capitolo 18
Ormai andava avanti così da una settimana,come una routine.
La ragazza si era abituata a questo piacevole tran tran.
Lezioni con il maestro a inizio nottata,sempre più
interessanti e avvincenti,anche se la vampira si rendeva benissimo conto che le
stava nascondendo qualcosa. C’erano degli argomenti che voleva evitare, lo
sentiva, ma non sapeva esattamente quali. Solo di alcuni era certa: si
rifiutava di dirle come si creasse un vampiro, la differenza tra il sangue
umano e quello d’immortale ,qualsiasi tipo di informazione sui segreti del
maniero e sul suo passato. Questo scocciava
parecchio l’apprendista. Non era giusto,svicolava ogni volta che sfiorava gli argomenti.
Dopo le frustranti lezioni,quando si poteva ritenere
libera,correva al teatro a sfogare la sua furia repressa o gironzolava per il
castello evitando i figli della gilda e i capi clan. Anzi,più precisamente
evitando qualsiasi vampiro. Solitamente scendeva alla spiaggia, a guardare il
mare. Quanto lo amava…non c’erano parole per descriverlo. Era la sua passione.
Ogni tanto poi si presentava qualche festa o occasione
ufficiale,alle quali era obbligata a
presenziare. Almeno per i primi dieci minuti.
In queste occasioni riusciva a scorgere i capi Gilde,sempre
circondati dai capannelli che,ormai Miriadel l’aveva capito,erano composti
soprattutto da capi clan. L’agitazione politica era sempre più
evidente,passavano ore a discutere,radunati . Erano sempre in branco. I capi
clan vicino alla propria gilda,i componenti dei clan attorno al proprio capo
clan o sparsi a gruppetti per la sala circondati dai figli della Gilda immersi
in infiniti dibattiti.
I capo Gilda, invece a quanto pare non discutevano in pubblico, anzi,a malapena si
rivolgevano la parola. Probabilmente avevano altri luoghi in cui litigare.
Le alleanze e le
faide continuavano,il nervosismo aumentava e non era raro che scoppiassero
risse quando l’ipocritissima maschera di
gentilezza si scioglieva dinanzi a ragioni troppo diverse.
Anche il maestro sembrava preoccupato.
Miriadel invece ne era completamente estranea. E finiva
invariabilmente per annoiarsi.
Un altro che sembrava
non completamente partecipe della situazione era Morgan. Presenziava
raramente,e mai fino alla fine,dileguandosi prima degli ultimi balli. Non si
erano più parlati né incontrati da vicino.Di tanto in tanto i loro occhi si
incrociavano,e Miriadel ritrovava quello sguardo beffardo e impenetrabile.
Poi,ogni due-tre giorni c’erano le battute di caccia. In
quelle notti il maniero rimaneva semideserto per parecchie ore,permettendole di
girovagare indisturbata.Quel castello nascondeva più segreti di quanto
pensasse. E di rado innocenti.
Il maestro era distratto. Stava spiegando alla sua allieva
l’ennesima delle leggende umane,in questo caso quella giapponese del gatto
vampiro,ma non prestava attenzione alle parole che diceva. Sembrava più vecchio
e più stanco,sciupato e stropicciato come quei vestiti dopo troppi lavaggi.
Miriadel lo guardava perplessa,era la quarta volta che
ripeteva lo stesso passaggio. Non era da lui.
- Maestro,tutto bene?- chiese.
L’uomo la guardò sorpreso,incontrando per un attimo gli occhi penetranti e sinceri
dell’allieva. No,non stava affatto bene. Lei era così fiduciosa,così
innocente…Non poteva farlo. No,non poteva.
Chiuse il libro di scatto:- Si Miriadel,sono solo un po’
stanco…ho da fare ora. Continua da sola per un po’. – Le posò il libro in
grembo e se ne andò.
C’era decisamente qualcosa che non andava. Miriadel si
stiracchiò sulla poltrona su cui stava leggendo,incapace di mantenersi
concentrata.
Non riusciva a capire. E quando c’era un enigma Miriadel
diventava testarda. Davvero. Voleva comprendere. Lasciò il libro sul tavolo,con
uno sbuffo. Il gatto vampiro massacra principi avrebbe aspettato.
Cominciò a girare a vuoto ,chiedendosi dove poteva essere
svanito il maestro.Insomma,non poteva svanire nel nulla,no?Infine stanca di
quella ricerca infruttuosa,decise di tornare in biblioteca.Se avesse scoperto
che non c’era,il Maestro non ne sarebbe stato felice…
Ma si sa,le cose si trovano quando non le cerchi. Miriadel
se lo sarebbe dovuta ricordare.
Era sicura che la biblioteca fosse da quella parte. Ne era
sicura,al cento per cento. Beh,forse non proprio,ma almeno al novanta sì . Ma
evidentemente quello stupido dieci per cento aveva deciso di mettersi in mezzo.
Non aveva la più pallida idea di dove si trovasse. Doveva
assolutamente trovare una cartina,era la quattordicesima volta che si perdeva.
A quanto pare,se nei poteri vampireschi c’era anche il super radar,il suo non
era ancora stato attivato.
Sospirò scorrendo le pareti con lo sguardo. Tutte uguali,con
i loro arazzi esagerati e quegli orrendi quadri che sembrano seguirti con lo
sguardo. Anche il tappeto era completamente anonimo.
Entrò a caso in una delle porte di legno massiccio,che si
smosse silenziosa. Si trovò nell’ultima cosa in cui avrebbe immaginato di
incappare in un castello di vampiri. Anzi,non proprio l’ultima,perché in un
certo senso era ironico. Era una cappella. Una chiesa,con tanto di panche
polverose e altare,con un’enorme cupola di vetro dipino da cui entravano i
raggi della luna. Miriadel avanzò curiosa nella navata centrale. Cosa ci faceva
lì un santuario? C ‘era anche l’acqua santa,piena di alghe e microbi ,vero,ma
c’era,situata in uno spiazzo in mezzo alle panche al centro della navata
,in un’enorme vasca di pietra circolare
con delle intagliature microscopiche. Rose? Era interessata,ma si tenne a distanza
di sicurezza ricordando i vecchi libri sui vampiri che aveva letto. Il maestro
non l’aveva citata come elemento nocivo,ma preferiva non fidarsi. La aggirò
passando accanto alle panchine. I suoi passi risuonavano nel silenzio.
Si avvicinò all’altare polveroso,sembrava vi ci fosse appena
interrotta una funzione. Le ostie erano posate in un piattino dorato,il vino
riluceva rossiccio nel calice di legno semplice e rudemente intagliato . Anche
il libro era ancora spalancato.
Miriadel non alzò lo sguardo,timorosa di vedere la croce. La
spaventava l’idea di sentirsi respinta da qualcosa che l’aveva tanto aiutata
negli anni più bui della sua vita.Si strinse nella felpa, una corrente d’aria
gelida le scompigliò i capelli.
Corrente? Da dove veniva?Ci doveva essere un’altra porta…
Miriadel individuò il piccolo uscio di legno marcio,mezzo
scardinato. Doveva portare al vestibolo secondo i suoi calcoli. Curiosa come al
solito si avvicinò,poi però decise di
tornare indietro. Rabbrividiva in continuazione,e aveva imparato a fidarsi del suo istinto.
Ma porta si scostò leggermente,mostrandole uno spiraglio. La
giovane vampira non potè fare a meno di guardare, e ciò che vide non le piacque
per nulla.
Il maestro era in piedi,evidentemente infuriato,dalla bocca
da cui si intravedevano i canini allungati e aguzzi colava un rivolo di sangue. Accanto a lui
Beatrix,i grandi occhi azzurri spalancati,piccola contro la furia del maestro.
- Cosa stai facendo Beatrix?!-
La teneva per un braccio,gracile e candido,che sembrava sul
punto di rompersi.
Beatrix mormorò qualcosa che Miriadel non riuscì a sentire.
Sembrava terrorizzata da quella figura minacciosa e imponente,una fragile
fatina minacciata da un umano crudele che le voleva strappare le ali.
- Miriadel è troppo giovane!E’ un peso che mi avete
imposto! Non la volevo con me,me l’avete assegnata voi…-
Con una spinta la buttò a terra,chinandosi poi su di lei.
Disse qualcosa a bassa voce.
Miriadel non volle,non sopportò ,di vedere altro e scappò
via piangendo. Lui non la voleva…l’avevano abbandonata un’altra volta…
Corse via,più veloce che poteva,il petto squarciato dal
dolore. Era come essere orfana di nuovo…
Non vide nulla,se non il buio della solitudine riacquistata.
Non vide l’acqua santa strabordare dalla conca al suo passaggio e impregnarle i
vestiti senza ferirla. Non vide la figurina tremolante in fondo alla chiesa. E
non vide il sorriso di Beatrix,che non donò al suo bel volto angelico me che lo
distorse soltanto in un sogghigno di gioia malvagia.
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E' passato tanto tempo.Davvero tanto.
E devo dire che mi dispiace.
Credo sia giusto spiegare il perchè di questa morte apparente.
In poche parole è la ragione più semplice del mondo. Sono cresciuta e maturata.
E' sempre questo il motivo per cui abbandono le mie storie. Cresco,il
mio stile cambia ,divento "più brava" ,a detta dei pochi
eletti che leggono quello che scrivo . Insomma,va a finire che quando
rileggo le mie storie,anche solo di poche settimane prima,comincio a
trovarle stupide,sciocche,scritte male,confuse.
E allora mi autodeludo e smetto di continuare.
Però,da quando ho cominciato a pubblicare,guardando i commenti mi sento in colpa,perciò rieccomi qua,ci riprovo.
Questo capitolo è uno degli ultimi scritti prima dell'estate,mi
sono limitatata a fare copia-incolla dal mio vecchio testo. Spero che
vi piaccia lo stesso,ma presto la musca cambierà. ^^
Comunque...
Sono tornata.
E grazie a tutti per avermi seguita,in particolare alla mia amica Sephira,conosciuta proprio attraverso questo racconto.
Grazie ancora
Pervinca
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