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Autore: The Cactus Incident    04/05/2013    0 recensioni
Che razza di vampiro poteva uccidere la propria madre, vampira anch’essa? Uno comune, in effetti.
Quarto ed ultimo file. Il cuore di Gates perse un battito.
“Layla Lightblue. Unica delle quattro figlie ancora in vita. Ha dei grossi problemi di salute, ma c’è chi dice che sia tremenda. Gates, è stata lei ad uccidere Valary e si pensa che l’abbia fatto perché Michelle ha ucciso sua sorella”
[…]
Se avesse saputo prima che era stata Layla ad uccidere Valary, molto probabilmente, avrebbe mirato alla testa invece che alla gamba.
il più grande flop mai commesso da Cactus!
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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vamp end

Un incendio.

Le fiamme avvolgevano uno dei vecchi palazzi fatiscenti di quella zona malmessa e quasi abbandonata della città, dove spesso e volentieri avvenivano tutti gli scontri.
E gli A7 erano lì. Magari per via dell’insolito incendio sarebbe saltato fuori qualche esaltato che provava ad approfittarsi di qualche umano in difficoltà. Così mentre i pompieri e alcuni agenti dell’ IVAUS sgombravano la zona e controllavano che il palazzo fosse disabitato, loro si accertavano che tutto fosse tranquillo e che la Morte Blu non sferrasse qualche attacco.
Le nevicate erano cominciate da meno di un mese e avevano già portato qualche problema, ma alla fine era stagione, tutti ci erano abituati.
Loro erano appena arrivati e stavano decidendo come dividersi, quando Brian la vide arrivare e rimase imbambolato a guardarla.
Lay aveva un badile poggiato su una spalla e puntava diritto verso di lui. Un pantalone largo da uomo, un paio di anfibi, una canotta bianca che lasciava le braccia scoperte e una sciarpa di lana nera che le ricadeva dietro le spalle. I lunghi capelli neri legati in una coda alta, il frangettone sulla fronte, i vecchi occhiali del mezzosangue sulla testa e la mascella serrata. Gli occhi truccati pesantemente e lo sguardo più scuro e cattivo del solito.
Era sexy anche così, era dannatamente sexy, la neve attorno, il fuoco alle spalle, il cielo nero e gli occhi che stavano perforando l’anima del povero soldato. Gli occhiali a mascherina momentaneamente poggiati sulla fronte, per guardarla meglio.
“Gates, quella non è roba tua?” Sospirò Rev quasi nel suo orecchio, come ad avvertirlo che anche gli altri si erano accorti di come fissava quella vampira. Il bruno in risposta mugugnò, avviandosi a passo svelto verso la vampira.
Gli altri lo videro seguire quella vampira sconosciuta, ma non dissero niente. Shad borbottò al suo solito e divise gli altri per la ronda. Con gli incendi ne venivano sempre fuori anche di tutti i colori, meglio stare attenti, a Gates avrebbe pensato dopo.
Brian la seguì nel vicolo nel quale si era dileguata e la afferrò per un braccio, forzando la presa per guardarla negli occhi.
“Che diamine ci fai qui?” chiese irritato. Non gli piaceva che corresse rischi inutili. Lei sbuffò scocciata e lo guardò.
“Scusami tanto se la seconda uscita e bloccata!” Aggrottò le sopracciglia, non capendo e lei buttò uno sguardo infondo al vicolo, dove la neve accumulata aveva creato un muro bianco che rendeva impossibile vedere la fine.
“Uhm… resta il fatto che è pericoloso”
“Devi vedere quant’è pericoloso avere dodici fra vampiri e mezzosangue senza più uno straccio di bottiglia di quella roba sintetica, bloccati nel bunker di un palazzo!” disse lei frustrata, scrollando il braccio. Brian rimase di gesso e fece cadere la mano.
“Sono bloccati?”
“Complimenti, Mister Muscolo, sei perspicace” Si allontanò e cominciò a spalare, spostando ogni volta grossi blocchi di neve che però erano briciole al confronto del muro.
“Lay” La chiamò Brian, ma non ottenne nessun risultato.
“Lay, spostati..” L’avvisò di nuovo.
“Smettila di fare lo stronzo!” urlò lei, imperterrita, continuando a spalare.
Brian le mise una mano sul petto e la scansò facendola quasi fece scontrare col muro, in modo per niente delicato.
Lay si trovò bloccata contro il muro dal braccio di lui, gli occhiali che portava quasi a mo di fascia, improvvisamente calati sugli occhi.
Anche lui aveva gli occhiali al loro posto. Puntò il grosso fucile verso il muro e tenette premuto il grilletto, lasciando che si creasse una sorta di sfera luminosa con sfumature viola e blu fra i tre pezzi di metallo presenti sulla punta, fino ad ottenere la dimensione desiderata.
Con uno scatto del pollice, lasciò il primo grilletto e premette il secondo facendo partire il “colpo” (se così si poteva chiamare) e facendo sparire la neve.
In un lampo, al posto del muro bianco, solo un po’ d’acqua e qualche macchia di bruciato sul muro.
Lasciò la spalla della vampira, si tolse gli occhiali e fece un sorriso soddisfatto, osservando il suo operato, poi si voltò a guardare Lay.
Aveva rimesso gli occhiali sulla testa e adesso osservava l’ingresso nascosto finalmente libero, mentre si mordicchiava il labbro. La rabbia e il nervosismo di prima che avevano seriamente spiazzato Brian, sembravano evaporati insieme alla neve.
Spostò gli occhi su quelli di Brian e lui come al solito si perse in quelle iridi chiarissime con quelle leggere sfumature che ricordavano il ghiaccio, come quegli iceberg che si vedono nei documentari, ma con quelle rarissime pagliuzze nere sparse nelle iridi.
“Grazie Brian” Lei era l’unica a chiamarlo così, oltre a Jim in quei rari momenti in cui mettevano da parte il lato da supereroi tenebrosi e tornavano i vecchi amici i sempre.
Gli faceva sempre uno strano effetto sentire il suo vecchio nome, quello vero.
E poi, quella era Layla, mica una qualsiasi, vampira, umana o mezzosangue che sia.
“Figurati, L” disse quasi imbarazzato. Lei si staccò dal muro e gli passò davanti, per entrare, ma lui l’afferrò delicatamente per il polso.
“Ly, io….” cominciò, ma Lay lo interruppe.
“No, per favore, non lo dire. So cosa stai per dire, a te ne prego, non farlo”
“Ma…” ritentò, per essere fermato i nuovo.
“Bri, due mondi troppo diversi. Siamo di due fazioni opposte” con una leggera spinta la fece voltare e si perse ancora in quegli occhi di ghiaccio, lucidi e tristi, in cui brillavano le fiamme che splendevano fuori dal vicolo.
“Non è vero! Tu non uccidi gli umani, sei buona”
Stava provando a convincerla, o a convincersi, ancora una volta. Lui non voleva che si allontanassero, che lei sparisse dalla sua vita come avrebbe voluto fare. Erano quasi di due fazioni opposte, certo, ma Brian con lei tornava ad essere Brian, per l’appunto! Non era sempre e solo una macchina da guerra! Grazie a lei aveva sentito di nuovo di provare delle emozioni che lo avevano riavvicinato alla sua grande passione, la chitarra. Aveva addirittura scritto delle canzoni! Cosa che non succedeva da quasi vent’anni e gli era sembrato incredibile… Tutto grazie a lei.
Non poteva sopportare la sola idea di viverle lontano.
Lay gli carezzò la guancia, avvicinandosi di poco a lui, a quel corpo tanto bramato, a quel sorriso dolce e quegli occhi che quando guardavano lei sembravano tornare giovani e bambini, perché se c’era un cosa che aveva imparato era che il corpo poteva anche invecchiare lentamente, ma sullo sguardo gravava inesorabilmente il passare degli anni e le orribili cose che accadevano sotto i loro occhi.
E adesso quel paio di occhi scuri e con i riflessi delle fiamme che bruciavano fuori da quella piccola parentesi sicura, la guardavano speranzosi di un'altra possibilità, di una nuova possibilità di vita o magari semplicemente di un'altra notte insieme, passata ad essere felici, ad avere dei sentimenti e a sentire il cuore che pompava non solo per inerzia.
“Certo che non uccido uomini Bri, ma la mia famiglia lo fa e se sapessero che proteggo gli altri che si sono ribellati…. non so cosa potrebbero farmi” Brian leggeva la paura in quegli occhi così innaturali, ma che rispecchiavano le emozioni di un qualsiasi essere umano, o perlomeno essere vivente.
“Vieni via, con me, andremo lontano, niente più uccisioni o famiglia vendicative, solo io e te” Sarebbe stato bello poter credere a quelle parole, dire di si, stingere la mano di quel bruno tenebroso e andare via, lontano da quella città in piena rivolta.
Sarebbe stato bello, se solo fosse stato possibile.
“E dove? Sono un vampiro Bri, e sono già debole di mio, la luce mi fa più male che agli altri, questo lo sai. E poi tu hai una famiglia, dei figli! E io non posso lasciare i, per così dire, ribelli….. Si farebbero uccidere o scoprire in poco tempo che sarebbe anche peggio”
“Lay ma io ti amo…”
La ragazza chiuse gli occhi, sperando di non piangere, ma non fu così. Le lacrime scesero silenziosamente, senza però portare singhiozzi o altro. Le avevano insegnato ad essere troppo forte per farsi passare per la mente l’idea di scoppiare in lacrime, singhiozzando.
“Ti avevo chiesto di non dirlo”
“Dovevo farlo. Almeno per una volta nella vita, volevo dire quelle due parole con un minimo di significato, e non dette per inerzia, perché il tempo passa e ad un certo punto bisogna dirle. Volevo che fossero vere, almeno una volta”
Si stava sputtanando. Si, perché non si trattava semplicemente di dire la verità, si stava proprio sputtanando.
Mai in tutta la sua vita era arrivato ad implorare, con le lacrime agli occhi, mai qualcosa l’aveva distolto per più di un secondo dai suoi doveri e dalla sua missione.
Eppure eccolo lì, a sperare che quella stupenda creatura decidesse di fuggire via da tutto quello. Dalla sua famiglia, i suoi figli, anche i suoi amici.
Tutto lontano, via.
Avrebbe dimenticato Synyster Gates, proprio come aveva fatto in quegli anni con Brian Haner. Avrebbe richiuso da qualche parte nella sua mente la macchina da guerra, quella che si era ritrovata una famiglia senza volerla, senza farne parte e senza capire come funzionasse.
Voleva essere vero, umano, senza dover trattenere ogni gesto, ogni parola e ogni atto spontaneo che veniva dal petto e che veniva puntualmente represso.
Voleva una casa che gli permettesse di vedere ogni mattina il sole, quello vero, uscire la sera e ubriacarsi come non faceva da quando aveva sedici anni e lui e Jim erano scappati dalla città sotterranea.
Voleva suonare per vivere e vivere per suonare, sentendosi libero e vivo.
E voleva poter guardare quegli stupendi occhi di iceberg, sorriderle e dirle che l’amava, in qualsiasi momento, quando voleva.
Avrebbe imparato cosa significava davvero amare, a sopportare i reciproci difetti e un giorno molto lontano sarebbe morto felice oppure si sarebbe fatto trasformare, sperando che la trasformazione funzionasse con il suo sangue negativo, così avrebbero passato l’eternità insieme e non solo mezzo millennio.
Perché tutto questo non poteva essere possibile?
Lay gli sorrise dolcemente, le lacrime che continuavano a sgorgare dai suoi occhi colavano fino al collo.
“Brian non puoi dire così”
“Perché?” chiese lui triste e lei gli sorrise, da dietro le lacrime che inondavano quel viso perfetto silenziosamente.
“Perché ti credo”
Brian si prese un momento per capire cosa volesse dire, ma non arrivò a nessuna conclusione.
“Perché non dovresti credermi?” chiese innocentemente il soldato.
“Non posso, perché finirei per essere egoista e pensare solo a me e non posso” Brian abbassò il viso, guardando la spalla di lei.
“Perché devi essere sempre così…. così…. così!” Lay sorrise, nervosa.
“Ho fatto troppi errori nella mia lunga vita, ho rovinato e distrutto la vita di molte persone e non voglio che accada mai più”








Con calma tornarono a dove avevano parcheggiato, col solito passo tranquillo e disinvolto, un po’ annoiato. Brian si sentiva il cuore a pezzi e la mente annebbiata. Si sentiva come se avesse bevuto troppo, ma senza quell’allegria da alcol. Un po’ come quando si era sentito male, qualche mese prima.
Era passato solo qualche mese? Era bastato così poco per mandare tutto a puttane? Diamine….
Si mise la mano in tasca e sfiorò, con le dita ancora fasciate dai guanti, la medaglietta di Val che Lay gli aveva dato. Dopo un’ultima stretta tirò fuori la mano dalla tasca, ma la catena s’incastro nel guanto e la medaglietta cadde sull’asfalto facendo un tintinnio metallico.
Brian stava per voltarsi a prenderla, ma Matt poco dietro di lui, fu più rapido.
Il caposquadra rimase allibito riconoscendo l’oggetto e il cuore di Brian perse diversi battiti, prima di accelerare freneticamente.
“Dove hai preso questa?” chiese osservando la medaglietta caduta, la voce che era un singulto.
“Io….” sospirò l’altro, ma la domanda tornò più insistente di prima.
“Dove l’hai presa?!” ringhiò Matt con le lacrime agli occhi, afferrando il suo segugio per il collo e scrutandolo a lungo negli occhi.
C’era un motivo se Shad era il caposquadra e non perchè era l’unico davvero con la testa sulle spalle. Matt aveva delle particolari capacità che in casi di necessità (e a distanza abbastanza ravvicinata, facilitate anche con contatto visivo) gli permettevano di vedere sprazzi di immagini o pensieri delle persone con cui entrava bene in sintonia.
Gates era sempre riuscito a tenerlo fuori dalla sua testa, gli aveva insegnato Val come fare quando non voleva che il capo si facesse gli affari suoi, ma colto alla sprovvista non fece in tempo e Matt poté vedere il viso di Layla nei suoi pensieri, la riconobbe e capì tutto.
“Quella vampira …lei.... Diamine!” si voltò di scatto e cominciò a correre.
Brian rimase per un secondo impietrito prima di correre dietro al suo capo, ma Matt era sempre stato più veloce di lui e raggiungerlo gli fu impossibile, anche se ce la mise tutta.
Layla era appena uscita di nuovo, alcuni ragazzi non avendo niente da fare mentre erano chiusi là sotto, si erano messi a pulire e strane esalazioni tossiche per gli umani si erano diffuse nell’aria, irritandole la gola, quindi aveva preferito uscire a prendere una boccata d’aria.
L’ultima cosa che vide fu la luna che illuminava la notte scura, prima dell’urlo straziante di Brian.
“Lay! No!”
Voltò appena il viso, incrociando gli occhi scuri di Brian e poi un dolore lancinante la colse alla spalla, poi un altro alla base della schiena che quasi le fece saltare in aria le anche.
Brian sorpassò Shad che ancora imbracciava il fucile, spintonandolo e raggiunse Layla, accasciata a terra e scossa da spasmi violenti.
L’afferrò fra le braccia e la guardò, mentre si sforzava di non ansimare e sorrideva leggermente, mentre dalle labbra fuoriusciva un rivolo rosso sempre più grosso.
Brian non riusciva a parlare, aveva gli occhi appannati dalle lacrime e la guardava negli occhi, mentre le carezzava i capelli scuri e lei gli sorrideva, tranquilla, gli spasmi sempre più leggeri.
“Dì a Matt che vi saluto Val se la vedo e digli anche che se dovesse capitare non si senta in colpa per avermi ucciso, mi ha dato la pace, finalmente”
La mano di Lay si posò sulla sua guancia e Brian voltò il viso per baciarne il palmo, mentre cominciava a essere scosso dai singhiozzi. Lay voltò appena il viso e sputò il sangue che le affollava la bocca.
Era invasa dal dolore, ma via via stava scemando. Era bello che le ultime cose che vedeva fossero i suoi bellissimi occhi scuri. Non avrebbe potuto desiderare morte migliore, davvero.
“No, Bri, non piangere, ti amo, sei l’unico che io abbia mai amato in tutta la mia vita. Ci si rivede all’inferno, uhm? E se ti rivedo prima dei quattro secoli ti inseguirò riempiendoti di calci. Ama Michelle e ama i tuoi figli, io posso aspettare”
“Io non credo di poterci riuscire” singhiozzò lui. Le carezzò ancora il viso e lei accennò maggiormente il sorriso che le colorava le labbra insieme al sangue.
“Non dire così… Dai, un ultimo bacio me lo concedi?” la sua voce era così flebile, un sospiro spezzato. Lui annuì e con le lacrime agli occhi le baciò le labbra imbrattate di sangue e fredde come non erano mai state.
Quando dischiuse gli occhi trovò le sue palpebre placidamente chiuse e il sorriso tranquillo, anche se nel viso pallido l’unica nota di colore era il rosso del suo sangue.
Strinse forte a sé quel corpo privo di ogni forza, mentre continuava ad emettere singhiozzi disperati e le lacrime gli rigavano la faccia scendendo sul collo di Layla.
Pianse come non succedeva da decenni e come forse non gli era mai successo.
Sentiva il petto andare in pezzi e sanguinare insieme a lei, lì, sulla neve.
Sentì Matt avvicinarsi e lo scansò malamente.
“Non mi toccare!” urlò disperato, la voce rotta e incrinata mentre continuava a stringere convulsamente quel corpo gelido e a dondolare come se la stesse cullando.
“Brian, ha ucciso Val!” urlò Matt, cercando una giustificazione.
“E tu hai ucciso me!” urlò Brian e Matt non capì cosa intendesse.
Posò delicatamente il corpo di Layla per terra, unì ancora le loro labbra e sussurrò un “Arrivo subito, amore”.
Afferrò la sua pistola dalla fondina, caricando il colpo e puntandosela sotto la mascella, ma Matt afferrò l’amico per le spalle e lo incollò all’asfalto, provando a togliergli la pistola e facendo partire il colpo verso il cielo.
“Togliti! Se non mi lasci ti ammazzo!” Brian continuava ad urlare disperato, fino a che la pistola non scivolò lontano e Brian si ritrovò aggrappato all’amico, mentre continuava a piangere senza più un briciolo di voglia di vivere.
Scivolarono entrambi fino a ritrovarsi per terra e Brian allontanò l’amico bruscamente per stringersi di nuovo al corpo di Layla, strofinando il viso bagnato di lacrime contro quello di lei imbrattato di sangue.
Da quel giorno in avanti, Synyster Gates non sarebbe più esistito, ma anche Brian Haner avrebbe avuto vita breve.

Alla centrale accolsero Matt come un eroe, aveva ucciso una Lightblue, uno dei loro acerrimi nemici, non potevano che esserne felici e riconoscenti, premiandolo con diverse medaglie che avrebbero dovuto portare prestigio e che a Brian sembravano dei pezzi di metallo insulsi e inutili.
Dovevano dare una medaglia anche a lui, ma non andò alla premiazione, preferì passare una giornata con la piccola Evie, quella dolcissima mezzosangue che, proprio come lui, era stata abbandonata e scrutava curiosa il mondo con i suoi grandi occhioni azzurri.
Dopo quel fatidico giorno, Brian si premurò di fare alcune cose.
Trovò tutti i ribelli e si occupò personalmente di trovare un posto per loro nella città sotterranea o in altre centrali dell’IVAUS, a loro scelta.
Trovò una casa a tutti i bambini mezzosangue e alcuni decisero di voler provare con l’addestramento come alcuni vampiri tipo Tj che lo aiutò molto in queste cose ed entrarono fra le loro linee.
Afferrò Matt e Michelle, si misero tutti e tre da soli in una stanza e spiegò con calma tutto quello che aveva provato per Val, senza il minimo pudore o vergogna. Spiegò a Michelle che l’aveva sposata solo perchè era la sorella di Val e a Matt che non aveva mai provato a mettersi fra loro due, ma anche che non aveva mai smesso di amarla fino all’arrivo di Layla.
Al ragazzo disse anche che aveva ucciso la sua unica ragione di vita e che di sicuro avrebbe dovuto trovarsi un nuovo segugio, perchè lui aveva chiuso con la guerriglia urbana e con la IVAUS.
Michelle gli tirò un ceffone e uscì dalla stanza, per scoppiare in lacrime solo una volta allontanatasi. Aveva intenzione di chiedere il divorzio e allontanarsi da Brian con i figli, ma sapeva bene anche lei che non l’avrebbe mai fatto.
Matt non disse niente e con lo sguardo triste, uscì dalla stanza.
Brian sospirò e si guardò attorno. Erano due settimane che non dormiva quasi per niente e mangiava poco.
Il suo unico interessa era salvare i ribelli, proprio come voleva Lay.
In quel pomeriggio invernale freddo e imbiancato di neve, Brian Haner afferrò il suo Revolver nascondendolo nella fondina della giacca e uscì dal mondo sotterraneo.
Camminò con calma fino a quella stessa strada. Regalava sorrisi ai passanti e lasciò tutti i soldi che aveva nel portafoglio a un barbone.
Tirò un paio di palle di neve con alcuni bambini e qualche occhiolino a un paio di ragazze bruttine che trovò in giro. Con tranquillità e col petto leggero arrivò fino alla piazza dove, sotto la neve, una grossa macchia scura sull’asfalto e una sagoma di gesso erano tutto quello che restava dell’anima di Brian.
Spostò tutta la neve, si sedette di fianco alla sagoma e afferrò il Revolver, lasciò una carezza alla macchia e un leggero sorriso sia accennò sulle sue labbra.
Stava nevicando, aveva ricominciato da qualche secondo. Il cielo bianco non gli ricordava per niente i suoi occhi, ma quel freddo gli ricordava quello che preferiva lei e il suo tocco, il suo corpo gelido quell’ultima notte.
Aveva ragione, la neve è davvero bella.
Un colpo solo, vicino al collo, sotto la mascella, diritto al cervello e tutta la neve attorno a lui si colorò di scarlatto.
Basta fingere inutilmente, avrebbero finalmente avuto la pace.

Il corpo di Brian fu segnalato da alcuni umani e in breve si diffuse la verità sulla storia fra lui e Layla.
Matt e Michelle, dopo qualche anno cominciarono a vivere insieme creando una grande famiglia di vedovi di guerra allargata, ma tennero per loro il fatto di intendersela da un po’ di tempo a quella parte, ben prima che Brian morisse.
Micheal Haner abbandonò l’addestramento e si mise a studiare per diventare assistente sociale ed evitare che altri mezzosangue crescessero da soli come suo padre.
Bree divenne psicologa, affiancando il fratello nel suo progetto.
Johnny visse la sua vita come al solito al fianco di Lacey, ma il suo primo figlio maschio si chiamò Brian Layton Seward, in memoria del suo amico e della donna non amata abbastanza.
Zack e Roxanne continuavano a ridipingere le pareti della casa con metodi poco ortodossi, circondati da bambini che venivano fuori come funghi e a essere felici con poco. Il soldato imparò a suonare la chitarra per rendere reali gli spartiti che avevano trovato a casa di Brian.
Tom divenne un vampiro e sposò Jim in Spagna, adottarono Evie e continuarono a vivere nel mondo sotterraneo in un’insolita famiglia con due papà e una bellissima bambina che per qualche assurdo motivo somigliava ad entrambi i genitori adottivi.
Maxwell Lightblue una volta venuto a conoscenza della morte della sorella perse il lume della ragione come suo fratello gemello e dopo aver ucciso suo padre, si suicidò.
I Lighblue finirono, definitivamente, ma non di certo la Morte Blu.
Layla non riuscì mai a far ascoltare a Brian la sua composizione al sitar mentre lui non riuscì mai a farle sentire come suonava la chitarra.
Brian non seppe mai chi era suo padre, pur avendolo conosciuto. Era Tj.



Si, è finita v.v (ringraziando il cielo)   
Ringrazio hi ha recensito
E’ da quella scena di Lay che arriva con la pala sulla spalla che è partito tutto.
Da un Brian con una tenuta ridicola che si trovava davanti quest’amazzone armata di badile.
E’ stato un mio sogno di un po’ di tempo fa e da qui dovevo sapere come sarebbero andate le cose.
Non so cosa ne pensiate voi e probabilmente non lo saprò mai, ma per me, quella fra Brian e Lay nel vicolo è una delle scene più strappalacrime che io abbia mai scritto.
Rileggendola mi sono venute le lacrime e anche se ci sarebbero decisamente voluti un altro paio di capitoli, preferisco chiuderla qua.
Adieux
The Cactus Incident


  
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