Lontano.
Ci
sono migliaia di psichedeliche rappresentazioni sulla
parola ‘lontano’.
Una
rapsodia di significati stanchi di essere elencati
uno dopo l’altro.
Lontano.
Tu
sei
lontano.
Camminavo
su una baia proprio l’altro giorno.
È
stupido che io mi aspetti di vederti emergere da un
momento all’altro?
Ricordi
quella volta del letto di rose?
Mi
mandasti a svegliare la mattina del mio giorno
libero - ah! Già riesco a vederti mentre
ridi per il mio scorretto utilizzo de “il mio giorno
libero”. Riesco anche a
sentirti dire «Merlino, quando imparerai che non è
un giorno
libero per te,
come sei solito intenderlo, ma il tempo che
le mie orecchie necessitano per riprendersi dall’irritante
suono del tuo
cicalio? Non te l’ho concesso perché tu
ti possa riposare, ma perché io possa
farlo!».
Ebbene,
mi mandasti a chiamare perché volevi un centinaio
di rose rosse. «Rosse,
Merlino, significa
rosse.»
E
non sai quanta fatica feci io per trovarne un numero
così elevato. Volevi miliardi di petali da spargere ovunque:
sul pavimento, sul
baldacchino, per tutta la stanza – l’anniversario
di nascita di Ginevra andava
festeggiato.
E
poi quella spina, mentre terminavi di disporre le rose
sul di lei cuscino.
M’avvicinai
con un fazzoletto; avevi già lasciato che il
sangue sporcasse una federa.
«Non
ho bisogno del
tuo aiuto, Merlino, so cavarmela a differenza tua! E poi è
solo un graffio»
«Anche
Achille
aveva solo un tallone, e guarda che fine ha fatto.»
C’era
stato un qualche scambio di battute, insulti
gratuiti. E poi ti eri avvicinato. Vicino, così vicino.
Sussurrasti
qualcosa. Tallone d’Achille.
«Buon
compleanno,
Merlino»
Quella
sera tornai nelle mie stanze con una macchia rosso
scuro sulla camicia bianca.
Avrei
dovuto dirtelo prima.
Forse
quando ci siamo incontrati la prima volta.
«Ci
credete di
essere, il re?»
«No,
sono suo
figlio, Artù.»
«Ah
piacere, io sono Merlino. Un mago.»
Avrebbe
evitato tutto.
È
buffo, perché non so dove sono.
Non
ne ho la minima idea.
Ho
viaggiato per nave, un paio di volte; potrei essere
lontano miglia e miglia dall’Isola dei Beati, potrei girare
l’angolo e trovarla
qui.
Camelot
non so nemmeno se esista più.
Sai,
non ci sono più tornato. Non senza
di te.
In
compenso ho camminato parecchio, in lungo e in largo.
Ho
vagato talmente tanto per trovare un posto dove lontano non
significa che tu non sei più
qui.
Ora
sono sdraiato su un metaforico letto di rose.
Lontano
significa ancora non averti qui.
Rimediamo?