La famiglia
Harwood-Smythe, con la
(s)gradita collaborazione della famiglia Sterling-Duvall, in:
<< Un
matrimonio e due (presunti) funerali >>. Quando il gene
platinato è
sinonimo di idiota.
Ci si vede
giù per note, ringraziamento e tutto il resto.
Vi lascio
all’ultimo capitolo.
A Zoe, Muriel,
Thad e Sebastian.
Alla loro
bellissima mamma piccola.
Capitolo XII
Un matrimonio e
due presunti
funerali.
*
Quella
mattina, Andrèe aveva chiesto a Sebastian di raggiungerla ad
un certo
indirizzo.
La ragazza
sperava che il padre prendesse qualche ora di permesso e acconsentisse.
Ci teneva.
Non aveva
specificato il luogo, gli aveva semplicemente dettato una via e il
numero
civico, augurandosi che l’uomo si fidasse e non perdesse la
pazienza a causa di
quella strana caccia al tesoro.
Si trovava
accanto all’entrata dell’atelier, mentre osservava
le macchine passare veloci o
fermarsi al semaforo poco più in là.
Aveva
sbagliato e lo sapeva. Aveva sbagliato a tener nascosto per tutti
quegli anni
Paul, aveva sbagliato nel pretendere che il padre superasse, senza
alcuna
conseguenza,
la lite con Duvall, aveva sbagliato nel mettere in dubbio
l’amore per Paul.
Era una Smythe.
Sbagliava in
continuazione e pensava di poter risolverlo da sé.
Ma era anche una
Harwood: sapeva
riconoscere i propri errori e chiedere scusa.
Sebastian
attraversò in quel momento la strada, una giacca leggera e
scura sulle spalle e
nella mano sinistra una rosa bianca.
Andrèe
sorrise nella sua direzione e, una volta al proprio fianco, si
alzò sulle
punte, posandogli un leggero bacio sulla guancia.
Il suo
papà era comunque più alto di
lei.
-Per te.- le porse il
fiore, sorridendole. -Perdona il ritardo,
piccola.- la fissò
per qualche secondo. -Per tutto.-
Sebastian si
stava facendo perdonare.
*
Attendeva
seduto su di una poltroncina di velluto chiaro. L’ambiente
era luminoso e
pulito, le commesse erano rapide e sorridenti.
Sebastian
ringhiò tra sé.
Aveva
accettato solo per fare un piacere ad Andrèe.
In
realtà
non aveva idea di dove sarebbero andati ma, una volta vista la vetrina,
aveva
capito che avrebbe visto la figlia indossare il suo abito da sposa.
Temeva
questo momento, in realtà
Si era
parlato molto del matrimonio, avevano urlato per il matrimonio,
litigato e sbattuto
porte, ma ora, con il vestito,
tutto
diventava reale.
Smythe non
era spaventato dalla lontananza: Andrèe abitava per conto
proprio da diversi
anni e nemmeno troppo lontano dai propri papà. Lo spaventava
l’idea che la
figlia potesse affrontare tutte le conseguenze e le situazioni di un
matrimonio. Aveva sempre ritenuto idioti tutti quelli che definivano
“Bambini”
i figli oramai ventenni ma, alle
soglie di un matrimonio, Sebastian si chiedeva se la figlia non fosse
troppo
giovane per sposarsi. Si domandava se ce l’avrebbe fatta, se,
dopo una brutta
litigata, sarebbe stata in grado di tornare da Paul e riaggiustare
tutto.
Andrèe
uscì
dal camerino: la gonna ampia, il corsetto ricamato e un sorriso radioso.
Si
portò al
centro della stanza e girò su se stessa, tirando su lo
strascico del vestito
per evitare di inciampare.
Sebastian
non emise alcun suono, la fissò.
La ragazza
rispose a quello sguardo e mormorò. -Tenevo al fatto che
anche tu lo vedessi.
Vorrei che piacesse anche a te.-
L’uomo
si alzò, le accarezzò una guancia e le sorrise,
allontanando dalla propria mente ogni preoccupazione. -Sei
bellissima.-
Nessuno si
sposava
perché pronto effettivamente ad affrontare un matrimonio e
una vita insieme.
Andrèe e Paul avrebbero imparato. Esattamente come lui e
Thad avevano imparato
ad amarsi e a scegliersi ogni giorno.
***
-Thad, posso
parlarti?-
A pochi
minuti dall’inizio della funzione, Harwood si
voltò, trovandosi davanti uno
sposo molto alto e pallido.
-Paul, stai
bene?- domandò, avvicinandosi.
Vista la
statura e la corporatura, in caso di svenimento, Thad non sarebbe
riuscito a
reggerlo, ma gli strinse comunque il braccio.
Aveva
davvero una brutta cera e sembrava sul punto di vomitare.
-Paul, va
tutto bene.-
-No.-
grugnì
il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli.
Thad sorrise
tra sé.
Ricordava
anche lui la
stretta allo stomaco, prima che le porte della sala si aprissero. La
tensione e
il cuore che batteva, veloce e forte nel petto. Le mani gli tremavano,
quel
giorno, e temeva che , cercando di articolare qualche parola, ne
sarebbe uscito
solo un suono gutturale.
Thad ricordava
molto bene quelle sensazioni.
-Passa in un
attimo.- tentò di rassicuralo, il moro,
appoggiandogli una mano sulla spalla.
-Lo spero.-
bofonchiò. -Ho bisogno del bagno.- disse con una
certa urgenza nella voce.
-Di
là.- indicò, con il dito, Thad, stranito da quel
comportamento.
Ok per la
tensione, ma
addirittura correre in bagno a vomitare?
-Ciao, bel culo.-
Sebastian lo raggiunse poco dopo, da dietro, facendolo voltare.
Era bellissimo. Fasciato in
quel completo scuro,
così simile al giorno del loro matrimonio.
Thad l’avrebbe sposato ogni giorno, se solo ne avesse avuto
la possibilità.
-Ehi.- si fece
baciare sulle labbra. -Paul è strano.-
dichiarò.
-Ah,
sì?- domandò Smythe,
aggiustandogli la cravatta.
Un ghigno.
-E’
corso in bagno, e dal colorito verdognolo che ha assunto in
poco tempo, a vomitare, suppongo.- Sebastian ghignò
apertamente. -Ne sai
qualcosa, tu?- afferrò
con le proprie
mani quelle dell’altro, stringendole dolcemente.
Erano sempre
fredde quelle
dita. Amava scaldargliele con le proprie.
-Ieri, alla
festa di Paul, potrei aver corretto il suo succo
di frutta con dell’alcool.- rispose vago, ridendo
dell’espressione sbalordita
del marito. -E questa mattina, potrei aver corretto l’acqua e
aspirina di Paul,
sempre con dell’alcol.-
-Sebastian!- lo
sgridò Thad.
-Oh, Harwood,
sai che mi piace mescolare.- cercò di giustificarsi,
prendendolo per mano e avviandosi verso il portone d’entrata.
-Augurati, per la tua
attività
sessuale dei futuri vent’anni, che quel ragazzo si riprenda.-
lo minacciò Harwood.
Sebastian si
fermò, osservò il marito per capire se dicesse
sul serio e, dopo non aver scorto il minimo segnale che quello fosse
uno
scherzo, corse verso il bagno.
-Paul,
figliolo, ti
senti bene?!-
Non cambiava mai.
Non cambiavano
mai.
***
Il viaggio di
nozze di Andrèe e Paul durò più del
previsto.
Inizialmente si recarono in Europa ma,
a metà del loro viaggio, un testamento, vecchio di qualche
anno, venne
ritrovato nella casa di uno Smythe a Parigi. Essendo a pochi chilometri
dalla
città, Paul e Andrèe si erano recati nella
capitale francese e, tra lavoro
burocratico e giudiziario da sbrigare per sciogliere i vari cavilli
ereditari e
la bellezza ammaliante della città, avevano trascorso
lontano dai genitori
quasi più di due mesi.
Una volta
tornati e dopo aver dovuto subire una festa a
sorpresa, Jeff pretese di averli a cena tutti i Giovedì sera.
Pretese di avere
tutta
la famiglia a cena.
Ed era proprio a
casa Sterling-Duvall che Andrèe e Paul si
stavano recando, incerti su come annunciare la seconda
notizia sconvolgente.
Paul fece
passare prima la moglie, tenendola comunque per
mano e, una volta arrivati davanti alla porta di casa, suonando.
-Sarà
la cosa giusta?- domandò Andrèe, mentre Jeff
urlava da
dentro casa un “Arrivo”.
-Devono saperlo
prima o poi.- rispose Paul. -E se non glielo
diciamo noi, lo scopriranno loro, tra
qualche mese.-
La porta venne
aperta da un radioso e sorridente Jeff
Sterling, con tanto di grembiule rosa,
che, spingendoli in modo poco educato dentro casa, li condusse in
cucina.
-Siete in
ritardo.- si lamentò, gettando i loro cappotti
malamente sull’appendi abiti. -Non avevo più
argomenti di conversazione.-
Andrèe
gli passò accanto e notò l’indugiare
del suocero sulla
propria pancia.
-Papà,
i nostri ospiti sono Thad e Sebastian, non devi fare
il perfetto padrone di casa.- disse Paul, riprendendo la mano della
moglie e salutando
i presenti con un sorriso.
-Finalmente.-
sbuffò Sebastian, impugnando la forchetta e iniziando
a mangiare. -Tuo suocero minacciava di tagliarmi le mani, se avessi
mangiato
prima del vostro arrivò.-
-Scusateci.-
Andrèe si sedette a tavola, mentre Nick faceva
passare una portata di primo.
E come aveva
intuito, presto si sentì addosso, di nuovo, gli
occhi di Sterling padre.
-Ottimo,
davvero, Jeff.- cercò di sviare il discorso lei,
complimentandosi.
-Grazie.-
rispose il biondo, con gli occhi ridotti in
fessure, concentrato ad osservarla.
-Tesoro, tutto
ok?- domandò Duvall, accorgendosi del
comportamento più bizzarro del solito del marito.
Sterling
portò le mani sotto il mento, e dopo aver appoggiato
i gomiti al tavolo, annunciò.
-E’
incinta.-
E non era una
domanda.
-Papà,
ti prego_-
Ma la protesta
venne messa a tacere dell’attacco di tosse di
Sebastian.
Più
che un attacco di tosse, ad Andrèe sembrò un
tentato
suicidio. Il boccone gli era andato di traverso e rischiava di
soffocare, data
la notizia.
-Che
cosa?-
-Sebastian, ti
prego_- provò Thad.
-Andrèe.-
interpellò la figlia. -E’ un pazzo visionario,
vero? Ha invidia delle tue ovaie e vede
donne gravide ovunque, vero?-
La donna
osservò il proprio piatto e, per qualche secondo ,
valutò
l’ipotesi di tranquillizzare il padre, ma prima o poi
avrebbero dovuto dirlo.
-Aspettiamo
un bambino.-
annunciò.
Paul si
voltò nella sua direzione, sorpreso: non si aspettava
che la notizia venisse comunicata così presto. Thad e Nick
si sorrisero,
felici. Ma le reazioni più preoccupanti non erano le loro.
-Io
ve l’avevo detto!-
strillò Jeff, correndo verso il figlio e riempiendogli il
volto di baci. -Mi
renderai nonno, grazie.- continuò.
-Grazie.-
-Che cosa avete
fatto, voi?!- chiese
Sebastian, sull’orlo della
crisi di nervi, indicando padre e figlio.
-Avremo
un bambino
- sorrise ai due giovani, Sterling, ignorando totalmente il consuocero,
e
abbracciandoli, orgoglioso.
-Io
vi uccido, Sterling.-
Fine.
Note finali: Fine non
annunciata, lo ammetto. Nello scorso capitolo non
avevo lasciato intendere che fossimo quasi alla fine. In
realtà non lo sapevo
nemmeno io, ma mettendomi con carta e penna a pensare che cosa far
succedere
nel seguente capitolo, la fine si è scritta da
sé. Grazie dunque per essere
arrivati con me fino alla fine. Di essere rimasti, nonostante abbia
saltato
alcune pubblicazioni e nonostante non sia sempre stata puntuale negli
aggiornamenti.
Vorrei
ringraziare ad uno ad uno le persone che hanno
recensito. Per i lettori è molto più difficile,
ma potessi visualizzare anche i
nomi di coloro che mi leggono, lo farei.
Grazie quindi a
( riporto i nomi di tutti coloro che dal
primo capitolo mi hanno recensita) :
smythwood (amore mio bellissimo),Bay24,
MeliChoco36 , lovlove890, Nimeriah, alessandra_carparelli80 ,
SofiaKaiEleutheria, Melipedia, MissChestnut, Gipsiusy, BrokenRoses,
Betty 97,
Obsessed, Ema Penniman, rochariv90, _Andy.
Vorrei
aggiungere Anna
e Valeria, lettrici
silenziose
su efp, ma di grande sostegno, pronte a spronarmi e a incoraggiarmi al
di fuori
di questo sito.
Scusate se non
rispondo alle recensioni da mesi, oramai.
Pensavo di recuperarle e invece si sono accumulate.
Risponderò a tutti, giurò.
Entro settembre, non odiatemi. Amo tutto quello che mi scrivete e mi
sento una
schifezza a non rispondervi subito.
Un enorme grazie
alla mia beta, Robs. E’
una delle migliore scrittrici di Thadastian e lavorare con
lei un anno fa mi sembrava una cosa impossibile, invece ho imparato
tantissimo.
Spero sempre che sia orgogliosa di me. E’ stato meraviglioso.
Al
mio Thad va tutto. Perchè senza di te, amore mio, questo non
esisterebbe.
Ogni emozione, positiva o negativa. Ogni lite, ogni bacio, ogni
“ti amo”, non
ci sarebbe stato nelle mie storie, se tu non fossi entrata a fare parte
della
mia vita. Non mento quando dico che non cambierei nulla, da i giorni
migliori
ai peggiori. Noi siamo per sempre.
Grazie a tutti di cuore.Alla prossima storia,
Denise.
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