Erano le 5, quando Hermione
venne svegliata bruscamente.
- Herm.. Herm, svegliati!!
-
La castana aprì lentamente gli
occhi, mettendo a fuoco la figura che le stava davanti.
- Gi... Ginny.. che ci fai
qui.. ? Ma che.. che ore sono.. ? -
- E’ presto.. ma lui vuole
parlarti. -
Hermione scattò in piedi,
spalancando gli occhi.
- Co.. co.. cosa hai.. cos’hai
detto?!? -
- Hai sentito bene.. ti sta
aspettando nel suo ufficio.. -
- Ma.. perchè l’ha detto a te?
-
Ginny scosse la testa: - Non
lo so Herm..è venuta la Lestrange a dirmi di chiamarti.. -
Hermione annuì: - Sì.. vado..
-
Si vestì in fretta, cercando
di trattenere il panico che attraversava il suo corpo.
- Herm... stai attenta.. -
mormorò Ginny, cercando in tutti i modi di nascondere la sua
angoscia.
La ragazza abbracciò la rossa,
cercando di rassicurarla, dopodichè uscì dalla sua stanza e si diresse verso lo
studio, se così si poteva chiamare, di Voldemort, ex ufficio di Silente: non
appena vi fu arrivata davanti, il gargoyle di pietra si spostò, lasciandola
passare. Hermione salì le scale con gambe tremanti, e bussò piano alla
porta.
- Avanti. -
La ragazza fece un respiro
profondo, poi abbassò la maniglia ed entrò faceva sempre un certo effetto
trovarsi davanti a Voldemort, e sebbene negli ultimi tempi le fosse capitato
spesso, Hermione non riusciva a trattenere l’ondata di panico che le
attraversava il corpo, ogni volta che si trovava faccia a faccia con l’Oscuro
Signore.
- Signorina Granger.. prego,
si sieda. - disse Voldemort, con un tono dolce che non prometteva nulla di
buono.
- Il professor Greyback mi ha
raccontato cos’è successo ieri, davanti alla sua classe.. sembra che lei abbia
osato fermarlo. E’ esatto? - le chiese Voldemort.
Hermione deglutì
rumorosamente, annuendo.
- Lei sa, signorina Granger,
che dopo una cosa del genere, io dovrei ucciderla senza pietà, sottoponendola
alle più atroci torture? -
Un rivolo di sudore gelato
scese sulla schiena di Hermione.
- Fortunatamente per lei, non
posso avere il piacere di ucciderla. La sua presenza è stata fortemente
richiesta. - aggiunse Voldemort, stringendo appena gli occhi, con
disappunto.
Hermione agrottò la fronte, senza capire: la sua presenza era
stata fortemente richiesta? Ma da chi? Subito dopo l’affermazione di Voldemort, la porta dello
studio si aprì: un ragazzo dagli occhi neri come la notte e dai capelli ricci,
neri anch’essi, entrò nella stanza, le mani nelle tasche dei jeans, lo sguardo
fiero e sicuro di sè.
- Signorina Granger, le
presento il signor Modd, ultimo acquisto della Scuola. E’ stato lui a richiedere
la vostra presenza: da oggi, sarete a sua disposizione per qualunque cosa egli
vi chiederà. Non deludetemi signorina, o la prossima volta non sarò così
magnanimo. -
Il ragazzo le fece cenno di
seguirlo, e Hermione, non potè far altro che uscire dallo studio insieme a
lui.
Il misterioso ragazzo
camminava tranquillo, lo sguardo fisso davanti a sè, senza curarsi minimamente
della ragazza che camminava dietro di lui.
- Scusami, non conosco il tuo
nome.. - provò a dire Hermione.
Il ragazzo si volse verso di
lei, squadrandola dal basso verso l’alto: - Primo, non ti ho dato il permesso di
parlare, e secondo, vedi di darmi del voi, quando ti rivogli a me. Chiaro? -
Hermione rimase colpita dal
tono usato dal ragazzo: non tanto per la sua arroganza, sette anni con Malfoy
sempre tra i piedi la dicevano lunga, ma per l’autorità che il moro sembrava
emanare dalla sua figura, e dal suo modo di parlare.
La ragazza annuì, abbassando
lo sguardo, e il moro riprese a camminare, senza più degnarla di uno
sguardo.
Camminarono per almeno un
quarto d’ora, e nel frattempo incrociarono Malfoy, che fissò Hermione con
sguardo indagatore. La ragazza, però, non alzò lo sguardo su di lui, e lo
mantenne fisso a terra.
- Entra. - le disse poi lui,
fermatosi di fronte alla porta della sua stanza.
La ragazza fece come le era
stato ordinato, e lui si chiuse la porta alle spalle.
- Spogliati. -
Hermione, che si guardava
intorno, dandogli le spalle, si volse di scatto.
- Cos.. cos’avete detto? -
chiese, pregando di aver sentito male.
- Non sei timida, spero. Ho
saputo che ti sei già spogliata, per di più di fronte ad un’intera classe. Non
dovrebbe essere difficile spogliarti per me. - ripetè il ragazzo, con gli occhi
che brillavano.
La castana si morse il labbro,
mentre gli occhi le si inumidivano: stava per subire l’ennesima umiliazione, e,
come sempre, non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo; si spogliò, con le
mani che tremavano, e lo sguardo basso.
Non voleva guardare negli
occhi il ragazzo che le stava di fronte, non voleva leggere nel suo sguardo la
consapevolezza di averla umiliata.
- Guardami. -
Era un ordine, e come tale
Hermione avrebbe dovuto ubbidire: alzò lentamente gli occhi su di lui, e vide
che lui la stava osservando, senza malizia, senza superbia. Osservava il suo
corpo, semplicemente.
- Sei molto bella. Forse un pò
troppo magra, ma bella. - commentò, studiando le forme di lei.
Hermione era confusa: il
ragazzo non le sembrava particolarmente cattivo, sebbene nel corridoio le avesse
risposto in quel modo.. cosa poteva volere da lei?
Lui le si avvicinò, non
minaccioso, ma tranquillo: con un dito tracciò il profilo del suo volto, per
scendere poi sulle labbra.
- Stai ferma. - le ordinò, per
abbassarsi subito dopo ad assaggiare quella bocca, per verificare quanto morbide
fossero le sue labbra.
Hermione avrebbe voluto
spostarsi, ma non lo fece: non solo perchè aveva ricevuto l’ordine di stare
ferma.. ma perchè c’era qualcosa, in quel ragazzo, che l’attirava.
Il ragazzo si staccò da lei,
incatenando il suo sguardo a quello di Hermione: - Facciamo un gioco. - le
propose.
- Ora lancerò in aria una
moneta, e tu dovrai scegliere testa o croce: chi dei due vince, deciderà se
essere il padrone o lo schiavo. -
Hermione lo fissò, confusa: -
Temo.. temo di non aver.. capito.. - balbettò.
Lui sorrise: - Testa o croce, Hermione? -
La ragazza si chiese come
faceva lui a conoscere il suo nome, mentre la sua bocca si apriva autonomamente,
e Hermione sentiva la sua voce pronunciare: - Croce. -
Il ragazza annuì, e lanciò in
aria la moneta, prendendola poi al volo; la posò sul palmo della mano,
coprendola con l’altra.
- Pronta? - le chiese; poi,
senza aspettare una risposta, tolse la mano che copriva la moneta.
Croce.
- Hai vinto, Hermione. Ora
puoi decidere se essere il padrone o lo schiavo. Il gioco durerà un mese esatto,
a partire da adesso: lo schiavo dovrà fare tutto ciò che il padrone gli
ordinerà, senza discutere. Hai vinto, perciò tocca a te scegliere: vuoi essere
il padrone.. o lo schiavo? -
Hermione fissò il ragazzo,
cercando di ragionare lucidamente: chiunque al posto suo, chiunque con un minimo
d’intelligenza, avrebbe scelto di fare il padrone. E allora perchè, perchè la
parola che uscì dalle sue labbra fu l’esatto opposto?
- Schiavo. -
Lui la fissò, piacevolmente
colpito.
- Devo ammettere che non me
l’aspettavo.. bene.. sarà interessante. - commentò il ragazzo, posandole una
ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Ho un lavoretto per te, mia
schiavetta. -
Hermione lo guardò, ancora
nuda, in attesa.
- Devi uccidere Draco Malfoy. -
Mi scuso per il ritardo, ad ogni modo, eccomi
qui a recuperare il tempo perso!! Questo è un capitolo molto importante della
storia: chi è il misterioso ragazo che ha ordinato a Hermione di uccidere
Malfoy? Lei accetterà il suo ordine? Che ruolo ha nella storia? So di avervi
confuso le idee, ma portate pazienza, aspettate.. e vedrete!!! Ringrazio le 14
persone che hanno recensito lo scorso capitolo, sperando che questo capitolo non
vi deluda, e vi lancio un avvertimento: niente è mai ciò che sembra.. anche le
persone più buone nascondono i segreti più oscuri, così come nelle persone più
cattive c'è sempre uno spiraglio di luce..
Ora siete davvero confusi, non è vero?? XD Ma quanto sono
cattiva!!!! Un bacione a tutti, aspetto le vostre recensioni.. mi
raccomando!!!!
Bacionissimi!!!
Chiara
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