fa e da qui dovevo sapere come sarebbero andate le cose.
Non so cosa ne pensiate voi e probabilmente non lo saprò mai, ma
per me, quella fra Brian e Lay nel vicolo è una delle scene
più strappalacrime che io abbia mai scritto.
Rileggendola mi sono venute le lacrime e anche se ci sarebbero
decisamente voluti un altro paio di capitoli, preferisco chiuderla qua.
Adieux
The Cactus Incident
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