Tekken 6-Chapter 1:The Midnigth Rendez-Vous
Tekken 6-Chapter 1
Midnigth
Porto
di Tokyo,molo 125-12/7/2012,ore 23:20
Il
vento umido e caldo che soffiava sul Giappone in quei giorni
preannunciava l'arrivo dei monsoni,che si faceva sempre più
imminente.
Il Porto di Tokyo,deserto nelle tarde ore notture,illuminato solo dal
pallido chiarore della luna e da alcuni lampioni che emettevano una
fredda luce alogena,era spazzato dalle correnti d'aria,e mulinelli di
polvere e sporcizie venivano trasportate lungo traiettorie
imprevedibili,sballotati dal vento che li piegava al suo volere.I
variopinti container sparsi in blocchi alti quanto palazzi di
quattro piani erano l'unica cosa che riusciva ad arrestare le spirali
d'aria che si sollevavano.
In uno spiazzo fra i mastodonti parallelepipedi di lamierato,illuminato
da alcuni potenti
riflettori,come nella scena di un banale B-Movie americano qualsiasi,un
plotone di soldati era schierato in apparente attesa di qualcosa.
Le lucide canne dei fucili da assalto,la formazione perfetta di quelle
file,il
passo marziale tenuto dai soldati e la loro fiera compostezza si
tramutavano in un minaccioso segnale per l'intruso,colui che non doveva
giungere lì per nessun motivo,nemmeno per sbaglio,se non
avesse
voluto finire sotto il fuoco incrociato di una cinquantina di armi.
Eppure,qualcuno,nascosto sopra di uno di quei container,appiattito sul
ventre il
più possibile quasi nel tentativo di diventare tutt'uno con
la
lamiera ondulata dell'enorme parallelepipedo.
Il suo intento?Comprendere quello che sarebbe successo quella notte.Quella fatale notte.
La spia,dalla sua postazione strategica,afferrò un binocolo
digitale che aveva poggiato al suo fianco,ringraziando gli dei per quel
poco movimento che era costretta a concedere alla sua spalla -erano ore
che restava ferma lì- e lo portò agli
occhi,muovendo più volte in avanti il dito sulla leva degli
ingrandimenti.Ecco che qualcosa si muoveva,turbando quella calma
notte,in cui anche il vento soffiava svogliatamente,come un ragazzo
annoiato prende a calci una lattina per strada.
Una Maserati nera entrò nello spiazzo,un filo
d'accelleratore,i fanali spenti per non produrre luci rintracciabili.Un
uomo di colore,sulla trentina,in divisa elegante,l'autista del
mezzo,scese dalla portiera anteriore destra,per poi muoversi verso la
portiera posteriore della stessa fiancata per andare ad aprirla.
Scese un uomo,avvolto in un lungo impermeabile.
Era un giovane di razza giapponese,dall'aspetto misterioso ed
aggressivo,il fisico atletico chi era abituato alla lotta,il volto
difficile da scordare...Specie perchè era il volto
di una delle persone
più facoltose e potenti del mondo,una persona che giocava a
Monopoli con le finanze mondiali e a Risiko con l'esercito
più
potende del mondo.Quell'uomo era Jin Kazama,l'uomo che in due anni
aveva scatenato la
Terza Guerra Mondiale,conquistando una buona parte delle terre emerse,e
acquisendo il controllo indiretto di vaste zone del
globo.
Lo seguì una donna,una giovane ed attraente donna,i cui
capelli
biondi ricadevano morbidi sulle sue spalle,femminili ma muscolose.Nei
suoi movimenti appariva la prontezza allo scatto,nei suoi occhi del
color del ghiaccio la determinazione ad uccidere,se
necessario,qualsiasi persona sulla faccia della terra,anche colui che
aveva più a cuore,se solo glielo fosse stato ordinato.
Per un momento,la donna sembrò fissare nelle lenti del
binocolo,e l'oscuro osservatore sentì per un attimo il
sangue
smettere di correre nelle sue vene.
Kazama si avvicinò alla guardia in testa alla
formazione.Indossava la stessa uniforme nera degli altri soldati,ma una
fascia rossa legata al braccio destro lo contraddistingueva dagli altri
commilitoni.I due presero a parlare,ed alla fine,dopo un paio di
minuti,il comandante delle truppe -poichè quello doveva
essere
quell'uomo- fece rompere le file ai soldati,dividendoli in gruppi.
Le parole giungevano al ricognitore solo come suoni
ovattati,trasportati dal vento umido e caldo,nonostante
quel soldato doveva star urlando,o comunque parlando a voce alta.
Alcuni soldati,accendendo le torcie integrate negli elmetti,si
addentrarono fra i container,il mitragliatore avanti a loro,altri si
disposero alle spalle di Kazama,altri ancora si appostarono di fronte
ai varchi nella
circonferenza di container,per chiudere possibili spiragli ad eventuali
attentatori.L'osservatore puntò il binocolo binocolo verso i
capannoni
che si estendevano distanti dai container alcune centinaia di metri,o
meglio alla strada che avevano avanti.Qualcosa doveva star per
succedere...Qualcosa di grosso,si disse,contando mentalmente gli uomini
schierati in quello spiazzale ricoperto di cemento,almeno un centinaio
dei più agguerriti e preparati militari che il mondo avesse
mai visto,capaci di eguagliare come gelida indifferenza le SS naziste e
come propensione al sacrificio i guerrieri spartani.
La sua attesa non fu delusa:dopo circa venti minuti,un
furgone,evidentemente blindato,raggiunse lo spazio fra i
containers,sempre a luci spente.Il blocco di soldati lasciò
passare il mezzo,numerosi altri di loro si riversarono intorno
al veicolo,assumendo una formazione ordinata.Le portiere posteriori
vennero aperte da un soldato.Kazama si spostava a una distanza di
sicurezza dal mezzo durante l'operazione.
La vedetta si alzò ora in piedi,la sua sagoma sarebbe
divenuta ben visibile,ora,ad un eventuale secondo osservatore che si
fosse trovato su un altro container.Era una ragazza,dalla corporatura
leggiadra,la classica impostazione "alla giapponese",insomma.
Fissò la scena sottostante,ponendosi non pochi interrogativi
riguardo il contenuto del furgone.La conclusione più logica
era che quel mezzo trasportasse un'arma di straordinaria
potenza,fondamentale ai piani elaborati dalla mente -decisamente
perversa,secondo l'opinione della ragazza- di Kazama.
I militari ora avevano circondato il veicolo.Sembravano tesi come corde
di violino,in uno stato d'allerta massimo.Non appena la portiera fu
aperta,si voltarono verso il mezzo,indietreggiando di acluni
passi,caricando le armi che ora erano puntate al retro del
veicolo.Erano decisamente pronti per sparare,come se dovesse essere
condotto fuori un pericoloso individuo.
"Chissà
perchè quante preucazioni per un'arma o qualcosa del
genere..."si
chiese l'osservatrice.O meglio,provò a chiedersi,quando
all'improvviso i suoi interrogativi furono interrotti da un boato
assordanteU.na portiera di quello che fu il mezzo di trasporto gli
sibilò in fiamme a mezzo metro dalla testa.La ragazza si
accovacciò istintivamente a terra,coprendosi la nuca con le
mani.Sapeva che non sarebbe servito a molto qualora un altro rottame
simile avesse dovuto colpirla,ma gli dava un maggiore senso di
protezione rannicchiarsi così su se stessa.
Dopo pochi istanti riassunse la sua posizione eretta.Era pronta alla
fuga,ma voleva prima carpire quante più informazioni
possibile sull'accaduto.Sapere che un furgone della Mishima Zaibatsu
era esploso sotto gli occhi di Kazama non era una notizia molto d'aiuto
ai suoi fini.
Guardò nello spiazzo.Il furgone era esploso in migliaglia di
frantumi,e oramai a terra restava solo la carcassa sfondata,logorata
però velocemente dalle fiamme.Le braci risalivano in
aria,risucchiate dal vento,a rischiarare la notte.La spia
ringrazò la presenza di quell'illuminazione supplementare
offerta dal fuoco.Aveva rotto il binocolo,mentre cercava di evitare la
portiera.
Alcuni cadaveri giacevano a terra,in posizioni contorte,mentre le
fiamme consumavano i loro resti carbonizzati,portando presto al vento
quell'odore che già tante volte la storia aveva dovuto
sopportare.
La ragazza trattenne a stento i conati di vomito,per poi
tranquillizzarsi un pò.Aveva già visto la
morte,ma mai così cruda e brutale...Era uno spettacolo
orribile.
Altri uomini si avvicinavano al mezzo,le armi spianate.Venivano
semplicemente sbalzati via da una forza misteriosa,e volavano per metri
in aria.L'osservatrice si rese conto che quello era già
abbastanza,ma all'improvviso vide qualcosa muoversi fra le lamiere.Una
creatura eterea,dal corpo piumato e con tanto di becco,uscì
dai rottami,con uno sferragiare ben udibile anche da lì.
Il mostro fissò negli occhi la ragazza.
Questa scoprì immediatamente cosa portava quello
sguardo...Quello sguardo arroventato dal fuoco eterno dell'odio,quella
fiamma senza fuoco.
Sentì di colpo le sue gambe cedere,il suo cuore fermarsi,per
poi iniziare a battere velocissimo,in piena tachicardia,l'aria arrivare
sempre più a fatica ai polmoni.
Presto,per lei,ogni respiro diventò fuoco per la sua gola e
pugnale fra le sue costole,e tuttavia aveva bisogno d'ossigeno,se non
voleva morire soffocata nel giro di pochi secondi.Respirò
una grande boccata d'aria,ma servì a poco.Cadde in ginocchio
sul container,poi poggiò la fronte alla
lamiera,già stremata.Le lacrime scendevano calde dai suoi
occhi.Era finita,così,stupidamente,senza nemmeno che avesse
avuto l'occasione di rendersene conto.Portò una mano al suo
volto,imperlato di sudore.Piangeva lacrime di sangue...Lacrime di un
pianto mistico ed antico,un pianto non suo.
Ora sentiva tutto il suo corpo bruciare,come se a posto del sangue
nelle sue vene scorresse lava vulcanica.Sentiva scariche continue di
dolore pervadere il suo intero corpo,dominandolo.Era in preda agli
spasmi,quando perse i sensi.
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"Dove sono?"si
chiese.Era in una stanza buia...Un buio perfetto.Un nero
assoluto...Infinito.
Gli rispose una voce.Il
timbro era dolce,la tonalità pacata.Era una voce
rassicurante in quel buio e malefico nero,cupo e
desertico,disorientante,disarmante.
"Sei in te stessa.Nella
tua mente...Nel tuo subconscio."
"E...Cosa devo fare?Chi
sei?"
"Tutto avrà
un suo tempo...Tutto.Ma ora,ascoltami."
"Chi sei?Cosa ci faccio
qui?"
"Non è il
tempo di rispondere alla prima domanda.Dovrai trovare da te la
risposta."
"Ok,ma...Coa ci faccio
qui,insomma!Sono...Morta?"
"No...No.Stai
calma...Devi solo conoscere meglio te stessa."
"E
perchè?Insomma...Penso di conoscere abbastanza bene me
stessa!"
"Scoprirai presto quanto
sbagli...Quanto poco ti sei veramente chiesta chi sei e cosa puoi."
"Cosa intendi dire!Parla
più chiaramente!".
Niente.Nessuna
risposta.Di colpo,sentì i suoi sensi tornare nella
dimensione della vita reale...
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La ragazza si alzò.Il sole stava appena sorgendo,era
domenica.Il porto di Tokyo era quasi deserto,la domenica era un giorno
dedicato allo smistamento delle merci,e quindi la vita in quell'angolo
di mondo rivestito di duro e lucido cemento la vita iniziava molto
più tardi.
Gli girava ancora la testa,sentiva che le gambe gli davano poco
appoggio.Sarebbe dovuta scendere adagio,per evitare rischi.
Si,ma perchè gli girava la testa?
Di colpo ricordò.Le fiamme,le urla,i
corpi...Quell'essere,quella bestia.Gli aveva dato l'impressione di
essere costituita di solo odio,di rabbia oscura e fiammeggiante.Era
arrivata dall'altro lato del container,ma si precipitò verso
il lato opposto,poco importava del rischio di inciampare,poco importava
del bisogno che aveva di vomitare,della nausea e del senso di
oppressione che l'assaliva.
Guardò di sotto,nello spiazzo.Quello che vide non gli piaque
per niente.I copri erano spariti...Era rimasta solo cenere,disposta a
formare un pentagono circondato di rune.I segni del male...I segni del
Diavolo.
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Talking whit the f'n lazy writer:evvabbè,un
ritarduccio per problemi al login me lo perdonate,dai!Comunque,100
punti a chi indovina chi era
l'osservatrice...Commentate,ora!
P.S:tanto per levarvi la curiosità,la storia nel suo insieme
è stata ispirata dalle note del Requiem For A Dream(Requiem per un sogno) di Clint
Mansell,nella versione da orchestra.Per chi si sta chiedendo dove
trovarlo,fa parte della colonna sonora de "Il Signore degli Anelli:Le
Due Torri",anche se non l'ho sentita li.
Questo è il vero inizio della storia...
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