Same life..
Alice nella stanza chiusa
restava senza sorridere più
Le sembrava aver perso da sempre qualcosa per sentirsi
speciale…
Correvo, correvo sempre
più forte. Una distesa d’erba infinita intorno a
me. Mi sentivo libera, felice. Correvo, correvo sempre più
forte. E poi volavo, volavo sempre più forte. Nessuno
avrebbe potuto fermarmi. Per la prima volta mi sentivo capace di
qualsiasi cosa. Il vento mi accarezzava il viso, me lo sfiorava
dolcemente, mentre dall’alto vedevo miriad…
-Fiamma!Svegliati è tardissimo sono
già le sette e mezza!Muoviti scendi dal letto!-era troppo
bello per essere vero, era solo un sogno, come sempre. Mi rigirai tra
le lenzuola e per tutta risposta a mio padre tirai la coperta fin su
l’orecchio. Mio padre raggiunse il letto e mi tirò
via le coperte di dosso -Guarda che il pullman non ti aspetta,
muoviti!-. Come mio solito rimasi cinque minuti immobile, indecisa se
alzarmi o no, fissai l’armadio con gli occhi ancora appannati
di sonno. Iniziai a contare per incoraggiare il mio corpo ad alzarsi,
uno…due..e…con un balzo scesi dal letto e il
freddo del pavimento mi invase. Feci una corsa in bagno e chiusi la
porta a chiave. Accesi il
termoventilatore con un sospiro di sollievo, anche se erano i primi di
maggio faceva tutt’altro che caldo! Diedi
un’occhiata allo specchio per informarmi del mio stato di
bruttezza . Decisamente racchia (che se non si fosse capito era il
grado più basso). La matita nera sciolta che puntualmente la
sera mi scocciavo di togliere mi contorniava gli occhi grandi e
marroni, la coda di cavallo (ormai diventata coda di gallina) lasciava
sfuggire tantissimi capelli rosso fuoco fuori dall’elastico.
Scossi la testa sconsolata, quasi come se la tizia orrenda nello
specchio potesse capirmi.
E’ solo un riflesso, mi ripetevo. Mi lavai
velocemente. Mi vestii. Mi truccai. Raggiunsi il pullman. Solita
chiacchierata tra amici. Raggiunsi la scuola. Un’altra
chiacchiera tra amici. Raggiunsi l’aula. Iniziò la
tortura. Solita routine. Mi appoggiai sul banco ancora più
assonnata e guardai la professoressa di matematica impegnata con un
disegno di un’iperbole alla lavagna.
Mi feci la solita domanda :
Chissà se un giorno l’iperbole mi
servirà a qualcosa nella vita. Magari quando
lavorerò al Mc donald’s, perché il mio
sogno lavorativo fallirà, qualcuno mi chiederà un
panino a forma di iperbole…magari lo inventerò
io…chi può dirlo?
Mi girai verso i miei compagni dietro, li guardai e l’unica
cosa che riuscì ad uscirmi dalla bocca fu un annoiatissimo e
biascicatissimo “Che palle!”. Leila e Giulia mi
guardarono divertite “Non
si può accoppiare geometria analitica e divertente!E poi ti
ricordo che questo è l’ultimo giorno di tortura,
lunedì si parteeeeeee! ”, tramutai il mio broncio
in un lieve sorriso. Ero emozionatissima all’idea di partire
per la gita, insomma saremmo stati per sette giorni fuori da casa,
lontani dai genitori, lontani dalle costrizioni e liberi di ubriacarci
e fumare tutta la notte, magari anche tutto il giorno!Ma allo stesso
tempo ero preoccupatissima, perché? Perché non
ero mai stata brava a farmi degli amici e la cosa che mi preoccupava
era il fatto che più della metà della mia classe
si era rifiutata di partecipare e io non conoscevo nessuno delle altre
classi, o comunque li conoscevo per nominata…
Quarta C: classe di “alzati
di culo” e “sfondati di soldi”
Quinta F e L: Mai sentiti nominare
Quarta B: Idem
Quarta E: classe pessima composta da
“sfigati” e “drogati
alcolizzati”
Infine la nostra,
la Quarta D (o quello che ne rimaneva durante la gita): Io, Leila,
Giulia, Lucas, Gianni, Paolo e Roxy
Le ragazze sembravano eccitatissime,
e quando fuori dalla scuola ci salutammo mi urlarono un
sonoro”Ci vediamo
lunedììììì!”mi
avviai verso la macchina di mia madre. Rimasi tutta la giornata a
riflettere sulla gita, e più ci riflettevo più mi
preoccupava.
La valigia era pronta, avevo già abbinato i vestiti, e mi
complimentai con me stessa per gli accoppiamenti fatti.
Se non fossi riuscita a far amicizia come mio solito? Se fossi
risultata la sfigatella della situazione?
Mi convinsi che era meglio non pensarci, così chiamai Gaia
–Ehi!Stasera allora scendiamo?- le chiesi fingendo di non
sapere la risposta
-Certo che scendiamo, è sabato!Ci vediamo alle otto davanti
alla stazione- come sempre. Pensai.
–Va benissimo. A dopo-
spinsi il tasto rosso del cellulare e feci un forte sospiro.
Se mi fermavo a riflettere sulla mia vita, mi accorgevo che era sempre
uguale: Monotona, noiosa.
Uscivo con le stesse persone da anni, conoscevo pochissima gente e
automaticamente il mio livello di popolarità era bassissimo:
nemmeno l’albero del mio giardino sapeva
dell’esistenza di Fiammetta Wilkinson.
E a volte, avrei desiderato essere come quelle
puttanelle che frequentavano gente “figa”, loro
sembravano essere calcolate in qualche modo, erano calcolate
perché la davano a chiunque, ma erano calcolate.
Aprii l’armadio indecisa su cosa mettermi. Ogni sabato era lo
stesso dilemma, sapevo benissimo che poi io e il mio gruppo di amici ci
saremmo imbucati in qualche localino senza essere visti da nessuno,
eppure ci tenevo a vestirmi bene, magari era la sera giusta che qualche
bel ragazzo si accorgesse di me. Mi dicevo sempre così prima
di uscire, ma alla fine il massimo che ricevevo era
un’occhiata un po’ più insistente delle
altre e qualche commento ridicolo a cui io rispondevo ridendo.
Alle otto e dieci ero davanti alla stazione, Gaia mi guardava
contentissima e mi diede uno scossone per le spalle
-Viene anche Francesco!- annuii
–Che bello, magari è la volta buona che
vi…”appariate”- dissi ridendo.
Francesco era un tizio che io e Gaia incontrammo qualche anno fa
durante una gita, lei se ne innamorò, ma lui non se ne
accorse mai. Dopo qualche giorno di pianti Gaia si decise a cercare un
altro principe azzurro, però quando il destino ha deciso che
due persone devono stare insieme, state certi che le farà
rincontrare. Infatti qualche mese fa un nostro amico decise di farli
conoscere (ignaro del fatto che loro si conoscevano già) e
loro davanti a me, come se non fosse successo nulla si strinsero la
mano, come se non si fossero mai visti.
Gaia se ne era riinnamorata follemente e stava aspettando che lui si
dichiarasse.
Lo vedemmo arrivare assieme a Jeremy con la sua solita andatura
ciondolante. Ci salutarono. Dopo qualche secondo ci raggiunsero anche
Bella e Ramona, ci corsero incontro e io saltai addosso a tutte e due
come mio solito
-Sono così felice di vedervi!Mi siete mancate un sacco!-
Bella mi sorrise e ricambiò l’abbraccio
-Anche tu!-
Bella mi era sempre piaciuta.
Era una di quelle persone che non hanno peli sulla lingua e ti dicono
in faccia quello che pensano, c’eravamo da subito trovate
bene insieme.
Ramona invece era più grande di tutti noi, e ci faceva un
po’ da mamma, quando c’era bisogno di qualche
consiglio correvamo da lei, eri sicuro di trovare comprensione e
affetto.
E poi c’era Jeremy.
Non sapevo quasi nulla di lui, e quelle volte che parlavamo cacciavamo
stronzate in quantità. Sembrava uno di quelli che non se ne
frega di niente e di nessuno. In realtà era così,
ma era simpatico in fin dei conti, faceva subito amicizia e riusciva a
parlare con tutti senza problemi.
Beato lui. Vorrei avere anche io quella
cazzo di sicurezza.
Quella sera passò
velocemente e senza che me ne accorgessi si fece già
mezzanotte. Salutai tutti con un bacio sulla guancia.
Corsi in macchina,
–Ciao papà- mio padre mi salutò e mise
in moto
–Ricordati che questa sera abbiamo fatto un
‘eccezione, lo sai che tua madre vuole che ritorni alle
undici – sbuffai -Per favore, ho diciassette anni!Tutti gli
altri si ritirano verso l’una!-
mi sentivo sempre così inferiore, e i miei non mi aiutavano
affatto in questo con il loro atteggiamento iperprotettivo. Feci la
solita discussione sull’orario e tornai a casa come sempre
nervosa.
Un altro sabato rovinato dai miei. Perfetto!
Entrai sbattendo la porta e salutando fugacemente mia madre seduta sul
divano a guardare uno di quei programmi idioti sui popoli antichi.
Mi chiusi in camera e mi buttai sul letto a peso morto.
Fiamma!dopodomani parti, solo un altro giorno di sopportazione
e poi sarai libera per una settimana.
Questo pensiero mi rasserenò, così incominciai a
ripensare alla serata, che in fin dei conti non era stata
così male. Mi sorpresi a chiedermi perché Jeremy
mi fosse stato a debita distanza quella sera.
Scossi la testa.
Magari gli sto antipatica.
Senza che me ne accorgessi afferrai il cellulare e digitai il numero di
Gaia, lei mi rispose dopo il primo squillo -Pronto? Fiamma?-
-Gaia…sì sono io…-
-Perché mi hai chiamato?-
-Io…non so mi vergogno a chiedertelo ma…-
-Muoviti parla!-
-…Jeremy…sembrava quasi che non volesse
avvicinarsi a me- Udìì un sonoro
“aaaaaah” dall’altra parte del telefono
– Promettimi che se ti dico questa cosa te la tieni per
te…-
Risposi incerta
–Certo…-
-Francesco ha detto a Jeremy che secondo lui stareste bene
insieme…tu e Jeremy intendo-Sgranai
gli occhi nel buio della mia camera
– Cosa?! E Jeremy cosa ha detto?-
- Che sei una bella ragazza- mi
misi a ridere vivacemente
– Grazie..comunque sappi che a me Jeremy non piace proprio -
- Fiamma, per favore, era solo per dire…ora però
non ti atteggiare che Jeremy ha detto che sei bella!- la sentii ridere
e io risi insieme a lei
– Figurati, non sono il tipo, comunque ora vado, Buonanotte!-
-Buonanotte Fiamma!-
spensi il cellulare e mi avviai a mettere il pigiama. Jeremy non mi
piaceva, mi attirava solo, ma se pensavo alla possibilità di
starci assieme ero un po’…schifata.
Eppure da quando Gaia mi aveva confessato quella cosa non vedevo
l’ora di incontrarlo, per vedere come si sarebbe comportato.
Ciao
a tutti,
sono nuova di qui e quando ho pubblicato questo capitolo ero in
superansia perchè ho continuamente paura di sbagliare
qualcosa o di violare qualche regola (assurdo vero?)
Comunque, parlando della storia, la canzone è di Annalisa
Scarrone e per chi non l'ha mai sentita consiglio di ascoltarla
perchè a mio parere è bellissima (da
sottolineare: Annalisa non è la mia cantante preferita, ma
questa canzone la adoro).
La protagonista non è Alice ma Fiamma che si rispecchia in
lei (spero sia stato chiaro questo...) non so quante persone la
seguiranno e spero vivamente che vi piaccia...e non la troviate banale,
perchè spesso le storie di questo genere possono risultarlo
:)
Bacissimiiiii,
Carangel_
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