“-Ehi,
ciuffo blu!- la voce del commesso lo bloccò sul colpo.
Lentamente
si voltò timoroso, ancor più rosso e imbarazzato
di quanto fosse stato prima nel dargli il regalo (che poi,
ammettiamolo! Mossa seria e coraggiosa un cavolo!).
-Sì?-
domandò, timoroso.
Una
pausa.
SeungHyun
rallentò il respiro, appena esitante, desideroso solo di
sparire dalla faccia della terra.
Lo
giuro, se mi deride vado a buttarmi giù dal primo ponte che
trovo! Lo so, non risolvo niente inquinando un fiume, ma lo faccio!
Pongo fine alla mia inutile agonia e do un freno definitivo alla mia
idiozia!
Ma
il commesso pareva essere di tutt'altro avviso -Mi chiamo JiYong-
cominciò, lasciando che il suo sguardo tornasse esattamente
quello di poco prima, quando si burlava di lui mentre cercava il
regalo. Un puro specchio di malizia -E stasera stacco alle sette! Passa
per quell'ora, così mi porti fuori a cena!-.”
* * *
Con un gesto apparentemente tranquillo, JiYong lasciò che il
suo sguardo si portasse fuori dalla vetrina del negozio, del
“G-Market”, osservando con occhi che non tradivano
minimamente la sua impazienza la fluente folla di persone che,
già a tarda serata, confluivano sul marciapiede, spaziando
tra di esse e cercando la persona che stava aspettando e che, se aveva
imparato un po' a conoscere(cosa strana da dire, in effetti,
considerando il
come
si erano conosciuti), non lo avrebbe certo fatto aspettare.
Il misterioso ragazzo della panchina.
Ciuffo-Blu.
Il-Pezzo-Di-Manzo-Dall'Altra-Parte-Della-Strada.
Il-Maniaco-Della-Porta-Accanto.
L'Imbecille-Che-Lo-Guardava-Dall'Alba-Dei-Tempi-E-Non-Si-Decideva-A-Parlargli.
Insomma... SeungHyun, quel ragazzo che, a seconda di come girava
l'umore di JiYong, acquisiva un nome diverso, almeno fino a quel
pomeriggio, quando in preda a chissà quale attacco di
coraggio si era fiondato nel suo negozio inscenando la scusa
più patetica (ma ammettiamolo, anche più
timidamente romantica) per chiedergli di uscire, senza nemmeno riuscire
a farlo.
Era stata una scena a dir poco epocale.
Agguerrito come non mai aveva fatto il suo ingresso nel negozio, sotto
gli occhi increduli di JiYong che ormai aveva smesso di sperarci. Con
la scusa di un regalo ad un amico aveva cercato di parlargli, forse di
trovare il coraggio per chiedergli di uscire, ma alla fine, dopo aver
persino raccimolato il fegato di fargli un regalo (graditissimo, per
giunta! Quella sciarpa viola gli piaceva proprio ma era un po' troppo
cara per il suo portafogli) se ne stava per andare senza concludere
niente, senza nemmeno dargli il numero di telefono o chiedergli il nome.
Stava praticamente per mandare all'aria tutti quei mesi!
Perché insomma, JiYong non era cieco, né tanto
meno scemo!
Aveva notato quell'eccentrico e affascinante ragazzo dai capelli blu
già mesi prima, quando ancora il caldo era insopportabile
per via dell'estate e le università chiuse per la pausa. E
chi non lo avrebbe notato??
Bello, sexy, con perennemente stampata in faccia un'espressione da cane
bastonato e lo sguardo fisso sulle vetrine del suo negozio... era
impossibile da non vedere! Passava praticamente tutti i pomeriggi
lì, in piedi dietro quella panchina dall'altra parte della
strada e, se in un primissimo momento JiYong lo aveva trovato
inquietante, in breve si era trovato a rivedere la sua idea.
Che fosse lì per lui era pateticamente ovvio.
A parte il fatto che la maggior parte del clienti veniva lì
per lui (aveva perso il conto delle ragazzine adoranti che gli avevano
lasciato il numero di telefono nella speranza di un appuntamento,
ignare del fatto che i suoi gusti si spingessero sulle loro medesime
sponde), poi poteva sentire il suo sguardo adorante trafiggerlo anche
dall'altra parte della strada ogni volta che, per caso o apposta,
appariva alla vetrina.
Uno sguardo piacevole, che aveva il potere di gonfiare il suo
già possente ego.
E così quella figura timida che lo fissava, quel ragazzo che
si faceva sempre più bello ogni giorno che passava, aveva
iniziato lentamente a incuriosirlo, interessarlo, ossessionarlo.
Chi era?
Come mai non demordeva?
Perché
diamine non si faceva avanti?
Era bello, piacente nella sua eccentricità. Lo aveva visto
leggere alcuni libri di un certo spessore quindi era probabilmente
anche una persona istruita e intelligente. Non poteva essere certo
della sua simpatia ma, diamine, aveva i capelli blu! Doveva per forza
essere un po' svitato!
In apparenza non aveva niente che non andasse!
Però non trovava il coraggio di farsi avanti.
E quello sguardo così piacevole si era fatto, al contempo,
anche vagamente malinconico e frustrante per JiYong, che in
più di un'occasione si era trovato a rispondere acidamente
alle clienti o a sfogarsi con YoungBae, il suo migliore amico, il quale
per assecondarlo nelle sue scenate e nelle sue retate serali nei locali
più famosi della zona universitaria (
non si poteva mai sapere, no?
Cioè... se era destino...) aveva
sofferentemente rinunciato a più serate con Daesung, il suo
fidanzato storico, che ovviamente non l'aveva proprio presa con il
sorriso.
“
Scusa,
ma se ti piace perché non ti avvicini tu?”
aveva domandato disperato YoungBae una sera, quando il grado di isteria
dell'amico si era fatto a livelli tendenti al “donna
mestruata senza cioccolato in dispensa” e gli SMS del suo
fidanzato tendenzialmente vicini al “Se Ji ti piace
così tanto da uscirci tutte le sere forse faresti meglio a
fidanzarti con lui”. Inutile dire che era stato quasi
decapitato a morsi per quell'ardita domanda.
Dichiararsi per primo?
Lui?
GIAMMAI!
Lui era JiYong, l'affascinante e seduttore JiYong! Il commesso
più desiderato di tutta Seul! Erano gli altri che lo
guardavano sognanti e che poi si dichiaravano, non certo il
contrario! Nessuno in tutta la vita sarebbe mai riuscito a fargli
scucire una confessione per primo e l'idea proposta di YoungBae era la
più ridicola che avesse mai sentito uscire dalle sue labbra!
E quando finalmente L'Idiota-Senza-Speranza si era deciso ad entrare
nel negozio, JiYong poteva dirsi davvero al limite della sopportazione
umana. Mai, MAI in tutta la sua vita aveva dovuto faticare tanto
psicologicamente per attirare qualcuno a sé (
aveva una minima idea
quell'Invertebrato-Blu che cosa significasse svegliarsi tutte le
mattine alle 5.15 per essere certissimo di avere i capelli
perfettamente in ordine solo per lui?! O di quanto cavolo fosse dura
mangiare SOLO un yogurt a pranzo perché accidenti, lui lo
stava osservando dalla vetrina e non poteva mica fare la figura
dell'abbuffino?!!) e quando lo aveva visto correre via
senza essersi nemmeno presentato, il suo corpo aveva reagito per lui.
Ci era voluta la pazienza di un santo e tutta la buona
volontà di JiYong stesso per riuscire a concludere qualcosa
quel pomeriggio. Insomma, se in qualche modo non si fosse auto-invitato
rompendo per la prima volta il suo vademecum personale, a quest'ora
sarebbe certamente stato depresso e frustrato, intento a lanciare
occhiate furtive al
Cretino-Che-Si-Era-QUASI-Lasciato-Scappare-Un'Occasione dalla vetrina e
a messaggiare con YoungBae, il quale probabilmente avrebbe tentato il
suicidio con due olive da cocktail e uno stuzzicadenti.
E invece, contro ogni probabilità che lo dava per perdente,
adesso JiYong era lì, a fissare alternativamente l'orologio
a muro e la strada fuori dal negozio, in attesa come la peggiore delle
ragazzine, specchiandosi freneticamente ogni due minuti con il terrore
che l'eye-liner si fosse rovinato.
Ed era felice.
Un sorriso soddisfatto, stranamente dolce, si disegnò sulle
labbra a quel pensiero. Si sentiva come un bambino che finalmente, dopo
tanto pregare, aveva ottenuto il gioco che desiderava tanto per il
compleanno. Certo, sapeva che quello era solo un primo appuntamento,
che sarebbero potuti non andare d'accordo, non piacersi, non essere
compatibili. Sapeva che infondo era stupido sentirsi così
per un ragazzo che conosceva appena e che lo aveva fissato per mesi (a
tratti in modo anche inquietante) senza mai farsi avanti, che quelle
che si era fatto su di lui erano solo idee vaghe senza fondamento vero
giacché, prima di quel pomeriggio, non avevano mai avuto
alcun contatto.
Ma non poteva andare
male, no?
Dopo tutto quel fissarsi, quel rincorrersi, quell'attendersi...
perché doveva per forza succedere qualcosa di brutto?
Insomma... non poteva andare tutto per il meglio e basta?!
Un rumore di campanellini alla porta annunciò l'ingresso di
un cliente, distraendolo dai suoi pensieri.
-Ehm... buo... buona sera. Spero di non essere troppo in anticipo...-.
A JiYong non servì nemmeno girarsi per rendersi conto di chi
fosse: voce timida, passo appena tremante, profumo di rose (
gli aveva comprato dei fiori???)...
poteva essere solo lui, il suo Idiota-Azzurro.
Sobbalzò appena, voltandosi verso di lui di scatto,
riacquistando nel giro di tre secondi netti tutto l'autocontrollo che
gli serviva per non fare una figura che non fosse meno che favolosa.
Lasciò che i suoi occhi scuri incontrassero quelli
dell'altro ragazzo, assottigliandosi in una mossa studiatamente
maliziosa e rivolgendogli uno dei suoi sorrisi speciali, di quelli che
avrebbero fatto sciogliere anche i sassi -Orario perfetto!-
esclamò, nascondendo l'ansia nell'enfasi della sua voce alta
e squillante -Due minuti e sono da te!-.
Non si soffermò molto sul suo vestiario (
assolutamente impeccabile),
sui sui capelli (
dannatamente
perfetti) o su altro della sua intera persona; sapeva che,
se lo avesse fatto, probabilmente sarebbe impazzito del tutto.
Perché infondo a quel Bellissimo-Principe-Blu era bastato un
solo, accennato, timido sorriso imbarazzato per mandarlo totalmente in
tilt.
E nessuna maschera del
mondo mi potrebbe salvare, ora.
* * *
-... così... mi avevi visto...- la voce di Ciuffo-Blu, bassa
e appena intimidita, era il perfetto specchio del tenue rossore che gli
imporporava le guance.
JiYong, nel vederlo, non poté trattenere un ghigno
divertito, atto a nascondere l'incredibile tenerezza che gli faceva in
quel momento -Già!- esclamò, dando un morso
piuttosto suggestivo al suo wurstel impanato e seguendo con una certa
nota di soddisfazione lo sguardo al limite dello sconcerto che gli
rivolse l'altro -Non sei un tipo che passa inosservato, sai? Con quel
bel fisico, quei capelli blu... quel visetto da idol...-.
L'altro a quel complimento arrossì ancora di più,
abbassando lo sguardo e continuando a passeggiare lungo una delle tante
stradine dell'affollato Luna Park in cui lo aveva portato.
JiYong non poté che essere soddisfatto.
In realtà, fino a quel momento, era stato abbastanza
soddisfatto di tutto.
Timidone-Supersexy era arrivato al negozio in orario, sfoggiando una
camicia scura perfettamente abbottonata che impediva qualsiasi visuale
di quello che, a primo impatto, sembrava essere un petto ampio e
sufficientemente scolpito, ma che subito passava in secondo piano alla
vista dei jeans, altrettanto scuri, così aderenti da essere
una seconda pelle e che fasciavano alle perfezione le sue splendide
gambe e quello che (dopo il suo, ovviamente!) aveva tutta l'aria di
essere il sedere più bello del mondo.
Capelli blu pettinati all'indietro con un po' di gel.
Il viso pulito, senza un solo filo di trucco.
Così perfetto nella sua semplicità che per poco
non gli era saltato addosso violentandolo nel bel mezzo del negozio.
Nel giro di mezzo secondo aveva dovuto riprendere la propria faccia,
prima che l'altro si accorgesse della reazione che gli causava solo con
un sorriso, trovare qualcosa di intelligente da rispondere al suo
saluto e affrettarsi a chiudere il negozio (
e chissenefrega se mancano dieci
minuti! C'è Culetto-Di-Marmo che mi aspetta!!!).
E da lì era iniziata quella che si preannunciava essere una
bellissima serata.
Mr-Puntualità aveva pensato a tutto: per prima cosa lo aveva
portato a cena, con i sentiti ringraziamenti del suo stomaco che, per
via della forte affluenza pomeridiana di clienti, non aveva potuto
riempire a dovere all'ora di pranzo. Niente di assurdo o impegnativo,
lo aveva portato ad un semplice fast-food che JiYong stesso aveva visto
molte volte andando al lavoro, ma che non aveva mai avuto occasione di
frequentare; un posto pulito, semplice, pieno di ragazzi e ragazze
della loro età e dove aveva mangiato una salsa barbecue
davvero eccellente.
Un posto perfetto per chiacchierare tranquillamente, senza sentirsi in
imbarazzo.
Ed in effetti così era stato; anche se in un primo momento,
specialmente lungo la strada,
Bello-E-Decisamente-Possibile-Almeno-Per-JiYong si era mostrato la
quintessenza della timidezza, dopo qualche minuto e complice il
buonissimo hamburger che avevano ordinato si era sciolto, iniziando a
parlargli di sé, della propria vita. Tra una chiacchiera e
l'altro, JiYong aveva avuto effettivamente conferma del fatto che il
suo accompagnatore fosse uno studente universitario e che studiasse
psicologia della famiglia “
E' una
branca molto interessante...” aveva detto dopo
un sorso di coca-cola, con gli occhi che brillavano e che lasciavano a
intendere quando effettivamente gli piacesse quello che studiava
“
Trovo
sia molto importante aiutare coppie in difficoltà e famiglie
in crisi a mantenere quello che hanno. Voglio dire... certo, a volte
è semplicemente meglio lasciar perdere, ma tante volte si
tratta solo di momenti, di attimi di crisi difficili da superare
perché non si è a mente lucida. Vale la pena
rovinare tutto solo per questo?”.
Gli aveva poi detto di essere figlio unico e di vivere in un piccolo
monolocale situato dall'altra parte della città rispetto
all'università “
Costano di
meno gli appartamenti in quella zona... non mi va di pesare troppo sui
miei genitori...”, raccontandogli di come fosse
la vita dello studente vicino alla laurea “
Senza pause
e tremendamente frenetica, almeno se vuoi anche una vita sociale”
e di tanti piccoli momenti divertenti della sua
quotidianità, sorvolando con un certo imbarazzo sul fatto
che, ormai da mesi, passasse ben più che mezza giornata a
fargli da stalker al di là della vetrina del suo negozio.
Dal canto suo, JiYong si era lasciato andare a qualche battuta
divertente, aveva ascoltato attentamente quanto quello strano ma sempre
più affascinante ragazzo aveva da raccontargli e gli aveva
dato un po' di sè, parlandogli del negozio “
Non
è mio... io ci lavoro e basta, anche se il capo è
un vecchio in pensione che per la maggior parte del tempo sta con
moglie e nipoti in crociera sul Pacifico. Fare il commesso mi viene
naturale, è sempre stato un lavoro che mi riesce facile.”
aggiungendo poi con una certa dose di orgoglio “
Un giorno
ne avrò uno tutto mio!”. Gli aveva
raccontato della sua famiglia “
Una mandria
di pazzi! Me ne sono andato di casa che avevo diciassette anni
perché vivere tra quelle mura leniva la mia
sanità mentale. Cioè, adoro tutti i miei parenti,
ma non auguro a nessuno una cena con loro! Molto meglio ognuno a casa
sua!” e si era trovato a ridere con lui quando
si erano messi a fare i confronti tra le loro madri, una filosofa del
New-age che cercava di conciliare carriera e idee naturalistiche e
l'altra massaia isterica in grado di organizzare una famiglia intera
sulla base di quante torte servissero per una festa.
Una cena molto piacevole, che si era conclusa con
Dottore-Saresti-Proprio-Da-Vedere-In-Camice che pagava per entrambi, in
quanto JiYong riteneva di aver già fatto abbastanza ad
auto-invitarsi a quell'appuntamento e nemmeno si era prestato alla
lotta rituale per il conto.
Sempre parlando del più e del meno “
Anche a te
piace il rap? Pensa, ogni tanto mi diletto a scrivere qualcosa, ma non
so se valga la pena essere ascoltato...”
“
Avrei
proprio voglia di un gelato... tu no?” si erano
riversati sul marciapiede esterno, prendendo una direzione a caso e
iniziando a seguirla per inerzia, entrambi troppo presi dalla
conversazione in atto per dar peso a dove stavano andando.
E a JiYong tutto quello piaceva.
Non solo quello che vedeva (sarebbe stato un pazzo a non farselo
piacere!) ma, stranamente, anche quello che sentiva e quello che
provava.
Che lui fosse una persona difficile era un dato di fatto, sacrosanto e
assodato come il natale. Si infatuava facilmente dell'aspetto delle
altre persone, era un ragazzo a cui piaceva il bello e non riusciva a
farne a meno ma, allo stesso tempo, non riusciva nemmeno a rinunciare
al resto.
Sì, lui si considerava perfetto sotto ogni punto di vista e,
come tale, sapeva di aver diritto a qualcuno che non solo fosse bello,
ma che fosse anche simpatico, divertente, intelligente, sensibile e
che, sopratutto, sapesse farlo ridere.
SeungHyun ci riusciva, perfettamente.
E non solo! Con il suo modo di fare estremamente timido era anche
riuscito nel giro di quei mesi ad ossessionarlo al punto tale da
mandarlo letteralmente in panico quando si era accorto del reale
rischio che non si concludesse niente tra di loro. Era stato
inconsapevolmente abile a manovrare la situazione facendo in modo che
il suo interesse nei suoi riguardi si palesasse.
Bhe, non lui quanto gli eventi in generale.
Senza rendersene conto si erano trovati infine nei pressi di quel Luna
Park e, di comune accordo, avevano deciso di visitarlo.
E da quasi un'ora vagavano al suo interno, saltando da una giostra
all'altra come due bambini, scambiandosi battute in quella
conversazione che diventava sempre più facile e familiare.
Certo, quella timidezza che l'altro aveva sbandierato per tutti quei
mesi però ora stava iniziando ad essere...
Fastidiosa!
Inutile!
Bastarda!
Infame!
Mortificante!
...un po' troppo, ecco.
Era quella l'unica pecca di un appuntamento che altrimenti avrebbe
potuto dirsi perfetto, l'unica macchia che stonava un po' (
un po' tanto!) con
l'atmosfera generle: per tutta la serata l'altro ragazzo non aveva
fatto altro che rifuggire da ogni contatto più intimo di una
pacca sulle spalle, rabbrividendo come disgustato o peggio,
terrorizzato, ogni volta che anche per sbaglio le loro gambe si
sfioravano da sotto il tavolo (
e
se questo era avvenuto un numero di volte superiore alla decenza,
JiYong poteva giurare che era stato per puro caso).
Un modo di fare fin troppo riservato.
Non che JiYong non apprezzasse i cavalieri, non apprezzava certo quei
ragazzi che già dalla prima serata pretendevano di infilarsi
nelle sue mutande con la velocità di un colibrì,
ma per esempio Il-Ragazzo-Con-Troppa-Poca-Inziativa non aveva ancora
cercato di prendergli la mano, o di abbracciarlo, e ce n'era stata
più di un'occasione! L'appuntamento stava andando bene,
erano in sintonia, era chiaro come il sole in estate a mezzogiorno che
si piacessero...
e che
diavolo stava aspettando ancora??
Non che dovesse saltargli addosso e spingerlo in un vicolo per
approfittarsi di lui senza né arte né parte, ma
almeno una carezza, un accenno ad un bacio, un prendergli la mano.
Per un terribile momento poi, mentre erano in fila per la biglietteria
del parco, JiYong, nel tentativo casuale di sfiorare la mano dell'altro
per spingerlo ad afferrarla, si era sentito morire e aveva
seriamente valutato l'ipotesi di una telefonata d'urgenza a YoungBae:
L'Uomo-Che-Dio-Solo-Sa-Perchè-Non-Voleva-Farsi-Toccare si
era irrigidito di colpo, arrossendo come un peperone e sfuggendo da
quel contatto come se fosse fatto di lava incandescente, come se la sua
mano fosse stata unta e sudaticcia; e poteva giurare che
così non fosse, se ne era accertato subito.
No, si era
detto,
non ancora!
Non posso aspettare
altri sei mesi prima che questo si decida a fare qualcosa!
Non ne aveva decisamente la pazienza.
E così aveva avuto il via il piano “Muoviti
SeungHyun!!!”, che prevedeva l'uso di tutte le sue
imbarazzanti tecniche di seduzione, affinate nel corso degli anni, per
spingerlo a non arrivare alla vecchiaia senza almeno averlo baciato.
Aveva fatto di tutto, dal lanciargli sguardi equivoci da sopra la
spalla, al chinarsi malignamente per recuperare il borsello caduto, al
maneggiare suggestivamente il biglietto del Luna Park, per arrivare
infine a quella conversazione, atta ad abbassare con l'imbarazzo tutte
le difese della sua giovane e prestante vittima.
-Oh... ah... beh...- il volto del ragazzo dai capelli blu era sempre
più rosso, probabilmente sempre più imbarazzato
dall'idea che il commesso avesse sempre saputo che lui era
lì -Ti... ringrazio...- disse infine, riferendosi ai
complimenti.
-Mi chiedevo quando saresti venuto a parlarmi...- riprese con calma
studiata JiYong, dopo aver dato un ultimo morso al suo wurstel e aver
leccato via dallo stesso uno sbafo di maionese con la punta della
lingua, lasciando che i suoi occhi seguissero di soppiatto le
espressioni del compagno, che si facevano sempre più tese
-Ti guardavo fuori dalla vetrina e mi domandavo perché
stessi lì, quando avresti potuto tranquillamente venire a
presentarti e a chiedermi di uscire con una scusa qualsiasi...- oltre
ad una non troppo velata provocazione, nelle sue parole si poteva
percepire anche una genuina nota di curiosità -Sei un bel
ragazzo e questa sera a cena abbiamo parlato molto... non hai niente
che non va!-.
Bel-Visino-Tendente-Al-Rosso-Fiamma prese fiato, come se quella
rivelazione gli costasse fatica -Ecco...- una pausa -Io sono timido...-.
Ma dai?
-Me ne sono accorto...-.
-Troppo timido e pessimista...- con un sospirò
rincarò la dose, accompagnando le parole con un gesto
eloquente della mano -Ero preoccupato che tu fossi etero, impegnato, o
che potessi pensare a me come ad un maniaco, uno stalker, o qualcosa
del genere. Cioè... so che la figura che ho fatto non deve
essere stata molto diversa da questa in realtà! Sono un vero
disastro in certe cose! Però... non era così che
volevo sembrare!-.
JiYong ridacchiò appena, scuotendo i capelli ossigenati con
nonchalanse -No, in effetti la prima settimana ero piuttosto
preoccupato, temevo che potessi essere uno stupratore seriale o un
rapitore...- una pausa, significativa. Sbattè leggermente le
lunghe ciglia, rivolgendogli un'occhiata intensa, tutta occhi e
aspettative -Poi... ho cambiato idea...-.
Stoccata al centro.
Calcio d'angolo e goal!
-Cioè... non...-.
-Mi intrigavi...- ancora una pausa. Senza più guardare
l'altro in volto e continuando a incedere con calma lungo il viale del
Luna Park, si portò il bastoncino di legno di sostegno al
wurstel che aveva appena mangiato tra i denti, iniziando a
mordicchiarlo leggermente -Sentivo il tuo sguardo addosso, al di
là della vetrina e sapevo che eri lì per me. Non
era così male. E dopo un po' mi ci sono abituato...-.
Un leggero sorriso.
Il tono di voce che si abbassava appena, studiatamente, come se stesse
per rivelare un dolce e malizioso segreto.
-Ma allora perché non sei venuto tu da me?-.
E che cazz...!!!
Quella domanda, posta con una naturalezza e un'innocenza tale da far
chiaramente intendere quanto non fosse stata studiata,
bloccò di colpo ogni altra parola e azione di JiYong, il
quale ammutolì di colpo, fermandosi nel bezzo del vialetto e
volandosi di scatto verso il suo interlocutore, mentre il bastoncino
che teneva tra le labbra ora dischiuse dalla sorpresa cadde a terra,
dimenticato.
Con gli occhi spalancati e il cervello in silenzio stampa si
voltò lentamente in direzione del suo interlocutore, il
quale si era fermato a sua volta e si era girato verso di lui,
osservandone il volto con fare curioso e, probabilmente per aver
intuito quanto quella domanda fosse stata azzeccata, anche
più tranquillo e meno imbarazzato di prima.
Perché?
-Perché.. dici?- domandò, incerto, senza tuttavia
trovare una risposta adeguata in tutto il suo stupito essere in pallone.
La realtà, pura e semplice, era che non poteva dirgli tutto
quello che pensava di quella storia, non poteva raccontargli di tutte
le scenate isteriche che aveva fatto con YoungBae, del fatto che non
aveva potuto andare da lui perché voleva essere il
corteggiato e non il corteggiatore. Non poteva perché se no
l'altro avrebbe capito quanto gli piacesse e questo non andava bene!
Non così!
Lui era JiYong,
dannazione!
Non poteva fare tutto
lui!
Aveva già fatto abbastanza per quell'uscita!
Tuttavia ogni pensiero, ogni rimostranza fu subito messa a tacere.
-Ecco... io...-.
-Tu...-.
-Io...-.
-Tu...-.
Per un minuto, un interminabile fascio di secondi, gli occhi dei due
ragazzi fermi in mezzo alla strada si incontrarono, bloccandosi gli uni
negli altri, attirandosi come due poli opposti di una calamita, nel
medesimo modo in cui si erano cercati per tutti quei mesi, quand ancora
non potevano fare altro che lanciarsi occhiate da una parte all'altra
della strada.
JiYong chiuse le bocca, quasi automaticamente, lasciando che il proprio
sguardo si perdesse in quello dell'altro, così profondo e
magnetico da essee intossicante. Anche quel pomeriggio in negozio era
stato così? Certo, bello e sexy lo era stato sempre, ma non
si era accorto che fosse anche così...
-Assuefacente...- prima ancora che potesse formularla in pensiero,
quella parola gli uscì dalle labbra, incrontrollata.
-Sei tu?- domandò ancora, quasi in trance, mentre il mondo
attorno a loro si faceva sempre più lontano e silenzioso e
una strana sensazione di calore al petto, allo stomaco, alle gambe e
nel cervello lo pervadeva con la delicatezza di una pioggia primaverile.
Era lui?
Era davvero lui la persona che aveva aspettato? Il ragazzo che lo
fissava dalla strada timido come un bambino, impacciato come
un'adolescente, ma assolutamente bello come un dio?
Sì,
si disse JiYong,
è
lui. È assolutamente lui.
Bello, buono,
intelligente, affettuoso... sembrava fin troppo perfetto
per essere vero. Eppure JiYong non poteva far altro che volerlo,
desiderare di conoscerlo sempre di più, desiderare di
apprendere anche i suoi difetti per poterlo adorare anche sotto quel
punto di vista.
Desiderare che lo vedesse e lo volesse anche senza quella fantastica
maschera arrogante che mostrava a tutto e tutti.
Occhi-Magnetici lo fissava silenzioso, ormai senza alcuna traccia di
imbarazzo ma solo pieno di una nota di tenerezza che quasi lo commosse.
Istintivamente, JiYong mosse una mano verso di lui, avvicinandosi di un
passo.
Era il momento, ora voleva baciarlo.
Voleva stringerlo e perdersi nel suo abbraccio che, ne era certo,
doveva essere ampio e protettivo e che aspettava con trepidazione ormai
da mesi. Lasciò che il proprio corpo scivolasse in avanti,
involontariamente sensuale, desideroso come non mai di incontrare il
calore e la solidità di quello dell'altro.
Piano la bianca mano affusolata si protese ancora.
Il cuore batteva come un tamburo nel petto.
-Ehi! Ehm... che ne dici di andare su quella???-.
Ma porc...!!!
Esattamente come s'era venuto a creare, quel momento magico si spezzo.
L'Idiota-Distruggitore-Di-Romantici-Momenti, poco prima che
JiYong potesse avvicinarsi ulteriormente, si tirò indietro
di colpo, rendendosi conto di quanto stava per succedere e arrossendo
come un bambino pescato a frugare tra i porno del fratello maggiore,
privando l'altro del calore che stava per andare a cercare direttamente
tra le sue braccia. Freneticamente alzò un braccio,
indicando la prima giostra che gli capitò a tiro: la
vecchia, noiosa e scontata Casa degli Specchi.
-Co... cosa?- balbettò JiYong, sentendosi il più
cretino del Luna Park.
-Ecco... la giostra...- mormorò
Il-Sempre-Più-Idiota-Moscone-Blu, arrossendo ancora di
più mentre acquistava consapevolezza di quanto aveva fatto
-Sembra bella... no?-.
Per un secondo JiYong ebbe la netta impressione che l'altro lo stesse
prendendo in giro.
Una graziosa e fin troppo accennata vena iniziò a pulsargli
sulla fronte; sentì la rabbia ribollirgli dentro per un
terrificante momento mentre con tutto se stesso si sforzò di
non mostrare la ben che minima espressione facciale, il più
misero cenno di fastidio.
No, così non
andava.
Poteva essersi sbagliato tanto sull'esito della serata?
Insomma... stava andando
tutto bene!
Quel ragazzo non poteva averlo preso in giro in quel modo per tutti
quei mesi, per tutta quella cena che era stata a dir poco stupenda,
facendogli credere che gli piacesse per poi tirarsi indietro quando le
cose iniziavano a farsi più serie. E si rifiutava di credere
che fosse così sprovveduto da non averlo messo in conto!
Però che altro poteva pensare?
Era tutta sera che a livello fisico lo trattava al pari di un lebbroso,
al pari di un mendicante lurido, al pari...
... al pari di un amico.
La nota di fastidio che da circa metà serata aveva iniziato
a pungergli in un punto preciso tra le scapole e lo sterno si
acutizzò di colpo, rendendolo quasi cieco.
Prese fiato -Sai qual'è il tuo problema?-
domandò, in tono leggermente mellifluo, ancheggiando qualche
passo avanti a lui.
Colui-Che-NON-Sarebbe-Mai-Stato-Un-Suo-Amico-Non-Se-Poteva-Impedirlo
scosse il capo, leggermente.
-Non è che sei timido...- mormorò, lasciando che
i loro occhi si incontrassero per qualche secondo al di sopra di tutto
il rumore, delle luci del parco. Un solo istante, prima che da dolci e
melensi gli occhi del commesso si assottigliassero in una smorfia di
disappunto -E' che sei un cretino!- sibilò, prima di dargli
definitivamente le spalle e dirigersi in gran carriera verso la Casa
degli Specchi, senza neanche attendere una qualsiasi reazione
né tanto meno sincerarsi che l'altro lo stesse seguendo.
Che ne se andasse al
diavolo!
Ora era veramente irritato.
Non poteva fare così! Non poteva fissarlo per mesi,
spingerlo a invitarsi fuori per un appuntamento perchè se no
rischiavano la vecchiaia aspettando i suoi tempi, far proseguire la
serata splendidamente per poi rifiutarsi anche solo di prendergli la
mano, come se si vergognasse.
Non poteva accettarlo!
-J... Ji!- sentì la sua voce grossa chiamarlo alle spalle,
ma cercò di non farci caso.
A grandi passi si infilò all'interno della
giostra, sul volto disegnata una tale espressione furibonda
che gli altri astanti, prevalentemente ragazzi e bambini, si ritrassero
spaventati, lasciandolo passare.
Una ventata di fumo, dal vago sentore dolciastro di borotalco, lo
accolse all'ingresso, accompagnato dalla risata stridula di quello che
sembrava essere una specie di pagliaccio di plastica. Senza minimamente
mostrarsi spaventato o interessato prese la prima strada di fronte a
sé, imboccando uno stretto corridoio scarsamente illuminato,
probabilmente solo una sezione di passaggio.
Oh, sperava ardentemente
che scivolasse e si spaccasse una gamba!
Dannato!
Con una manata non propriamente gentile scostò il primo,
improponibile clown che gli si presentò davanti, causando
qualche lamentela da parte di trio di ragazzine che sostavano in quella
zona.
Che si fottano anche
loro!
Alla fine avrebbe dovuto
immaginare che sarebbe finita in quel modo!
-Ji! Ji aspetta.... arrrggh!!!! Che cazzo è questo...!-.
Era a dir poco furibondo.
Furibondo e deluso.
Si era fatto una certa idea nella testa, il pensiero che all'altro,
giacché per mesi lo aveva fissato e visto che aveva fatto
tutta quella ridicola manfrina per chiedergli di uscire insieme (almeno
così credeva, visto che poi a decidere per l'appuntamento
era stato lui!) potesse piacere.
Non accettava che non fosse così, no, sarebbe stato troppo
umiliante. Non poteva nemmeno pensare al fatto che, forse, l'altro
ragazzo fissasse il suo negozio per qualche altro arcano motivo, che i
suoi scopi fossero altri e che avesse accettato di uscire con lui
per... per...
perché,
maledizione???
-Maledetto indeciso...- sibilò, svoltando lungo una sala
pateticamente rossa, dove uno strano e intricato reticolato di veli al
soffitto creava uno stranissimo gioco di luci e ombre.
-JiYong! Fermati per favore!!!- ancora la voce di
Sono-Un'Idiota-E-Ho-Anche-Paura-Dei-Clown lo raggiunse, assieme al
rumore dei suoi passi frettolosi e una mezza imprecazione.
Probabilmente aveva sbattuto contro qualcosa.
JiYong non riuscì a trattenere una mezza risata al pensiero
dell'altro rotolante per terra in mezzo ai mocciosi urlanti, ma non si
fermò nemmeno in quell'occasione, sperando che almeno si
fosse fatto un poco di male, svoltando celermente in un corridoio che
si apriva lateralmente alla sua destra, seminascosto da un pesante e
polveroso drappo di velluto.
Oh, che continuasse pure
a rincorrerlo!
Era tutta sera che gli
correva dietro lui, ora un po' di cambio non guastava!
Si fermò di colpo quando, superato il drappo di velluto, si
ritrovò in una specie di sala circolare, gremita di ogni
sorta di specchio deformante. Una stanza in penombra, forse l'unica
davvero inquietante di tutta quella stupida e patetica giostra, con
diversi svincoli tra uno specchio e l'altro che creavano più
di una via: una sorta di labirinto.
Un luogo dove probabilmente il compagno non lo avrebbe trovato con
facilità se avesse deciso di inoltrarvisi.
Esitò, un secondo.
Era davvero questo che voleva?
Scappare in quel modo dopo un solo appuntamento senza aver affrontato
l'altro ragazzo per davvero?
Infondo... lo stava seguendo.
Sobbalzò violentemente quando sentì una mano
serrarsi attorno al suo polso.
-Ji! Ti sei fermato finalmente!- la voce di
Super-Atleta-Idiota-Deficente, leggermente ansimante per la corsa, lo
colpì come una secchiata d'acqua, così come i
suoi occhi spalancati, dentro i quali poteva leggere chiaramente
un'emozione strana: timore forse?
Strano.
A lui quella giostra non sembrava così terribile.
Con uno strattone, JiYong si liberò della presa dell'altro,
rivolgendogli una mezza occhiata isterica, degna di una donnina in fase
mestruale -Lasciami!- esclamò, lasciando che la parte acida
del suo cervello prendesse il sopravvento, come sempre quando iniziava
ad innervosirsi -Non ho più voglia di parlare con te...-.
Non era vero!
Non era assolutamente
vero!
Ma si sentiva ferito, nervoso, confuso e, a dirla tutta, anche un po'
umiliato. E il suo carattere altezzoso e arrogante, sempre al centro
dell'attenzione, non gli permetteva di abbassare la testa quel tanto
che bastava per dire e mostrare che invece avrebbe voluto parlargli
ancora, sempre, per ammettere che la sua reazione era stata un tantino
spropositata e magari chiedere spiegazioni, cercare di chiarire,
cercare di capire che cosa avesse per farlo allontanare così
ogni volta.
No, lui non era fatto così.
E diamine, Principe-Dei-Miei-Stivali lo avrebbe dovuto imparare se
davvero gli interessava!
-JiYong...- ricominciò il ragazzo. Si avvicinò a
lui, prendendolo per le spalle e costringendolo a guardarlo,
sorprendendolo con quel contatto così audace. I suoi occhi
erano lo specchio della decisione, nonostante la chiara nota di
imbarazzo che ivi vi si leggeva -Sì, è vero, hai
ragione! Il mio problema è che sono troppo timido... che
sono cretino! Il più cretino tra i cretini!-.
Mhmm... almeno lo
ammetteva.
A quelle parole lo sguardo del commesso si ammorbidì appena.
Le spalle si rilassarono leggermente sotto le mani dell'altro ragazzo,
rendendosi conto che quello era forse il primo contatto fisico
così ravvicinato che avevano avuto in tutta la serata.
Non era spiacevole.
-Ma anche tu ne hai uno, sai??- proseguì, dopo aver
deglutito a vuoto un paio di volte per farsi coraggio -E non meno grave
del mio!-.
A quelle parole, se fosse stato possibile, la mascella di JiYong si
sarebbe schiantata al suolo -Co... cosa??- sibilò, incredulo.
Davvero lo stava...
... mi sta criticando???
-Sì, e adesso te lo dico!-.
-Non ti azzardare! Io sono perfetto, io...!-.
Ma Mr-Sto-Per-Perdere-Le-Palle-Grazie-A-Un-Calcio non lo
lasciò finire. Con un gesto delicato, ma che non ammetteva
alcun tipo di replica, lasciò che le proprie dita si
serrassero ancora di più attorno alle braccia di JiYong,
forse nel timore che cercasse di sfuggirgli, il quale
rabbrividì appena quando sentì il calore del suo
fiato sul volto -Tu non hai pazienza!- esclamò.
Silenzio.
Per un secondo non vi fu altro nella stanza. Né il rumore
dei loro respiri, né lo strepitare delle persone che
correvano avanti e indietro lungo i corridoio della giostra.
Ma come cavolo facevano
a divertirsi su quella cosa?
E JiYong poté giurare di non aver mai visto niente di
più sexy delle labbra dell'altro ragazzo che, appena
dischiuse, un poco ansimanti per la corsa di prima, avevano quasi
urlato quella frase di accusa.
-Non hai un cavolo di pazienza!- riprese dopo qualche secondo, senza
più urlare ma mantenendo un tono di voce tirato -Se solo
avessi atteso una, e dico un'ora... il tempo di arrivare a casa,
diamine!-.
-Ma mi stai prendendo in giro??- sibilò JiYong, senza
tuttavia scostarsi da quella piacevole presa -E' tutta sera che eviti
di toccarmi e...-.
-No! Non è come pensi!- il fervore di quelle parole
bloccò ogni altra protesta, lasciando il commesso con il
cuore in gola.
Che palpitava per l'emozione.
Anche troppo.
-Avevo già preparato tutto! Tutto!!!- una pausa. Lentamente,
le dita di Dio-Quanto-Ti-Bacerei-Se-Solo-Mi-Lasciassi abbandonarono le
braccia attorno al quale si erano serrate, iniziando a scorrere con
lentezza sulla pelle nuda delle braccia dell'altro, sfiorandola
delicatamente -Io...- mormorò, ritrovando il suo tono timido
e imbarazzato, quel tono che, infondo, JiYong adorava tanto -Ti avrei
accompagnato a casa... perché sono un cavaliere! E... e
cielo, avrei lottato tutto il tempo, come ho fatto fino adesso, per
resistere alla tentazione di abbracciarti... perchè
è presto, tu sei bellissimo, sei perfetto e meriti che tutto
venga fatto come si deve!-.
-Oh...- mormorò JiYong, perdendo d'un botto tutta la sua
arroganza e sentendo la rabbia sfuggirgli via, delicata come le dita
che gli stavano percorrendo le braccia e che, quasi senza che lui se ne
accorgesse, raggiunsero le sue, intrecciandovisi delicatamente.
Senza nemmeno avere il tempo di formulare una risposta, si
sentì arrossire.
-Ti avrei detto buonanotte...- riprese Tocco-D'Angelo, avvicinandosi di
un passo e fissandolo con i suoi occhi scuri, gli stessi che aveva
sentito scavargli sotto la pelle per tutti quei mesi -Avrei aspettato
che tu mi dessi le spalle e allora...- una pausa -Allora ti avrei
fermato, ti avrei preso delicatamente per un braccio e ti avrei
avvicinato a me...- accompagnò le parole con un gesto
gentile, con un braccio che lento si portò alla vita
dell'altro ragazzo, tirandoselo contro, petto contro petto.
A JiYong mancò il fiato.
-Sarei morto, perché il solo starti vicino mi fa impazzire,
il tuo profumo mi annebbia la ragione ma... ma ti avrei guardato negli
occhi dolcemente. Come prima, come quando eravamo fuori e allora...
solo allora... ti avrei chiesto se potevo baciarti. E lo avrei fatto...
finalmente lo avrei fatto, anche perché se no sarei
morto...- e infine tacque.
Rosso in volto, con gli occhi brillanti di vergogna, lasciò
che le labbra si chiudessero definitivamente.
Quella...
Quella...
E' la dichiarazione
più bella che io abbia mai ricevuto.
Con il cuore in gola, con il sangue che pulsava nelle vene ad una
velocità mostruosa e il volto che non riusciva
più a celare le fortissime emozioni che provava in quel
momento, JiYong sciolse l'intreccio delle loro mani, portando le
braccia attorno al collo del ragazzo. Questa volta il contatto non
venne rifiutato -Davvero...?- domandò, esitante.
-Sì...- rispose L'Uomo-Diventato-Improvvisamente-Perfetto,
annuendo appena, deliziato da quel dolce imbarazzo che l'altro ragazzo
ora gli mostrava -Volevo che tutto fosse romantico, dolce. Non ho
aspettato mesi per rovinare tutto così, con qualcosa che non
fosse abbastanza per te... perché tu mi piaci.- quelle
parole, nonostante la tensione, furono pronunciate sicure, senza un
minimo di esitazione -Mi piaci tantissimo JiYong...-.
Gli piaceva davvero allora!
Non era stata solo un'impressione o il sogno di un ragazzo dall'ego
troppo grande. Era vero, era tutto vero!
-Anche tu mi piaci...- rispose, sorridendogli per la prima volta
dolcemente, senza alcun accenno di malizia.
Come solo il vero JiYong avrebbe fatto.
Per qualche attimo i due si guardarono negli occhi, assaporando
l'intensità di quel momento e di quella reciproca
confessione.
-Allora...- domandò Puoi-Essere-Tu-L'Uomo-Della-Mia-Vita?
con dolcezza -Ce la fai ad aspettare un'ora?-.
-Dopo tutta questa dichiarazione? No...-.
-Ah menomale! Nemmeno io!- e, ormai senza più freni, senza
più imbarazzo, lo baciò.
Come il finale di un favola si abbassò leggermente, quel
tanto che bastava, andando a far collidere le loro labbra in quello che
era il bacio più sudato e al contempo desiderato di tutta la
loro vita.
Un bacio caldo, dolce, che aveva il sapore del primo amore.
JiYong non riuscì a distinguere, né tanto meno a
descrivere le mille sensazioni che tutte insieme si affacciarono al suo
cuore, che come un tamburo scandiva i loro secondi insieme; secondi che
da quel momento in avanti avrebbero serbato, preziosi come diamanti.
Semplicemente vi si abbandonò totalmente, schiudendo le
labbra e godendosi il momento, lasciando che il calore di SeungHyun (
sì, ora poteva
chiamarlo con il suo nome... ora era davvero suo!) lo
pervadesse a pieno mentre mille specchi mandavano la loro immagine
mille volte distorta.
Riflessi del loro semplice amore, che da quel momento avrebbe iniziato
a crescere come un tenue germoglio sotto il sole.
* * *
Due ore dopo, avvinghiato al suo Principe-Come-Nelle-Favole come se
fossero un unico essere, seduto alla romantica penombra della ruota
panoramica, JiYong dovette per forza lasciarsi andare ad un paio di
pensieri obbligatori.
Il primo era che, finalmente e indubbiamente, lo aveva trovato.
L'uomo perfetto per lui, il fantastico principe azzurro che non solo
aveva tutte le caratteristiche che sognava, ma anche più di
quelle che si era azzardato a chiedere al destino, l'unico che era
riuscito a smuoverlo dal suo trono per riuscire a combinare qualcosa.
Stretto tra le sue braccia, annusando il delicato profumo della sua
pelle e annegando in quei baci così dolci che non riusciva a
smettere di elargire e pretendere, si sentiva felice come mai prima
d'ora.
Senza alcuna maschera sul viso, semplicemente se stesso.
La seconda era che forse (
forse!
Badiamo bene!), avrebbe dovuto fare una telefonata a
Daesung per cercare di calmare gli animi verso YoungBae. Dopotutto alla
fine il suo migliore amico aveva avuto ragione nel dirgli di buttarsi
lui.
Gli pareva quasi di poter sentire le sue parole “
Che ti
avevo detto? Non fare la principessina che non lo sei per niente, tira
fuori un po' di palle che le hai, e fai sempre quello che ti dice
YoungBae! Ora scusami ma scappo! Devo farmi perdonare da Dae e
centotredici rose rosse non basteranno!”